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Memoria. L'arte delle arti.
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Memoria. L'arte delle arti.

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Tutte le arti sono arti della memoria. Mnemosine secondo i Greci presiedeva alla memoria. Si pensava fosse una dei Titani, figlia di Urano e Gea, madre delle Muse. A lei si attribuiva l'invenzione delle arti e delle scienze. Oggi tendiamo a studiare la mnemotecnica come una disciplina individualista, competiviva, orientata al self-improvement. Nel mondo classico era un'arte inclusiva, aperta alle donne, agli immigrati e agli schiavi. In questo libro si approfondisce l'arte della memoria da un punto di vista filosofico, antropologico e semiotico, ponendo in evidenza il problema della memoria come responsabilità collettiva per elaborare un sistema aperto in cui l'immaginazione conta più del sapere e le arti si rivelano fondamento di ogni processo cognitivo.

INDICE

Premessa

1. Le arti sorelle.
Arte, filosofia e religione – La musica – La danza – La poesia – Il teatro – La narrazione – Astronomia e geometria – La figurazione – La divinazione – La scrittura.

2. Memoria e potere.
Cultura orale e scritta – La legge – La religione – Il commercio – Il rituale – L’architettura – Rito e cerimoniale – Attitudini personali – Popolare e colto.

3. L’arte oscura.
Filosofi e sofisti – L’impressione del ricordo – Sintesi e ripetizione meccanica – Le immagini agenti – Repertori e compendi – L’architettura mentale – Idee, simboli e segni – La meditazione – Le arti sorelle.

4. La sapienza dei servi.
Memorie subalterne – Canto, danza e musica popolare – Tra devozione e superstizione – Conosci te stesso – Lettura condivisa – La dimensione del gioco – Mnemotecnica popolare.

Conclusioni
LanguageItaliano
Release dateNov 20, 2021
ISBN9791220873215
Memoria. L'arte delle arti.

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    Memoria. L'arte delle arti. - Federico Berti

    Memoria

    L’arte delle arti

    Federico Berti

    In collaborazione con la

    Scuola di musica ‘Riccardo Venier’

    Monghidoro, Bologna

    Indice

    Premessa

    1. Le arti sorelle

    Arte, filosofia e religione – La musica – La danza – La poesia – Il teatro – La narrazione – Astronomia e geometria – La figurazione – La divinazione – La scrittura

    2. Memoria e potere

    Cultura orale e scritta – La legge – La religione – Il commercio – Il rituale – L’architettura – Rito e cerimoniale – Attitudini personali – Popolare e colto.

    3. L’arte oscura

    Filosofi e sofisti – L’impressione del ricordo – Sintesi e ripetizione meccanica – Le immagini agenti – Repertori e compendi – L’architettura mentale – Idee, simboli e segni – La meditazione – Le arti popolari

    4. La sapienza dei servi

    Memorie subalterne – Canto, danza e musica popolare – Tra devozione e superstizione – Conosci te stesso – Lettura condivisa – La dimensione del gioco – La sapienza dei servi

