Vivi gli ecovillaggi d'Italia. Esperienze e soluzioni dalla vita comunitaria
By L. Olivieri and J. Tabanelli
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Vivi gli ecovillaggi d'Italia. Esperienze e soluzioni dalla vita comunitaria - L. Olivieri
PARTE PRIMA
Ispirazioni
CAPITOLO 0
Tra viaggi ed ecovillaggi
di Jacopo Tabanelli
Quando ci svegliammo il sole era sorto da poco, ma il cielo era già azzurrissimo e le montagne vegliavano su di noi. Più sotto, i campi rigogliosi della Valle Sacra risplendevano di bagliori argentati e dorati. Le piante di mais e quinoa ondeggiavano battute dalla brezza mattutina che ci entrava nelle narici e ci allargava i polmoni e il cuore.
Paul ci riunì in un tempietto che aveva costruito nel suo giardino, e iniziò a parlare con la sua voce profonda: Siamo qui, amici miei, perché queste tradizioni e questi antichi rituali ci hanno chiamati. Le nostre anime sono in connessione e si sono incontrate per aiutarsi, per crescere, per evolvere. Che le benedizioni scorrano abbondanti su di voi e possiate vivere una incredibile cerimonia
.
Ognuno scelse il suo angolo di paradiso nel giardino terrazzato di Paul. Io mi misi al sole e guardai Paul, con i suoi lunghi capelli argentati e il suo volto da maschera dell’arte, che con amorevolezza rispondeva alle domande di un ragazzo.
La brezza continuava a spirare e gli Apu, gli spiriti delle montagne, davanti a me iniziavano ad apparire e ad animarsi e pareva volessero comunicarmi qualcosa.
Il mio Spirito, come un condor, si librava alto sulla vallata, fluendo in armonia con tutti gli elementi del Cosmo, muovendosi velocemente sopra il fiume, sui campi, sui tetti delle casette, e poi in cima ai monti, attraverso le nuvole, fino al sole e alle galassie e poi di nuovo nel filo d’erba che avevo tra le mani, nei petali della rosa del giardino che mi amava e che esisteva per me.
Mi spostai all’interno della casa, nella saletta a semicerchio, ben illuminata da un’enorme vetrata, che dominava sulla pianura sottostante. Nel centro stava una sedia a dondolo sospesa dal soffitto. Mi feci cullare in quel bozzolo colorato di stoffe peruviane violacee e rosse.
Ecco, questo fu il momento in cui arrivò l’intuizione che tanta bellezza non poteva non essere condivisa, fu il momento in cui nacque Chakruna Way of Living. Era la fine di febbraio del 2015. Dopo una cerimonia sciamanica vissuta l’anno prima con il nostro maestro Italo Cillo Rishi a Malta, di notte, era arrivata una voce femminile che parlava alla mia parte più profonda, alla mia anima, e sussurrava: Vieni in Perù, vieni in Perù, ti aspetto
. E così, dopo aver condiviso questa chiamata con mia zia Simona Maria, con Lorenzo, con mio cugino Mike e gli altri amici, decidemmo di seguire pazzamente (ma il vero folle è chi ignora e reprime questi messaggi) questa chiamata. E così quel periodo, che ricordo così critico per la mia vita, ci stava preparando ad un viaggio iniziatico che avrebbe trasformato le nostre vite e le vite degli amici che avrebbero viaggiato con noi.
Il nome che arrivò fu Chakruna, una parola in lingua quechua, l’antica lingua del popolo Inka, che si compone del termine chaka, che significa ponte
, e runa, che è l’essere umano in connessione con la natura esteriore e la propria vera natura interiore.
La Chakruna è anche una pianta medicina, che attiva un’altra sacra pianta medicina. Senza la chakruna, non c’è attivazione. E così, il destino di questa Compagnia di Viaggi è di fare da ponte tra mondi diversi, di attivare nuove esperienze e consapevolezze.
Dal 2015 abbiamo iniziato a guidare tre gruppi all’anno in Perù, vivendo per alcuni periodi con gli sciamani e le comunità andine e amazzoniche e, nel 2017, abbiamo portato il Perù in Italia, grazie all’iniziativa del Biosalus Festival creata dagli amici visionari dell’Istituto di Medicina naturale di Urbino, Antimo ed Enrico Zazzeroni e Maria Assunta Bordon e tutto il loro staff. Abbiamo fatto arrivare a Urbino alcuni amici curanderos dalle Ande e lo chef peruviano Rafael Rodriguez, che ci ha estasiato e inebriato i sensi con i suoi piatti colorati, che uniscono i freschi frutti della selva con la ricca terra andina.
