Raggiungimi (Un Thriller Avvincente con Katie Winter, FBI — Libro 2)
By Molly Black
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About this ebook
“Molly Black ha scritto un inquieto thriller che vi terrà in piena tensione durante la lettura… Ho letteralmente adorato questo libro e non vedo l’ora di leggere il prossimo della serie!”
—Recensione di un lettore a proposito di Prima ragazza: Omicidio
⭐⭐⭐⭐⭐
RAGGIUNGIMI è il libro #2 di una nuova serie scritta dall’autrice di thriller e suspense numero #1 Molly Black.
L’agente speciale dell’FBI Katie Winter non è nuova agli inverni gelidi, all’isolamento e ai casi pericolosi. Con il suo eccellente palmares di casi in cui ha dato la caccia a dei serial killer, è diventata una star nascente all’interno dell’unità di analisi comportamentale, ed è la scelta naturale da affiancare alle forze dell’ordine canadesi per dare la caccia all’assassino in quell’ambiente brutale e spietato
Ma il passato di Katie la tormenta, richiedendo la sua attenzione e trascinandola in fondo a un pozzo di segreti. Questo assassino approfitterà delle sue debolezze?
Riuscirà a fermarlo in tempo?
O sarà lui a trovarla per primo?
Un complesso thriller criminale fitto di svolte e colpi di scena, pieno zeppo di suspense da batticuore, la serie thriller di KATIE WINTER ti farà innamorare di una nuova brillante protagonista femminile e ti costringerà a leggere fino a notte fonda.
Sono ora disponibili i libri #3-#6 della serie: NASCONDIMI, CREDIMI, AIUTAMI e DIMENTICAMI.
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Raggiungimi (Un Thriller Avvincente con Katie Winter, FBI — Libro 2) - Molly Black
RAGGIUNGIMI
Un Thriller Avvincente con Katie Winter, FBI — Libro 2
M o l l y B l a c k
TRADUZIONE ITALIANA
A CURA
DI
IMMACOLATA SCIPLINI
Molly Black
Molly Black è l’autrice della serie di gialli MAYA GRAY, composta attualmente da sei libri, la serie di gialli RYLIE WOLF, composta attualmente da tre libri e, infine, la serie di thriller TAYLOR SAGE, composta attualmente da tre libri.
Essendo da sempre un’appassionata lettrice di gialli, Molly è più che felice di conoscervi e leggere le vostre opinioni. Visitate il sito www.mollyblackauthor.com per scoprire di più e rimanere sempre aggiornati.
Copyright © 2022 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright kdshutterman, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.
LIBRI DI MOLLY BLACK
UN THRILLER AVVINCENTE CON KATIE WINTER, FBI
SALVAMI (Libro #1)
RAGGIUNGIMI (Libro #2)
IL THRILLER SULL’AGENTE DELL’FBI TAYLOR SAGE
NON GUARDARE (Libro #1)
UN EMOZIONANTE THRILLER FBI DI RYLIE WOLF
TI HO TROVATO (Libro #1)
TI HO PRESO (Libro #2)
UN THRILLER AVVINCENTE CON MAYA GRAY, FBI
PRIMA RAGAZZA: OMICIDIO (Libro #1)
SECONDA RAGAZZA: PRESA (Libro #2)
TERZA RAGAZZA: INTRAPPOLATA (Libro #3)
QUARTA RAGAZZA: ADESCATA (Libro #4)
INDICE
PROLOGO
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRÉ
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRÉ
PROLOGO
In quella mattina gelida, Henry White si era trovato ad affrontare l’incarico più pericoloso che avesse mai ricevuto. Mentre percorreva il corridoio della prigione, verificò che le manette e il taser fossero al loro posto nella cintura. Era nervoso e si augurava che il trasferimento del detenuto procedesse senza intoppi.
Non preoccuparti,
il collega Joe lo rassicurò, mentre procedevano. Questo tipo è stato in isolamento per mesi. Andrà tutto bene. Come sempre. Quelli come lui sono contenti di poter tornare in una cella normale.
Eppure Henry non riusciva a tranquillizzarsi. Quello che stava per arrivare aveva trascorso tre mesi in isolamento, perché aveva ucciso un altro detenuto. E, prima di finire arrestato, aveva commesso una serie di omicidi.