    Conclusioni

    Illustrazione01

    Quest’arte non serve soltanto ad acquisire una

    semplice tecnica mnemonica, ma apre anche la via e

    introduce alla scoperta di numerose facoltà

    Giordano Bruno, Le ombre delle idee1

    Premessa

    La memoria è un problema, non solo un’opportunità. Sappiamo esservi persone in grado di memorizzare una mole impressionante di dati privi di senso, ma che non riescono a dar loro un senso. L’iperattività mnestica non è sempre classificabile tra le virtù, può talvolta segnalare un disturbo latente, al cui aggravarsi la stessa reminiscenza compulsiva può contribuire 2. Questo problema è stato posto in evidenza dal neurologo sovietico Aleksandr Lurija, nel suo studio sulla mente di un suo paziente che era arrivato a soffrire di disturbi della sinestesia, vere e proprie allucinazioni, proprio a causa di un’iperattività mentale al livello della memoria cui non era stato in grado di porre un freno: non si parlava in quel caso di un uomo che ricordasse ogni cosa, ma al contrario di un uomo che non riusciva a dimenticare nulla, ovvero non un’abilità straordinaria ma esattamente il suo opposto, una disabilità parziale. Il disturbo era tale da impedirgli di proseguire nella professione del musicista e costringerlo a cambiare periodicamente mestiere a causa di esaurimenti nervosi che gli procuravano anche manifestazioni di insofferenza, aggressività, fobie, nevrosi, psicosi. Dopo trent’anni di analisi, il paziente finì per isolarsi dal mondo, non usciva più di casa e copriva con veli bianchi mobili, specchi, ogni oggetto che potesse evocargli dei ricordi 3. Il caso di Solomon Šereševskij descritto da Lurija non è il solo noto alla letteratura clinica sul quale siano stati effettuati studi approfonditi, un rendiconto del manicomio di Santa Maria della Pietà a Roma riporta la triste vicenda di un intagliatore che dopo aver mandato a memoria in pochi mesi l’intera Divina Commedia, iniziò a presentare disturbi maniacali e ossessione compulsiva,

    «Confessiamo di aver preso piacere nel sentire il suo delirio, perché atteggiatosi a Dante scagliava i suoi fulmini colle divine parole di lui sopra di noi sua turba, insegnandoci la retta via. Ricordiamo sempre le parole con le quali ci accolse alla prima visita, mentre era ancora in preda a un indicibile furore maniaco 4

    L’esercizio per l’acquisizione del testo dantesco era da considerarsi fra le cause della sua psicosi, o tra le conseguenze? O l’una amplificava l’altra, in un crescendo con esiti invalidanti? Non abbiamo solo casi clinici a conferma di questa relazione tra memoria e ‘burn out’, ma anche fonti letterarie che segnalano l’eventualità di quest’implosione della mente. Giordano Bruno avvertì nel De umbris idearum il pericolo di confondere le ombre delle idee con le idee medesime, soggiogati dai fantasmi dell’immaginazione, tanto che fra le cautele della sua mnemotecnica avanzata suggerisce di non forzare la mano e non confondere mai la realtà con le impressioni che l’esperienza sensibile lascia dentro di noi. Se la memoria sensoriale è sotto il dominio della percezione, la reminiscenza delle impressioni passate è un prodotto della nostra fantasia e come tale può soggiogarci 5. Anche Cicerone mise in guardia dal pericolo che un abuso della memoria ‘artificiale’ potesse congestionare la memoria ‘naturale’. Quel che manca a uno studio dell’ars reminiscendi è il superamento della prospettiva individualistica e il recupero di una dimensione collettiva, la questione irrisolta della responsabilità comune 6: un tema che ricorre per lo più in termini strumentali quando si affrontano temi sensibili come la memoria storica, la coscienza civica, quando fioriscono ovunque le ‘giornate mondiali di…’ per dedicare un giorno a quel che si vuol dimenticare il resto dell’anno. La memoria non è solo un problema personale, ma riguarda tutti. Non siamo solo noi a ‘scrivere’ nella nostra memoria 7. Chi manipola la percezione del mondo, intervenendo sulla memoria collettiva per assecondare il proprio interesse, crea il presupposto per l’insorgenza di un disturbo e quando il disturbo si trasmette a molte persone insieme, può dar luogo a inquietanti fenomeni di delirio collettivo 8. Un tema non liquidabile con leggi o provvedimenti di censura preventiva poiché investe il più alto dei problemi, quello del rapporto fra verità e opinione, realtà e illusione, informazione e narrazione. Il primo problema è dunque nella scelta di quel che vale la pena ricordare 9. Per questo motivo la mnemotecnica non si può ridurre a una serie di esercizi, strategie dell’apprendimento, espedienti, non può essere trattata al livello dell’individualismo, del benessere personale, ma dev’essere affiancata e supportata da strumenti cognitivi più profondi e da un’elaborazione collettiva, tale che ognuno possieda le chiavi di un palazzo comune, all’interno del quale ciascuno potrà ricavare le sue stanze private. In questo libro noi partiremo dal recupero del problema fondamentale, di cui i Greci erano consapevoli. Parleremo dell’ars reminiscendi nell’arte, nella filosofia e nella religione al tempo di Pitagora, Platone, Aristotele e dimostreremo in che senso per loro la memoria non fosse un problema privato, ma collettivo, quale fosse il ruolo delle arti nell’elaborazione di una memoria comune e in che relazione quest’ultima fosse con le memorie individuali. Nel secondo capitolo prenderemo in esame un cambiamento avvenuto con il passaggio dalla trasmissione orale del sapere all’affermarsi della scrittura come privilegio di una minoranza. Vedremo allora svilupparsi una mnemotecnica sostanzialmente individualistica, quantitativa e manipolatoria, asservita alla logica del potere politico, religioso, economico, che attraverso l’arte, le leggi, la religione, l’architettura, il controllo sugli usi e costumi, condiziona la memoria delle moltitudini influenzando le memorie individuali e le azioni che ne conseguono. Nel terzo capitolo affronteremo il metodo dell’ars reminiscendi insegnata in forma scritta dai grandi filosofi del passato, semplificandola e isolandone i principi fondamentali. Nell’ultimo capitolo infine, andremo a vedere come al livello delle tradizioni popolari, tra le persone non istruite nelle arti liberali o solo parzialmente alfabetizzate, si sia continuata a elaborare un’ars reminiscendi attraverso le arti, la devozione, il gioco e come quest’ultima si sia posta in competizione con il condizionamento imposto dall’egemonia culturale delle classi dominanti. L’obiettivo che si pone questo studio è indicare la fallibilità della manipolazione e l’opportunità di riprendere a tessere il filo di un discorso interrotto con l’assimilazione culturale a partire dalla terza rivoluzione industriale, che ha lasciato sostanzialmente le classi subalterne in balìa di strumenti mnemotecnici invasivi e deformanti, creando il presupposto per il recupero di una mnemotecnica popolare, non sistematica, non istituzionale, attraverso le arti, la filosofia, il gioco.

