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BoscoCeduo: La rivoluzione comincia dal principio
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Ebook155 pages2 hours

BoscoCeduo: La rivoluzione comincia dal principio

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About this ebook

Se la Filosofia è la domanda, insomma, e tale domanda - socraticamente - appartiene alla nostra stessa essenza, come può non domandarsi che mondo sia mai quello che si domanda del diritto di domandare?

L'inizio del domandare coincide con l’inizio stesso dell’umanità, e nonostante ciò, in questa nerissima notte, eccoci qui a difendere, o anche solo a considerare, il diritto di domandare, come se si trattasse di un che di importante, per carità, ma di non essenziale; di un che di fondamentale ma pur sempre non fondante, come del diritto - che so - all’istruzione pubblica, o, di più, del diritto alla casa, al lavoro.

E non è proprio una società che non avverte più il bisogno della Filosofia, quella in cui viviamo insomma, la società che di questa Filosofia tradisce un bisogno assoluto?

Un bisogno urgente, incondizionato, totale?

LanguageItaliano
Release dateFeb 10, 2021
ISBN9788869347504
BoscoCeduo: La rivoluzione comincia dal principio
Author

Pietro Ratto

Pietro Ratto è filosofo, saggista, giornalista e scrittore. Laureato in Filosofia e Informatica, è professore di Filosofia, Storia e Psicologia. Pietro Ratto ha al suo attivo numerosi libri e ha vinto diversi premi letterari di Narrativa e Giornalismo ed ha partecipato a svariati Convegni filosofici. In ambito filosofico ha scritto La Passeggiata al tramonto. Vita e scritti di Immanuel Kant (2014-2019), la raccolta di suoi saggi BoscoCeduo. La Rivoluzione comincia dal Principio (2017) e il saggio Come mi cambiano la vita Socrate, Platone e Aristotele (2020). In ambito storico ha scritto: Cronache di una pandemia. I primi nove mesi di un incubo (2020), L'Industria della vaccinazione- Storia e contro-Storia (2020), Le Pagine strappate (2014-2020), I Rothschild e gli Altri (2015), L'Honda anomala. Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate (2017), La Storia dei vincitori e i suoi Miti (2018), Rockefeller - Warburg. I grandi alleati dei Rothschild (2019) e Il gioco dell’Oca. I retroscena segreti del processo al riformatore Jan Hus (2014-2020). Ha pubblicato anche i romanzi La Scuola nel Bosco di Gelsi (2017), Senet (2018), Il Treno (2019) e Il Testimone (2020), oltre alla raccolta di saggi polemici sulla degenerazione della scuola pubblica e le lobbies che la gestiscono, intitolata Programma dIstruzione (2020). Gestisce i siti BoscoCeduo.it e IN-CONTRO/STORIA, oltre a un affollatissimo canale YouTube e a una vivace pagina Facebook, chiamati entrambi BoscoCeduo. Dal 2019 amministra una piattaforma di contenuti di aggiornamento e approfondimento delle tematiche affrontate nei suoi libri, BoscoCeduoPro.

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    BoscoCeduo - Pietro Ratto

    Pietro Ratto

    BoscoCeduo

    La Rivoluzione comincia dal Principio

    Filosofia

    © Bibliotheka Edizioni

    Piazza Antonio Mancini, 4 – 00196 Roma

    tel: (+39) 06. 4543 2424

    info@bibliotheka.it

    www.bibliotheka.it

    II edizione, febbraio 2022

    e-Isbn 9788869347504

    È vietata la copia e la pubblicazione,

    totale o parziale, del materiale

    se non a fronte di esplicita

    autorizzazione scritta dell’editore

    e con citazione esplicita della fonte.

    Tutti i diritti riservati.

    Foto di copertina: Pier Luigi Parnisari, Sentiero di campagna, olio su tavola, 2015

    Disegno di copertina: Riccardo Brozzolo

    Skepsis una collana editoriale che raccoglie studi e saggi nati da una voglia matta di rimettere in discussione tutti quei temi e tutti quei contesti che, da troppo tempo, la nostra cultura trasmette in maniera disincantata e stereotipata.

    Argomenti tutt’altro che scontati come quelli dell’educazione dei giovani, della didattica, della ricerca del significato dell’esistenza umana in tutte le sue declinazioni e della sua affascinante comprensione filosofica.

    Una collana frizzante e vivace cui accostarsi con genuino entusiasmo e onesta apertura mentale.

    Pietro Ratto

    Filosofo, storico, giornalista, musicista e scrittore, Pietro Ratto ha al suo attivo numerosi libri.

    In ambito filosofico, oltre a questa raccolta, ha scritto La Passeggiata al tramonto. Vita e scritti di Immanuel Kant (2014-2019) e il saggio Come mi cambiano la vita Socrate, Platone e Aristotele (2020).

