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Lasciami uscire (Un thriller di Ashley Hope — Volume 2)
Lasciami uscire (Un thriller di Ashley Hope — Volume 2)
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Lasciami uscire (Un thriller di Ashley Hope — Volume 2)

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About this ebook

Ashley Hope è una tipica donna del sud degli Stati Uniti, felicemente fidanzata, fino a quando alcuni torbidi segreti del suo passato riemergono e sconvolgono la sua vita. Mentre è sulla buona strada per farsi arruolare nella divisione crimini violenti della polizia dello Stato, ad Ashley viene affidato un caso vicino alla sua città natale: una tossicodipendente di 22 anni viene trovata morta. Potrebbe essere l'opera di un serial killer?

Ashley ha intrapreso la sua nuova vita, iscrivendosi all'accademia di polizia, dove deve confrontarsi con il bullismo delle altre reclute. All'improvviso la polizia dello Stato la convoca, decidendo di fare una rara eccezione e arruolandola subito a indagare su un caso di omicidio. La vittima è stata trovata in una zona rurale remota, in una piccola città vicina alla contea di cui è originaria Ashley. Gli abitanti locali sono ostili sia agli estranei che alla polizia, e solo Ashley ha una possibilità di farsi accettare da una popolazione tanto agguerrita.

A prima vista, la vittima sembra una prostituta tossicodipendente come un'altra, rimasta coinvolta in un omicidio di routine del mondo dello spaccio di stupefacenti.

Man mano che Ashley indaga, però, vede cose ignorate da altri, e sospetta che ci possa essere in gioco qualcosa di molto più sinistro.

Ashley scava dunque più a fondo, rifiutandosi di archiviare il caso.

Ma se scava troppo a fondo, Ashley potrebbe diventare lei stessa il bersaglio.

Cupa e piena di misteri e di suspense, la serie noir ASHLEY HOPE è un avvincente thriller psicologico ricco di colpi di scena e segreti sbalorditivi. Seguite questa nuova brillante protagonista femminile mentre dà la caccia a un serial killer, e lasciatevi incantare dalla lettura: rimarrete svegli fino a notte tarda a consumare le pagine. I fan di Rachel Caine, Teresa Driscoll e Robert Dugoni se ne innamoreranno sicuramente.

Il volume #3 della serie — LASCIAMI VIVERE — è già disponibile.
LanguageItaliano
PublisherKate Bold
Release dateJun 16, 2022
ISBN9781094354828
Lasciami uscire (Un thriller di Ashley Hope — Volume 2)

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    Book preview

    Lasciami uscire (Un thriller di Ashley Hope — Volume 2) - Kate Bold

    cover.jpg

    LASCIAMI USCIRE

    UN THRILLER DI ASHLEY HOPE — LIBRO 2

    K a t e   B o l d

    Kate Bold

    L'esordiente Kate Bold è autrice della serie di thriller pieni di suspense di ALEXA CHASE, che per ora si compone di sei libri, e dell'avvincente serie di thriller di ASHLEY HOPE, che al momento conta tre libri. Appassionata lettrice e da sempre amante del genere mystery e thriller, Kate adora tenersi in contatto coi propri lettori: visitate il suo sito www.kateboldauthor.com per saperne di più e tenervi aggiornati.

    Copyright © 2022 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright andreiuc88, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.

    LIBRI DI KATE BOLD

    UN EMOZIONANTE THRILLER DI ALEXA CHASE

    IL GIOCO DELLA MORTE (Libro #1)

    LA MAREA DELLA MORTE (Libro #2)

    UN THRILLER DI ASHLEY HOPE

    LASCIAMI STARE (Libro #1)

    LASCIAMI USCIRE (Libro #2)

