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Gli esploratori dell'infinito
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Gli esploratori dell'infinito
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Gli esploratori dell'infinito

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About this ebook

Col tono scanzonato e vagamente picaresco che gli è più congeniale, Yambo assembla un'avventura bizzarra, ma dai precoci contorni fantascientifici. Il protagonista, Giorgio Halt, si lascia convincere dal miliardario Harry Stharr ad intraprendere un viaggio su Cupido, satellite della Terra appena scoperto, per trasferirvisi definitivamente. Ciò che non sa, tuttavia, è che il corpo celeste è destinato ad abbandonare l'orbita del nostro pianeta, condannandolo ad una vera e propria odissea a giro per il sistema solare. Fra rocambolesche fughe dai banditi, gozzoviglie aliene e curiosi fenomeni naturali, l'eroe del romanzo accompagnerà chi legge in un viaggio funambolico, per cui non si pongono vincoli anagrafici: che si sia bambini, o che lo si voglia ritornare, Yambo ci farà immergere nel proprio universo con la sagacia del suo libro, che è anche il documento storico di un'epoca ormai trascorsa.-
LanguageItaliano
PublisherSAGA Egmont
Release dateJul 4, 2022
ISBN9788728411131
Gli esploratori dell'infinito

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    Gli esploratori dell'infinito - Enrico Novelli

    Gli esploratori dell'infinito

    Immagine di copertina: Shutterstock

    Copyright © 1906, 2022 SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788728411131

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    PROLOGO

    A TUTTI COLORO CHE QUALCHE VOLTA ALZANO IL NASO VERSO IL CIELO STELLATO.

    Questo libro non è un libro. È uno scherzo, una bizzarria, un passatempo, un sogno illustrato a colori. È una cosa indefinibile e assurda, che farà sbalordire la gente; è, infine, una sfida allo spazio, al tempo e… al buon senso. Ma l’arguto lettore vorrà vedere qualche cosa attraverso il velo sottile, tessuto di indifferenza e di gaiezza, che forma la trama del mio racconto: e scommetto che, a furia di aguzzare gli occhi, finirà per scorgervi un significato qualsiasi. Tanto meglio. Poiché un significato – in questa serie di stramberie – c’è. Soltanto, per trovare quello vero… ci vuol tempo: più tempo che non sia occorso ai miei eroi nel percorrere l’Infinito, dalle regioni sfolgoranti del Sole ai confini tenebrosi dell’Universo.

    Vale la pena perdere tempo in tale ricerca? Chissà! Provateci, cortesi amici d’Italia: ma se dopo qualche terribile sforzo intellettuale… non foste riusciti a nulla, non mandate al diavolo il vostro YAMBO.

    LIBRO PRIMO

    Un nuovo satellite della terra

    I.

    La «Of the good young gazette» – Le idee filantropiche di sir Harry Stharr – Un lavoro gigantesco – «All right!»

    Il giornale più noioso di New York era, senza dubbio, la Of the good young gazette, della quale io facevo indegnamente parte, come redattore capo e scrittore di cronache inutili.

    La Of the good young gazette si pubblicava, ahimè, ogni sera, in sedici pagine di grandissimo formato – m. 1,05x0,87 – con molte illustrazioni e qualche poesia morale del suo celebre direttore, Harry Stharr, un infelice afflitto dalla miseria di alcuni miliardi, e dalla malinconia di voler migliorare le sorti della società umana. Ogni giornale, venendo alla luce, ha quasi sempre uno scopo prefisso, ed un programma da svolgere. Ebbene, io credo sinceramente che l’unico scopo della Of the good young gazette fosse quello di addormentare la gente.

    Harry Stharr era un filantropo. Secondo lui, il mondo camminava sopra una falsa strada e, per tentare di ricondurlo in carreggiata, egli aveva fondato il suo giornale, del quale fortunatamente non si vendevano più di dieci o dodici esemplari. Ed erano ogni giorno lunghi, fitti, spaventosi articoli sull’utilità di portare le scarpe con il tacco basso e la punta larga, sull’opportunità della fratellanza universale, sui diritti dell’uomo paragonati ai doveri delle donne… che portano il busto troppo stretto; cariche a fondo per dimostrare ai bevitori e ai ghiottoni, che l’acqua è migliore del vino e che i broccoli sono preferibili alle bistecche. Notizie o fatti di cronaca, pochi o punti: rari telegrammi di avvenimenti scientifici, e molti riempitivi, che io sforbiciavo sapientemente da altri giornali…

