Goditi milioni di eBook, audiolibri, riviste e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il Regno di Melinir. La Guardiana della chiave magica
Il Regno di Melinir. La Guardiana della chiave magica
Il Regno di Melinir. La Guardiana della chiave magica
E-book208 pagine2 ore

Il Regno di Melinir. La Guardiana della chiave magica

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Una chiave magica sconvolgerà la vita di Malgor, la quale sarà pronta a lasciarsi alle spalle la sua vita per intraprendere un lungo viaggio verso il regno di Melinir. A guidare il suo cammino, il fedele Elim, veggente dai poteri straordinari che cela un grande segreto su sé stesso e sul destino della ragazza.

La strada di Malgor sarà irta di pericoli e incontri con forze oscure che tenteranno di ucciderla, ma in lei è riposto un potere che le infonderà la forza di combattere e di compiere il suo destino.

Nelle sue vene scorre un incantesimo antico, nel suo sangue è riposta la verità sul suo passato.

Sarà proprio la chiave a mostrarle l'altra faccia di sé stessa.

Una nuova guerriera è nata

Il regno di Melinir è nelle sue mani
LinguaItaliano
Data di uscita14 dic 2021
ISBN9791220377188
Il Regno di Melinir. La Guardiana della chiave magica
Leggi anteprima

Correlato a Il Regno di Melinir. La Guardiana della chiave magica

Ebook correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il Regno di Melinir. La Guardiana della chiave magica

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il Regno di Melinir. La Guardiana della chiave magica - Teresa Di Gaetano

    Diciotto anni dopo

    I raggi del sole filtravano dalla tendina, illuminando di una luce tenue la stanza in cui Malgor dormiva. Si era appena svegliata nella penombra, ma non aveva alcuna voglia di alzarsi.

    L'abbaiare della cagnolina Lila che rincorreva le anatre nel cortile giunse ovattato alle sue orecchie.

    Restò in ascoltò, ancora assonnata. A un tratto si sollevò sui gomiti e balzò fuori dal letto, scostando la coperta.

    «Oh, no», disse agitata, togliendosi la camicia da notte e infilandosi i vestiti con una fretta tale che le fece perdere l'equilibrio per qualche istante.

    «Toccava a me nutrire le anatre. Chi la sente ora Margaery?», sbottò tra sé e sé.

    «Già, chi mi sente ora», esordì la donna, appena entrata nella stanza. «È la quarta volta che ti chiamo, ma hai continuato a dormire. Catelyn lo ha fatto al tuo posto. Oh, Malgor, te l'ho detto tante di quelle volte che mi sono stancata. Se non lavori in fattoria non mangi, sia ben chiaro. Non sei mia figlia e non sono tenuta ad allevarti come tale.»

    «Perdonami, Margaery. Ho fatto fatica ieri ad addormentarmi, ormai quell'incubo mi tormenta tutte le notti.»

    «Be', dovrai farci l'abitudine a dormire poco. Ti riposerai stasera. Ora va' a strigliare i cavalli e a pulire la stalla.»

    Malgor finì di vestirsi, si sciacquò il viso con l'acqua freddissima del catino e corse nelle stalle.

    Mentre strigliava con lena il mantello di uno stallone nero, ripensava al suo passato, di cui non conosceva nulla. Sapeva solo il nome di un uomo anziano, Galion delle Terre di Nur, che l'aveva affidata alle cure di Margaery. La ragazza si era sempre interrogata sulle sue origini, avrebbe voluto sapere dove fosse nata e chi fosse la sua vera madre. A volte, presa dalla malinconia, sognava di lasciare quella fattoria e cercare i suoi genitori per scoprire perché l'avessero abbandonata. Aveva spesso fatto ipotesi sulla possibile ragione che li aveva indotti a lasciarla, ma non trovava mai risposte.

