L’altro segreto (Un thriller psicologico di Stella Fall—Libro 3)
By Ava Strong
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About this ebook
Quando una popolare istruttrice di fitness viene trovata assassinata in un lussuoso quartiere, l’agente speciale dell’FBI Stella Fall viene inviata in un’esclusiva cittadina costiera del Connecticut. Scopre presto che la cittadina è piena zeppa di segreti, e riesce a smascherare una cerchia di mogli che tradiscono i mariti e che hanno trasformato la loro lezione di spinning in un cult. In questa esclusiva comunità insulare dello yacht club, nessuno parla. Tutto sembra perfetto. Ma dietro alle facciate impeccabili, Stella capisce ben presto che tutto è marcio fino all’osso. Questa cittadina piena di pettegolezzi sta nascondendo dei segreti sinistri e delle vendette, e Stella, riconoscendo la stessa situazione che ha caratterizzato il suo passato, è determinata a usare la sua mente brillante per mettere alla prova la loro psicologia e stanare l’assassino.
Nel frattempo, Stella non può fare a meno di provare un legame con il suo nuovo collega dell’FBI. Ma quando viene improvvisamente chiamata ad affrontare la madre narcisista e umiliante riguardo ai segreti del suo passato, delle vecchie ferite vengono riaperte nella mente già fragile di Stella, e le rivelazioni scioccanti della sua infanzia potrebbero farle davvero perdere la testa.
Un thriller psicologico dal ritmo incalzante, con personaggi indimenticabili e pregno di suspense, L’ALTRO SEGRETO è il libro numero #3 di una serie che vi terrà inchiodati alle pagine fino a notte fonda.
Presto saranno disponibili altri libri della serie.
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L’altro segreto (Un thriller psicologico di Stella Fall—Libro 3) - Ava Strong
l’altro segreto
un thriller psicologico di stella fall—libro 3
ava strong
Ava Strong
La nuova scrittrice Ava Strong è l’autrice della serie thriller di REMI LAURENT, che comprende sei libri (e altri di prossima uscita), della serie thriller di ILSE BECK, che comprende sette libri (e altri di prossima uscita) e della serie thriller carica di suspense psicologica di STELLA FALL, che comprende sei libri (e altri di prossima uscita).
Un’avida lettrice e da sempre grande fan dei generi giallo e thriller, Ava ama avere vostre notizie, quindi sentitevi liberi di visitare il sito www.avastrongauthor.com per saperne di più e restare aggiornati.
Copyright © 2021 di Ava Strong. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Jeremie86HUN, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.
LIBRI DI AVA STRONG
UN THRILLER PSICOLOGICO DI STELLA FALL
L’ALTRA MOGLIE (Libro #1)
L’ALTRA BUGIA (Libro #2)
L’ALTRO SEGRETO (Libro #3)
UN THRILLER DELL’AGENTE FBI ILSE BECK
NON COME NOI (Libro #1)
NON COME SEMBRAVA (Libro #2)
UN THRILLER DI REMI LAURENT
IL CODICE DELLA MORTE (Libro #1)
IL CODICE DELL’OMICIDIO (Libro #2)
INDICE
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRE
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRE
CAPITOLO UNO
Oggi sono qui per fare domande sul passato, pensò determinata Stella Fall.
Rallentò l’incedere dalla sua auto a noleggio. Oltre la cinta frastagliata di alberi, l’orizzonte si estendeva pallido e spoglio verso l’infinito. Persino durante la stagione delle piogge, una nuvola di polvere sembrava aleggiare nell’aria.
Casa.
Era come trovarsi immersa nei propri incubi. Sentiva quella stessa sensazione di terrore a cui non sapeva dare un nome, la paura che le stringeva lo stomaco e la spingeva a voltarsi e scappare via.
Ecco il suo punto di riferimento: l’albero secco e contorto che sperava fosse morto ormai, ma che restava ostinatamente radicato al terreno sabbioso. Stella aveva sempre pensato che i rami contorti somigliassero a mani con artigli.
Rabbrividì, distogliendo lo sguardo mentre procedeva a scossoni lungo il sentiero sabbioso che si snodava dissestato ed eroso per due miglia.
Appena qualche giorno prima, mentre esaminava il contenuto di vecchi scatoloni, aveva scoperto una lettera di suo padre, il quale era scomparso senza lasciare traccia quando lei aveva dieci anni. La madre le aveva detto chiaramente che lo credeva morto. Devastata dalla perdita dell’uomo tranquillo e gentile che era stato il suo mentore e protettore, Stella aveva infine accettato che quella fosse l’unica spiegazione possibile.