    SOMMARIO

    PROLOGO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRÉ

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    CAPITOLO TRENTADUE

    CAPITOLO TRENTATRÉ

    CAPITOLO TRENTAQUATTRO

    CAPITOLO TRENTACINQUE

    CAPITOLO TRENTASEI

    CAPITOLO TRENTASETTE

    CAPITOLO TRENTOTTO

    CAPITOLO TRENTANOVE

    CAPITOLO QUARANTA

    CAPITOLO QUARANTUNO

    CAPITOLO QUARANTADUE

    CAPITOLO QUARANTATRÉ

    PROLOGO

    Scalza, con le piante dei piedi trafitte dalle spine e un dolore lancinante in tutte le gambe, Sarah Lester avanzava sbandando nel fitto sottobosco, schivando alberi e cespugli di rovi. Aveva le membra distrutte dopo essere stata tenuta legata per ore in uno spazio minuscolo, ed era ancora profondamente scossa per gli abusi subiti. E nonostante tutto, si costringeva ad andare avanti.

    Il dolore era anestetizzato dalla paura.

    Mentre sentiva martellare nelle orecchie il battito del cuore, spingeva i muscoli al limite, per accelerare ancora di più il passo.

    Più veloce! Più veloce!

    Non osava voltarsi.

    Le balenò nella mente quel volto mostruoso. I capelli rossi finti, la pelle livida di gomma, la bocca rossa a forma di U. La macabra maschera di Halloween rispecchiava perfettamente la malvagità della persona che la indossava.

    Corri, aveva ordinato il pagliaccio, se non vuoi morire.

    Doveva trovare una via d'uscita dal bosco, doveva sopravvivere. Doveva farlo per Bobby. Se fosse morta e le sue ossa fossero state nascoste sotto terra o sparpagliate nel bosco, il bimbo di cinque anni non avrebbe mai saputo che fine avesse fatto sua mamma, perché lo avesse lasciato.

    Sarebbe cresciuto sentendosi abbandonato. Proprio come era capitato a lei.

    Tra gli alberi alle sue spalle tuonò uno sparo. Riconobbe il suono: era una potente fucilata.

    Il terrore le invase il cuore.

    Il pagliaccio aveva mentito. Le aveva promesso che se avesse corso il più velocemente possibile senza mai voltarsi indietro, e se non avesse mai parlato di ciò che le era toccato subire, non l'avrebbe ammazzata. Ora era chiaro, invece, che il suo sequestratore aveva pianificato di ucciderla sin dall'inizio.

    Perché non aveva dato retta a Dewayne?

    Il suo ragazzo l'aveva ripetutamente avvertita del rischio di intrusioni. Ma lei non aveva dato molto peso ai suoi ammonimenti. Per l'ennesima volta aveva dimenticato di chiudere a chiave la porta della roulotte. Una piccola svista, ma che poteva rivelarsi fatale.

    Il pagliaccio, però, sapeva diverse cose di lei. L'aveva schernita evocando il suo passato. Quel sequestro non era stato casuale.

    Da quanto tempo lo aveva pianificato?

    Correndo, con i polmoni che le bruciavano, superò un affioramento di calcare e un tronco d'albero caduto. Scorse all'orizzonte il limite del bosco. Un rumore di acqua corrente iniziava a farsi sentire. Il fiume. O un torrente che scorreva veloce. Non ne era sicura. Un corso d'acqua poteva significare anche la presenza di persone. Magari di un pescatore. Qualcuno che potesse aiutarla. Ma non poteva rischiare di abbandonare la copertura degli alberi. Non con quel pagliaccio alle calcagna.

    Quando girò a sinistra, lo schiocco del fucile fendette nuovamente l'aria. La pallottola squarciò la boscaglia alle sue spalle, sfiorandole il torace di appena qualche centimetro.

    Con l'adrenalina a mille nelle vene, corse verso il limitare del bosco. Sotto il terrapieno sulla sua destra apparve il fiume. Non c'era anima viva. Nessuno che la potesse salvare.

    Non ti fermare!

