Leggera come una piuma
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About this ebook
L’incontro fra due donne straordinarie separate da tre generazioni, riunite in una sola e unica identità artistica universale. Questa avventura umana ricca di poesia e tenerezza ci fa passare dal riso al pianto. Alice e Piuma fanno volteggiare la vita sulla melodia del tempo che passa… “(…) A casa può suonare, ma Alice vuole essere ascoltata, vuole seminare, creare emozione, condividere, vibrare all’unisono con il resto del mondo. Nel loro appartamento, le stanze sono troppo piccole, i muri troppo stretti, le note non hanno spazio per spiccare il volo, urtano contro i muri e muoiono soffocate. Le note hanno bisogno di spazio per volare, trasmettere, diffondere, evadere e parlare. Sono loquaci, hanno un mucchio di cose dire; ora, per condividere, si deve essere almeno in due (…)”.
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Leggera come una piuma - Magali Dubreuil Bourguet
Leggera come una piuma
(Légère comme une plume)
Ai sensi della legge dell’11 marzo 1957,è vietata la riproduzione anche parziale della presente opera, su un qualsiasi supporto, senza l’autorizzazione dello scrittore, dell’editore o del Centre français d’exploitation du droit de copie (CFC), 20 rue des Grands-Augustins, 75006, Parigi.
Magali Dubreuil-Bourguet
(Mag. B.)
––––––––
Leggera come una piuma
(Légère comme une plume)
Romanzo
ISBN 9791034363247
Dedico questo romanzo a chi condivide da vicino o da lontano il quotidiano dell’Alzheimer e di tutte le demenze correlate a questa malattia, che sono meno sconosciute ma altrettanto faticose per il genitore, il familiare o l’amico colpito e il suo entourage.
Certo, dedico questo romanzo a mio fratello Daniel, anche lui andato via troppo presto, a quarant’anni, per una demenza fronto-temporale del cervello, e a mio padre, andato via anche lui a causa di una demenza a corpi di Lewy. Purtroppo, potrei nominare ancora molte altre persona della mia famiglia e molti amici colpiti a loro volta da una malattia neurologica degenerativa.
Provo anche molta tenerezza per la gioventù che manca di radici, di famiglia, di stabilità e dell’amore dei genitori.
Per concludere, dedico questo romanzo anche a Patrice Pineau che ho ritrovato dopo trent’anni per un progetto comune di copertina, altra cosa ovvia, e a sua figlia Sylviane, che oggi danza tra gli angeli.
In tutta umiltà, spero che questa storia riuscirà ad alleggerire i cuori troppi tristi davanti alle prove da superare, spero che vi troveranno la speranza che ho cercato di trasmettere in base al mio percorso di vita. Ricordatevi di abbandonare ciò che pesa troppo.
Mag. B.
Prefazione
Questo è di sicuro il romanzo che ho scritto più in fretta. Tutto è nato un pomeriggio, l’ispirazione, la storia nella sua totalità; il film si era già svolto nella mia mente.
Poi ho dovuto trovare dei nomi ai miei personaggi e, ancora una volta, come se fosse scontato, un accenno a una piccola piuma già citata nel mio primissimo romanzo (dedica a mia nonna). Ho chiamato l’eroina Piuma[1].
Sono seguite ore sfrenate, giornate intere, senza sosta, ho digitato sulla tastiera, poi sono arrivate le notti in bianco.
Non ho mai potuto lasciare per più di tre ore le pagine vergini che rimanevano da scrivere. Dovevo rimanere con loro, Alice e Piuma volevano esistere, il prima possibile, subito. Volevano diffondere la loro storia ai quattro venti.
Due settimane intere per quasi cento ore di scrittura. Nella misura di due ore al giorno, avrei potuto impiegare quattro mesi a scriverlo, come per gli altri tre, ma non riuscivo a impormi a farlo. Questo romanzo l’ho scritto con la stessa fame con cui alcuni lo divoreranno, come un’orchessa della scrittura.
Magali Dubreuil-Bourguet.
Piuma
––––––––
Piuma è lei! Giovane donna di giusto diciotto anni, di nascita anonima; quando l’ostetrica di origine italiana l’ha presa fra le braccia per portarla via ha esclamato:
«Oh, mio Dio, questa bambina è leggera come una piuma[2].»
È una fortuna che non l’abbia trovata pesante come un’incudine o magra come un acciuga.
Non so se i nomi abbiamo o meno una qualsiasi influenza sul nostro futuro o sulla nostra personalità, ma mi piace pensare che sia così.
A lei piace questo nome che le corrisponde così bene, Piuma, solare ballerina di strada. Lei vola, piroetta, volteggia, su punte e mezze punte, sfiora, accarezza l'asfalto e non si posa mai davvero, inafferrabile, ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo.
Il suo palco è effimero, lei danza la vita, ma un giorno, come vedrete, avrà la sua compagnia! Creerà il suo balletto contemporaneo e sarà struggente! Commovente! Leggero e profondo! Vi rapirà dalle vostre poltrone! Per qualche ora vi sradicherà dalle vostre vite, senza gravità, senza fiato fra un jeté e l’altro, i battiti del vostro cuore sulla punta delle sue scarpette da danza!
«Questa sera, al Capitole di Tolosa, la compagnia Piuma Villardi.»
In realtà il suo cognome è Villard, ma lei preferisce Villardi, suona meglio con il nome.
Come una piuma, è volata di casa in casa, di famiglia in famiglia, mai davvero sistemata, sempre in una situazione precaria.