    Quando terminò di strigliare il manto, cercò un forcone per dare del fieno ai puledri. In quel momento Lila entrò scodinzolante nella stalla, innervosendo i cavalli che nitrirono e sbuffarono. Malgor provò a scacciarla e, quando si chinò su di lei per prenderla in braccio e portarla fuori, vide Margaery sulla soglia.

    «Smettila di giocare con quel cane. Sei un po' cresciuta, non credi?», inveì la donna, aspra. «Appena hai finito qui, devi fare il bucato e poi falciare l'erba delle aiuole. Sbrigati.»

    «Sì», rispose la ragazza con prontezza, portando fuori Lila. «E ora sta' qui brava, a cuccia.»

    Rientrò e riprese le sue occupazioni. Poco dopo la raggiunse Torin, il maggiore dei sei figli di Margaery. Lila ne approfittò per sgattaiolare di nuovo all'interno.

    «Oh, Torin, falla uscire, per favore», chiese lei.

    «Perché? Non sta facendo nulla di male.»

    «Ora no, ma prima si divertiva a innervosire i cavalli.»

    Lui rise di gusto.

    «Be', che ho detto di così buffo?»

    «Nulla. È che non ti sei accorta di essere sporca di fango, ammesso che non sia letame», rispose, ridendo di nuovo.

    Si sfiorò il viso. «Sto lavorando, che cosa vuoi?», ribatté indispettita.

    «Nel pomeriggio vado a Beren per vendere la farina, i dolci e le conserve preparate da mia madre. Vuoi venire con me?»

    «Magari, ma ho tanto lavoro da sbrigare.»

    Torin le prese le mani con impeto. «Un giorno sarai mia moglie e prometto che non ti farò lavorare nella fattoria che comprerò. Sto già mettendo da parte il denaro.»

    «Lo spero tanto», languì la ragazza, avvicinandosi a lui e poggiando il capo sul suo petto. «Fino a quanto ancora dovremo tenere segreto il nostro amore?»

    Torin sospirò, stringendola a sé. «Mi spiace che mia madre sia così severa con te. Non capisco da cosa derivi tutto il suo astio nei tuoi confronti.»

    «Non mi odia. Vuole solo responsabilizzarmi a lavorare per guadagnarmi da vivere, e di questo non posso che esserle grata.»

    Si guardarono negli occhi. «Sei così buona, Malgor. Vedi il bene in ogni persona e in ogni situazione. A volte mi domando cosa sarebbe accaduto se io non avessi aperto la porta quella fredda sera d'inverno a tuo padre. Lo ricordo ancora, avevo solo dieci anni. Era davvero disperato.»

    Malgor si asciugò una lacrima scivolata sulla guancia. Era sempre quello l'effetto che le faceva il ricordo di quando era stata abbandonata, una triste malinconia la pervadeva tutte le volte.

    «A volte vorrei sapere che fine abbia fatto e perché sia stato costretto a lasciarmi qui. Sono sicura che dovesse avere un buon motivo.»

    Torin annuì con fermezza, cingendola ancora più forte. «Certo che doveva averlo.»

    Le prese il viso tra le mani provate dal lavoro e la baciò con tenerezza sulle labbra.

    «Vado, altrimenti mia madre potrebbe sospettare qualcosa, anche se il giorno in cui le diremo la verità è ormai vicino.»

    Quando lui si allontanò, Malgor avvertì il distacco. Al fianco di Torin riusciva a sognare un futuro roseo, persino il mondo assumeva un altro aspetto in sua compagnia. Ed era certa che lo avrebbe amato fino alla morte. Sospirò a quel pensiero, aggiunse altro fieno nelle mangiatoie e uscì.

    Si diresse in cucina e prelevò la cesta di panni da lavare. La depose ai piedi del pozzo, versò dell'acqua nel mastello e iniziò a strofinare la biancheria.

