Pagine Nere di una Profezia Paradossale
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About this ebook
Francis Giacchetta ci porta nel cuore del proibito, dando vita ad una storia ricca di colpi di scena, dettagli macabri e scenari agghiaccianti, dove ogni pagina è un pezzo di un puzzle da comporre, per scoprire la verità e per uscire dal labirinto dell’ignoto, senza dimenticare però che bisogna stare molto attenti a quello che desideriamo…
Di origini brasiliane da parte di madre, Francis Giacchetta ha vissuto parte della sua infanzia in Brasile, cosa che gli fece scordare frangenti della sua stessa lingua. Ed è stato proprio il suo imparare nuovamente l’italiano che lo ha avvicinato al mondo della letteratura, in particolar modo alla poesia. Purtroppo la sua passione passò in secondo piano negli anni a causa del suo lavoro, il cuoco; grazie a quest’ultimo ha potuto viaggiare gran parte d’Europa senza però sentirsi mai realmente appagato. Quindi dopo anni di viaggi ha deciso di tornare a casa per concentrarsi sul suo manoscritto. Sin da quando aveva dodici anni è appassionato di “Giochi di Ruolo” ed è proprio grazie a questo se oggi esiste il suo manoscritto. Aveva la storia, eppure gli mancavano dei protagonisti. Quindi ha deciso di sottoporre la sua trama sotto forma di gioco attorno ad un tavolo, in modo da poter rendere i suoi protagonisti imprevedibili perfino a lui. Queste le sue parole in proposito: “È stato un meraviglioso esperimento teatrale durato ben quattro anni. Spero vivamente d’incantare qualcuno con i miei racconti, essendo questa prima opera solo la punta di un iceberg enorme”.
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Pagine Nere di una Profezia Paradossale - Francis Giacchetta
Francis Giacchetta
Pagine Nere di una Profezia Paradossale
© 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-5469-3
I edizione marzo 2022
Finito di stampare nel mese di marzo 2022
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
In copertina: illustrazione di Serena Colombo.
Pagine Nere di una Profezia Paradossale
"In tutti gli Universi possibili l'uomo si è macchiato del peccato più grave nei confronti del Creatore.
Allora Dio, dall'alto della propria bontà, pur di non punirci ha preferito dimenticarsi di noi.
Ma l'uomo, munito di libero arbitrio, non ha dimenticato Nostro Signore e quindi ha continuato a pregare.
Qual cos'altro ha udito le nostre preghiere...
e quel qualcosa sta arrivando."
Grigorij Efimovic Rasputin, 25 Giugno, 1914
Capitolo I
Frammenti
Cronaca di un tempo Futuro
Il Pittore
1.0
Potrei raccontarti tutto qui ed ora, ma non avrebbe senso. Non permettere che la Sua Mano ti sfiori il volto o che l’Occhio di suo fratello guardi attraverso i tuoi.
I racconti che seguiranno altro non sono che nere pagine d’una profezia paradossale, ricordi rapiti dal tempo, imprigionati chissà dove. La vera storia dell’umanità, oscurata da architetti millenari in grado di modellare il cosmo. Ma il Duo non aveva considerato che io, con questi occhi, ho visto là dove nessuno sguardo è mai arrivato. Per questo ho deciso di lasciare, oltre alle mie opere, questo manoscritto dove descrivo tutto ciò che è accaduto, accade e accadrà.
Tutto deve avvenire come predetto o nulla potrà procedere come deciso.
L’ironia della sorte ha voluto che non fossi io il protagonista di questa storia, ma solo uno spettatore distante.
«Hanno suonato alla porta, che sia venuto a riscuotere personalmente la XIII?».
Egmund Obey, 5000 anni dallo squarcio
U-n-bra-2191
Ora legale 00’16
1
Duca Guglielmo Spada Luce II, 1911, Yucanta, Messico
Venti anni di ricerca. Venti anni di ricerca mi hanno finalmente portato al suo ritrovamento.
Il tempo, tiranno persino con la roccia, sembra aver ignorato questa piccola vittoria scintillante ormai da millenni. Un oggetto così piccolo è stato in grado di alimentare nelle nostre menti fede, fanatismo, dolore. Tutto finisce oggi dopo tanto, troppo tempo. Infine torna fra le nostre mani Borislav.
Non vedo l’ora di rivederti mio caro e di mostrarti ciò che per secoli le nostre casate temevano perduto per sempre. Spero che Monica stia bene, dille che non vedo l’ora di riabbracciarla e che presto la villa sarà completata, così da poter star di nuovo assieme.