    La filantropia di Harry Stharr, per altro, non si fermava agli articoli noiosi. Egli aveva fondato a proprie spese una quarantina di ospizi, di ricoveri, di sanatori, era presidente di almeno dodici società di temperanza, generalissimo dell’Esercito della Salute, membro di tutti i comitati filantropici dell’America, iniziatore del movimento rivoluzionario contro i mangiatori di salsicce, ed altre cose che non ricordo. Egli avrebbe voluto, insomma, con i suoi ospizi, con i suoi comitati e con il suo giornale riformare il mondo, purificarlo, fabbricare un popolo nuovo, composto soltanto di persone sane e felici. E si arrabbiava tremendamente se non ci riusciva. Spesso mi affliggeva con le sue prediche, ma io mi guardavo bene dal contraddirlo. Sarebbe stato inutile, e forse dannoso… ai miei interessi. In fin dei conti, le idee, i sentimenti di quell’uomo erano apprezzabilissimi. Egli era il più grande filantropo moderno, come io ero il più gran disperato del nuovo continente. Riguardo a ciò, non c’erano dubbi. In qualunque epoca dell’anno, in qualunque giorno della settimana, in qualunque ora del giorno mi avessero capovolto come un sacco, dalle mie tasche non sarebbe caduto un dollaro. Del resto, ero contento lo stesso. La mattina andavo all’ufficio del giornale, scrivevo cento righe, impegnandomi a risultare il più seccante possibile, poi scendevo dal trattore di faccia, facevo colazione – a credito – bevendo una mezza dozzina di bicchieri di birra forte, in omaggio alle idee del mio direttore, risalivo in redazione, gonfio come un otre, scrivevo di malavoglia altre cento righe, più noiose di quelle del mattino, sforbiciavo i giornali, sbadigliando; in ultimo mi sdraiavo sopra un divano e schiacciavo un sonnellino. Tutto sommato, non era una vita molto faticosa, e della mia collaborazione la Of the good young gazette avrebbe potuto far benissimo a meno.

    Tuttavia Harry Stharr continuava a distribuire i cinquecento dollari del mio immeritato stipendio mensile, alla folla dei miei voraci creditori. Inoltre mi elargiva qualche spicciolo per far le elemosine. Io, invece, compravo sigari, e me li fumavo di nascosto nella mia soffitta a Rowing-Street 478325 piano 27° (lift). Harry Stharr mi anticipava anche i soldi per la pigione, minacciandomi ogni mese di riprenderseli dallo stipendio, e non attuando mai la terribile minaccia.

    Ma in che cosa potevo essergli utile? Perché mi teneva al suo giornale? Chissà! Forse per filantropia. All right, allora! Evviva la filantropia universale!

    II.

    Il telegramma inaspettato – Il bolide misterioso Un nuovo satellite della terra! – Le bizze di Gordon Bennett

    Stavo dormendo sul mio solito divano, sognando di affogare in un oceano di champagne in onore alla temperanza, quando mi sentii svegliare bruscamente. Era un fattorino che mi portava un telegramma per il giornale. Un telegramma… Alla Of the good young gazette non si dava mai troppa importanza ai telegrammi, perché Harry Stharr diceva che erano «piccoli saggi letterari scritti senza riflessione, e quindi nocivi alla gioventù». Perciò l’aprii con molta flemma, dopo aver consumato una buona mezz’ora a stropicciarmi gli occhi e a sbadigliare. Ma, nel leggere il telegramma, un vivo stupore dovette dipingersi sul mio volto, perché il cronista del giornale, che scribacchiava in un angolo dell’ufficio, dopo avermi osservato attentamente, mi domandò:

    «Che cosa è successo, Giorgio? È scoppiata la guerra tra l’America e l’Europa?» «Qualche cosa di più bello, caro Walter» risposi, e lessi ad alta voce questo meraviglioso telegramma, che consegno alla storia con animo forte e sereno.

    Andros : 10-11-1908.

