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Il rito della morte
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Ebook86 pages52 minutes

Il rito della morte

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About this ebook

La morte è un evento ineluttabile e che riguarda tutti, ma come è stata vista e vissuta nei secoli passati? Il saggio compie un viaggio tra varie culture, analizzando non solo i riti e le tradizioni associati alla morte, ma anche le paure, le speranze, le domande e le risposte su cui popoli di tutto il mondo si sono soffermati, raccogliendo anche superstizioni e curiose credenze popolari, molte delle quali andate perdendosi con l'avvento della modernità ma mai del tutto scomparse.
LanguageItaliano
Release dateSep 30, 2021
ISBN9788830650039
Il rito della morte

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    Il rito della morte - Dino Troiano

    LQpiatto.jpg

    Dino Troiano

    Il rito

    della morte

    © 2021 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-4202-7

    I edizione agosto 2021

    Finito di stampare nel mese di agosto 2021

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Il rito della morte

    Introduzione

    La morte fisicamente è un fatto universale ed osservabile da tutti.

    Ma cosa accade realmente quando si muore?

    Le società e le culture hanno dato risposte diverse a questa domanda. Inoltre, una stessa società o una medesima cultura ha risposto differentemente nel corso del tempo e talvolta anche a seconda del luogo specifico.

    Similmente anche i riti funebri connessi variano.

    Questo libro delinea un breve sguardo antropologico sul tema, partendo da credenze ed usanze trasversali nello spazio e nel tempo, che accomunano varie popolazioni e culture o che almeno si presentano in forme simili.

    Successivamente s’addentra relativamente al soggetto nella cultura occidentale antica, dai greci ai romani.

    Il punto di vista ebraico-cristiano antico risulta essere un anello di congiunzione tra Oriente ed Occidente.

    Si approda quindi al pensiero medioevale occidentale. Quest’ultimo però prende due diverse direzioni: una nell’Alto Medioevo ed un’altra nel Basso Medioevo che continuò anche nell’età moderna e in quella contemporanea.

    Si esporranno i concetti di buona morte e cattiva morte in Occidente e non solo, in passato e ai giorni d’oggi.

    Proprio perché si può avere una buona morte ed una cattiva morte, in passato e anche al presente, in varie società, l’agonia è stata ed è raffigurata come una lotta tra angeli e demoni.

    Verso la conclusione, i temi saranno quelli della vecchiaia, della malattia inguaribile e dell’eutanasia in culture non occidentali ed occidentali, del passato ed odierne.

    Infine, verrà affrontato lo scottante problema attuale dell’eutanasia nella società postindustriale occidentale.

    1.

    La morte come un viaggio o un ciclico eterno ritorno;

    la morte e la rinascita

    Gli antichi egizi morivano preoccupati di comparire dinanzi al tribunale di Osiride e di giustificare quindi la loro condotta morale con una particolare formula ben appresa a memoria.

    Presso gli indiani seguaci dell’induismo, durante il II millennio a.C., all’inizio dell’epoca vedica, si riteneva che coloro che non si fossero opposti alla legge cosmica della morte sarebbero transitati ad un regno essenzialmente non diverso dalla terra dei vivi. Successivamente, nel periodo braminico, il corpo ed il mondo dell’aldilà si pensarono addirittura come realmente costruibili tramite alcune azioni rituali.

    A livello popolare assunse una certa importanza per ottenere una rinascita spirituale il morire in un luogo sacro (come Benares) ed il purificare le proprie ceneri nel sacro fiume del Gange. Inoltre, e anche durante il periodo vedico, si ammetteva la possibilità di una seconda morte, ossia di un’esistenza in un aldilà di pene e di sofferenze per l’espiazione dalle trasgressioni terrene.

    La morte fu l’oggetto di meditazione ritenuto più elevato per discipline come lo yoga ed il tantra. Si tendeva così a spezzare completamente le catene che costringono l’atman (anima¹ e sé indistruttibile, un’idea nata al tramonto del bramanesimo) all’impermanenza cosmica: s’insegnava che così si potessero raggiungere le mete ultime della libertà e dell’immortalità, e sottrarsi alla trappola del continuo ciclo di morte e di rinascita alimentato dall’ignoranza e dal desiderio di attaccamento al corpo.

    Fin dall’inizio il buddismo ha professato in genere che al sopraggiungere della morte conseguisse una rinascita in uno dei tanti mondi celesti estesi sopra la terra o in uno dei quattro regni inferiori di sofferenze e dolori, oppure che si ritornasse alla vita terrena, in condizioni più o meno favorevoli. Il destino del singolo dipenderebbe dal grado di bene compiuto e dalla devozione religiosa mostrata nei confronti del Buddha. Solo per i pochi che praticavano le forme più nobili della meditazione, le rinascite nei regni celesti corrispondevano alle diverse fasi della trance meditativa. Una forma di buddismo si orientò verso il pensiero della morte come prefigurazione e modello al raggiungimento del Nirvana (il Riposo e la Liberazione Finale), un distacco totale dall’esistenza terrena. A questo fine i seguaci si concentravano sul pensiero della morte e contemplavano i cimiteri ed i cadaveri in decomposizione.

    Il Nirvana è ancora ritenuto l’Illuminazione che libera dagli artigli dell’ignoranza e della sofferenza, il sentiero che porta alla trascendenza, un processo di ricerca dell’Assoluto ed un’attesa nella quiete e

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