Leggendo il francobollo sulla lettera, Stella rimase sconvolta nello scoprire che quelle poche righe brevi e frettolose erano state inviate poche settimane dopo la scomparsa dell’uomo. La madre sapeva che era ancora vivo! Non ne aveva mai fatto parola con Stella.
Ora, stava andando ad affrontarla e a cercare delle risposte. Dov’era suo padre? Perché Rhonda Fall aveva mentito?
Strinse i denti quando la piccola auto sobbalzo su un grande buco della strada. Aveva perso concentrazione per un momento, volgendo gli occhi all’orizzonte. Doveva farsi coraggio, non c’era spazio per sognare il futuro nella dura vita che aveva condotto nella piccola casa di legno alla fine di quella strada.
Ecco la casa. La sua sagoma bassa e tozza sembrava aggrapparsi al paesaggio impervio.
Il vecchio furgone di Rhonda, con il lunotto posteriore coperto di polvere, era parcheggiato sotto la debole ombra di un vecchio pioppo. Stella ricordava le corse per andare a scuola che aveva sopportato in quell’auto. A seconda del suo umore, Rhonda passava il tragitto a urlare contro Stella o guidava in un silenzio soffocante.
Una sensazione di profonda paura si annidò dentro di lei quando fermò l’auto e scese. Fece del suo meglio per scacciarla. In quel momento aveva bisogno di determinazione.
Si passo le dita tra i capelli scuri, scostandoli dalla faccia. Aveva dimenticato il vento implacabile che glieli spostava sempre davanti agli occhi.
Andò al bagagliaio e prese la busta. Si era fermata brevemente in città per fare qualche acquisto. Poi si incamminò lungo il sentiero dissestato osservando i frammenti di cemento della stradina, erano i resti di ciò che aveva costruito suo padre. Il tempo e l’usura avevano fatto il loro corso. Le pietre erano quasi scomparse.
Ma lui dov’era?
Stella fece un respiro profondo. Poi bussò alla porta. Per qualche secondo, che le sembrò un’eternità, ci fu solo silenzio. Dalla parte posteriore della casa sentì il frenetico verso delle galline.
E poi, dall’interno, arrivò la voce della madre, carica di provocante sorpresa.
Sei in ritardo. E non c’è bisogno che bussi. Perché hai bussato?
Stella aprì la porta. I cardini gemettero quando entrò, respirando gli odori che ricordava. Assi di legno inaridite, vetri polverosi, l’odore acre del mordente per legno che usava sua madre. La sola manutenzione della casa che Rhonda eseguiva ogni anno era quella di trattare le tavole esterne più usurate, esposte a sud. Stella odiava quell’odore. Così come odiava il debole sentore di uovo, olio e cavolo cotto che sembrava persistere in eterno in cucina.
Captò il brusio della televisione percorrendo il minuscolo corridoio d’ingresso, a malapena abbastanza grande per le scarpe e gli ombrelli che erano ammucchiati lì, ed entrò nel salone.
Rhonda era seduta sulla sua sedia a dondolo di legno vicino alla finestra.
Beh, ciao,
disse, girandosi verso di lei.
Stella si sentì pervadere dalle emozioni, travolgenti nella sua intensità, mentre guardava il viso esile di sua madre, il naso aquilino, quegli occhi luminosi e intensi. I suoi folti capelli scuri, ora striati di grigio, erano tirati indietro in una stretta treccia. Le linee sulla fronte e sulle guance erano più profonde e marcate dell’ultima volta che le aveva viste.
Fissò lo sguardo negli occhi blu ghiaccio che aveva ereditato. Era sorpresa di quanto fossero forti i geni di sua madre e della somiglianza che avevano nei colori, nell’altezza e nella corporatura sottile e slanciata. A volte, Stella temeva che ci fosse altro che le accomunava. Avrebbe fatto la stessa fine di sua madre? Quando sarebbero iniziati i terribili scatti d’ira, gli sbalzi d’umore, gli abusi violenti?
Perché Rhonda era diventata così? I problemi mentali di sua madre, e la sua testardaggine nel rifiutarsi di chiedere aiuto, erano ereditari?
Ogni giorno aveva l’impressione di dover lottare contro la minaccia di una bomba a tempo genetica che poteva celarsi dentro di lei. Tuttavia, in quel momento, Rhonda era di buon umore, una cosa che la rendeva molto sospettosa.
