Seconda Ragazza: Presa (Un Thriller Avvincente con Maya Gray, FBI—Libro 2)
By Molly Black
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Nella serie di Maya Gray (iniziata con il Libro #1—PRIMA RAGAZZA: OMICIDIO), l’agente speciale dell’FBI Maya Gray, di 39 anni, ormai può dire di averle viste tutte. È una degli astri nascenti dell’Unità di Analisi Comportamentale dell’FBI, l’agente di prima scelta per casi seriali difficili da risolvere. Quando riceve una cartolina scritta a mano, con cui il mittente le comunica che avrebbe rilasciato 12 donne rapite se lei avesse risolto i 12 casi irrisolti, pensa subito che sia uno scherzo di cattivo gusto.
Finché non legge che, tra le prigioniere, è compresa anche sua sorella, scomparsa.
Maya, scossa da tale rivelazione, è ora costretta a prenderla sul serio. Il caso che le si profila davanti è uno dei più complessi che l’FBI abbia mai visto. I termini del serial killer, però, sono semplici: se Maya risolve un caso, rilascerà una delle ragazze.
Tuttavia, se dovesse fallire nel compito, il killer toglierà una di quelle vite.
In SECONDA RAGAZZA: PRESA (libro #2), Maya deve risolvere il caso riguardante l’assassinio di una guardia carceraria di sesso femminile. Un caso apparentemente nero su bianco, chiuso anni prima, che la polizia locale si rifiuta di aprire di nuovo. Tuttavia, mentre Maya si addentra sempre più nel mondo delle prigioni, delle guardie carcerarie e degli ex detenuti, si rende rapidamente conto che c’è qualcosa di più oltre la superficie. A quanto pare, la donna non è stata l’unica guardia carceraria ad essere uccisa. Fa parte di una serie più lunga. E il serial killer è più complesso, e imprevedibile, di quanto chiunque possa immaginare.
In più, se Maya non risolve il caso il prima possibile, ad essere in bilico potrebbe essere la vita di sua sorella.
Nel frattempo, un primo criminale rilasciato, con una serie di tentativi di evasione alle spalle, fornisce all’FBI una pista promettente sul nascondiglio del killer. Ma si tratta forse di una trappola?
In una corsa contro il tempo, e con la vita della sorella su un piatto della bilancia, Maya deve assolutamente trovare il legame tra le 12 prigioniere e porre fine al gioco perverso del killer, una volta per tutte. L’assassino si sta forse prendendo gioco di lei? Tiene davvero sua sorella in ostaggio? La rilascerà mai?
O forse Maya finirà risucchiata in questa spirale oscura tanto da non notare che la preda è lei stessa?
Con thriller psicologici complessi e ad alta tensione, densi di colpi di scena e di suspense al cardiopalma, la serie di gialli MAYA GRAY vi farà innamorare di una nuova brillante protagonista femminile, spingendovi a sfogliare una pagina dopo l’altra fino a tarda notte. Una lettura perfetta per coloro che amano autori come Robert Dugoni, Rachel Caine, Melinda Leigh o Mary Burton.
Anche il libro #3 della serie—TERZA RAGAZZA: INTRAPPOLATA—è ormai disponibile.
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Un emozionante thriller FBI di Rylie Wolf
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Seconda Ragazza - Molly Black
SECONDA RAGAZZA:
PRESA
(Un Thriller Avvincente con Maya Gray, FBI—Libro 2)
M o l l y B l a c k
Molly Black
Molly Black debutta come scrittrice con la serie I GIALLI DI MAYA GRAY che, per il momento, comprende tre volumi.
Lettrice avida e appassionata da una vita ai gialli e al genere thriller, Molly ama avere la possibilità di sentire la vostra voce, quindi non esitate a visitare il suo sito web www.mollyblackauthor.com per scoprire più su di lei e rimanere in contatto con le ultime novità.
Copyright © 2021 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Andreas Gradin, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.
LIBRI DI MOLLY BLACK
UN THRILLER AVVINCENTE CON MAYA GRAY, FBI
PRIMA RAGAZZA: OMICIDIO (Libro #1)
SECONDA RAGAZZA: PRESA (Libro #2)
INDICE
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRÉ
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO UNO
L’agente speciale dell’FBI Maya Grey era seduta nella sala d’attesa dell’ospedale, sperando di poter ottenere qualche risposta alle sue domande. Nella stanza accanto a lei, diversi dottori si stavano prendendo cura della donna che era riuscita a salvare dalle mani di un rapitore spietato. Maya sentiva la propria frustrazione crescere ogni minuto che passava, mentre aspettava che i dottori terminassero i controlli di routine. Quella donna poteva avere le risposte che cercava. E ogni secondo perso poteva essere una questione di vita o di morte.