    All'improwiso, una nuvola grigia carica di pioggia coprì il sole, oscurando il cielo per alcuni istanti. Malgor si portò una mano sulla fronte, colta da un'insolita calura che le incendiò le guance, benché l'acqua fosse gelida e quasi le tagliasse la pelle.

    Se solo potessi andare al villaggio con Torin, pensò. Avrebbe voluto chiedere il permesso a Margaery, ma scacciò subito il pensiero.

    Riprese a lavare con vigore, quando un'ombra la oscurò.

    Alzò gli occhi e vide Catelyn, una delle sorelle di Torin.

    La ragazza mise le mani ai fianchi.

    «Sei sempre la solita, Malgor, oggi ho dovuto fare gran parte del tuo lavoro. Quando ti deciderai ad alzarti presto?», domandò, sbattendo il piede a terra in segno di protesta.

    «Mi spiace, Catelyn», rispose l'altra. «Cercherò di non farlo più. Promesso.»

    «Eh, no, così è troppo semplice. Credi davvero che quella chiave d'oro che portavi da bambina sia bastata a pagare il tuo mantenimento?»

    «Chiave d'oro? Di che cosa parli?»

    Catelyn la guardò di sottecchi.

    «Che succede qui? Catelyn, non far chiacchierare Malgor», irruppe Margaery.

    «Se lei è una fannullona, perché incolpare me?»

    «Lo sarà pure, ma tu non devi farle perdere tempo», disse alla figlia, per poi tornare su Malgor. «Oggi deve essere il tuo giorno fortunato, Torin mi ha chiesto di andare al villaggio con lui, ma non posso allontanarmi dalla fattoria, per questo lo accompagnerai tu.»

    La ragazza stava quasi per esultare, quando ricordò il patto stretto con Torin, quindi finse di essere dispiaciuta.

    «Va bene», si limitò a rispondere, gioendo in silenzio.

    Nel pomeriggio, Malgor aiutò Torin a portare sul carretto le numerose conserve e torte che avevano preparato con sapienza Margaery e le figlie. Anche Marcus, un altro fratello, li aiutò, caricando sacchi di frumento, uova e formaggi.

    Quando il carro fu pronto, Torin e Malgor salirono a cassetta e il giovane incitò i cavalli imboccando una via sterrata.

    Malgor scoccò uno sguardo indietro e scorse un uomo a cavallo che si avvicinava alla fattoria.

    «Chi sarà?», domandò lei.

    Il ragazzo alzò le spalle. «Forse un forestiero che avrà smarrito la strada, ma non curiamoci di lui, abbiamo tutto il pomeriggio libero davanti a noi, non potrebbe essere giorno più bello.»

    Lei si strinse al braccio dell'amato. «Hai ragione. La giornata non potrebbe essere migliore.»

    Durante il tragitto per raggiungere il piccolo villaggio di Beren, Malgor e Torin parlavano del giorno in cui avrebbero rivelato la verità a Margaery.

    «Sarà un duro colpo per lei», commentò la ragazza.

    «Non potrà dire nulla in contrario. Per quel momento avrò già comprato la nostra fattoria e così non sarai più alle sue dipendenze. Prenderemo anche dei braccianti che mi aiuteranno nel lavoro dei campi. Non faremo come mia madre che ha imposto a tutti i suoi figli e a te di lavorare per il bene della tenuta.»

    Al cigolio delle ruote del carro sulla strada impervia, si univa il cinguettio melodioso degli uccelli. L'odore di ruggine nell'aria lasciava presagire l'arrivo della pioggia.

    Malgor pensò a Margaery e alla sua durezza. «Tua madre ha un forte senso del dovere.»

    «Sì, mio padre è morto qualche mese dopo il tuo arrivo e lei ha dovuto cavarsela da sola. È normale che sia così.»

    «Mi dice sempre di dover ripagare il debito per avermi allevata, e per questo lavoro fin dalla mia prima infanzia. Ora che ne ho diciotto penso di averlo riscattato.»