Scusa se ho fatto tardi. Il mio volo era in ritardo.
Le sue prime parole furono delle scuse. Tipico.
È passato molto tempo dall’ultima visita della mia unica figlia,
disse Rhonda con un filo di voce. Saranno passati più di due anni dall’ultima volta che ti ho vista. Mi sei mancata molto. Ti fermi per la notte? Non me l’hai detto.
Stella lottò per non farsi risucchiare nei giochetti che si aspettava dalla madre.
Sono stata molto impegnata. Ti ho mandato dei soldi quando ho potuto,
disse tagliando corto. Non posso restare a dormire. Ho il volo di ritorno questa sera dato che domani devo trasferirmi. Comunque, ti ho portato un regalo.
È molto gentile da parte tua. Molto gentile. Hai un cuore davvero grande,
mormorò Rhonda, prendendo la busta.
La cosa che Stella odiava più di tutte quando tornava a casa era l’incertezza. Avrebbe trovato la madre in modalità aggressiva, durante la quale urlava e sbraitava? Oppure, sarebbe stata così: tranquilla ed educata, dando a Stella l’illusione che le cose tra sarebbero potute andare bene, se solo lei si fosse impegnata un po’ di più?
Quest’ultima era la peggiore. Era come essere in attesa di una tempesta, dato che poteva esplodere in un impeto di rabbia in qualsiasi momento. Il terrore di scatenarla si celava dietro ogni parola. E, soprattutto, la madre era molto più manipolatrice in questa modalità. Quando era arrabbiata, era più probabile che le urlasse contro la verità. Quella verità che Stella cercava disperatamente.
A giudicare dall’espressione consapevole, ma cauta, negli occhi di sua madre, Stella aveva la terribile sensazione che avesse capito perché la figlia era lì. Rhonda non era affatto stupida. Questa era un’altra cosa che aveva trasmesso alla figlia: la sua acuta e perspicace intelligenza.
Hai intenzione di aprirlo?
chiese Stella, lanciando un’occhiata alla busta, sperando che il regalo potesse far partire quell’incontro in modo più cordiale.
Aprirla? Certo, posso farlo.
Infilò una mano dalle dita affusolate dentro la busta.
Biscotti al burro. I miei preferiti.
Fece una pausa. Almeno, lo erano. Il medico ha detto che devo ridurre gli zuccheri. Non preoccuparti, però, ho delle amiche che li adoreranno.
Stella digrignò i denti.
Crema per le mani. Questa sì che è utile. Melograno? Interessante. Non credo di aver mai pensato alla fragranza del melograno come qualcosa che vorrei sentire sulla pelle. Comunque, vedremo, no? Non vedo l’ora di scoprirlo.
Disse rivolgendo un sorriso cospiratorio a Stella. E libri. Non vedo l’ora di leggerli tutti e tre. Con i pochi soldi che ho di questi tempi comprare libri è un lusso che non mi sono concessa di recente. Mi sono dovuta affidare alla biblioteca locale, che come ben sai non è gestita bene.
Dopo essere riuscita, velatamente o meno, a mortificare Stella per ogni singolo oggetto all’interno della busta dei regali, Rhonda la mise da parte. Poi posò lo sguardo su Stella con aria di sfida.
Quindi, a cosa è dovuta l’improvvisa decisione di fare questo illuminante viaggio?
chiese.
Le chiacchiere erano finite, non aveva motivo di continuare con le carinerie. Era ora di dichiarare il vero obiettivo della sua visita.
Sono venuta a chiederti di questa lettera,
disse Stella. Estraendola dalla borsa.
La madre non fece trapelare nulla quando la vide. Non ci fu né una strizzata di occhi né alcun cenno sul viso a indicare che ne conoscesse il significato.
Cosa?
chiese, con un tono solo leggermente interessato.
Devo averla messa per sbaglio in una scatola, quando ho preso le mie cose. L’ho trovata ieri. Era in fondo a un cassetto. È di papà.
Anche se stava cercando con tutta sé stessa di mantenere lo stesso controllo ferreo della madre, Stella sentì la propria voce vacillare.
Una lettera di tuo padre? Sei venuta qui per chiedermi di questo?
la voce di Rhonda era genuinamente sorpresa.
Guarda il francobollo,
disse Stella. Teneva il foglio saldo nella mano. Sapeva che in un attimo l’umore di Rhonda sarebbe potuto cambiare. Avrebbe potuto strapparle la lettera di mano e distruggerla. Stella non lo avrebbe permesso.
Sì.