Ormai erano passati diversi giorni da quando Maya aveva ricevuto un messaggio angosciante su una cartolina: qualcuno era riuscito a sequestrare dodici donne, e si era firmato usando il soprannome che Megan, sua sorella, le aveva dato quando erano piccole. Maya doveva scoprire se quell’uomo aveva davvero sua sorella e, in caso, dove.
Cercò di essere paziente. D’altronde, c’era almeno un’altra mezza dozzina di agenti dell’FBI che stavano aspettando come lei. E poi poteva solo immaginare il calvario che la ragazza, una giovane cantante di ventidue anni, doveva aver passato.
Potrai parlarle in men che non si dica,
la rassicurò Marco. Il poliziotto aveva fatto così tanto per aiutarla negli ultimi giorni, e Maya non poteva fare a meno di sentirsi sempre più vicina a lui.
Aveva deciso di rimanere al suo fianco, anche se probabilmente sarebbe dovuto tornare a svolgere le sue mansioni da detective a Cleveland. Era seduto accanto a lei, quella massiccia corporatura da nuotatore che la vecchia sedia della sala d’attesa riusciva a malapena a contenere. I suoi capelli scuri erano più scompigliati del solito, così come quegli occhi penetranti blu-grigiastri sembravano più stanchi di quanto non osasse ammettere.
Maya immaginava come Marco dovesse sentirsi.
I medici non ci hanno ancora detto niente,
disse Maya. Potremmo rimanere così, senza notizie, per un’altra ora così come per una settimana.
Ormai abbiamo tempo,
sottolineò Marco. Non abbiamo nessuna scadenza, in questo caso.
Era vero; il rapitore di quelle dodici donne, per un suo capriccio, le aveva imposto una scadenza per risolvere il caso. E aveva aggiunto che, se lei avesse fatto ciò che le aveva richiesto, avrebbe liberato uno dei suo dodici coniglietti
.
Quando Maya si alzò in piedi per sgranchirsi le gambe, intravide il suo riflesso sulle finestre della sala d’attesa. Era un completo disastro, con varie ciocche dei capelli scuri che erano sfuggite dall’elastico della coda, la divisa dell’FBI che aveva chiaramente bisogno di una ripulita, i lineamenti che riflettevano chiaramente i suoi trentacinque anni, se non anche di più a causa della sua stanchezza. Solitamente, si sarebbe disinteressata al suo aspetto, ma, davanti a Marco, sentì perlomeno il bisogno di sistemarsi i capelli.
Stava per apprestarsi a farlo quando scattò un allarme nella stanza in cui si trovava la ragazza.
Un dottore uscì di corsa. Abbiamo bisogno di aiuto, subito!
Che succede?
chiese Maya, seguendolo.
Sta collassando. Devo tornare dentro, e lei mi deve lasciar fare il mio lavoro!
Maya lo lasciò andare, mentre osservava un altro paio di medici che entravano nella stanza di Liza Carty per soccorrerla. Vide che uno di loro aveva preso un ago da un carrello di emergenza, per poi inserirlo nel braccio della ragazza, mentre un altro medico iniziava il massaggio cardiaco. Dopo di ciò, una delle infermiere presenti chiuse le persiane della stanza, impedendole di vedere oltre cosa stesse avvenendo là dentro.
Che succede?
Maya si girò e vide il vicedirettore Harris avvicinarsi insieme ad altri agenti. Un paio di loro avevano istintivamente portato la mano sulla fondina della pistola di servizio, reagendo all’allarme come se fosse stato il segnale di un rischio in termini di sicurezza. Forse, semplicemente, perché era il genere di situazione in cui avrebbero potuto fare qualcosa, ed era sempre un’opzione migliore che restare seduti con le mani in mano, in attesa.
Harris, nel suo completo costoso e con la testa accuratamente rasata, aveva un’espressione seria. Armeggiò con il fermaglio dorato della cravatta; per una volta, non sembrava il classico zio ricco di qualcuno, ma semplicemente il suo capo, serio e concentrato sul lavoro.
Dobbiamo prendere questo bastardo, Grey.
Certo, non aveva l’incentivo di salvare Megan, ma era evidente che teneva alla cattura del rapitore tanto quanto lei.
In quel momento un medico uscì dalla stanza, con un’espressione seria, ma sollevata.
