Mi racconto per te: Il valore delle storie di vita
By AA.VV. and Antonella Simona D'Aulerio
()
About this ebook
Prefazione di Serena Grandi
Gli autori e le autrici di questa antologia hanno aperto il loro cuore e raccontato episodi importanti della loro vita. Si sono fatti delle domande e le rivolgono anche a te. Domande per comprendere se stessi e gli altri, per superare degli ostacoli, per migliorarsi attraverso l’analisi di ciò che si scrive e di ciò che si legge. Alcuni hanno trovato delle risposte, suggeriscono una strada da seguire. Altri cercano ancora. Esperienze di vita che diventano guida e incoraggiamento, ma anche spunti di riflessione.
Comincia da dove hai iniziato.
Non fartelo raccontare, ma raccontalo!
Dopo la pubblicazione nel 2019 del libro La mia resilienza in un corpo morbido e nel 2020 dell’antologia Dillo a Curvy Pride, continua la collaborazione della Giraldi Editore con l’associazione Curvy Pride, da sempre impegnata nella battaglia contro il pregiudizio e il bullismo, promotrice di una pluralità della bellezza e dell’essere, considera la scrittura espressiva strumento privilegiato di autoanalisi e promuove questo strumento come controtendenza in un mondo dove velocità e difficoltà di riflessione impediscono agli esseri umani di fermarsi a guardare se stessi, conoscersi, amarsi. L’obiettivo è quello di valorizzare ogni storia di vita poiché l’esperienza di uno possa diventare un faro nella vita di un’altra persona.
Il libro contiene delle pagine dove tu potrai scrivere di te, per un dialogo con te stesso oppure per raccontare qualcosa di mai confessato o di speciale alla persona a cui lo regalerai.
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Mi racconto per te - AA.VV.
AA. VV.
MI RACCONTO PER TE
il valore delle storie di vita
a cura di
Antonella Simona D’Aulerio
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati.
commerciale@giraldieditore.it
info@giraldieditore.it
www.giraldieditore.it
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ISBN 978-88-6155-910-3
Proprietà letteraria riservata
© Giraldi Editore, 2022
Illustrazione di copertina di: Emily Casagrande
Edizione digitale realizzata da Fotoincisa BiCo
A te.
PREFAZIONE
di Serena Grandi
La sincerità e la schiettezza mi hanno sempre contraddistinta. Sostengo con fermezza l’importanza di raccontarsi senza filtri. Per questo motivo ho accettato con entusiasmo di scrivere la prefazione di questa antologia con tutti i tesori che essa contiene.
Ho sempre combattuto i pregiudizi e lottato contro gli stereotipi per affermare il sacrosanto diritto di essere se stessi. Il diritto di vivere la propria vita giocando con le mille sfaccettature del nostro io, senza farsi ostacolare da chi giudica senza conoscere e senza la volontà di guardare all’altro con mente aperta. Non mi sono mai nascosta. Ho sempre raccontato con estrema naturalezza i miei successi, le mie vittorie e, anche, le mie sconfitte, le mie paure e le mie fragilità.
Ogni racconto di questo libro mi ha regalato qualcosa. Alcuni mi hanno intristito, come madre, per quanto dolore si può infliggere al proprio figlio quando non si accetta la sua identità, quando ci si trincera dietro un finto perbenismo, per la paura di essere giudicati e derisi. Quanta ipocrisia c’è nel mondo.
Mio figlio Edoardo, l’amore della mia vita, è omosessuale. Non è un vanto, non è una colpa. È lui. Come io sono Serena. La paura di molti giovani, ma, purtroppo, anche degli adulti, di vivere nella naturalezza del proprio sentire li porta ad affrontare atroci sofferenze che si uniscono agli insulti e alle violenze di una parte della nostra società che non riesce a evolvere. Leggere di genitori ostili ai propri figli, che gli impongono l’omertà sulla propria identità sessuale è quanto di più lontano dal mio modo di pensare e di agire, è quanto di più abbietto una madre possa attuare. L’amore più grande è quello che non giudica, ma accoglie.
Libertà!
Libertà di essere se stessi.
E la libertà si conquista con il coraggio di esporsi, di dichiarare chi siamo, di raccontarsi.