    «Ieri notte, alle ore 00.17, il celebre astronomo inglese Thom Patters, recatosi da qualche giorno nell’isola di Inagua, del gruppo delle Bahamas, per osservare una occultazione di Giove dietro la Luna e tentar di risolvere il troppo discusso problema dell’atmosfera lunare, ha assistito ad un avvenimento scientifico strano e importantissimo. Un bolide enorme ha attraversato la nostra atmosfera. Se fosse caduto sulla Terra, chissà di quale immensa catastrofe sarebbe stato causa! Per fortuna, il bolide era dotato di fortissima velocità, circa 50.000 metri il secondo, velocità che gli permise di seguire il moto rotatorio del nostro pianeta, senza cadere sulla sua superficie, secondo la legge di gravità. Il bolide è rimasto quindi nella nostra atmosfera, all’altezza di 10.000 metri. Esso, qualora nessun ostacolo materiale vi si opponga, proseguirà la sua corsa in un’orbita chiusa, mantenendo invariabile la propria velocità, che è stata ridotta dalla pressione atmosferica e dall’attrazione terrestre a 8.000 metri il secondo, e la propria distanza dalla superficie del globo – 12 chilometri circa – compiendo il giro dell’orbita in un’ora e ventiquattro minuti. La Terra ha dunque acquistato un nuovo, microscopico satellite. Le dimensioni del bolide sono state misurate da mister Thom Patters. Esso ha 15.400 metri di diametro, 47.414 di circonferenza, e 716 chilometri quadrati di superficie. è dunque un vero piccolo pianeta, al quale l’illustre scienziato ha messo il nome di Cupido. La sua orbita passa sopra il 20° parallelo».

    La strabiliante notizia commosse anche il solerte cronista della Of the good young gazette, al quale dettai subito un pretenzioso articoletto scientifico, pieno di bestialità e di errori, per illustrare degnamente il telegramma. Il mio collega volle pagarmi, in segno di ammirazione e di riconoscenza, un grog al bar vicino: il grog della colpa, che ci poteva procurare i più aspri rimproveri da parte di sir Harry… Ma sir Harry era a letto per una indigestione di lenticchie mangiate con il lodevole scopo di provare alla folla la superiorità di quei saporiti legumi sopra il bue in umido…

    Quella sera, la Of the good young gazette, contenente la notizia della Nuova Luna – The new Moon – andò a ruba, caso nuovissimo nella storia del giornale. Avevamo avuto per primi il telegramma straordinario… Dovemmo subito stampare altre quattro edizioni speciali, e vendemmo un milione e trecentomila copie, provocando, con questo primo buon successo, e ultimo, una malattia biliare al degno Gordon Bennett, eterno direttore del non meno eterno New York Herald. E quella sera molte migliaia di cittadini degli Stati Uniti si addormentarono beatamente sopra gli articoli vegetariani che allagavano la prima pagina della Of the good… con quel che segue.

    III.

    Una proposta inaudita – Diecimila dollari al mese! Un anticipo da ritenersi… dell’altro mondo

    Passarono alcuni mesi.

    Una domenica mattina, sir Harry Stharr, che era guarito dall’indigestione, mi mandò a chiamare. Volai nella sua abitazione: dico volai, perché anch’egli stava al 32° piano del suo palazzo, a respirare l’aria buona. Entrai nel gabinetto da lavoro dell’illustre filantropo, con una certa trepidanza! Se egli avesse voluto offrirmi qualche gratificazione? O se invece si fosse deciso… a mandarmi via dal giornale?

    Il vegetariano miliardario apparve. A furia di bere acqua e di mangiare cavoli, era divenuto secco e verde come un ramarro. Del resto, non si sarebbe potuto dire un brutto uomo: gli mancavano i capelli, è vero, ma questa mancanza era compensata da una dignitosa barbetta del colore dell’uggia. Portava sempre gli occhiali sulla punta del lungo naso ricurvo, e guardava invariabilmente sopra di essi: non sono mai riuscito a spiegarmi per qual motivo si ostinasse a portarli, gli davano un aspetto sempre più malinconico.

    «Mi avete fatto chiamare, sir Harry?» domandai, inchinandomi cerimoniosamente.

    «Sì… ho da parlarvi, Giorgio. Accomodatevi.»

    «Sono ai vostri ordini.»

    Harry Stharr si piantò su due piedi – avrebbe potuto piantarsi anche su quattro – fissandomi in volto con i suoi occhietti mobilissimi.

    «Avete famiglia a New York? – mi chiese, dopo un istante di silenzio.