    Resistendo all'impulso di correre in linea retta, zigzagò tra gli alberi, nel tentativo di sottrarsi alla linea di mira del pagliaccio. Pregò di trovare una strada più avanti, in modo da fermare un'auto di passaggio. O magari di incappare in una casa o un capanno. Un qualsiasi luogo abitato. O un posto dove potesse nascondersi.

    Il fucile rimbombò per la terza volta tra gli alberi. Stavolta era molto più vicino. Il pagliaccio aveva guadagnato decisamente troppo terreno. Doveva sforzarsi di più, correre più forte. Mentre sfrecciava oltre un acero rosso, il piede sinistro le si impigliò in una radice scoperta.

    Sarah soppresse un urlo e cadde in avanti, la caviglia presa in trappola dall'albero. Il gomito destro andò a sbattere per primo sul terreno, seguito dal peso del resto del corpo. Sconvolta per quella caduta, si guardò rapidamente indietro. Doveva alzarsi. Doveva muoversi. Subito.

    Divincolò il piede dalla morsa della radice, mentre il dolore si irradiava dalla caviglia al polpaccio. Entrambe le piante dei piedi erano imbrattate di sangue, e i pantaloni neri di poliestere erano stati strappati dai rovi. Faticava a tenersi in piedi.

    Fu assalita dal panico quando si rese conto che non era più in grado di correre.

    Avanzò zoppicando, appoggiandosi al piede destro. Scrutò il bosco davanti a sé. Non c'era nessun nascondiglio in vista.

    Bang! Ancora un colpo di fucile alle sue spalle.

    Il proiettile attraversò la schiena di Sarah come un ago rovente, mozzandole il fiato. Improvvisamente si sentì come punta da un migliaio di vespe che le traforavano il petto. Cadde sulle ginocchia, annaspando alla ricerca di aria.

    Mi ha colpito al polmone! fu il pensiero che le rimbombò in testa.

    Lottando per ogni singolo respiro, strisciò verso il margine del bosco. La sua vista iniziò a offuscarsi. Oltre il fiume, sull'altra riva, le parve di vedere una figura. Magari un uomo?

    Doveva attirare la sua attenzione. Doveva chiedere aiuto.

    Mentre si trascinava in avanti, la terra le sparì di sotto. Ruzzolò giù lungo l'argine, sbattendo contro le rocce. Il suo corpo atterrò sulla riva, lambito dall'acqua fredda. Tentò di mettersi seduta. Un liquido dal sapore metallico le riempiva la bocca.

    Sangue.

    I suoi polmoni erano pieni di sangue.

    Tossì, sputando sangue, cercando di liberare le vie respiratorie. Si sforzò di riprendere fiato, ma il mondo tutt'attorno iniziò a vorticare. Cadde sul fianco e chiuse gli occhi. Nella sua mente fluttuava il volto innocente di suo figlio. I suoi grandi occhi castani. Il suo sorriso dolce.

    Ti prego, fa' che trovino il mio corpo. Fu come un urlo muto, che le rimbombò nell'anima.

    Ti prego, fallo per Bobby.

    Un'ombra le scivolò davanti al viso. Percependo una presenza alle sue spalle, aprì gli occhi. La vista si era ottenebrata, tutti i colori del mondo erano sfumati in un grigio nebbia, ma riuscì comunque a distinguere l'immagine che incombeva su di lei. Quella maschera terrificante era rimasta impressa nella sua memoria. I capelli sgargianti, il sorriso malvagio.

    Si rese conto che l'uomo che aveva visto sull'altra riva non esisteva. Non c'era nessuno che potesse aiutarla.

    Solo il pagliaccio.

    Le palpebre di Sarah si chiusero, e l'oscurità l'avvolse.

    Non sentì nemmeno lo sparo che le trafisse il cuore.

    CAPITOLO UNO

    L'avversario d'allenamento della cadetta di polizia Ashley Hope fece una finta sulla destra poi si abbatté su di lei come un ciclone. Il cadetto James Mobley sbatté il palmo della mano sul lato della destra di Ashley, le artigliò la caviglia sinistra con il piede destro, e le fece volare in aria la gamba. Ashley cadde all'indietro sul materassino della palestra, l'orgoglio ferito più ancora del corpo.