Ti saluto caro Borislav, e che gli oceani che ci dividono possano rafforzarci nel Suo Nome
Il tuo padrone, il tuo servo, tuo fratello, Guglielmo
Era la giornata ideale per stare al Sole. Un vento aprilino muoveva lento le foglie dei ulivi del giardino che dava sulla scogliera, mentre pigri raggi iniziavano a puntigliarsi fra i rami degli alberi, andando a creare un delizioso gioco di luce ombra sul prato brinato. Chiunque avrebbe detto che quella era senza ombra di dubbio una splendida mattina, o almeno, lo era per Guglielmo. Il Duca era incantato dalla bellezza dei suoi nuovi possedimenti. Era giunto alla conclusione, inebriato dal circondario, che era proprio qua che voleva invecchiare, circondato da nipoti amabili. Era un pensiero sciocco vista l’età dell’uomo, ma non lo disturbava affatto. In fin dei conti erano passati diversi anni dalla sua partenza, e ora che finalmente era tornato si meritava il dovuto riposo, si diceva fra sé e sé. Sei anni, per sei lunghi anni aveva vagabondato, trascinato qua e là dalle correnti del Mondo, cercando chissà cosa. Le sue ricerche lo avevano portato praticamente ovunque: dai romantici e raffinati ambienti francesi al freddo scalpitante della tundra, dai misteriosi templi asiatici al classicismo di quelli greci, dal Nord Africa fino alle Americhe. E proprio quando aveva perso ogni speranza su sé stesso trovò una traccia... il Messico. Là ci rimase per tre anni e dopo tutte le pene, gli investimenti di ogni tipo e la consapevolezza di essere in balia della solitudine, ne era uscito trionfante. Eppure, malgrado la vittoria, non era soddisfatto. Ciò che aveva rinvenuto assieme al tesoro gli aveva fatto capire che era soltanto l’inizio. Riusciva persino ora a sentirne il bisbiglio....
Fu la voce della governante alla richiesta se il Duca desiderasse altro the ad interrompere quel fiume scrosciante di pensieri. Tornato al presente con un sobbalzo sul posto si affrettò a chiederle.
«Signorina Giada, sa dirmi se per caso Monica sia sveglia? Sarei lieto che la portaste da me». Non era mai stato bravo ad ordinare alla gente, anche se spesso la sua posizione gli dava pieno potere per farlo.
«Vado a controllare subito Duca», rispose amabilmente la governante. Dopo una ventina di minuti ecco affacciarsi nuovamente la donna nel giardino, spingendo con le dovute precauzioni una sedia a rotelle. I lunghi capelli rossi cadevano armoniosi sulle spalle della ragazza, disegnando piccole onde attorno al volto, addolcendone la serietà. Unica, non esistevano altre parole per descriverne la bellezza. Ora, ottenebrata in parte dal porticato, fissava silenziosa l’uomo. Lo squadrava con grandi occhi curiosi, come se quel verde intenso stesse cercando di capire un qualcosa di fantastico, un qualcosa di mai visto, una formula importante scritta nell’aria. Nel mentre Guglielmo si era alzato dalla sedia in modo impacciato, urtando il tavolino e rovesciando il the. Nel vedere la scena, sul volto della bambina iniziò a farsi strada un gran sorriso, che spazzò via quell’aria seriosa che non gli apparteneva affatto.
«Buongiorno Padre!», quasi strillò alla vista di Guglielmo al culmine del proprio sorriso.
«Buon... buongiorno Piccola Monica», borbottò il Duca vestendo un ruolo al quale era poco abituato. In fin dei conti era dal suo secondo compleanno che il nobile si era messo in viaggio. E ora eccola davanti a lui dopo tutti quei anni, non aveva idea di come comportarsi. Il sangue gli era gelato nelle vene, tramutandolo in statua. Il silenzio scese fra i due e i pochi passi che li divideva sembravano diventati una distanza infinita. Ma lei, ignara delle difficoltà del padre, prosegui sorridendo timidamente:
«Sei più bello che in foto Papà, anche se pensavo fossi più alto», Guglielmo si fiondò sulla fanciulla e la abbracciò forte, come non faceva da anni, come non lo aveva mai fatto con nessuno in tutta la sua vita.
«Se continui cosi soffocherò», disse con voce dolce al padre, «non ti lascerò mai più», le rispose lui fra un singhiozzo e l’altro mentre le baciava la fronte.
«Ci lasci soli, si prenda la giornata per sé», disse rivolto alla governante, che già si stava congedando.
«Devi raccontarmi tutto, sono curiosa dei tuoi viaggi. Lo Zio mi ha detto qualcosa dalle lettere, ma voglio sentire da te».
«Certo principessa, tutto quello che vuoi. Ora siamo di nuovo insieme e ti prometto che non me ne andrò mai più senza di te», gli giurò mentre le accarezzava la guancia. Mancavano ancora un paio di settimane all’inaugurazione della villa. Aveva tempo finalmente e lo aveva per lei, poteva finalmente stare con sua figlia. Indubbiamente quella era una splendida mattina...
2
«Farei tutto ciò che è in mio potere, principessa, per strappati un sorriso. Se solo tu lo chiedessi allungherei le mie mani fino in cielo e ti coglierei la stella più lucente, solo per farti brillare più di quanto tu non faccia già. Aprirei i mari per raggiungere il centro della Terra per usarlo come fucina per forgiarti il più splendido dei gioielli. Scavalcherei l’orizzonte per farti avere il fiore più bello, solo per strappare un tuo bacio principessa. E se mai verrà il buio a prenderti io sarò là, sarò la tua spada di luce contro la tenebra, pronto a difenderti sempre, e per sempre».
Non si era neppure reso conto che Monica era già caduta in un sonno profondo. Le accarezzò ancora la fronte e rimase qualche attimo a guardala, fantasticando su cosa sognasse la figlia. Poi, una volta certo che il sonno l’avesse rapita completamente, si avviò verso la biblioteca. Là si riempì con cura la pipa con i tabacchi dei propri campi mentre osservava il fioco Sole