Come sta?
chiese Maya.
La signorina Carty è tornata tra noi,
disse il medico, e si è svegliata, anche se è ancora molto debole. Non voglio che venga disturbata fino a quando non si sarà riposata per bene.
Dottore,
iniziò Harris. Capisce che si tratta di una testimone importante per un caso in cui ad essere in ballo sono le vite di diverse persone?
Al momento, la vita che più mi interessa è la sua,
disse il medico. E l’abbiamo quasi persa.
Continuo a pensare che non capisca appieno l’urgenza della situazione,
disse Harris.
Quello che capisco è che la salute della signorina Carty è estremamente instabile,
replicò il medico. E da ciò che mi è stato detto, ha subito un’esperienza molto traumatica, di cui constatiamo le ripercussioni anche sul piano fisico.
Si riprenderà?
chiese Maya.
Non possiamo dirlo al momento,
disse il medico, e poi posso dare informazioni più precise solo ai familiari.
Siamo nel bel mezzo di un’indagine seria e urgente,
puntualizzò Harris.
E io sono nel bel mezzo di vari tentativi per salvare la vita della mia paziente. Fatevi da parte, cortesemente, ora devo tornare al mio lavoro.
Maya e Harris si scansarono per permettere agli altri medici e infermiere di lasciare la stanza di Liza Carty. Maya li vide tornare dai propri pazienti del pronto soccorso e, per un attimo, ammirò con tutto il cuore il loro mestiere. Vide con i suoi occhi quanto dovesse essere difficile fare il loro lavoro, cercare di salvare delle vite ogni giorno.
Ma ormai era troppo coinvolta; non poteva certo lasciare perdere a quel punto. E neanche Harris sembrava volerlo, o poterlo, fare.
Dottore,
disse il vicedirettore, mentre altri agenti cominciavano a raggrupparsi intorno a lui. Sta ostacolando un’indagine in corso, quando la vita di altre undici donne potrebbe essere sul filo del rasoio.
Aveva cominciato a usare un tono più autoritario, quello che solitamente riservava quando emergevano dei contrasti con altri dipartimenti governativi, o quando doveva rendere chiaro alla polizia locale che era l’FBI ad avere la giurisdizione su un certo caso. Era un tono che, solitamente, spingeva gli altri a fare un passo indietro.
Infine, il dottore sospirò.
Va bene, ma fate in fretta,
disse.
Maya rimase sorpresa quando Harris si volse verso di lei e le fece cenno di andare a parlare con la paziente.
Non perse altro tempo. Superò gli altri agenti e medici ed entrò nella stanza.
Liza Carty era seduta sul letto, ma non aveva una bella cera. La sua pelle era quasi grigiastra tanto era pallida, i capelli biondi scompiglianti e aderenti alla testa a causa del sudore. E i vari tubi e fili collegati al suo corpo non erano certo di aiuto per farla apparire più in salute.
Eppure, la ragazza riuscì comunque a rivolgere un sorriso a Maya non appena entrò nella sua stanza.
Agente… Grey. Sto bene? I medici non mi hanno detto niente.
Come ti senti, Liza?
chiese Maya, con un tono estremamente calmo e rassicurante.
Non aveva molto tempo a disposizione prima che un medico rientrasse nella stanza, ma sapeva di doverci andare piano.
Come se fossi stata investita da un treno. Mi sento come se avessi qualcosa di pesante sul petto.
Cerca di non pensarci,
disse Maya, traendo un sospiro profondo. "So che è difficile, Liza, ma devo farti delle domande sull’accaduto. Qualsiasi cosa tu mi dica potrebbe aiutare le altre ragazze. Perché ci sono altre ragazze, vero?"
Undici,
rispose Liza. Undici altre ragazze. Io…
Sembrò perdere le forze per un attimo, ma poi rivolse nuovamente uno sguardo intenso verso Maya.
Ho incontrato tua sorella.
Maya sentì il cuore salirle in gola.
Aveva appena ricevuto conferma delle sue peggiori paure, che l’avevano assorbita tanto da farla sentire male, da farle sentire la necessità di scoprire di più. Doveva trovare Megan e le altre ragazze, non aveva scelta.
Sta bene?
chiese. Aveva bisogno di sapere che sua sorella non fosse ferita, o peggio. C’era ancora qualche possibilità di salvarla.
È lì…
iniziò a dire Liza, … ci tiene tutte insieme, come… e poi… io e Megan abbiamo cercato di fuggire. Ed è lì che… che mi ha scelto.