Carl Dolan era un serial killer violento e brutale, la tipologia di assassino più pericolosa che esistesse.
Ma Henry avrebbe dovuto essere abituato a quella parte del suo lavoro, almeno da quando lavorava, con uno stipendio migliore, nella sezione di massima sicurezza di quella prigione, collocata nella zona settentrionale dello stato di New York.
Raggiunsero la porta in acciaio che separava l’area di isolamento dal resto della prigione. Joe prese il mazzo di chiavi dalla cintura e la aprì, provocando un rumore che riecheggiò in tutto l’ambiente.
I due uomini entrarono e percorsero il breve corridoio che conduceva alla cella di isolamento.
Henry si avvicinò, fissando incuriosito al di là delle spese sbarre in acciaio della porta, e rimase sorpreso dalle piccole dimensioni di quella cella senza finestre, non più grande di un ascensore: era una scatola di cemento, con un letto del medesimo materiale e un materasso sottile. C’erano alcune lenzuola ruvide e grigie, e una piccola griglia per la ventilazione in alto, vicino al soffitto. Il lavandino di acciaio e il WC erano letteralmente a portata di mano rispetto al letto, opachi e sudici. Le pareti erano spoglie, fatta eccezione per graffi e macchie.
Henry non aveva idea di che cosa potesse significare passare ventitré ore al giorno in uno spazio così ristretto, senza avere nessun contatto umano ad eccezione della guardia che passava di tanto in tanto davanti.
Il detenuto era seduto sul letto. Teneva i gomiti sulle ginocchia, e il mento poggiato sulle mani. Sollevò lo sguardo, quando si accorse della loro presenza.
Henry era interdetto. Aveva immaginato che Dolan fosse un uomo grosso e muscoloso. Ma, sotto la sua tuta grigia da detenuto, sembrava piuttosto magro. Era di altezza media, snello e asciutto.
Questa constatazione lo rassicurò. Se avesse tentato di creare problemi, lui e Joe avrebbero potuto bloccarlo con facilità.
Carl Dolan,
disse Joe. Siamo qui per riportarti alle celle. Infila le mani nello spazio tra le sbarre. Dobbiamo ammanettarti e incatenarti.
Le mani di Henry tremarono leggermente, quando prese il mazzo di chiavi e aprì le manette e i ferri per i piedi, porgendoli al collega. Dovette fare un forte sforzo, per non cedere al nervosismo. Non voleva apparire insicuro davanti a Dolan, che lo stava osservando. Gli occhi del detenuto erano di un azzurro intenso e glaciale.
Mi ammanettate e incatenate? E perché mai?
chiese, con voce sorprendentemente calma.
Per la tua stessa sicurezza,
rispose automaticamente Joe. Visto che stai per tornare in mezzo alla gente della prigione.
Torno lì?
Proprio così. Il tuo isolamento finisce oggi.
Dolan scosse la testa. Non voglio andarci. Finiranno per uccidermi.
Sembrava pallido e spaventato, mentre pronunciava quelle parole.
Joe guardò Henry, come per dire: Vedi? È devastato.
Dolan mise le mani tra le sbarre. Aveva le unghie rovinate e tagliate in modo irregolare.
Joe si fece avanti, posizionando e chiudendo rapidamente le manette ai polsi ed assicurandole ad un apposito anello in acciaio; poi raggiunse la porta della cella, la aprì e, mentre Henry se ne stava a guardare, posizionò con cura i ferri alle caviglie di Dolan. Henry provò un senso di sollievo, quando vide il detenuto finalmente reso innocuo.
Quando tutto fu a posto, Joe afferrò il braccio di Dolan.
Controlli la cella?
chiese a Henry.
Cautamente, Henry entrò nella cella, verificando che ogni cosa fosse in ordine, e che Dolan non fosse riuscito a rompere arredi o infissi della cella, per realizzare un’arma. La cella era così piccola, che gli ci volle soltanto un minuto per cercare.
Tutto ok.
Andiamo.
Henry uscì dalla cella. Aprì la serratura che assicurava le manette al passante in ferro. Poi, tornò nella cella. Con il detenuto ammanettato e incatenato, non restava loro altro che un tragitto di cinque minuti attraverso i gelidi corridoi. Ora che quella parte del trasferimento era terminata, non sapeva proprio spiegarsi perché fosse stato così nervoso. Joe aveva ragione. Quando uscivano dall’isolamento, i detenuti non intendevano causare problemi.
