L’ingaggio: Il commissario Risso
By Lady Silver
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Ragazze bellissime protagoniste di location esclusive, nonostante i divieti, partecipano a feste che si rivelano molto pericolose. Un efferato omicidio coinvolge la squadra e la porta a indagare anche fuori zona, impegnando tempo e risorse.
Un misterioso testimone con la sua ottica molto particolare viene implicato suo malgrado. Ma quando troverà il coraggio per parlare?
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Book preview
L’ingaggio - Lady Silver
L’INGAGGIO
Le indagini del commissario Risso
SILVER LADY
CONTENUTI
CAPITOLO I
2
3
4
5
CAPITOLO II
2
3
4
5
6
CAPITOLO III
2
3
4
5
CAPITOLO IV
2
3
4
CAPITOLO V
2
3
4
5
CAPITOLO VI
2
3
4
CAPITOLO VII
2
3
CAPITOLO VIII
2
3
4
5
CAPITOLO IX
2
3
4
5
CAPITOLO X
2
A tutte le brave, e soprattutto, le cattive ragazze.
Quelle sue feste scintillanti, abbaglianti, erano in me così vivide che ancora potevo sentire la musica e le risa tenui e incessanti provenire dal giardino, le macchine andare su e giù per il suo viale.
(Francis Scott Fitzgerald)
CAPITOLO I
Torre del mare, Savona, dicembre 2020
L’inferno lo conosceva molto bene e da troppo tempo.
Anni di freddo, fame, materassi pidocchiosi, cartoni puzzolenti, notti in panchina in compagnia delle zanzare e un cielo nero, senza stelle, come tetto.
Lo aveva visto negli occhi dei tossici che morivano di overdose in qualche angolo merdoso o in quelli di un compagno di strada che si lasciava afferrare dalla morsa infida del gelo.
L’aveva scacciato con l’alcol e riabbracciato più e più volte, in un gioco di ruolo senza fine.
Aveva smarrito la via del ritorno tante volte che gli restava a malapena la forza per portare avanti un giorno dietro all’altro. Aveva perso memoria di quel che era, e aveva fatto del suo essere invisibile la sua forza.
In un dicembre gelido e piovoso si era illuso che la sorte una volta tanto avesse voluto sorridergli.
Aveva scovato un posto da re, vicino a una villa di lusso, super moderna.
Il gabbiotto lasciato dall’impresa costruttrice era stato un vero e proprio colpo di fortuna.
Con un paio di coperte recuperate alla Caritas e la sua sacca per cuscino si era creato una suite di tutto rispetto: un posto asciutto e abbastanza caldo dove passare la notte, extra inclusi.
Rovistando nel pattume aveva recuperato un vassoio intero di tartine al salmone scozzese e caviale Beluga. Con qualche fondo di champagne e mezza bottiglia di single malt si era concesso il suo party personale.
La musica cessava sempre alle prime luci dell’alba, ma arrivava ovattata dalla sua posizione e non gli dava noia.
Subito dopo ragazze giovani e bellissime lasciavano la villa scarmigliate e barcollanti sui tacchi a spillo, stringendosi nei cappottini striminziti che lasciavano scoperte le gambe affusolate.
Anche quella mattina piccole utilitarie e automobili di lusso erano scivolate via inghiottite dalla penombra, verso le palme e il mare ruggente che si intravvedeva in lontananza.
Un’ombra sporca tra i rovi e la vegetazione fitta, due occhi cisposi in mezzo a un barbone sudicio e incolto. Camminava senza fretta, attendeva il momento giusto per cominciare a rovistare e placare lo stomaco in fiamme. Sperava di trovare vino e liquori, prima ancora del cibo.
Lungo la strada solo un’altra ombra: un capriolo impaurito aveva zigzagato a precipizio sulle terrazze sottostanti.
Ma ecco che l‘inferno lo chiamava nuovamente.
L’immagine si fermò nelle sue retini, come un maledetto pugno in faccia.