Il rapitore aveva quindi scelto di lasciare libera proprio Liza per pura casualità? Maya aveva pensato che il suo rilascio avesse qualcosa a che vedere con l’ultimo omicidio su cui aveva indagato.
Tutte le ragazze presenti sono delle artiste?
chiese Maya, pensando alla teoria che aveva elaborato con Marco quando avevano scoperto quel possibile collegamento tra Liza, una cantante, e la vittima dell’ultimo caso irrisolto, una ballerina.
Non… non saprei,
disse Liza.
E che mi sai dire sull’uomo che vi teneva in ostaggio?
chiese Maya. Puoi darmi qualche dettaglio?
Liza scosse il capo.
Indossava sempre una maschera.
E la sua voce? Gli occhi? Le mani?
Maya era intenzionata a raccogliere tutte le informazioni possibili. Dando un’occhiata intorno a sé, vide che l’agente Ignatio Reyes stava sbirciando dalla porta.
Aveva… aveva una voce piatta,
disse Liza. Tranne quando… quando ha cantato insieme a me. L’ultima sera ha cantato… penso che non fosse la prima volta…
Non era molto, ma era pur sempre qualcosa. Maya continuò con le domande e, nel frattempo, vide che l’agente Reyes continuava a origliare dal corridoio. Non era certa di come sentirsi al riguardo. Certo, Reyes era un bravo agente, e voleva scoprire la verità tanto quanto lo desiderava lei, ma aveva già mostrato di essere più interessato alla cattura del rapitore che alla sicurezza di sua sorella.
E per quanto riguarda il posto in cui vi teneva?
chiese Maya. Ricordi qualcosa?
Mentre la ragazza rifletteva, Maya vide le gocce di sudore che cominciavano a imperlare il suo volto. Odiava dover fare tante pressioni, ma aveva bisogno di qualcosa di concreto. E non solo per poter salvare sua sorella. Anche per poter liberare le altre dieci ragazze.
C’erano… stanze… corridoi… nessuna finestra. Penso… penso che forse… eravamo sotto terra?
Liza non sembrava sicura.
E che mi dici di quando ti ha fatta uscire?
chiese Maya. Hai notato qualche dettaglio che potesse indicare dove vi trovavate?
Ancora una volta, Liza scosse il capo.
Mi ha bendato gli occhi… mi ha detto che mi avrebbe ucciso se… se mi fossi tolta quella benda.
Capisco,
disse Maya. Doveva pur esserci qualcosa. Fare errori era insito nella natura umana, a prescindere da quanto una persona potesse essere cauta e attenta. Hai un’idea di quanto tempo ci sia voluto per arrivare al punto in cui ti ha lasciata andare?
Forse… un’ora?
disse Liza.
Peccato che, a un’ora di distanza dal punto di rilascio, ci fossero tantissimi luoghi papabili.
Qualcos’altro?
chiese Maya. Per quanto ti possa sembrare insignificante?
Liza fissava il vuoto; Maya si chiese quanto di lei fosse presente, e quanto si fosse perso nell’incubo che aveva vissuto. Odiava doverla interrogare in quello stato. Ma non voleva neanche rischiare la vita di altre undici donne.
O di sua sorella.
Per favore, Liza.
Violette,
disse infine. Ricordo l’odore delle violette. Forte, penetrante, e…
La ragazza si portò una mano al petto, e gli allarmi scattarono di nuovo all’unisono.
Dottore!
gridò Maya, ma il medico era già arrivato di corsa nella stanza.
Esca fuori!
urlò.
Il medico si affrettò verso Liza mentre Maya si allontanava per lasciare lo spazio agli altri dottori e infermieri accorsi.
Rimase fuori dalla porta, pervasa dal senso di colpa.
Aveva forse esagerato? O sarebbe successo comunque, e quindi era riuscita a ottenere solo qualche briciolo di informazione prima che succedesse? Il pensiero di aver salvato Liza per poi perderla subito dopo la devastava.
Si appoggiò alla parete esterna della stanza, in attesa. Non avrebbe dovuto spingerla fino a quel punto, a prescindere dal motivo, a prescindere dalle vite che erano in ballo.
Dopo qualche minuto un medico uscì dalla stanza con un’espressione furiosa sul volto.
Spero che abbiate ottenuto ciò che volevate, vicedirettore,
disse amaramente a Harris, senza neanche provare a contenere la propria rabbia, visto che avete messo nuovamente in pericolo la vita della mia paziente. Siamo riusciti a riprenderla per un pelo, ma ora nessuno entrerà più in quella stanza. Ci siamo capiti?
