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Fantasmi a Portogreco
Fantasmi a Portogreco
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Fantasmi a Portogreco

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1° classificato 13^ edizione Premio Navarro; 3° classificato 3^ edizione Premio Virgilio in Antica Atella; Menzione Speciale 3^ edizione Premio Kerasion; Finalista 6^ edizione Premio Giorgione; Finalista 25^ edizione Premio Majella per la letteratura naturalistica.

Una strana processione di luci appare in mare aperto e finisce nella Grotta dei Morti, dove è sepolta la “madre più antica del mondo”. Tre ragazzi partono all’avventura: un’aspirante archeologa, un inventore pasticcione e un ristoratore innamorato della propria terra e dell’archeologa. Riusciranno a dimostrare che i fantasmi esistono?
 
Andrea Andorivìr  cerca di scrivere con le mani, camminare con i piedi, e di vivere con la testa ragionevolmente attaccata al collo. Interiormente, abita la città-fortezza di Civitella del Tronto.
Ha pubblicato Lo ScivoL...UNghia!La Tazza MannaraIl Gommostro.
LanguageItaliano
PublisherNulla Die
Release dateJan 21, 2022
ISBN9788869154546
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    Fantasmi a Portogreco - Andrea Andorivìr

    Primi al mondo

    Nico osservava i sette colori del mare: oltre la riva, l’acqua bianca diveniva celeste, acquamarina poi smeraldo, turchese, cobalto e infine, oltre gli scogli, un abisso di zaffiro. Nonno Gino gli aveva insegnato a guardare al mare in quel modo e a lui piaceva. Gli piaceva anche stare all’ombra dei ginepri, con la schiena addossata al muretto della Masseria Ristorante Albergo, a godersi un po’ di frescura malgrado la sabbia già rovente. Ma il racconto di Cico gli toglieva la pace, preferiva seppellirsi di compiti piuttosto che starlo a sentire. Non sapeva decidersi: Cico inventava bugie o no? Lo prendeva in giro o no? Se era tutto vero, era un’avventura troppo pericolosa?

    Nonno Gino sapeva molte cose, conveniva chiedergli consiglio subito ma era troppo impegnato, spazzava la veranda di foglie e fiori con ampi colpi di ramazza e, quando si riposava, toglieva gli aghi di pino dai tavoli fischiettando un allegro motivetto; era impossibile parlarci senza che Cico si offendesse e, poi, per discutere di cose importanti serve tempo e tranquillità. Nico non sapeva decidersi e in questa indecisione si preoccupava sempre di più. Avesse avuto il buonumore del nonno! Il suo buonumore era proverbiale in paese, era come i suoi baffetti brizzolati, come la sua immancabile canottiera bianca, come la Vecchia Masseria Ristorante Albergo, ereditata da suo padre, dove lavorava fin da bambino: era il suo modo di vivere. Ora il nonno apparecchiava per pranzo proprio i tavoli vicini al loro muretto, quelli sotto al pergolato, e Nico si dovette trattenere per non confessargli tutti i suoi dubbi, anzi, tutti i suoi tormenti.

    Ma ecco che Cico riprendeva a mulinare parole, agitando le guance paffute e i capelli a caschetto «Nico, i fantasmi esistono! Stanno proprio là» e indicava un punto sulla sinistra, oltre il Promontorio «di notte emergono dal Porto Antico, sepolto dal mare, e camminano sull’acqua tenendo lanterne in mano. Si sentono i lamenti... chiamano forse i vivi... entrano nella Grotta dei Morti, le luci si spengono, lamenti e urla tacciono... gli spettri scompaiono senza lasciar traccia, nessuno li vede nelle campagne, spariscono in quella Grotta. Qualche notte dopo lo spettacolo si ripete, con il mare mosso o calmo, con la luna piena o la luna nuova. Negli ultimi tempi, dicono che vi siano luci e lamenti tutte le sere, nelle prime ore di buio. Noi dobbiamo compiere una grande impresa, Nico, dobbiamo dimostrare al mondo, per la prima volta, che i fantasmi esistono.»

    Così parlava Cico. La parola ‘emergono’ doveva averla sentita dal fratello grande che si vantava di frequentare il liceo, ma il resto era farina del suo sacco, calcolò Nico. Da quando aveva trovato sotto l’albero di Natale il Guinness dei Primati, che aveva imparato a memoria in tre mesi, voleva stabilire pure lui qualche record per assicurarsi, in quel famoso libro, una pagina che riportasse le sue gesta. «Devo diventar primo in qualcosa, ma in cosa?», si tormentava e tormentava i suoi amici, alla perpetua ricerca di una sfida, di una gara, di una scoperta che lo rendesse celebre. E la sua occasione era arrivata: nessuno aveva mai dimostrato che i fantasmi esistono, ne era sicuro, aveva ripassato tutto il libro, che ormai sembrava usato di dieci anni.

    «Perché ci dovrebbero essere fantasmi qui a Portogreco?» azzardò Nico.