Joe afferrò fermamente il braccio di Dolan. Fischiando sottovoce, indirizzò l’uomo scheletrico verso la porta.
E poi, sotto gli occhi terrorizzati di Henry, Dolan iniziò a contorcersi e a gridare.
Ma che diavolo!
Henry corse all’interno della cella. Joe continuava a stringere il braccio di Dolan, strattonandolo per provare a tenere il prigioniero in piedi.
Che cosa c’è? Che succede?
gridò Joe, in preda alla preoccupazione.
E, in quell’istante, Dolan colpì.
Torcendo le braccia, intrappolò il collo di Joe nel cerchio delle sue mani ammanettate. Joe ebbe appena il tempo di lanciare un solo forte grido forte. Poi iniziò a rantolare, con un suono terribile e vomitevole.
Ansimando, Joe barcollò verso la porta della cella, provando disperatamente ad allontanarsi. Tirò il braccio da un lato, tentando di liberarsi dalla morsa. Ma Dolan mantenne la presa, stringendo le mani come tenaglie intorno al collo. Joe aveva gli occhi spalancati per il terrore.
Dolan rafforzò ancora la stretta delle braccia sulla testa di Joe.
Argh!
Joe iniziò a crollare al suolo. Il corpo si afflosciò e, al contempo, il suo viso si contorse in agonia. E poi, Henry sentì uno schiocco soffocato e Joe cadde al suolo.
Ora, era questione di vita o di morte. In pochi secondi, la situazione si era trasformata nel peggior incubo di Henry, che afferrò il taser dalla cintura, con le mani tremanti. Sapeva di doverlo bloccare immediatamente.
Accese il taser e si fiondò contro Dolan, ma, in qualche modo, l’uomo era preparato ad affrontarlo. Si lanciò in avanti, dando una testata ad Henry direttamente in faccia con la fronte.
Henry provò un dolore lancinante. Il naso si ruppe nell’impatto. I suoi occhi lacrimarono mentre crollava in ginocchio. Soffocando nel proprio sangue, non riusciva a respirare.
Aiutatemi! Aiutatemi!
Mentre balbettava quelle parole, sputando fuori sangue, si rese conto di quanto fossero inutili, visto che quella era l’area di isolamento. La porta che conduceva in quella sezione distava poco meno di cento metri e nessuno poteva sentirlo. Era proprio quello lo scopo dell’isolamento.
Henry riuscì a rimettersi in piedi. Joe era a terra, steso su un fianco. Aveva la testa piegata su un lato. Un sottile rivolo di sangue scorreva sul cemento.
Tentando di mantenersi in piedi, provò disperatamente a riattivare il taser per un secondo tentativo, ma Dolan si rivelò troppo veloce per lui.
Usando entrambe le mani ammanettate come un ariete, colpì Henry allo stomaco e lo stese a terra.
Henry cadde sul pavimento duro, avvertendo l’aria uscire dai polmoni; perse il taser, che sbatté contro il muro. Le chiavi nella sua cintura sferragliarono nell’impatto.
Poi, Dolan fu sopra di lui e gli strinse la gola tra le mani. Premette, ed Henry sentì il metallo freddo soffocarlo; provò a reagire, ma Dolan era troppo forte. Sentì le vie respiratorie chiudersi, mentre il dito di Dolan premeva contro il suo pomo d’Adamo. Tentò di liberarsi, ma Dolan lo tenne bloccato nella sua morsa.
Una macchina da morte, ricordò Henry. Era quello il soprannome che le guardie avevano affibbiato a quell’uomo e ormai ne comprendeva la ragione.
Scusa, amico,
Henry sentì dire a Dolan, quasi a malincuore. La sua voce sembrava lontana. Ho delle cose da fare. Dei posti in cui andare.
I suoi occhi erano iceberg azzurri, pensò Henry, intrappolato a terra, incapace di muoversi, mentre l’oscurità lo inghiottiva.
CAPITOLO UNO
Katie Winter pagaiava nell’impetuosa acqua ghiacciata. Voltandosi, sorrise alla gemella sedicenne.
Davanti ci sono le rapide, Josie. Ma il fiume è in piena. Dovremo evitare le rocce. Sei pronta?