Maya trasalì. Aveva fatto il possibile per cercare di salvare Liza, e ora aveva messo la sua vita ancora più in pericolo.
Vi voglio fuori dal pronto soccorso,
disse il medico a Harris.
Il vicedirettore rivolse lo sguardo verso Maya, che annuì di rimando. In ogni caso, non avrebbe potuto ottenere altro.
Doveva lasciare a Liza il tempo di riprendersi. Era certa che, una volta recuperate le forze, le avrebbe detto altro.
Nel frattempo, Maya avrebbe salvato quelle ragazze, costasse quel che costasse. Si sarebbe messa al lavoro dal giorno seguente, in attesa della cartolina successiva, e avrebbe provato a scoprire di più sull’identità del rapitore.
Per il momento, però, aveva un solo elemento su cui concentrarsi: l’odore delle violette.
CAPITOLO DUE
Maya decise di andare a fare una corsetta nel tentativo di allontanare dalla testa tutti i suoi pensieri sul caso. La mancata ricezione di una nuova cartolina, che l’avrebbe informata sui prossimi passi da intraprendere, la stava facendo impazzire. Tutto ciò che sapeva era che undici donne erano ancora in pericolo, sua sorella compresa, e l’unico indizio che aveva in mano sembrava non avere senso. Cosa avrebbe potuto ottenere dall’odore delle violette?
Doveva rimettersi al lavoro il prima possibile, così si affrettò per tornare al suo appartamento e farsi una doccia. Non appena entrata nel palazzo, controllò rapidamente la posta ricevuta, il cuore che le martellava nel petto.
E poi, da un secondo all’altro, le si seccò completamente la gola.
Eccola lì. Appena in tempo.
Un’altra cartolina.
Maya si bloccò davanti alla cassetta della posta, volgendo lo sguardo intorno a sé per cercare di capire se qualcuno la stesse osservando. Il rapitore non poteva certo inviare i suoi messaggi tramite la posta come una persona qualunque, no? Senza contare che quelle cartoline arrivavano sempre all’improvviso, senza lasciare tracce dietro di sé.
In ogni caso, non vide nessuno.
Il lato frontale della cartolina era, come di consueto, decorato con i soliti dodici coniglietti intenti a saltellare in un campo. No, non erano dodici: questa volta erano solo undici. Il rapitore si stava prendendo gioco di lei persino con le immagini. Maya afferrò la cartolina per gli angoli e poi la girò per leggerne il messaggio.
Erano state scritte solo quattro parole:
Per favore non cercarmi.
Quattro semplici parole che però ebbero il potere di farle gelare il sangue nelle vene, e non per il loro significato in sé. La calligrafia non era quella precisa e ordinata che aveva visto sulla prima cartolina; era caotica, tendente allo scarabocchio. E Maya la riconobbe grazie a varie note affisse sul frigorifero e all’aiuto ai compiti che aveva prestato quando era più piccola.
Era la calligrafia di sua sorella.
*
Il tempo di arrivare al quarto piano della sede dell’FBI, e gli uffici brulicavano già di agenti. Harris era in piedi davanti a uno schermo, l’agente Reyes al suo fianco, mentre altri dieci o undici agenti erano seduti, intenti a osservare ciò che veniva mostrato loro.
Questo è il luogo,
disse il vicedirettore Harris. Ci sono delle entrate qui, qui e qui. Pensiamo che è più probabile che il sospettato si trovi in questa zona, che sembra essere quella più facilmente difendibile.
Maya vide una ripresa dall’alto di quel luogo, insieme a varie planimetrie di edifici che non conosceva. Sembrava una sorta di fabbrica. Capì subito cosa stavano facendo, visto che aveva già partecipato a riunioni di quel tipo.
Stavano pianificando un’irruzione.
Tre squadre speciali attaccheranno in simultanea, coprendo tutte le entrate in una volta sola, così che non possa scappare,
disse Harris. Adesso entreremo con più calma, controllando l’eventuale presenza di trappole.
Avrebbe potuto essere qualcos’altro, però. Magari Reyes era riuscito a incastrare quel gruppo di narcotrafficanti su cui stava indagando da tempo. O forse una delle indagini in corso aveva portato alla scoperta di una sorta di magazzino in cui erano stipate armi o droga. Una parte di Maya sperava di averci visto giusto, ma due cose le suggerirono altrimenti. La prima era lo sguardo che Reyes le aveva rivolto non appena era entrata, un misto di senso di colpa