Ci sono altri racconti che hanno toccato alcune mie corde, purtroppo scoperte e sensibili, come il rapporto con il proprio corpo. Da ragazza ho avuto un rapporto equilibrato con la mia esteriorità, la mia personalità, la mia femminilità. Pur convivendo con alti e bassi e con la malinconia che regna nel cuore di un artista, la mia allegria e la mia sfrontatezza mi hanno permesso di vivere appieno le emozioni che la vita sa regalare. Non sono stata vittima di bullismo per le mie forme generose, in fondo in fondo mi rendevano… Serena!
Adesso è tutto diverso. Non mi sento affatto a mio agio. Non nascondo il mio corpo, ma non lo amo più profondamente come prima. Mi trovo a vivere in un involucro martoriato per colpa della chirurgia estetica e della malasanità. Mia mamma è sempre stata contraria a questo tipo di intervento, io invece mi sono fatta convincere di non poterne fare a meno. Adesso, dopo tutto quello che ho patito, non riesco a guardarmi allo specchio. Ho eliminato tutte le superfici riflettenti in ogni dove. Vivo un forte malessere e non so se riuscirò a fare pace con il mio corpo. Ma è giusto dirlo. È giusto dichiarare che si soffre, che si sta male, che si piange. È giusto raccontare!
Alcuni affermano che è sinonimo di superficialità dare all’esteriorità un peso così importante nella propria vita. È vero, invece, il contrario. Trovare un equilibrio tra ciò che siamo fuori e ciò che siamo dentro è la ricerca più saggia che un essere umano possa fare. Nel momento in cui il corpo e l’anima riescono a dialogare con dolcezza, rispetto e amore, si riesce a godere anche delle piccole e grandi cose della vita, come uscire per un aperitivo con le amiche, candidarsi per un progetto lavorativo, aprire il proprio cuore a un nuovo amore.
Anche la malattia è stata parte integrante della mia vita. Mi è stato diagnosticato un tumore. Non mi dilungo sulle vicende di malasanità di cui sono stata protagonista passiva e indifesa, mi soffermo, invece su come la malattia ti cambia. Me lo disse il mio amico Alfonso Signorini: La malattia ti cambierà
e io, lì per lì, non gli ho creduto. Invece sono cambiata. Molto. Sono diventata un’altra Serena.
Non mi sono mai sottratta alla vita. Né di fronte al tumore e nemmeno quando, da piccolissima, ho subito molestie. Neanche quando, per la mia popolarità, sono stata esposta a calunnie. Mi sono sempre rialzata con forza e… leggerezza. Ho sempre vissuto con leggerezza, superando i dolori e le difficoltà o, meglio, lasciandoli indietro.
Il mio motto è Turn the page: gira pagina!
Cambia anche tu pagina quando ti rendi conto che la sofferenza sta opprimendo il tuo cuore. Liberati dai falsi amici e dalle etichette che ci vengono attribuite come marchi a fuoco vivo sulla pelle.
Rigenerati con l’energia positiva che la vita sa offrire.
Io mi sono raccontata per te, gli autori si sono raccontati per te.
Adesso sei tu che devi raccontarti per qualcun altro.
Anche fosse solo per te stesso.
Serena Grandi
Attrice e autrice del libro
Serena a tutti i costi. Lettere di una vita mai inviate
(Giraldi Editore, 2021)
INTRODUZIONE
di Catia Proietti
Scrivi che ti passa, ovvero il valore della scrittura espressiva
Fermatevi un momento a riflettere. Guardate la vostra giornata con attenzione. Vi alzate la mattina e fate colazione ascoltando le notizie del telegiornale. Si tratta di storie. Vi vestite, accendendo la radio, e rimandano quella canzone che vi piace tanto in cui Anna, stella di periferia, e Marco, lupo di periferia, volevano fuggire, ma si sono trovati e ora, insieme, cercano la strada per le stelle. Si tratta di una storia. Nel rincasare siete in ascensore con la vicina che vi racconta la lite con una collega, mentre voi fremete al pensiero dei nuovi episodi della vostra serie preferita appena usciti. Storie. Vibriamo di emozione per le vicissitudini del protagonista in un film e ascoltiamo, trepidanti, i racconti dei nostri figli. Siamo immersi nella narrazione dal momento in cui apriamo gli occhi la mattina al momento in cui andiamo a dormire la sera.