    Dal lato del suo caschetto di protezione, lampeggiavano gli sguardi degli allievi che gremivano il ginnasio.

    Attenta alla postura, Hope, abbaiò da bordo campo il sergente Paul Newell, l'istruttore di tecniche di autodifesa. Non saranno i tuoi bei occhi blu a proteggerti. Tieni le gambe divaricate, e il baricentro basso.

    Ashley arrossì. Si era resa conto del proprio errore nell'attimo stesso in cui lo aveva commesso, ma questo non le era bastato a difendersi dall'attacco del suo avversario, arrivato appena una frazione di secondo dopo.

    Una delle lezioni più importanti che aveva appreso nel corso delle nove settimane passate all'accademia di polizia Highland Rim di Cedar View, Tennessee, era anticipare le azioni delle persone che le si trovavano intorno, ed essere pronta a qualsiasi mossa potessero intraprendere. Era venuta meno a quella regola aurea, permettendo al suo avversario di guidarla nella direzione sbagliata. Di conseguenza si era ritrovata con i piedi troppo vicini e il baricentro troppo alto, mentre per contrastare l'attacco avrebbe dovuto tenerlo basso. Risultato: era finita a terra. Una posizione che poteva essere fatale per un'agente di polizia.

    Il suo compagno d'allenamento si chinò su di lei e le tese la mano.

    Sei un'avversaria tosta, le disse, quasi sussurrando.

    Il complimento era incoraggiante e la sorprese, ma quelle parole gentili non bastarono ad attenuare l'amarezza per la sconfitta.

    L'espressione empatica sul volto del cadetto le fece capire che non era particolarmente compiaciuto per quella vittoria, a differenza di alcuni degli altri allievi che erano riusciti a metterla al tappeto. Gli afferrò il palmo e si tirò su. Non perché avesse bisogno di una mano per sollevarsi, ma perché rifiutare quell'aiuto le avrebbe portato solo ulteriori attenzioni indesiderate.

    Essendo una delle sole cinque donne in una classe che contava in quel momento quarantuno allievi (ne erano cinquanta all'inizio), preferiva tenere il profilo basso. Si allenava sodo, seguiva le regole, e non si lamentava mai dei commenti sessisti di alcuni dei suoi istruttori maschi.

    Il sergente Newell, alto, calvo e più grande di lei di almeno vent'anni, era in cima alla lista dei provocatori. Il commento che aveva appena fatto sui suoi occhi era solo l'ultimo di un lungo elenco di riferimenti al suo fisico. Se quel comportamento fosse mosso dalla volontà di darle un assaggio di ciò che l'aspettava nel mondo reale e aiutarla a diventare un'agente più forte, o se fosse invece un tentativo di spingerla a scegliere un'altra strada professionale, per Ashley era uguale.

    Si era resa conto in fretta che ignorare quelle provocazioni era la chiave per rimanere concentrata. Qualsiasi fosse la motivazione del comportamento del sergente, non avrebbe permesso che le impedisse di raggiungere il suo obiettivo. Aveva intenzione di diventare uno dei migliori agenti di polizia che lo stato del Tennessee avesse mai avuto tra i suoi ranghi. E aveva già accumulato un bel po' d'esperienza.

    Ashley era stata determinante nel porre fine al regno sanguinario del serial killer Ethan Barrett, ovvero il suo ex marito. Grazie al coinvolgimento in quel caso, oltre alla laurea ottenuta in diritto penale, era già sulla buona strada per esaudire il suo sogno.

    Ascoltate, cadetti, urlò il sergente Newell. Nella palestra subito si fece il più assoluto silenzio. Fate venti flessioni, poi schieratevi in ordine e aspettate il mio rompete le righe. Tranne te, Hope.