E proprio Urbino, che è anche la mia città natale, e posso dirlo con distacco e imparzialità essendomene andato a 18 anni per poi tornarci quando posso (con grande felicità), potrebbe essere la culla del Nuovo Umanesimo, dove riconcepire l’armonia tra l’essere umano, la natura e il Divino. Non è un caso che proprio a Urbino negli anni Settanta siano nate le prime esperienze del biologico in Italia, quando ancora di biologico nessuno parlava, grazie alla lungimiranza di Gino Girolomoni, che ha creato l’azienda Alce Nero, sogno portato avanti dai suoi figli Giovanni, Maria e Samuele con l’azienda Girolomoni.
All’interno di questa realtà agricola si facevano incontri con filosofi e pensatori e c’era un’idea di azienda biologica come comunità ed ecovillaggio.
Il 2017 è stato anche l’anno in cui, a una serie di difficoltà abbiamo risposto aprendoci a nuovi viaggi e a nuove collaborazioni. Abbiamo conosciuto la cara amica Vanessa Catta Solinas e poi Francesca Giovannini, che hanno iniziato a guidare i viaggi in Perù quando noi eravamo in altre parti del mondo, e poi abbiamo esplorato nuove zone, sempre connesse al Perù da una simile sacralità e potere spirituale, così fortemente trasformativo. Sono nati così i Viaggi in Thailandia e Cambogia con Dirk, in Tanzania con Jennifer, in Bosnia con Serena e poi a Bali e in Sudafrica. Il Perù ci aveva preparato al contatto con la vita comunitaria; giù nella valle Sacra a Pisac, nel paesino vicino a Cuzco dove avevamo posto la nostra base, abbiamo sperimentato la vita con la comunità internazionale che si prodiga per organizzare momenti di condivisione, kirtan e cerimonie del cacao.
E abbiamo frequentato con i gruppi di esploratori la Comunità spirituale della Sacred Valley Tribe, guidata dal Maestro Diego Palma, che ha costruito un ecovillaggio con graziose casette a forma di fungo vicino al Rio Urubamba.
L’America Latina è ricca di questi luoghi: in Costa Rica ho incontrato degli ecovillaggi dediti all’ecoturismo e alla permacultura, come Rancho delicioso, vicino a Santa Teresa, luogo fantastico anche per il surf.
È trasformante l’incontro con la vita comunitaria indigena, come è accaduto quando andavamo a trovare gli Amaru (parola che significa serpente
in lingua quechua), una popolazione andina che vive a 4200 metri di quota sopra la Valle Sacra. Nonostante il freddo notturno pungente, siamo rimasti ammaliati dal loro senso di solidarietà, dalla maestria nella tessitura a mano e dal rituale dedicato a Madre Terra.
Il curandero del villaggio ci fece poi la lettura delle foglie di coca, che vengono utilizzate come fossero tarocchi.
Non dimenticherò mai quel viso a forma di diamante, segnato da profonde rughe, che nella capanna alla flebile e tremolante luce della candela mutava come fosse quello di un serpente, ci parlava in quechua. Poi fece silenzio. Il traduttore parlò: Questi viaggi porteranno benedizioni a tante persone. Continuate così
. E così continuiamo, tra viaggi, ecovillaggi e Laboratori di Comunità, intraprendendo un nuovo cammino insieme con questo libro.
Dalla giungla al Belpaese
di Lorenzo Olivieri
Sono i primi giorni di giugno 2020, la mia quarantena nella giungla all’interno dell’ecovillaggio Kalu Yala di Panama è terminata, e mi trovo sull’aereo che mi sta portando a Milano. Sono stato costretto a tornare in Italia perché la situazione globale non mi ha permesso di tornare in Perù per continuare a gestire, insieme al caro amico e socio Jacopo, la Compagnia di Viaggi Mistici sulle Ande. Le emozioni nel mio cuore si alternano, tra la trepidazione del ritorno dai miei cari e la malinconia per la mancanza della natura selvaggia e la comunità di persone con cui ho vissuto. Mascherina e distanziamento sono i nuovi dettami sociali, anche nell’abitacolo dell’aereo. Guardo fuori e penso a questo mondo: non è più quello di prima.
Ora tutto è pervaso da un’atmosfera di paura. Negli occhi delle persone si vede il sospetto che hanno verso gli altri e sento che i cuori di ognuno si sono allontanati sempre di più.
È questo il mondo dove voglio vivere? Emozioni contrastanti si aprono nella mia mente guardando dal finestrino. Cosa farò una volta tornato? Queste domande rimangono senza risposta, lasciando spazio ad un profondo stato meditativo.
