Raccontando Urzulei
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About this ebook
In sommario le testimonianze orali di Ofelia Anedda, Cornelio Arba, Grazia Arba, Natale Arba, Giovanna Balisai, Alfredo Boi, Italia Cabiddu, Mariangela Cabiddu, Fortunato Cabras, Giovanna Cabras nota Ninetta, Giustina Cabras, Guido Carta, Carlo Angelo Congiu, Eliseo Fancello, Francescanna Fancello, Giovanna Fancello, Marcella Fancello, Maria Incrisse, Giovanna Loi, Angelina Lorrai, Battistina Lorrai, Luigi Marras, Rafaela Melis, Giorgia Mereu, Giuseppe Mereu, Barbara Mesina, Francescanna Mesina, Francesco Antonio Mesina, Quinto Mesina, Francesco Mulas, Maria Mulas vedova Carta, Maria Mulas vedova Lorrai, Palmira Murgia, Natale Murru, Ermelinda Piras, Silvia Piras, Giovanni Podda, Battistina Secci, Rosalia Secci, Silvio Secci, Mauro Serra, Rafaele Serra
Il presente e-book ripropone in versione digitale i contenuti del volume "Raccontando Urzulei" di Rosanna Agnese Mesina (Editoriale Documenta, 2021, Isbn 978-88-6454-425-0), ad esclusione del repertorio fotografico.
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Book preview
Raccontando Urzulei - Rosanna Agnese Mesina
Rosanna Agnese Mesina
Raccontando Urzulei
ISBN: 978-88-6454-450-2
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
https://writeapp.io
Indice
Prefazione
Nota editoriale
Introduzione
Il paese
La casa nel vicinato di Gaduddai
I corsi d’acqua
La prigionia in America di Giovanni Antonio Murru
In periodo di guerra
Vita difficile in tempo di guerra
Il lavoro del pastore nell’ovile
Il doppio lavoro
La transumanza
Il giogo di buoi
L’orzo
Le vidazzoni
Su piccaprederi
La storica bottega
I ciocchi di erica
Pastore sin da bambino
Lavorare sin da piccoli
Una bambina giudiziosa
Le prime responsabilità
I doveri quotidiani
Dal grano al pane
Sa frìgula
Sa cotta
Sa frue
Su pane pintau
La macellazione del maiale
Su mannale
Su sàmbene de porcu
Sa lissia
L’uncinetto e il ricamo
Su fattorgiu, la lavorazione dell’asfodelo
Il legno di ontano
I dolci
Su lande de iliche
Os culurgiones
Cibi poveri
As tìppulas
Sa ’eladina
Il caffè di ghiande e orzo
Sa fae chin lardu o concu
San Giorgio
Le feste religiose
La festa di San Basilio a Villanova
Dalla Quaresima alla Pasqua
Il fidanzamento e su paralimpiu
Il fidanzamento e il matrimonio
L’istruzione religiosa
Il catechismo e la Prima comunione
Il catechismo
Il lutto
Gli abiti del lutto
Ricordi di infanzia
A Biduculai
Ricordi di infanzia nel vicinato di Sant’Antonio
La mia infanzia in campagna
La scuola
I miei brevi studi
Casticheddu, casticheddu!
A scuola con imbarazzo
Il sesto anno obbligatorio
L’amore per la scuola
Un’ottima memoria
Cantu di fae’ custu?