    Note

    1. Giordano Bruno, Le ombre delle idee, Milano, Rizzoli, 2008.

    2. La sindrome dell’autismo può manifestarsi attraverso un’iperattività nell’apprendimento nozionistico, interessante a questo proposito il lavoro di Temple Grandin, Richard Panek, Il cervello autistico. Pensare attraverso lo spettro, Milano, Adelphi, 2014.

    3. Aleksandr Lurija, Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla, Roma, Armando, 2004. Un testo fondamentale, in cui si raccolgono trent’anni di osservazione su un famoso mnemonista russo che si esibiva nei teatri come fenomeno da baraccone.

    4. s.a. Rendiconto statistico-clinico del Manicomio di S. Maria della Pietà di Roma per gli anni 1872-1873, Roma, Tipografia Mugnoz, 1874.

    5. Giordano Bruno, Le ombre delle idee, op.cit., Parte I. Le ombre delle idee sono Phantasma, ovvero prodotte dalla fantasia, apparizioni che possono prendere il sopravvento se le confondiamo con la realtà. Un pensiero che avevamo trovato in Sant’Agostino, quando nelle Confessioni descrive la propria anima ‘assalita’ dai ricordi nel palazzo della sua interiorità. L’idea di una memoria della quale non abbiamo sempre il perfetto controllo, tornerà nella psicoanalisi delle origini, con l’idea dell’inconscio e dell’abreazione, su cui torneremo più avanti.

    6. Per una definizione di memoria collettiva rimanderemo più volte in questo libro al fondamentale contributo di Maurice Halbwachs, La memoria collettiva, Unicopli, Milano, 2001. Dove l’elaborazione di una memoria comune è radicata nei gruppi sociali e tende a sbiadire con la scomparsa o la dissoluzione degli stessi.

    7. Sul problema del revisionismo storico e il danno potenziale causato dalla manipolazione della memoria collettiva, Domenico Losurdo, Il revisionismo storico. Problemi e prospettive. Bari, Laterza, 2002.