Eppure non ci percepiamo come i protagonisti della storia più bella che potremmo narrare, ossia la nostra. Spesso ci lasciamo vivere, guardiamo e soffriamo per le storie degli altri, ma lasciamo che la vita scivoli via, senza comprendere che noi ne siamo il motore e che la sfida è proprio nella consapevolezza del vivere. Distratti dalla tecnologia, assidui frequentatori dei social media, abbiamo perso l’abitudine alla scrittura espressiva. Non ci fermiamo più a riflettere scrivendo. Non narriamo più le nostre vicissitudini su un diario. Nei secoli passati l’uso del diario personale consentiva alle persone di fermare i propri pensieri, riflettere, valutare i giorni trascorsi e progettarne di nuovi alla luce delle esperienze vissute. Si tracciava sul foglio bianco un percorso di consapevolezza e di crescita che poteva rimanere privato o poteva essere condiviso. Diari noti come quello di Anna Frank, di Primo Levi, Emilio Gadda, gli appunti raccolti in Il mestiere di vivere di Cesare Pavese, e molto prima i diari di navigazione di Cristoforo Colombo, sono un vero regalo all’umanità: fissano i pensieri, le sensazioni, le dissonanze di epoche che non vivremo mai, ma che narrano l’evolversi di culture e l’inquietudine del singolo che cerca la sua collocazione all’interno di una collettività da cui spesso non viene riconosciuto o che non riconosce. Esperienze di vita che diventano guida e incoraggiamento per chi legge. Questo è il senso profondo della scrittura espressiva.
Duccio Demetrio¹ definisce l’autobiografia come una scrittura generosa
: scrivendo, noi ci prendiamo cura della nostra storia, dei luoghi che abbiamo amato, delle persone per noi importanti, coloro che ci hanno reso felici, coloro che ci hanno fatto crescere, ma anche coloro che sono state un ostacolo da superare nel cammino verso la crescita personale. Non dobbiamo dimenticare che l’individuo si forma nella relazione. Si vede riflesso nello sguardo dei genitori che lo crescono, degli insegnanti, dei compagni di scuola, rapporti importanti che, inevitabilmente, condizioneranno il suo approccio alle relazioni future.
Scrivere, di noi e per noi, significa concedere un tempo prezioso alla riflessione all’interno di giornate frenetiche di cui spesso perdiamo il controllo. Un tempo in cui rileggiamo la nostra esperienza, la guardiamo da una nuova angolazione, osserviamo le nostre reazioni, impariamo a calibrare le nostre emozioni e a non esserne travolti. Un tempo rallentato in cui ci concediamo di guardarci. Ecco, scrivere di noi stessi è un modo per imparare ad amarci di più, a conoscerci, è una possibilità di crescita se siamo disposti a metterci in discussione e a guardare senza filtri il mondo intorno a noi.
In quest’ottica non è importante che la scrittura sia letteratura, importante è che ci sia narrazione di sé che diventi testimonianza e che sia ponte verso gli altri. Scrivendo, io lavoro su me stessa, affondo le radici in terra, scavo, analizzo, assorbo, scopro di avere dei sogni, scopro che posso piacermi e che sono la protagonista del mio film. Quale titolo darei alla vita che sto vivendo? In questo fare, pensiero tradotto nel gesto della scrittura, cresce la mia autostima e cresce la mia consapevolezza in quanto essere umano appartenente a una collettività a cui desidero raccontare e con cui voglio dialogare.
L’associazione Curvy Pride, da sempre impegnata nella battaglia contro il pregiudizio e il bullismo, promotrice di una pluralità della bellezza e dell’essere, considera la scrittura espressiva strumento privilegiato di autoanalisi e promuove questo strumento come controtendenza in un mondo dove velocità e difficoltà di riflessione impediscono alle persone di fermarsi a guardare se stesse, conoscersi e amarsi. Un approccio metodologico che offre a chi lo sperimenta la possibilità di riflettere sulle cose che si stanno facendo e di apprendere da esse, permette di accrescere le capacità auto-riflessive, di offrire ascolto alle proprie emozioni e di osservare e analizzare le proprie modalità cognitive e procedurali
.²
L’obiettivo dell’associazione Curvy Pride è quello di valorizzare ogni storia di vita poiché l’esperienza di uno possa diventare un faro nella vita di un’altra persona.
Scrittrice e responsabile
del Progetto Scrittura di Curvy Pride – APS
NOTA DELLA CURATRICE
di Antonella Simona D’Aulerio
Questo libro è per te.