La scuola in epoca fascista
La mia breve carriera scolastica
La scuola e i giochi
I giochi
Passatempi
S’ogru malu e su precantu
S’accapiu
Sa ’entosa
La puntura dell’argia
Geo nedd’accollo
Tradizioni di San Giovanni
La superstizione
Os bobois de toni
La vita a Codula
Quando la vita era più bella
Il servizio militare
La gonnellina di lana
La morte di mamma
La vita in cantoniera
La giornata tipica di mia madre
Una giornata in libertà
Ricordi di vita
La mia nuova vita
Dalla Toscana alla Germania
La mia famiglia
Il mio cane Carbone
L’abito tradizionale maschile
Su pannuciu e s’antalena del costume sardo
L’abito tradizionale femminile
Piccola massaia
San Giorgio di Suelli
Differenze
I consigli di mio nonno
La copiosa nevicata
Le preghiere
Duru duru duru duru
Coricheddu coro amau
I colori degli animali
Nomi di animali
© EDITORIALE DOCUMENTA
www.editorialedocumenta.it
in copertina
Ritratto di Giovanna Fancello e Graziano Erittu
Proprietà letteraria riservata
Prima edizione ebook: febbraio 2022
ISBN 978-88-6454-450-2
Prefazione
Racconti come immagini, ricordi come ritratti, storie come schegge di vita di un tempo perduto che rivive nelle testimonianze documentali, ora intense e vibranti, ora flebili e periture, degli abitanti di Urzulei, protagonisti di un'antologia di pensieri sulla storia sociale ed economica del paese all'alba del Novecento. Brani vergati di seppia per riecheggiare, sul filo di una memoria divenuta storia, uno spaccato di vita comunitaria, sospesa tra racconto e fantasia, mito e leggenda, all'ombra di un passato che è nostalgia, malinconia, tormento, ma anche inviolabile eredità storica e spirituale, da custodire e tutelare.
Nota editoriale
Il presente e-book ripropone in versione digitale i contenuti del volume Raccontando Urzulei
di Rosanna Agnese Mesina (Cargeghe, Editoriale Documenta, 2021, Isbn 978-88-6454-425-0), ad esclusione del repertorio fotografico.
Il volume raccoglie una selezione di testimonianze orali di abitanti di Urzulei. I testi, trascrizione di interviste realizzate sul campo nell’arco temporale intercorrente tra i mesi di aprile 2019 e luglio 2021, riportano il contenuto dei documenti orali originali con larga fedeltà alle forme sintattiche e semantiche adottate dagli informatori.
A mio padre
A mio padrino
Introduzione
«Sai, figliolo, continuò, hai voglia di raccontare i tuoi ricordi agli altri, quelli stanno a sentire il tuo racconto e magari capiscono tutto anche nelle minime sfumature, ma quel ricordo resta tuo e solo tuo, non diventa un ricordo altrui perché lo hai raccontato agli altri, i ricordi si raccontano, ma non si trasmettono».
Antonio Tabucchi
Raccontando Urzulei è un volume che nasce grazie all’adesione al progetto Raccontando
promosso dalla Biblioteca di Sardegna, e grazie soprattutto alle persone che lo hanno reso possibile: i miei compaesani che si sono raccontati e hanno voluto condividere le proprie esperienze.
Poter far parte di questo progetto è stato considerato da me un’importante opportunità per offrire la possibilità, soprattutto alle nuove generazioni, di poter avere, attraverso diverse voci narranti, un piccolo quadro di quella che era la vita ad Urzulei nei primi sessant’anni dell’ormai secolo scorso. Le memorie raccolte in queste pagine parlano di infanzia, giochi, scuola, cibo, lavoro, tradizioni, guerra ed altro ancora. Eventi che confrontati con la vita odierna, frettolosa e digitalizzata, sembrano riferirsi ad un passato molto remoto, vecchio e antico per dirla con le parole dei bambini di oggi. Mettere nero su bianco un passato altrimenti destinato all’oblio permette di prendere consapevolezza che il mondo corre velocemente anche in piccole realtà come il nostro paese. E questo correre, questo fluire veloce della vita, non consente di fermarsi a ricordare, a condividere la vita passata con le nuove generazioni, maggiormente rivolte al futuro attraverso l’uso di cellulari ai quali è assegnato anche il compito di fungere da memoria attraverso scatti frettolosi che tolgono il gusto del presente.
Incidere con l’inchiostro i fatti della propria vita permette di conservarne il ricordo e preservarlo dall’oblio, proprio come dice il proverbio latino Verba volant, scripta manent. Solamente scrivendo si possono rendere eterne le cose e si può impedire che il passaggio di bocca in bocca alteri i racconti con i contributi personali o con dimenticanze e omissioni. Sfogliare le pagine permette di tornare tutte le volte che si vuole a visitare quel ricordo, a immaginarlo, a riviverlo.
