Polpette Randage
By Diāvoli
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Polpette Randage - Diāvoli
Avvertenze
Questo testo contiene schwa.
Giusto due cose, prima di cominciare
Questo è un libro di poesie. Ci ho provato a smettere eh, ma niente. Non c’è verso. Ironia della sorte. Polpette randage, per me, è caos puro: quella cosa da cui sento di esser nata e alla quale periodicamente torno. Nel caos trovo quello che serve per generarmi mai uguale, che se c’è qualcosa che amo fare è cambiare. Chi mi conosce almeno un po’ sa che ogni tanto dormo anche (giuro, ho dei testimoni), mentre gioco a mutare cercando di fare del mio meglio in questo mondo. Il titolo è nato da una passeggiata a Milano, la mia Parigi vicina e la città che raggiungo ogni volta che posso. Ed è così che ti fa: ti appallottola da dentro e ti rotola per le strade e nelle piazze, errabondǝ e pellegrinǝ insieme, a cercare la vita e i cimiteri. Lì sto coltivando molte cose belle, che non voglio dimenticare, persone che amo intere e che ho riconosciuto tra milioni; persone che amano a loro volta me. Sono molto fortunata, lo so. Polpette randage è questo, un libro scritto quasi tutto sui treni e sulle panchine del cimitero monumentale, ma è anche un sentimento inedito che vorrei trasmettere a moltǝ: giocate, restate vivǝ, ruzzolate e precipitate, non fermatevi mai, che al massimo cotone, disinfettante, cerotto e via. Che il senso d’amicizia e pienezza possa restarci innamorato al presente, da qui a sempre. Per una realtà sgarruppata, che divora e fa svanire la bellezza, che chiede sempre spiegazioni e non dà niente, serve coltivare tutto questo, senza pause. E serve scrivere poesie, per come la vedo io. Dicevo a un’amica che io scrivo per il tempo di chi legge, che non tornerà più; scrivo per raccontare e per la dignità di chi mi sta a sentire; scrivo perchè sono di passaggio e le cose che vedo mi spaccano a metà, l’intensità del mondo che mi spezza e alla quale non rinuncerei. E so che siamo in tantǝ. Polpette randage è nato come un flusso, poi si è diramato naturalmente in sezioni poco formali e definite, particolarmente disordinate e compensate dal senso e dall’affetto. Sezioni che compaiono solo nella versione cartacea del libro: in questa digitale, invece, troverete il pensiero originale dietro la raccolta.
Cercherò di non dilungarmi troppo, ma un’ultima cosa vorrei dirla. A moltǝ capita di scrivere pensando a qualcosa o qualcunǝ, perciò non mi sento particolarmente originale nell’ammettere che anche a me succede lo stesso. L’ho già detto: sono fortunata e lo so. Talmente fortunata da poter dire al mio poeta preferito che gli voglio bene tutte le volte che voglio, perchè è una persona viva che posso abbracciare davvero, che quando leggo quello che scrive mi apre in due, sulla pancia mi fa i riccioli col cucchiaino, e glielo posso comunicare a tre passi dal viso. Ai miei occhi e alla mia anima questo ha dell’incredibile già così, senza andare oltre. A scuola ci insegnano che è più importante amare poetǝ mortǝ, come se valessero più di noi che siamo qui ora. Io a queste cose non credo del tutto, fatemelo dire: ci sono molte grandezze da poter misurare, ognuna col proprio strumento. Al mio poeta vivo preferito dedico molte cose di parole e di pelle che vengono