    «Devi stringere i denti ancora per qualche mese, ho bisogno di più denaro per acquistare una casa tutta per noi e, soprattutto, lontano da mia madre.»

    Malgor corrugò la fronte. «Resisterò solo per te, amore mio. Comunque, tua sorella questa mattina era strana.»

    «Chi, Catelyn?»

    «Sì, parlava di un certo monile, una chiave d'oro che portavo da bambina e che a quanto pare non è bastata a ripagare il mio debito. Tu sai di cosa stesse parlando?»

    Torin incitò i cavalli al galoppo. «Uhm sì, ricordo che portavi una chiave d'oro al collo, mia madre la prese quando non vide più tornare tuo padre.»

    «Cosa?», domandò lei, stizzita.

    «L'ha venduta a un mercante di passaggio a Beren per ricavarne qualche soldo per mandare avanti la fattoria.»

    «Ma poteva essere un indizio per farmi ritrovare i miei genitori.»

    «Malgor, tuo padre ha detto che sarebbe venuto a riprenderti, ma lo abbiamo trovato morto vicino alla stalla. Mia madre si è trovata da sola con sette figli da sfamare, senza denaro a sufficienza per andare avanti. I soldi ricavati dalla vendita della tua chiave erano necessari.»

    «Approvi la sua scelta, quindi?»

    «Sì, non ne aveva altre.»

    Malgor si sentì smarrita, sul punto di esplodere. Non poteva accettare che Margaery l'avesse privata dell'unico indizio per ritrovare la sua vera famiglia. Iniziò a covare rancore, certa che gliel'avrebbe fatta pagare.

    «Ferma il carro, voglio tornare indietro.»

    «Che cosa vuoi fare?», tuonò Torin. «È questa la gratitudine che vuoi mostrare verso chi ti ha salvato la vita?»

    «Non aveva diritto di prenderla.»

    Lui frenò la corsa dei cavalli. Il carretto si arrestò, cigolando.

    «Non farò marcia indietro. Se vuoi affrontarla fa' pure, ma sappi che non approvo il tuo comportamento.»

    «Come fai a darle ragione?»

    «Perché c'erano degli uomini che volevano ucciderti. Ha mentito dicendo che eri sua figlia, poteva consegnarti a loro. Invece ti ha salvata.»

    Le ultime parole parvero calmare l'umore nero della ragazza, ma non la distolsero dal suo intento.

    «Andiamo a Beren o vuoi ancora ritornare indietro?»

    «No, voglio tornare indietro», ribatté, scendendo.

    «Sei testarda!», urlò Torin, mentre lei si incamminava verso casa.

    I suoi passi svelti seguivano la traccia lasciata dalle ruote, due lunghi e profondi solchi sul terreno umido.

    II cielo si rannuvolò, mentre raggiungeva alla fattoria. A un tratto si arrestò, colta da una strana sensazione.

    Vide dei cavalli legati sotto il portico di legno, non ricordava che aspettassero visite quel giorno. Spostò lo sguardo sulla porta principale spalancata e udì delle voci concitate provenire dall'interno.

    Si avvicinò con circospezione e si acquattò sotto una finestra aperta per non farsi vedere. Rimase in ascolto.

    «Te lo chiedo un'ultima volta, donna, dove sono la ragazza e la chiave?»

    Si alzò un po' e vide le spalle di un uomo massiccio dai capelli neri stringere tra le braccia Margaery e minacciarla con la lama di un coltello. Strette in un angolo, le tre figlie tremavano per la paura, mentre due uomini le tenevano sotto tiro con le loro spade. Il cuore prese a batterle all'impazzata.

    «Allora?», la incalzò l'uomo, scuotendola con forza.

    «Non so di cosa stiate parlando, signore. Qui ci sono solo le mie figlie, non conosco nessuna ragazza con una chiave.»

    «Sono anni che la cerchiamo, tutti gli indizi portano

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1