    «È semplice, lo ha detto mio fratello. Ripassava una certa tragedia greca, roba forte, antica come Portogreco, vecchia di duemilacinquecento anni. A un certo punto, come al solito, la mamma lo ha costretto a ripetere ad alta voce: Davide! Se non sai spiegare a un ciuco vuol dire che non hai capito la lezione! Chiaramente il ciuco sarei io perché mio fratello ha cominciato a spiegare a me (in effetti, a scuola acchiappo i sei con il fiatone, d’accordo sono un po’ asinello rispetto a lui che prende tutti dieci). Insomma ripassa che ti ripassa a un certo punto ha detto:

    (Cico si schiarì la voce e declamò)

    Gli antichi greci avevano sommo rispetto per i morti

    (pausa)

    credevano infatti che i cadaveri privi di una tomba

    (pausa)

    vagassero senza pace come fantasmi

    (pausa)

    finché qualcuno donasse loro degna sepoltura.

    Parla bene mio fratello, eh? ‘Sommo’ vuol dire grande ma proprio grande, capito? E ‘donasse loro degna sepoltura’ è un modo elegante per dire che qualcuno li seppellisce bene... ha usato così tanti paroloni che mi scoppia la capoccia, che fatica per lui essere il primo della classe!»

    «E allora?» Nico temeva che Cico avesse troppe idee in testa e prima o poi sarebbero uscite tutte insieme combinando tanti guai.

    «Non hai capito? Il Porto Antico è solo una parte della Città Sepolta.»

    «Lo so, ci sono nato qui.»

    «Lo so che sei nato qui e che vivi qui, ma ti dico tutto lo stesso sennò perdo il filo del discorso, e poi una volta che so una cosa fatemela dire, a casa dice tutto mio fratello, per una volta voglio fare il saputello come mio fratello, ecco non mi ricordo più che dovevo dire.»

    Nico si rassegnò ad ascoltare un’altra raffica di parole, gli facevano male i timpani a forza di ascoltare.

    «Ah, ecco che cosa dovevo dire. Il Porto Antico è solo una parte della Città Sepolta, la Città Sommersa, la città degli antichi greci (questo posto non a caso si chiama Porto greco); tutta l’acqua davanti a noi, tutta la sabbia intorno a noi seppellisce rovine di un’ altra civiltà vecchia di millenni. Il cimitero di questa città si trovava proprio dove è adesso la Grotta dei Morti, che all’epoca non era nel mare... era a mezzo chilometro dal mare... poi il mare si è mangiato le tombe perché nei secoli la terra si è abbassata: come dice mio fratello, per un "raro fenomeno geologico detto bradisismo il livello del suolo ha visto scendere la sua altitudine". Insomma tutti quei cadaveri sono stati persi in mare... e ora cercano qualcuno che li seppellisca, capito?»

    «Ma tu vuoi seppellirli?» si spaventò Nico.

    «Non credo... le ossa sono andate perse fra le onde... Noi dobbiamo trovare solo i fantasmi ed entrare nel Guinness dei Primati come gli eroi che hanno scoperto i fantasmi. Poi pensiamo a... seppellirli... sì, con l’aiuto di qualcuno... dovremmo trovare il posto... servirà tanto posto perché chi ha visto le luci ha detto che sono file e file di luci... non sono poche.»

    «Come sono fatti questi fantasmi? Sono scheletri?»

    «Nessuno li ha visti, in realtà sembra che le luci gridino, c’è chi dice di aver visto delle tuniche bianche.»

    «Chi ha visto le luci e le tuniche?»

    «Mio fratello ha visto solo le luci. Ho paura che arrivi prima di me. Non è giusto. Lui è già bravo a scuola, nel Guinness è meglio che ci finisca io.»

    «Cico dimmi tutta la verità» Nico si guardava intorno. Aveva un forte bisogno di correre da Nonno Gino a spifferare tutto prima che Cico si facesse male... le luci si vedono solo di notte... quello era svitato... voleva andare di notte in mare aperto a prendere i fantasmi?

    «Mio fratello sta organizzando una spedizione per dimostrare al mondo che i fantasmi esistono. Vogliono prendere in prestito la barca del bagnino, quella rossa con i remi, quella con la scritta ‘salvamento’, hai capito no? Io non so se il bagnino lo sa o se tuo nonno lo sa... non credo sia un vero e proprio prestito... Comunque con questa barca vogliono avvicinarsi al Porto Antico, non lo vogliono raggiungere perché hanno p... (stava per dire PAURA ma si trattenne per non spaventare il suo compagno di avventure)... hanno proprio voglia... non si sentono sicuri con i remi, non sanno remare bene e hanno poca voglia di allontanarsi dalla costa» finì per mentire.

    Nico finse di non capire la bugia e continuò a riflettere: anche la parola ‘spedizione’ non era farina del suo sacco, probabilmente diceva la verità sul resto del racconto.

    «Tuo fratello ti ha detto che va a scoprire i fantasmi?»

    «Certo che no, mica è stupido. Che viene a dire un segreto

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