    «Né a New York né fuori» risposi. «Sono solo, perfettamente solo… purtroppo!»

    «E non avete desiderio di crearvi una famiglia?»

    «Per ora… francamente, no!»

    «Benissimo! Non vi dispiacerà, spero, se entro nei vostri interessi privati.»

    «Vi pare… entrate pure!»

    «So che le vostre condizioni finanziarie non sono troppo floride…»

    «Dite pure che sono disastrose… sir Harry!» interruppi con un gesto drammatico, nella speranza di commuovere il filantropo.

    «Ebbene! Ora vi farò una domanda che potrà sembrarvi, forse, abbastanza bizzarra. Vi preme di stare al mondo?»

    Spalancai gli occhi meravigliato. Che il filantropo miliardario volesse consigliarmi un… suicidio?

    «Forse mi sono male spiegato!» riprese Harry. «Per esempio: se vi si presentasse l’occasione di andare in un altro mondo, ci andreste volentieri?»

    «Per quanto disperato, sir Harry, vi assicuro che ci andrei di pessimo umore. Questo vecchio globo che voi disprezzate giustamente, ha per me – che volete, io sono un essere imperfetto! – fascini ed incanti speciali… Del resto io sono fatalista, come un fachiro indiano. Quando sarà giunto il momento – più tardi che sia possibile – mi rassegnerò.»

    «Non ci siamo capiti. Io ho un’idea… una grande idea, caro Giorgio. Questo mondo volgare e corrotto, per il quale io ho fatto tanto, e sempre inutilmente, ha finito col disgustarmi. Giorgio Halt, ho deciso di abbandonare la Terra. Volete accompagnarmi?»

    La mia meraviglia divenne sbalordimento. Che Harry Stharr fosse impazzito? Lo guardai in faccia. Era calmo; solo un lieve rossore si diffondeva sulle sue guance scarne. Nient’altro.

    «Rispondete, o no… sinceramente!» insisté. «Voi non avete nessun affetto che vi leghi quaggiù, non avete neanche i mezzi per godere di quelle che gli uomini incauti chiamano attrattive della vita… non ci perdereste niente, dunque, a seguirmi in un nuovo mondo! Noi saremmo soli, vivremmo una vita semplice e primitiva come quella dei nostri padri. Ecco la felicità vera, ecco il bel sogno, che accarezzavo da tanto tempo, e che adesso, finalmente, posso attuare… Insomma: volete seguirmi? Noi andremo ad abitare nel nuovo satellite della Terra… in Cupido! Sì o no?Decidete!»

    Avevo già dimenticato il curioso avvenimento che aveva fatto vendere tante copie del nostro giornale. Potete immaginare come rimasi alla incredibile proposta di Harry Stharr! Dritto come un piolo in mezzo alla camera, egli continuava a fissarmi e i suoi occhi mi parevano due punti interrogativi.

    «Come andremo lassù?» domandai, tanto per guadagnare tempo.

    «Vi condurrò io… Vi basti! Accettate?»

    La stranezza dell’impresa mi solleticava alquanto.

    «Se ci accadesse di morire di fame, lassù?»

    «Porteremo con noi i viveri per tre mesi… e poi semineremo… nascerà pure qualche cosa, dalla superficie di Cupido!»

    «Se non altro, potrà nascere… qualche guaio» dissi; e, dopo una pausa: «Ma come respireremo?»

    «A dodicimila metri d’altezza si può respirare abbastanza bene. È tutta questione di abitudine… e di buona volontà.»

    «E dove andremo a dormire di notte?»

    «Ci costruiremo una casetta… vedrete!… Io credo che saremo tanto felici! Del resto, voi non dovete offrirmi la vostra compagnia e i vostri servigi per nulla. Io vi verserò uno stipendio di diecimila dollari al mese.»

    A sentir quella cifra, feci un balzo. Diecimila dollari al mese… Una fortuna!… Ma che cosa avrei potuto farne… lassù?

    «Nel caso in cui ci fosse impossibile vivere su Cupido… come ritorneremo sulla Terra?» domandai ancora, mentre sir Harry cominciava a palesare il suo fastidio per la mia troppo lunga esitazione con frequenti scrollate di capo.

    «Ritorneremo con lo stesso mezzo che ci avrà portati lassù… è semplicissimo.»

    «Accetto allora!» gridai. «Accetto volentieri!»

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