Appena uscito dall’aeroporto percepisco sulla pelle il calore leggero che ci ricorda la fine della primavera e l’imminente arrivo dell’estate italiana. È come quando termina un periodo della vita in cui la felicità si apre a una nuova emozione ancora più alta, a metà tra l’estasi e la noia. Penso che la prima cosa da fare sia quella di pubblicare il libro che ho scritto durante la mia quarantena nella giungla, ma c’è
un tassello mancante di cui non mi accorgo subito. Il tassello è lo stile di vita che ho vissuto in questi anni, ma soprattutto in questi tre mesi in comunità all’interno di un ecovillaggio: sono cambiato dentro e anche fuori, mi sono accorto che esiste uno stile di vita differente, più umano ed ecologico, basato sulla connessione con Madre Terra e con gli spiriti della natura. La vita in un piccolo ecovillaggio tra gli animali e la vegetazione ha accelerato dentro di me la nascita di nuove consapevolezze che molti potrebbero pensare utopia.
Appena tornato a Filottrano, dove vive la mia famiglia di origine, durante la prima notte passata in un letto, tra quattro mura, dopo tre mesi all’aperto nella giungla di Panama, mi trovo a riflettere sulla mia vita, e in particolare sulla nuova vita che mi attende.
Da circa dieci anni sono stato portato a vivere in maniera differente da come mi hanno insegnato la famiglia di nascita, la società e i mass media. Dal 2010 ho abbandonato una vita normale
e conosciuta per scegliere di far germogliare i talenti nascosti nella mia anima e realizzarli. Mi chiedo se anche qui in Italia esistano comunità che vivono in armonia con la natura, come accade in altre realtà che negli anni passati ho avuto l’opportunità di conoscere. Così, giorno dopo giorno, inizio insieme a Jacopo a ricontattare i miei amici italiani che hanno viaggiato con la Compagnia di Viaggi Mistici negli anni trascorsi, e ci troviamo ad approfondire stili di vita e tematiche che abbiamo iniziato a mettere in pratica in Perù, partendo dalla vita nelle piccole comunità locali, alle pratiche spirituali andine e amazzoniche.
Durante i primi giorni, le campagne marchigiane mi ricordano quanto differenti sono gli ecosistemi delle terre in cui ho vissuto negli anni passati. Già solo uscire di casa e vedere la dolce campagna marchigiana, al posto della rumorosa giungla di Panama, mi pone in un nuovo atteggiamento riguardo alla natura stessa che mi circonda. Qui, tra il verde dei campi italiani, il mio sistema nervoso si tranquillizza, mentre quando ero nella giungla di Panama i miei nervi erano sempre all’erta: dovevo fare attenzione agli esseri animali e vegetali che mi circondavano, perché con i miei movimenti potevo sia far del male a loro, sia a me stesso. Nell’ultimo periodo nella giungla, ho percepito che quel caos naturale che si vive a contatto con Madre Natura è un equilibrio divino che noi esseri umani non possiamo comprendere con le nostre menti, possiamo solo amarlo con il nostro cuore così com’è.
Quell’attenzione costante che avevo nella giungla si sta trasformando in un anelito di ricerca. Inizio a farmi delle domande. In particolare, mi chiedo con insistenza se esistano anche in Italia comunità che vivono in connessione e in armonia con l’ambiente naturale circostante.
Sono domande che scopro si sta facendo anche Jacopo, rimasto bloccato a Bali durante il lockdown, tra la giungla e le risaie stupende di Tegallalang.
Mi accorgo che lo stesso quesito arriva, come un’onda, anche dalle persone che incontriamo ogni giorno. Alcuni, inoltre, dopo il periodo di lockdown, esprimono la necessità di spostarsi all’aria aperta e di incontrare altre persone, in luoghi naturali.
Così, le prime conversazioni italiane sono tutte indirizzate verso un’estate di nuove scoperte ed esplorazioni. Ispirati dalle nostre esperienze, sulla bocca di tutti i nostri amici, colleghi ed esploratori che viaggiano con noi, c’è la parola ecovillaggi.
Che cosa sono questi luoghi? Dalla nostra esperienza e ricerca personale abbiamo scoperto che l’ecovillaggio è una collettività basata sulla sostenibilità ambientale e sulla vita in una comunità intenzionale. I princìpi base degli ecovillaggi che abbiamo visitato sono gli stessi che descrive l’ecologo e agronomo australiano David Holmgren (che ne è uno dei maggiori teorici):
• adesione volontaria dei partecipanti e condivisione dei princìpi fondanti che hanno dato vita alla comunità intenzionale;
• i nuclei abitativi vengono progettati per ridurre al minimo l’impatto ambientale ed essere più leggeri sul pianeta
;
• utilizzo di energie il più possibile rinnovabili;
• autosufficienza alimentare basata sulla permacultura o altre forme di agricoltura