    8. Sulla natura proteiforme dell’isteria collettiva e l’incidenza nei casi di delirio di massa degli ultimi cinquant’anni, dalle monache possedute all’ossessione del terrorismo, si veda Robert E. Bartholomew, Simon Wessely, Protean nature of mass sociogenic illness. From possessed nuns to chemical and biological terrorism fears, ‘The British Journal of Psychiatry’, Volume 180, Issue 4, April 2002, p. 300-306.

    9. Umberto Eco parlò a questo proposito di selezione dell’informazione. Da un discorso tenuto all’Università di Pavia nel 2004: Per reagire alle vertigini provocate dal sistema, dunque, io ho la sola possibilità di elaborare dei criteri di selezione.

    Illustrazione02-Mnemosyne

    Mnemosine secondo i Greci presiedeva all’arte della memoria. Si pensava fosse una dei Titani, figlia di Urano e Gea. Madre delle Muse, a lei si attribuiva l’invenzione delle arti e delle scienze. Nei testi sull’arte della memoria viene a malapena citata, raramente si entra nel merito di quel che rappresentasse per il mondo antico una dea della memoria.


    CAPITOLO PRIMO

    Le arti sorelle

    Arte, filosofia e religione

    L’ars reminiscendi è sempre stata considerata da molti una disciplina oscura, elitaria, settaria, fumosa, non di rado scambiata per stregoneria o, nel migliore dei casi, per un’eccentrica attrazione da circo. Il paziente di Lurija intratteneva il pubblico nei teatri con le sue dimostrazioni, le persone pagavano per andare a vederlo. Il senso comune tradisce troppo spesso, ancora oggi, l’idea della memoria come un contenitore da riempire, un vuoto da colmare, confondendo in questo modo l’attività intellettuale della reminiscenza con quella materiale della scrittura. Cicerone e Quintiliano la consideravano una parte della formazione riservata all’oratore, al politico, all’intellettuale di professione 10. La memoria serviva a colui che doveva parlare in pubblico per convincere, persuadere, vendere, predicare, questo lo pensano tuttora in molti quando affermano di voler capire qualsiasi cosa più velocemente, più a fondo e (possibilmente) senza sforzo. Un’arte ‘magica’ 11, più che una disciplina della conoscenza. I Padri della Chiesa ritenevano che l’idea stessa di una scorciatoia per il sapere fosse deprecabile. In realtà gli stessi latini sapevano bene di non aver ideato dal nulla una tecnica prodigiosa, ma di essersi ispirati a una tradizione assai più antica, che aveva a che fare con una religione la cui origine doveva perdersi nell’alba dei tempi, avendo rappresentato la memoria per millenni il solo strumento possibile per trasmettersi la conoscenza attraverso le generazioni. Ritenevano i conterranei di Platone che una mnemotecnica fosse esistita da tempo (mi si conceda l’antitesi) ‘immemorabile’ e che fosse anticamente aperta anche alle donne e agli schiavi. La si attribuiva a una delle più antiche divinità, Mnemosine 12 sorella di Crono e figlia delle due divinità primordiali, Urano e Gea, il cielo e la terra. Quella divinità primitiva era madre delle Muse che secondo i Greci presiedevano alle arti. Si pensava cioè che tutte le arti fossero state in principio arti della memoria 13. Il culto delle arti come strumento per la ricerca e la trasmissione della conoscenza era ancora prioritario nelle scuole pitagoriche, lo stesso Platone considerava la musica un addestramento per l’intelligenza, una ginnastica per la mente. Molti sono i punti di contatto fra le arti e la memoria come vedremo nelle pagine che seguono, in particolar modo la triade musica, danza e poesia, da cui deriva il teatro classico, seguita dall’astrologia, la medicina, la matematica, la geometria, la divinazione ovvero per l’appunto le arti presiedute dalle Muse. Una continuità di tradizione unisce pitagorismo e platonismo all’oracolo di Delfi, che fu santuario di Apollo dio della poesia, e della divinazione: Diogene Laerzio cita il peripatetico Aristosseno, secondo cui Pitagora fu edotto alle dottrine morali da una sacerdotessa delfica di nome Temistoclea 14, che Porfirio chiama Aristoclea. Lo stesso Plutarco, filosofo greco e autore di un trattato Contro la superstizione, fu sacerdote al santuario delfico 15. Le prime scuole filosofiche venivano considerate dal governo della polis come associazioni religiose. Il fondatore eponimo di un’arte della memoria per la prima volta distinta dalle altre arti, Simonide