Rhonda abbassò gli occhi. Una delle sue ultime lettere. Credo risalga solo a uno o due mesi dopo la sua scomparsa.
Stella si sentì così infuriata che la propria rabbia minacciava di esplodere e ribellarsi al controllo che si era ripromessa di avere, nonostante tutto.
È scomparso esattamente sette settimane prima dalla stesura di quella lettera,
insistette. Ricordo la data esatta in cui non tornò a casa. E c’era anche una denuncia per scomparsa di persona. Hai insistito ad aspettare un giorno intero prima di farla. Ricordo che mi sembrò un tempo infinito,
disse Stella, ricordando l’agonia provata durante a lunga notte e l’infinito giorno successivo.
Quando successe, Rhonda si era decisa a salire sul suo furgone solo nel tardo pomeriggio. Aveva lasciato Stella a casa, nonostante lei l’avesse implorata in lacrime di portarla con sé, e aveva percorso le quindici miglia fino alla stazione di polizia locale dove lavorava il Detective Fall, per denunciarne la scomparsa.
Da allora, Stella aveva sofferto e si era preoccupata pensando a cosa potesse essere successo al padre. Aveva cercato di convincersi più e più volte che il padre doveva essere morto, ma non era mai riuscita a reprimere la potente e irrazionale sensazione di crederlo ancora vivo.
Ho aspettato perché speravo che sarebbe tornato,
disse Rhonda con voce dura prima di rivolgere di nuovo l’attenzione alla lettera. Questa… da dove è stata inviata?
la osservò e Stella non vide altro nei suoi occhi, se non l’onesto desiderio di scoprire la verità. Il tuo pollice lo copre. Muovilo.
Tendendo salda la presa sul foglio, Stella spostò il pollice.
Rhonda sospirò, come se tutto fosse chiaro.
Inviata dal Colorado. Ovviamente.
Cosa c’è di ovvio?
sentì l’ansia stringerle lo stomaco.
Andava spesso in Colorado. Dato che è uno stato che confina con il Kansas c’erano spesso crimini che richiedevano la collaborazione della polizia dei due stati. Non potevi saperlo, credevi che non facessimo altro che litigare.
Ora c’era una nota acida nelle parole di Rhonda. Pensavi di essere la piccola principessina di tuo padre, la sua salvezza. Non capivi che avevamo un matrimonio felice e funzionale. Detto questo, non riesco a capire perché sei venuta su così male, e così vendicativa nei miei confronti. Dicono che solo chi ha un trauma sceglie di studiare psicologia. Per te è vero? È questo che ti ha portato alla carriera che hai scelto?
fissò Stella con sguardo critico.
Stava per ribattere con una risposta arrabbiata, prima di rendersi conto che la madre la stava provocando deliberatamente per farle perdere le staffe. Inoltre, stava abilmente cambiando argomento.
Stella affondò le unghie nel palmo delle mani con tutta la sua forza, grata della distrazione offerta dal dolore. Almeno la aiutava a restare concentrata mentre la madre continuava a parlare.
È proprio per questo che ti ho guidata lontano da quella strada. Sei una persona instabile, Stella. Non puoi sopportare lo stress di una carriera, soprattutto non una nelle forze dell’ordine. Per questo ti ho sconsigliato di farlo. Se vuoi stare bene economicamente, ed avere una vita migliore della mia, allora cerca un buon matrimonio. Scegli meglio di quanto abbia fatto io.
Stella non aveva intenzione di abboccare. Non voleva cadere nella trappola e discutere del suo master in psicologia forense e della sua recente decisione di entrare nell’FBI. Sua madre non aveva bisogno di saperlo. Non osava condividere il suo successo di essersi diplomata in uno dei più duri programmi di addestramento delle forze dell’ordine, né la sua offerta di lavoro per unirsi alla squadra dell’ufficio dell’FBI di New Haven. In effetti, questa era la ragione per cui la visita era così breve. Aveva bisogno di parlare con sua madre di persona, ma quello era l’unico giorno che aveva a disposizione, considerando il trasferimento nel nuovo appartamento a New Haven e l’inizio del suo nuovo lavoro martedì.
Stella sapeva che la madre avrebbe distorto e travisato i suoi risultati e l’avrebbe fatta vergognare di sé stessa. L’aveva fatto più e più volte. Era meglio non dire nulla.
Invece, si costrinse a ignorare il rumore e le distrazioni e si concentrò sullo scopo della sua visita. Rhonda era rimasta calma, il che di per sé era un enorme campanello d’allarme. Stella doveva insistere. Doveva farlo! Doveva davvero esserci qualcosa di nascosto.