Per te che hai deciso di affacciarti alle finestre di tante vite e, scrutandole, aprirai il tuo animo alle emozioni di chi vuole regalarti i suoi ricordi più toccanti, le sue più intime paure, i suoi forti dolori e le sue incredibili vittorie.
A te ho pensato quando, con la casa editrice Giraldi Editore e in collaborazione con l’associazione Curvy Pride – APS, si è deciso di aprire un nuovo contest letterario che permettesse alle persone di raccontarsi, in assoluta libertà.
Perché raccontarsi è importante?
Immergersi nei propri ricordi, analizzarli, farli risalire in superficie e lasciarli illuminare dalla luce del sole permette a te che scrivi di liberare le tue emozioni e a te che leggi di riflettere e guardare gli ostacoli della vita attraverso gli occhi degli altri.
Ogni autore ha scelto in totale libertà cosa raccontarti. Senza limiti imposti da altri, ha cercato nella sua esistenza quell’esperienza, quell’emozione, quella sofferenza che ha ritenuto tu dovessi conoscere e, conoscendo, cercare di comprendere al di là di ideologie e convinzioni, personali o collettive.
La libertà la troverai anche negli stili letterari utilizzati, nelle espressioni, nei modi di dire e nelle cadenze, nella costruzione del racconto e nel lessico. Parole ricercate, parole semplici, frasi articolate, frasi brevi e concise, ma tutte dense di emozione e verità. Troverai storie raccontante da scrittori, che hanno già pubblicato propri libri, e da persone che mai avrebbero immaginato di veder pubblicato un proprio scritto. Di una cosa devi essere certo: ogni autore si è raccontato per te con sincerità e grande coraggio.
Come si legge questo libro?
Nel curarlo
(in tutti i sensi!) pensavo a quali consigli darti per apprezzarlo al meglio.
Il primo è sicuramente quello di approcciarti con mente aperta e libera da pregiudizi. Avrai tante finestre dove guardare. Ne aprirai una e ti meraviglierai di quanto la tua vita assomigli a quella dell’autore e, aprendone un’altra, sarai catapultato in un’altra realtà forse mille miglia lontana dal tuo modo di essere e di agire. So che non giudicherai, ma cercherai di immedesimarti in quella vita così diversa dalla tua e schiuderai la tua mente alle mille sfaccettature dell’umanità.
Il secondo è assaporare ogni singola storia, senza fretta. Non è necessario seguire la sequenza di racconti così come l’ho pensata io. Puoi, anche, farti consigliare dal caso. Prendi il libro tra le mani e, con dolcezza, aprilo seguendo il tuo istinto: quello sarò il racconto che è giusto che tu legga in quel determinato momento, quella la finestra nella quale sbirciare.
Il terzo è di leggere anche tra il bianco delle righe, ringraziando chi ha spalancato le persiane della sua intimità e ti ha permesso di entrare. Spogliati delle tue certezze e verità, ascolta quegli spazi bianchi e spingiti oltre le parole. Sarà un’esperienza incredibile, te lo assicuro.
Concludo con un ultimo consiglio. Prova a raccontarti anche tu.
In fondo all’antologia ti ho riservato uno spazio per aprirti.
Puoi scrivere di te. Per te. Puoi celare agli altri ciò che il tuo animo ti spinge a mettere nero su bianco. Sfoghi, emozioni, ricordi, desideri, racconti recenti o custoditi nell’antro più nascosto del tuo cuore.
Puoi anche aprirti per qualcun altro: un amico, una moglie, un collega, un figlio, una persona a te cara. Puoi dirgli ciò che non hai mai avuto il coraggio di confessare o condividere quell’episodio esilarante che vi lega da tutta la vita. E poi regalagli questo libro con tutto il tuo affetto. Si commuoverà, ne sono certa.
Questo libro è per te. Fanne buon uso!
Antonella Simona D’Aulerio
Socia fondatrice e direttivo Curvy Pride – APS
1
SI PUÒ FARE
Luigi Pistillo
Camminando nel buio della notte, in un gelido freddo invernale, la pelle scoperta del mio viso non sentiva le lame taglienti di quel freddo, ma nella mia anima il dolore di una ferita profonda per ciò che stavo passando non mi dava tregua.
Cosa faccio ora?