di Ceo, era un poeta che secondo il mito riportato da Cicerone, si attirò le antipatie di un suo finanziatore per la priorità da lui attribuita alle storie dei Dioscuri, rispetto a quelle degli uomini 16. Tutto questo per dire che l’arte della memoria nasce effettivamente s’un terreno tutt’altro che secolare, fin dal principio si trova legata in modo indissolubile a tutte le altre arti, di cui viene considerata madre, e alla religione, da cui è protetta. Ma la cosa più importante è che proprio questo suo collegamento con il culto religioso, la pone in relazione non soltanto con avvocati, oratori, commercianti: nel mondo greco anche ai servi competevano gli obblighi religiosi ed era consentito loro partecipare alle cerimonie, prendendo parte ai rituali 17. Si ha testimonianza di schiavi a teatro per le dionisiache, sebbene al seguito dei loro padroni 18. Chiunque poteva chiedere un responso all’oracolo di Apollo in determinati momenti dell’anno, per quanto sui ‘barbari’ avessero precedenza Greci, cittadini di Delfi e gli stranieri dovessero poter contare su un garante locale 19. Il tempio stesso poteva comprare la libertà di un servo e consacrarlo, come si racconta nella leggenda di Esopo, lo schiavo cui Atena conferì il dono dell’eloquenza e che Apollo affrancò dalla servitù 20. Questo rapporto con le Muse, l’arte, il vaticinio e la divinazione, sarà all’origine di un’autentica damnatio memoriae da parte del clero cristiano 21. Sant’Agostino concepì l’interiorità come espressione di un intimo dialogo con Dio, non poteva esservi secondo lui memoria che non fosse in qualche modo, anche indirettamente, memoria del divino. San Tommaso riconosceva il ruolo dei sensi nel conseguimento della conoscenza, ma li poneva sotto il dominio di valori universali che solo la devozione religiosa consentiva di riconoscere e comprendere, dunque non riteneva potesse aver senso un’arte della memoria al di fuori della dottrina religiosa 22. Per otto secoli in Europa tutte le arti della memoria saranno di fatto monopolio esclusivo del clero. L’ossessione dell’eresia percorrerà la storia della mnemotecnica medievale fino alla scuola di Raimondo Lullo, per il quale sarà dichiaratamente l’arte stessa strumento dell’inculturazione religiosa, orientato alla conversione degli infedeli 23. Tutte le arti nel medioevo sono arti della memoria di Dio. Solo con la riscoperta dei classici, l’invenzione della stampa e la grande rivoluzione culturale del Rinascimento, si tornerà a parlare di Apollo e delle Muse, l’arte della memoria verrà reinterpretata combinando l’ars magna domenicana alle arti sorelle del mondo classico, in una prospettiva rinnovata dove misticismo religioso e laicismo del nascente metodo scientifico troveranno un’originale sincretismo nelle opere di autori come Ficino, Campanella, Agrippa, Camillo, Bruno 24. In questo periodo avvengono grandi cambiamenti: lo scisma protestante ha per conseguenza un primo impulso all’alfabetizzazione di massa, mentre la nuova tecnologia della stampa a caratteri mobili favorisce la circolazione della cultura in forma scritta. La cultura popolare che viene a formarsi in questa nuova era è tuttavia una cultura a oralità ‘secondaria’, nel senso che la probabilità di poter ricorrere a qualcuno che sappia leggere e scrivere è molto più alta rispetto al mondo antico: quando le famiglie contadine si riuniscono nelle aie, nelle piazze, nelle stalle, hanno modo di ascoltare qualcuno che legge loro dei libri, talora illeciti, non solo frati predicatori, politici, banditori, oratori. La memoria serve a fissare nella mente quei libri che la censura brucia insieme ai loro autori. Le accademie letterarie aggregano i nuovi intellettuali come un tempo le scuole filosofiche, dando impulso alle arti e alla letteratura. In luogo delle istituzioni templari, nasceranno forme di associazionismo occulto, settario. E’ in questo periodo che si forma gran parte del repertorio poetico e musicale ‘popolare’ di cui parlano i folkloristi nell’Ottocento. L’ars reminiscendi, sottratta al monopolio del clero più interessato alla ‘propaganda fide’ che alla verità, incontra l’ermetismo neopitagorico e ritorna all’idea classica della memoria come madre di tutte le arti, che nel mondo antico come nell’età moderna si considerano sue figlie e in quanto tali, strumenti per conseguire o trasmettere la conoscenza.