    In ambito storico e giornalistico ha scritto: Le Pagine strappate (2014-2020), I Rothschild e gli Altri (2015), L’Honda anomala. Il rapimento Moro, una lettera anonima e un ispettore con le mani legate (2017), La Storia dei vincitori e i suoi Miti (2018), Rockefeller - Warburg. I grandi alleati dei Rothschild (2019), Il gioco dell’Oca. I retroscena segreti del processo al riformatore Jan Hus (2014-2020), L’industria della vaccinazione. Storia e contro-Storia (2020), Cronache di una pandemia - I primi nove mesi di un incubo (2020), Lobbying (2021) e Da Berlino a Kabul. La lunga scia di sangue dell’11 settembre (2021).

    Ha pubblicato anche i romanzi La Scuola nel Bosco di Gelsi (2017), Senet (2018), Il Treno (2019) e Il Testimone (2020), oltre alla raccolta di saggi polemici sulla degenerazione della scuola pubblica e le lobbies che la gestiscono, intitolata Programma dIstruzione (2020) e all’audiolibro Parole e Musica (2020), che alterna riflessioni a suoi brani musicali.

    Gestisce i siti BoscoCeduo.it e IN-CONTRO/STORIA, oltre a un seguitissimo, canale YouTube e a una vivace pagina Facebook, chiamati entrambi BoscoCeduo.

    Dal 2019 amministra una piattaforma di contenuti di aggiornamento e approfondimento delle tematiche affrontate nei suoi libri, che si chiama BoscoCeduo Pro (www.boscoceduo.it/pro).

    Introduzione

    Ciò che contraddistingue la più profonda natura dell’uomo è il suo Ricercare. Lo sappiamo da sempre. Per lo meno da Socrate in poi.

    Se quindi la Ricerca costituisce la nostra più intima essenza, è evidente che essa non possa mai esaurirsi senza comportare, al contempo, la fine della nostra stessa specie.

    Il Cammino verso la verità costituisce il profondo significato della nostra esistenza. In questo senso, esso è la nostra più genuina verità. Per ogni uomo che voglia ritenersi tale, insomma, la verità non è altro che il Cammino verso la verità. Una frase circolare, questa, che è essa stessa vera proprio perché ricorsiva. E ricorsiva proprio perché vera.

    Questa raccolta di saggi riassume una parte del mio pensiero. Si tratta di riflessioni spesso selvatiche, indipendenti, corsare. Di idee poco sistematiche e alquanto irriverenti. Molte delle cose che penso e sostengo andrebbero rintracciate anche altrove. Sugli altri libri che ho fatto uscire, sui molti video pubblicati in rete, sugli innumerevoli post affidati ai social. Ma nonostante si tratti di un’operazione probabilmente utile a tentar di comporre un quadro d’insieme un po’ più serio della mia posizione per così dire ideologica, non ho né la forza né il tempo di farlo. Chissà se qualcuno, presto o tardi, voglia prendersi il fastidio di provarci per me.

    Rispetto all’edizione originaria di questa raccolta, uscita nel 2017, ho pensato di aggiungere tre saggi più recenti. Tre scritti che mettono forse un po’ meglio in luce le mie idee sulla morale, sull’esistenza e sulla teoresi.

    Vecchi o nuovi, tutti gli scritti presenti qui presuppongono sempre lo stesso concetto.

    La verità è un Cammino.

    Il Cammino verso la verità.

    Pietro Ratto

    Della Filosofia e del suo inalienabile diritto all’Inutilità

    (1)

    All’improvviso, nuova mail. A scrivermi è una studentessa. Mi augura buon proseguimento di vacanza e mi allega una foto, spiegando di averla scattata perché quel che vi compare l’ha fatta pensare a me. Aggiunge che l’immagine si riferisce a qualcosa che le è capitato di vedere durante il campeggio estivo, pochi giorni fa… Ormai è inevitabile. Invece che descrivere, fotografiamo. Decisamente più sbrigativo, più efficace, anche se è così che stiamo smarrendo l’uso della parola. E i sentimenti, non li fotografi mica. Fa lo stesso, dai: non voglio far sempre il vecchio rompiballe. Apro l’allegato, con quel pizzico d’ansia che ormai prende un po’ tutti, quando si spacchetta un file che arriva dal cyberspazio. L’ansia da virus, insomma.

    Mentre lo apro, penso. Che ne sarà di tutte queste immagini che ci trasciniamo dietro, stipate disordinatamente nelle memorie delle diavolerie tecnologiche da cui sempre più le nostre esistenze dipendono? Caterve di immagini, milioni di immagini! Venute bene, venute male, così-così... L’irrefrenabile urgenza di far pulizia, di mettere ordine, di cestinare tutte le foto inutili, o decisamente brutte, o sfocate. Lampante: adesso trattasi di ansia da memoria piena. Che con quella da virus fanno una bella miscela esplosiva, non c’è che dire. Ah, il progresso! Il mio computer sono io. Se si intasa, se si blocca, se si ammala? Oddio, doverlo portare in assistenza, perdere tutto. E se il tipo si mette a sbirciarci dentro? Se se le passa tutte in rassegna, le mie foto? E i miei documenti? Altro che Privacy! A ben pensarci, è tutto solo un bluff. Quando davvero il virus colpisce duro e perdi tutto, nel giro di qualche giorno ti accorgi che, in realtà, non hai perso proprio niente. Sciocchezze, illusioni… solo frivole illusioni: le illusioni, dopotutto, son fatte della stessa materia di cui son fatti i file.