Una maschera di sangue e trucco colato, i capelli lunghi appiccicati al cranio in grumi viscidi di materia cerebrale, mezzo volto privo di pelle, i muscoli e le ossa della mandibola e i denti scoperti dove sarebbe dovuta esserci la guancia. Il corpo nudo femminile vergato di sangue, lacerazioni e bruciature. Il seno abbondante pareva scavato da una parte e lasciava intravvedere metà cassa toracica fino al pube.
Rimase scioccato per qualche istante, poi vomitò in un cespuglio, lo stomaco agitato come un mare in tempesta. Cercò un briciolo di lucidità nella sua mente vacillante e capì che l’unica cosa da fare era allontanarsi da lì, il più in fretta possibile.
La ragazza era morta, molto più che morta! E lui... lui incarnava il sospettato ideale.
Tornò alla baracca per recuperare la sacca e cominciò a correre con il diavolo alle spalle che sogghignava malignamente.
2
Nella stanza regnava il caos totale. Un guazzabuglio di jeans, magliette e vestiti griffati luccicanti di lustrini, gettati alla rinfusa sul letto, sulle sedie o sul pavimento, tra scarpe con il tacco vertiginoso e una gran varietà di stivaletti e sneaker. Dai cassetti pendevano calze, reggiseni, perizoma e tanga in pizzo, in un groviglio disordinato.
Carola era intenta nella ricerca spasmodica di chissà cosa, all’interno di una borsetta minuscola ricoperta di strass.
«Hai visto il mio eye-liner blu notte? Lo avevo appena comprato!»
«Ti sta meglio quello verde smeraldo, è di là in bagno. E sbrigati, che siamo già in ritardo», rispose Erika rimirandosi di schiena nello specchio. La minigonna era abbastanza corta e tesa da evidenziare il suo prezioso lato B a pesca, frutto di mirati allenamenti. I lunghi capelli castano scuro avevano ancora bisogno di una passata di piastra.
«Secondo te quanto tiriamo su stavolta?»
«Il tipo ha detto centocinquanta, duecento. Poi dipende da noi... Spero di incontrare quella che organizza con gli arabi. Mi hanno detto cinquecento al giorno e soggiorno da sogno a Dubai!»
«Ma sei sicura? Tutti quei soldi solo per fare immagine?» Carola arricciò il naso scettica.
«Sì, se poi ti piace il tizio, non sono sempre vecchi, puoi tirar su anche cinquemila euro in una botta sola. Ma nessuno ti obbliga.»
«Già... E tu lo faresti? Lo sai come si chiama? Prostituzione!» asserì Carola, un lampo di disgusto negli occhi chiari.
«Forse, ma di lusso, con tanti soldi, uno sfondo magnifico e totale sicurezza. I ricconi arabi sono molto attenti e in più nessuno lo verrà mai a sapere. Ci pensi? Estinguere il finanziamento della macchina, non avere problemi con l’affitto o le tasse dell’università. E comunque meglio gli arabi dei preti.»
«Non per me, grazie. Personalmente preferirei un calciatore, ma per una storia seria, non queste schifezze. Ne ho notato uno proprio carino... Mi presti la giacca di pellicciotto? Vado a mettere in moto», concluse Carola scuotendo il carré biondo corto, le chiavi della Mini già in mano.
La villa era nuova di zecca, immersa nel verde, tutta vetrate e travertino, con tanto di piscina e poolhouse, prati all’inglese curatissimi, siepi colorate, viali pavimentati in toni neutri ed enormi vasi fioriti.
All’esterno non si intravvedeva personale di sicurezza, ma non significava che non ce ne fosse.
Le due ragazze parcheggiarono e inviarono un sms con la frase concordata, al numero concordato.
Sulla porta venne loro incontro un uomo corpulento in completo scuro, si fece consegnare il cellulare e le accompagnò all’interno.
In una grande sala, su poltrone e divani, uomini e donne chiacchieravano tranquillamente, una quindicina in tutto.
Le ragazze erano un po’ più giovani, tra i venti e i trenta anni, gli uomini per la maggior parte non