Il francobollo,
disse insistendo.
Rhonda scrollò le spalle. Mi sembra ovvio che nello sperduto Colorando inviino la posta quando gli pare. Tuo padre e io ridevamo spesso di questa cosa. Spesso tornava prima lui delle sue lettere.
Stella si sentì indebolirsi. Sembrava plausibile. Poteva essere davvero così.
Tuttavia, si ricordò che la madre aveva un certo talento per ingannarla. Ostinata, restò ferma sulla sua versione.
Sette settimane? Forse è un po’ esagerato. Dalla cassetta delle poste locali all’ufficio postale ci metterebbe al massimo un paio di giorni. Le poste degli Stati Uniti funzionano perfino in un posto sperduto. Soprattutto, in un posto sperduto,
dissentì Stella. E perché nella lettera c’è scritto che avresti dovuto parlarmene quando sarei stata pronta? Cosa voleva dire? Puoi spiegarmelo?
chiese ancora sfidando la madre.
Rhonda sembrò furiosa per un momento, come se Stella l’avesse scoperta. Poi scosse la testa tristemente. Mia preziosa ragazza, sei determinata a tormentarti con questa storia, vero?
La sua voce era dolce, ma lo sguardo trapassò Stella come una lama di metallo.
Perché dici questo?
in quel momento Stella sperò che la madre desse in escandescenza. Questa calma era una barriera che non riusciva ad abbattere.
Non ti piacerà la verità,
la voce di Rhonda si fece un sussurro.
Forse. Ma la voglio. Me la merito.
Stella faticò a tenere un tono di voce indifferente, persino tranquillo. Intanto, il suo cuore batteva talmente forte che sentiva il rombo del sangue nelle orecchie. Sua madre avrebbe ceduto. Le avrebbe raccontato cosa era successo davvero. Riusciva a percepire la sua agitazione? Sarebbe stato meglio che Rhonda non se ne rendesse conto. Se pensava che dopotutto non le importava così tanto, sarebbe stata più propensa a dirle tutto.
La verità,
sussurrò Rhonda.
Per favore,
disse Stella con voce lieve.
Va bene, allora. Lo farò.
Stella si avvicinò. Finalmente stava per avere le risposte che bramava.
E poi, Rhonda portò indietro la testa con uno scatto e urlò:
Non ci sono risposte! C’è solo una realtà, ed è che tuo padre ci ha abbandonate. Ha girato le spalle alla sua famiglia. A te, la sua unica figlia, che lo adorava come un eroe anche se era solo feccia. È andato via. Ci odiava! Odiava! Perché non mi credi? Perché pensi che menta, quando ho vissuto questa terribile verità ogni giorno della mia vita?
Ma io…
iniziò a dire Stella.
La madre non la smise di urlare.
Fuori! Sei venuta fin qui solo per traumatizzarci entrambe. Fuori!
Le sue urla rimbombavano in quella piccola casa, riverberando sulle pareti, facendo sentire Stella piccola e smarrita, come se avesse di nuovo dieci anni.
Disperata, si rese conto che non avrebbe ottenuto risposte. Quindi, si affrettò e raggiunse la porta d’ingresso a passo svelto. C’erano solo versioni diverse delle stesse bugie, che cambiavano direzione proprio come il vento implacabile che si abbatteva sulle assi polverose della casa.
La madre sapeva la verità, ne era certa. Eppure, non era intenzionata a dirgliela, e Stella temeva che si sarebbe portata i suoi segreti nella tomba.
In quel momento non poteva fare altro che andare via. Aveva il volo per New Haven e doveva iniziare il suo nuovo lavoro, e la sua nuova vita, senza l’informazione e la chiusura che tanto desiderava.
CAPITOLO DUE
Due giorni dopo.
Stella attraversò l’ingresso principale del quartier generale dell’FBI a New Haven. Aveva l’impressione che oltrepassare quella porta sarebbe stato un momento che le avrebbe cambiato la vita. Ed era così. Negli ultimi mesi, la sua vita aveva cambiato rotta come non avrebbe mai creduto possibile. Da quel giorno, avrebbe davvero lavorato qui come dipendente. Dieci giorni prima si era diplomata all’Accademia dell’FBI dopo aver vinto il Premio del Direttore. Ora, era un agente al suo primo incarico in assoluto. Era ancora tutto così surreale.
Mentre si dirigeva al banco della sicurezza per mostrare il suo nuovo e scintillante distintivo