Ricambiando il sorriso e spostandosi i capelli castani dal viso, Josie annuì, con gli occhi verdi che splendevano.
Spruzzi di acqua fredda si alzavano intorno a Katie, gelandole la pelle, senza che ci facesse caso. A riscaldarla bastava l’adrenalina che aveva in corpo per il pericolo che stava per affrontare. O, in realtà, perché quello era un tuffo nel proibito: il padre non voleva assolutamente che andassero da sole in kayak, quando il fiume era così agitato.
In effetti, Josie era stata contraria, quella mattina, ma Katie era riuscita a persuaderla.
L’acqua scorreva rapida e impetuosa, come se fosse viva, mossa ed increspata, fino a formare vere e proprie onde.
Spostandosi i capelli bagnati dal viso, Katie guardò davanti a sé.
Sì, supereremo quelle rapide. Sarà il nostro giro migliore.
Sì!
Josie sembrava eccitata. Guidi tu?
Certo.
Le rapide erano come montagne russe, pensò Katie, ma senza rotaie e cinture di sicurezza. Non poteva fare altro che aggrapparsi alla pagaia e sperare di sopravvivere.
Ma Katie non era preoccupata. Lei e Josie andavano in kayak praticamente da sempre. Sapevano come gestire la situazione. E, poi, potevano contare l’una sull’altra.
Pronta?
chiese Katie.
Pronta!
Avanzarono, affondando le pagaie nell’acqua. Josie era più veloce, il suo kayak avanzava, con il giubbotto di salvataggio contro l’acqua impetuosa.
Katie fu colpita da spruzzi d’acqua sul viso e sugli occhi. Sbatté ripetutamente le palpebre, provando a vedere dove la stesse conducendo il fiume. Su entrambi i lati, vide le rive, selvagge e verdeggianti, come sempre verso la fine dell’estate. E in alto, sopra la sua testa, c’era il cielo, grigio e piatto.
In un attimo si trovarono nelle rapide, che si rivelarono più dure di quanto previsto. Stavano correndo un grave pericolo … Katie sentì il fiume agitarsi sotto di sé, come se avesse una propria personalità, e si rese conto che ne avevano sottovalutato la forza e la portata.
Al di sopra del ruggito delle rapide, sentì Josie gridare. Katie!
Le onde erano tanto alte che non riusciva più a vedere la gemella.
Digrignando i denti, riprese a pagaiare. Il kayak avanzava, danzando tra le rocce pericolose, distanti pochi millimetri dallo scafo.
Katie!
Josie la chiamò ancora una volta.
Katie, voltandosi, la vide e cadde in preda al panico, accorgendosi del grave pericolo che la gemella stava correndo: il suo kayak lottava contro la corrente, diretto inesorabilmente verso una roccia.
Vai a sinistra! A sinistra!
Ma le rapide successive erano già in vista. Il fiume la circondava, formando una parete d’acqua ruggente e impetuosa. Vide i massi, forme scure sotto le onde agitate. Sapeva di non potersi fermare e di non poter tornare indietro.
Nonostante tutto, corse il rischio di voltarsi indietro e urlo: Josie!
Poi, vide il kayak ribaltarsi da un lato e la sorella sparire sott’acqua.
No!
Era accaduto l’impossibile, una vera catastrofe, e non aveva potuto impedirlo.
Non poteva fare altro che combattere contro la furia dell’acqua per tentare di superare le rapide senza perdere il controllo. Non riusciva a vedere niente al di sopra dell’acqua. Ma sapeva che la sorella era perduta.
No!
gridò di nuovo.
Alla fine, si capì che stava vivendo un incubo e aprì gli occhi, tornando alla realtà.
Era seduta in aereo; un getto d’aria fredda le raffreddava il sudore sulla fronte.
Un uomo anziano, seduto accanto a lei, la stava fissando incuriosito e palesemente preoccupato. Si sente bene? Devo chiamare un’hostess?
Scusi,
borbottò Katie. Ho avuto un incubo. Per fortuna è passato.
Fece un respiro profondo, provando a scacciare via le ultime terribili immagini del suo incubo ricorrente. Non era in kayak ma in aereo, diretta a nord, e stava per iniziare una nuova fase della sua carriera nell’FBI, come membro speciale della task force transfrontaliera per la lotta