    Il viso di Ashley s'avvampò di nuovo dopo che l'istruttore l'ebbe indicata, attirando l'attenzione di tutti gli allievi su di lei.

    Ho qualcosa per te quando hai finito, disse, conficcandole addosso i suoi occhi neri.

    Lei sfilò il caschetto di protezione, si gettò a terra e iniziò l'esercizio, chiedendosi cosa avesse in mente il sergente. Probabilmente voleva assegnarle altri cinque chilometri di corsa. Sembrava quella la sua punizione preferita per gli studenti che si azzardavano a deluderlo, cosa peraltro non difficile. Era come se la sua missione di vita fosse estirpare i più deboli. Già era stato l'istigatore dell'abbandono di nove cadetti. Mancavano tre settimane al diploma, e Ashley si chiedeva in quanti ancora si sarebbero arresi.

    Alla diciassettesima flessione, intravide con la coda dell'occhio, poco lontane dal suo gomito, le scarpe da ginnastica nere del sergente Newell. Stava chiaramente aspettando che lei finisse. Arrivata a venti, trasse un respiro profondo e si alzò in piedi, preparandosi a qualsiasi punizione le spettasse.

    Qualsiasi fosse l'esercizio che il sergente le avrebbe imposto, era sicura di poterlo affrontare. Era lei stessa sbalordita da quanto fosse diventata forte. Nel corso della prima settimana di scuola, a fatica riusciva a completare cinque flessioni. Ora farne venti era come bere un bicchier d'acqua.

    Cadetta Hope, ecco il tuo nuovo compagno, annunciò Newell.

    Ashley sgranò gli occhi quando il sergente le passò un kettlebell nero, pesante otto chili.

    Cosa intende con compagno, signore? chiese lei, afferrando la maniglia con entrambe le mani. Stava aggiungendo un esercizio supplementare al suo programma quotidiano?

    Per la prossima settimana, questo peso ti deve seguire in ogni tuo spostamento. A meno che non stia correndo o ti stia allenando, non ti deve abbandonare mai.

    Sul serio? Si aspettava che si trascinasse il peso in giro per il campus insieme al computer portatile e alla sua pila di libri? Le sue lezioni erano sparpagliate in tutto il vasto comprensorio che la scuola di polizia condivideva con la Highland Rim State University, tutte a parecchi minuti di distanza l'una dall'altra. Per arrivare all'aula in cui si teneva il corso di Etica e Condotta Professionale doveva salire tre piani di scale. L'edificio, costruito alla fine degli anni '60, non era provvisto di ascensore.

    Lanciò un'occhiata agli allievi in fila sul lato della palestra. Il cadetto Mobley incrociò il suo sguardo e alzò gli occhi al cielo in un gesto di complicità, come se pensasse che questa volta Newell stava decisamente esagerando.

    Il sergente continuò: Quando sarà finita la settimana, magari avrai capito meglio come funziona la gravità. Adesso mettiti in fila.

    Sì, signore.

    Trattenendo a fatica una smorfia di irritazione, Ashley prese il suo posto nella fila e si mise sull'attenti, il kettlebell nella mano destra.

    Il sergente Newell si mise a passeggiare davanti al gruppo ordinatamente schierato.

    La settimana prossima ci concentreremo su come usare il manganello, disse. Come sempre, vi suggerisco di astenervi dall'alcol questo weekend. Venite pronti a dare battaglia. Rompete le righe.

    Ashley lanciò un'occhiata all'orologio appeso sopra la testa di Newell. Erano già le tre e un quarto. La lezione era stata lunga, il che sembrava una sorta di abitudine, di venerdì. Come se il sergente godesse nel ritardare il preziosissimo tempo libero degli allievi.

    Sospirando, si diresse verso gli spogliatoi delle donne. In genere non faceva la doccia a scuola, ma preferiva aspettare di essere rientrata a casa. Quel giorno però, con poco tempo a disposizione, non aveva scelta.