Il valore di questo volume è proprio questo: conservare per i posteri memorie che andrebbero perdute, memorie sollecitate durante una serie di interviste che hanno avuto luogo dal mese di aprile del 2019 sino a luglio del 2021. In quest’arco di tempo ho avuto modo di ascoltare diverse persone del paese che senza indugio hanno accettato di condividere i propri ricordi ed esperienze. Nella prima giornata, il 4 aprile 2019, le interviste hanno avuto luogo nei locali comunali, realizzate in quell'occasione con l’ausilio di una collega di Perdasdefogu, Alessia Corbeddu, alla quale va il mio ringraziamento.
Un’operazione semplice e lineare, si potrebbe pensare, ma in realtà così non è stato.
Illustrato il valore e il senso di questo progetto, è stato fondamentale mettere a proprio agio le persone, i miei informatori orali, non tutti disinvolti nel parlare di sé: alcuni hanno avuto bisogno di superare la timidezza, altri la paura che il proprio ricordo non avesse valore o che potesse essere poco interessante.
Gli argomenti trattati sono stati diversi, e a volte ricordare ha significato riaprire ferite dolorose riferite a lutti, alla perdita di persone care o all’affrontare situazioni difficili, ma la tempra forgiata dalle vicissitudini ha avuto la meglio, tanto da poter far andare avanti le nostre chiacchierate anche per ore, poiché il piacere di essere ascoltati da qualcuno che ne nutriva un vero interesse era più forte della timidezza e della titubanza iniziale. Ascoltare è l’essenza della vita e scrivere bene ciò che si è ascoltato è la ricompensa per chi ha condiviso il ricordo: un dono prezioso per la società, in questo caso la comunità di Urzulei.
Nell’ascoltare queste persone mi sono resa conto che i loro ricordi non sono solo un elenco di azioni e gesti, ma soprattutto emozioni: sono intrisi di sentimenti di gioia e amicizia, dolore e tristezza, attraversati da profumi e sensazioni.
Ascoltare e cogliere la luce negli occhi di chi mi parlava mi ha permesso di vedere
quel mondo raccontato, di conoscerlo
in maniera semplice ma intensa, sentendo ricorrere ad ogni intervista frasi come «Tutto era più bello», «Ci volevamo bene», «Eravamo poveri ma felici», «Ci aiutavamo a vicenda»: espressioni che sono lo specchio di una genuina nostalgia di valori sani e sinceri, di legami e affetti cari.
L’unica cosa per cui non sia stata espressa nostalgia è la fame. Quella no. La fame era la brutta bestia da combattere, quella che spesso impediva ai bambini di giocare o di andare a scuola, quella che obbligava a stare ore ed ore chini sui campi a zappare la terra per ottenere una manciata di grano e orzo, che obbligava a percorrere infiniti chilometri a piedi per pascolare il bestiame o andare a vendere l’asfodelo nei paesi vicini o, ancora, a portare la legna per fare il fuoco.
Ed è intorno a quest’ultimo che tutto ruotava: il fuoco scaldava, cucinava, forniva la cenere per la liscivia. Il fuoco faceva compagnia negli ovili dislocati in montagna, lontanissimi dalle famiglie e dai propri cari. Il fuoco testimone di gioie e dolori, artefice in qualche modo del profumo del minestrone che si diffondeva nel vicinato, di quello delle frittelle ed anche del caffè.
Tutta gente indaffarata quella di cui si racconta in queste pagine, poiché di tempo a stare seduti a lamentarsi non se ne disponeva: tutti facevano qualcosa, tutti contribuivano a portare avanti la vita, e questo faticare era spesso accompagnato dal canto. Cantavano le fanciulle chine sui campi a mietere o sulla riva dei ruscelli a lavare il bucato. Cantavano le donne il rosario nei vicinati, cantavano i giovani i mutos de amore alle ragazze che avevano colpito il loro cuore.
Il paese era vivo, rumoroso, rallegrato dallo schiamazzare dei fanciulli, dal canto del gallo