    Nel frattempo, però, sto al gioco; quindi mi agito. Ma soltanto per un attimo, per carità. Un fugace momento di angoscia informatica, che l’improvviso rivelarsi dell’immagine allegata, tempestivamente, interrompe.

    Una porta? Sembra una porta, sì, quella che compare nella fotografia. E cos’è quel foglietto che ci hanno appiccicato sopra? Un avviso? No, c’è scritto Panta rei. Possibile? Mi sbaglio mica? Gli occhiali dove… ah, son qui! Sì, non sbagliavo: c’è scritto proprio Panta rei. È cosa diavolo c’entrerà, il buon Eraclito con questa. No, no: temo invece di aver capito, sigh... Quella che compare nella foto è senz’altro una porta scorrevole!

    Sì, divertente, sì. Un po’ di fastidio lo avverto. Mah: Eraclito appeso alla porta di un campeggio! Massì, dai: non facciamo i puristi. È stata carina, Alice. Ha pensato a me. A me e soprattutto ad Eraclito, dopotutto. È ciò che conta, no? Ringrazio, saluto e torno ai miei pensieri.

    Rieccomi al discorso per il Convegno. Il diritto alla filosofia. Odio fare l’erudito. E non ho voglia di andar là a masticare paroloni per apparir sapiente. Siam tutti figlioletti di Socrate, dovremmo ricordarcelo di più… La Filosofia non è mica roba da appendere al muro come un trofeo. La Filosofia va indossata, stropicciata, consumata. Cos’andare a dire a Venezia, dunque? Ma certo, sì: nulla accade per caso! Sempre più convinto, man mano che invecchio: il caso, la fatalità? Tutta roba da ragazzi, da principianti, altroché! Non è per nulla casuale, quella mail, col suo simbolico allegato. La Filosofia del mio tempo, dopotutto, non si sta comportando così? Con questo suo interrogarsi sul proprio diritto, con quel suo ridicolo bisogno di mostrarsi utile a qualcosa, quel suo affrettarsi a servire per non sfigurar di fronte ai saperi utili, spendibili. Per non esser da meno a quelle competenze che contengono le risposte a tutte le nostre domande. Proprio così: stiamo appendendo Eraclito alle porte. Per lo meno serve ad avvisar la gente se son scorrevoli, no?

    Siamo onesti, su. In quale realtà, in quale dimensione si potrebbe seriamente parlare, ad esempio, di un diritto dell’albero ai rami, o delle lacrime agli occhi? Com’è possibile ridursi a rivendicare il diritto della rondine al volo? E come è davvero credibile immaginare che stia alla stessa rondine il reclamare questo diritto? O che in qualche maniera sia nelle possibilità del ramo il continuare a vivere, pur soffrendo la mancanza delle sue foglie?

    Se la Filosofia è la domanda, insomma, e tale domanda – socraticamente – appartiene alla nostra stessa essenza, come può non domandarsi che mondo sia mai quello che si domanda del diritto di domandare? L’inizio del domandare coincide con l’inizio stesso dell’umanità, e nonostante ciò, in questa nerissima notte, eccoci qui a difendere, o anche solo a considerare, il diritto di domandare, come se si trattasse di un che di importante, per carità, ma di non essenziale; di un che di fondamentale ma pur sempre non fondante, come del diritto – che so – all’istruzione pubblica, o, di più, del diritto alla casa, al lavoro. E il pensiero torna a quegli occhi, a quello sguardo profondo, inevitabile, insistente, di tanti anni fa…

    Meßkirch, 1955. È il 30 di ottobre: il freddo si è già fatto insistente, penetrante. Avvolge in un’umida coltre i cittadini riuniti nella piazza principale del piccolo comune tedesco. Tutti lì a naso in su, a commemorare un musicista del posto. Soprattutto, tutti lì ad ascoltare il discorso dell’illustre compaesano; del grande, scomodo, discusso professor Heidegger. Mi sembra di vederlo benissimo, come se fossi lì, come se la sua figura si stagliasse con forza davanti ai miei occhi, adesso. Quindi, ora lui è lì, davanti a me. Catapultato in mezzo alla folla di un piccolo centro del Baden-Württemberg, sessant’anni fa, io pendo letteralmente dalle sue labbra. Heidegger, il grande Heidegger, sta parlando alla sua gente, proprio di fronte a me!

    Non capiscono nulla, tutti quei contadini; lo ascoltano distrattamente, sgomitandosi frasi come: È diventato un grande professore, il nostro Martin, oppure: Ma non era un uomo di Hitler?. Non lo capiscono, no, ma restano appiccicati a quel suo sguardo ammaliante e profondo, che fa capolino da sopra un paio di lenti, scintillanti e nuove di zecca. L’uomo del nostro tempo è in fuga dinnanzi al pensiero, tuona pacato il Filosofo, intanto.

    Ecco, la distinzione è nota. Pensiero calcolante pensiero meditante. Da una parte il pensiero che fa i

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