    Avanzando verso il suo armadietto, tolse il fermacapelli bianco dalla coda di cavallo e lasciò che i riccioli biondi le ricadessero sulle spalle. Il sergente Newell le aveva suggerito più d'una volta di tagliarsi i capelli. Un taglio corto sarebbe stato più pratico per l'accademia di polizia, questo era ovvio. Ma lei si rifiutava di dare all'istruttore la soddisfazione di cedere alla sua raccomandazione. Si sfilò i calzoncini sportivi grigi e la maglietta con il suo cognome impresso sul retro, e si spostò sotto il getto tiepido del vecchio box doccia.

    Aveva braccia e gambe coperte di lividi: il risultato della sua sessione di allenamento in tecniche di autodifesa. Se un estraneo l'avesse vista in quello stato, avrebbe molto più probabilmente concluso che fosse una vittima di violenza domestica. Ashley pensò che in fondo non era poi lontano dalla verità.

    Pochi mesi prima, il suo ex marito era evaso dal carcere e aveva dato sfogo alla sua follia omicida, perseguitando Ashley e il suo fidanzato dell'epoca, Brett. I due erano sopravvissuti per un pelo. Abbattere Ethan e assicurarsi che non potesse mai più uccidere era stata la sfida più impegnativa della sua vita.

    A dire il vero, era stata la seconda cosa più impegnativa che avesse mai fatto. La più difficile di tutte era dimenticare Brett, cosa che non era ancora riuscita del tutto a fare. Anche se scoprire la sua infedeltà era stato un colpo durissimo, qualcosa che non avrebbe mai potuto perdonare, una parte di lei lo amava ancora.

    Dopo essersi asciugata, Ashley indossò un paio di pantaloni color cioccolato e una camicetta di seta. Era importante apparire al meglio per il suo appuntamento. Per la propria serenità. Si asciugò i capelli e si truccò sotto l'abbagliante lampada fluorescente, facendo attenzione a non calcare troppo la mano.

    Quando ebbe finito, prese dall'appendiabiti dell'armadietto la sua uniforme da cadetta, consistente in un paio di pantaloni camouflage blu e una polo bianca, la piegò, e la ripose nel borsone assieme agli abiti da ginnastica. Sulla panchina davanti alla fila degli armadietti, come a volerla sfottere, era appoggiato il kettlebell.

    Ti odio, esclamò ad alta voce.

    Lo stress della scuola di polizia l'aveva ridotta a sbraitare addosso a un ammasso di metallo. Ma poiché non poteva permettersi di rivolgersi al vero destinatario della sua ira, il sergente Newell, doveva accontentarsi di bistrattare quell'attrezzo.

    Le mani ingombre, varcò la porta dello spogliatoio, girò a destra e quasi andò a sbattere contro il cadetto Mobley.

    Scusa, disse, facendo un passo di lato.

    Non c'è problema. Ti stavo aspettando.

    Notò una scintilla nei suoi occhi castani, e questo le fece sentire le farfalle nello stomaco.

    Mobley continuò: Mi chiedevo se volessi uscire a cena con me domani sera.

    La proposta la lusingava. James Mobley era un marcantonio di un metro e ottanta, con un fisico da corridore, la mascella forte e capelli rossicci tenuti appena un po' più lunghi del taglio corto militare. La sua personalità sembrava anch'essa attraente. In circostanze diverse, Ashley avrebbe detto subito sì. Ma poiché era ancora fresca la ferita della sua ultima relazione fallita, i nuovi incontri erano l'ultimo dei suoi pensieri. Ci sarebbero probabilmente voluti mesi prima che fosse pronta a rischiare nuovamente il cuore.

    Grazie per l'invito, rispose lei, ma ho degli impegni con la mia famiglia questo weekend. E del resto era vero.

    Il sorriso di Mobley svanì. Okay. Allora magari un'altra sera.