Oggi è libera ed è la coreografa della sua vita, come le piace affermare. La verità è che è soprattutto senza fissa dimora e abbandonata a se stessa. Molte volte avrebbe potuto prendere una strada sbagliata, ma la danza l’ha nutrita e l’ha guidata fin dai primi passi: ha camminato sulla punta dei piedi per alcuni anni prima di riuscire a posare i talloni, come se fosse sempre stata sul blocco di partenza.
In una delle sue prime famiglie affidatarie ha seguito corsi di danza classica al conservatorio per quattro anni, poi ha continuato guardando video, tutorial, tutto ciò che poteva trovare sulla danza classica, jazz e contemporanea.
Si è inventata, è nata da queste danze: tutte queste tendenze e queste tecniche unite alla passione per le piume hanno generato il suo stile unico e singolare, nel muoversi e nell’occupare lo spazio. Non passa giorno senza osservare una piuma, le sue preferite sono quelle bianche, piccole e lanuginose.
Non appena se ne trova una davanti, non può impedirsi di raccoglierla, se la posa con delicatezza sulla punta delle dita e aspetta che il vento la porti via, oppure ci soffia su. E, qualche volta, si mette a imitarla scivolando e volteggiando, mutevole, oscillante e leggera, leggera come una piuma.
Porta sempre lunghi abiti molto vaporosi, sovrapposizioni di veli dai colori pastello, a tal punto che quando inizia a danzare, si potrebbe pensare che non abbia i piedi, che scivoli o che voli. Non avevo mai visto una grazia simile, lei incarna tutta la bellezza del nome che porta.
Come tutti i giorni, Piuma passeggia per il centro della città e aspetta il momento giusto: per lei tutto è segno, tutto è messaggio, non ripone alcuna fiducia nel caso. Tutti i giorni dice di recarsi al suo appuntamento, di cui ignora sempre i dettagli. Proprio così, le piccole informazioni f... utili?
, come il luogo, l’ora e le persone, ma che sa che saranno presenti al momento giusto e al posto giusto. Si potrebbe pensare che sia un po’ ingenua, incosciente forse?
Eppure, posso garantirvi che nonostante l’età, ne ha affrontate di sfide, ha asciugato lacrime e incassato colpi. Si è messa in testa che in realtà le brutte esperienze siano state solo un allenamento. Deve imparare ad affinare l’intuizione per decifrare i messaggi, i famosi segni che rappresentano altrettanti indizi, il cui ruolo è quello di rassicurarla e metterla in guardia.
Alla fine, secondo lei la vita consiste nel partire alla ricerca dei famosi appuntamenti di cui l’inconsapevolezza dei dettagli costruisce la prova.
È questa la sua missione quotidiana: la ricerca del miglior posto in cui esibirsi. Quando sente il buon feeling, posa l’altoparlante portatile, mette a terra un bel foulard portafortuna intrecciato a forma di nido, vi fa scivolare qualche moneta e fa partire la musica. Ma come sempre prima di iniziare, Piuma chiude gli occhi e mormora queste poche parole come un motto:
«Questo è il mio appuntamento, sono nel posto giusto, nel momento giusto e con il pubblico giusto, che la magia abbia inizio.»
Siccome l’ho vista spesso, posso confermarvi che la magia agisce tutte le volte. Piuma è una poesia di per sé, un sogno, così eterea da diventare quasi irreale, forse una fata.
Quando inizia a danzare, il tempo si ferma, i passanti non passano più, come se anche le lancette degli orologi smettessero di girare, secondi, minuti e ore sono prigionieri. E anche se le auto circolano, il mondo diventa sordo, le nostre orecchie vedono solo lei, il tempo di una danza, di una melodia, lei tiene la vita con il fiato sospeso. È un po’ come premere sul tasto play dei suoi altoparlanti e allo stesso tempo sul tasto pausa del mondo, fermando tutto, tranne lei.
Vive da sola già da due mesi, per ora trova sempre un posto in cui dormire, a casa di amici e a volte in albergo, ed è riuscita a mangiare per bene tutti i giorni, la gente le lascia abbastanza denaro durante le esibizioni. Va detto che siamo nella bella stagione, è giugno, speriamo che troverà una soluzione prima dell’inverno: ciò che risulta gradevole in questa stagione lo sarà molto meno sotto la pioggia, nel freddo e nel grigiore.
Piuma non si preoccupa, vuole risparmiare denaro a sufficienza per trascorrere il mese di luglio ad Avignone e partecipare al festival, una della più importanti manifestazioni internazionali di performance contemporanee dal vivo. Ha un appuntamento lì, ovviamente non sa ancora bene dove e con chi, ma improvviserà, come sempre.
La danza è finita, saluta tutte queste persone che hanno ancora il sapore della dolcezza negli occhi, come se non fossero ancora del tutto uscite dal loro sogno a occhi aperti, quasi stupendosi che lei sia umana, terrestre. Fanno sorrisi che ringraziano per averli strappati con tanta delicatezza alla loro fretta, dimenticando addirittura dove stessero andando. I bambini hanno un luccichio nello sguardo, le bambine si struggono nell’attesa di indossare scarpe da punta, come se le scarpette avessero qualcosa di magico. Piuma scambia qualche sorriso e ripiega il foulard portafortuna con modestia.
Pensa di essersi ben meritata di andare a fare un giro al centro commerciale per comprarsi qualcosa da