    Rimase esitante in attesa della sua risposta. Ashley si chiese se dovesse rispondere forse, o se invece avesse dovuto semplicemente confessare che in quel momento non era interessata a frequentare nessuno. La verità vinse.

    Ho da poco rotto con il mio fidanzato, ammise. E non sono davvero pronta…

    Ehi, capisco, fece lui. Solo… tienimi in considerazione.

    Lo farò. Ed era sincera.

    Mobley vide il suo borsone. Hai bisogno di una mano a caricare la tua roba in macchina?

    Grazie, ma non c'è problema. Si avviò sempre tenendo in mano il kettlebell. E non posso staccarmi dal mio compagno.

    Mobley sorrise e annuì. Beh, ci vediamo lunedì, immagino.

    Ashley guardò il suo corpo tonico battere in ritirata verso il fondo del corridoio, prima di muoversi nella direzione opposta, dove si trovava l'uscita. Vide l'ora sull'orologio appeso sopra la porta. Quasi le quattro meno un quarto. Con il traffico pomeridiano, ci avrebbe messo più di un'ora e mezza ad arrivare a Briarwood. Doveva essere nell'ufficio dell'avvocato alle sei per firmare le carte del passaggio di proprietà ai nuovi acquirenti della casa che aveva condiviso con il suo ex fidanzato. A meno che non la rallentasse un incidente sull'autostrada, avrebbe dovuto farcela.

    Ripensando a Brett, ebbe un sussulto di terrore. Erano passati quasi tre mesi da quando aveva visto il suo ex fidanzato per l'ultima volta. E non sapeva cosa avrebbe provato nel ritrovarselo davanti.

    CAPITOLO DUE

    Nell'ufficio dello sceriffo della contea di Laurel, l'agente speciale Daniel Lansing infilò il dossier investigativo nella sua cartelletta e la chiuse, il sorriso sulle labbra. L'allerta per sospetto rapimento di minore lanciato dall'Ufficio Investigativo del Tennessee aveva dato i suoi frutti. Un giovane di diciassette anni scappato di casa era stato ritrovato, spaventatissimo ma incolume, vicino alla piccola città montana di Mettler Ridge, e ora poteva con grande gioia ricongiungersi con i suoi genitori.

    Lo sceriffo Hiram Vance gli tese la mano. Apprezziamo molto tutto ciò che ha fatto, gli disse, e quel sentimento di gratitudine traspariva con sincerità dai suoi occhi grigi.

    Daniel aveva coordinato in prima persona le ricerche del ragazzo, prestando molta attenzione a far stare in prima linea le forze dell'ordine locali, affinché non avessero l'impressione che l'Ufficio Investigativo del Tennessee, il TBI, li stesse scavalcando.

    Sono contento che il TBI abbia potuto aiutare, disse Daniel, stringendo la mano dello sceriffo.

    Era grato di quel lieto fine. C'erano fin troppi minori scomparsi che non venivano mai ritrovati. E gran parte di quelli che si riusciva a localizzare non tornava a casa viva. Dato l'aspro territorio della contea, erano fortunati ad aver avvistato l'adolescente prima che soccombesse alla fame, agli elementi, o alla fauna selvatica.

    Daniel ricordava il caso precedente che lo aveva portato nella contea di Laurel. Quell'indagine in particolare non era affatto filata liscia. In una caccia all'uomo che aveva coinvolto l'intero stato, aveva cercato disperatamente di stanare un criminale evaso di galera, Ethan Barrett. Mentre era a piede libero, il fuggitivo aveva ucciso quattro persone. Fortunatamente, con l'aiuto dell'ex moglie di Barrett, il serial killer era stato abbattuto.

    Daniel diede un'occhiata all'orologio. Il pomeriggio stava svanendo in fretta e aveva due ore di strada da fare per tornare a casa sua a Briarwood, un sobborgo di Nashville.

    Dovesse avere bisogno di altro, disse allo sceriffo, non esiti a chiamarmi.

    Mentre si voltava per andare via, qualcuno bussò con forza alla

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