    La musica

    Le arti delle Muse erano legate a un contesto cui si presumeva tutti potessero avere occasione di partecipare, sebbene si debbano fare alcune distinzioni poiché i nomi e le discipline coltivate dalle sorelle possono cambiare sensibilmente da un luogo all’altro, da un momento storico all’altro. Secondo Pausania le Muse in origine erano solo tre, Aoide (canto), Melete (cura), Mneme (memoria). Poi divennero sette in alcune regioni della Grecia e con Esiodo nove. Nel canto e nella musica andava quindi ricercata l’arte della memoria più antica. Euterpe veniva rappresentata nelle sue raffigurazioni più arcaiche con un flauto policalamo 25, tipico ancora oggi di alcune danze popolari, in quelle successive la lira 26 usata sia per il canto che per il ballo, poi in tempi relativamente più recenti con cembali e tamburelli 29. Noi sappiamo dalla scienza moderna e contemporanea che i classici non avevano torto nel dare tutta questa importanza alla musica. La psicologia cognitiva ha dimostrato nel secolo scorso l’influenza positiva della formazione musicale sull’arte di apprendere. Lo studio della musica, la pratica s’uno strumento, il canto, l’analisi, il solfeggio, sono utili anche alla formazione nelle altre materie fin dalle prime classi dell’istruzione pubblica. Platone lo sapeva bene, considerava la musica uno strumento educativo potente, tanto da includerla nel programma di studio nella sua scuola poiché sosteneva che la musica fosse per l’anima quel che la ginnastica era per il corpo 30. Non solo gli artisti si consideravano allievi delle Muse, che presiedevano alla loro formazione, ma anche in seconda istanza il loro uditorio che partecipava in modo tutt’altro che passivo, non come destinatari inerti ma come attori di un rituale. La memoria collettiva esercitava un controllo su sé stessa, ovunque la scrittura non costituisse un canale privilegiato per la conservazione del sapere 31. La musica è arte ‘memoriosa’ per il fatto stesso di svolgersi nel tempo. Ogni nota decade subito dopo essere stata eseguita, se non ricordiamo le note musicali e le armonie man mano che vengono suonate, non possiamo dare un senso a quelle che ascoltiamo nell’evoluzione successiva del brano 32. La memoria musicale ha dato fin dall’alba dei tempi un contributo al progresso della civiltà. Ancora oggi l’ascolto e lo studio della musica favoriscono l’apprendimento a scuola come nella prevenzione della demenza senile, dove l’ascolto guidato è occasione per un’attività di reminiscenza 33. La musica si rivolge alla cosiddetta memoria corporea, ovvero al ricordo delle sensazioni e degli stati d’animo che lasciano un’impressione viva nei nostri sensi 34. Sulla musica si può danzare, cantare, parlare, raccontare. La musica può creare quello stato di concentrazione che favorisce la meditazione s’un patrimonio di conoscenze comuni. Può trasmettere dei contenuti simbolici, allegorici, mitici, leggendari, proprio per questo motivo oltre alla didattica viene usata anche per l’indottrinamento, la manipolazione delle coscienze, ciò la rende uno strumento ambiguo: senza bisogno di scomodare la storia antica noi sappiamo, per esperienza diretta delle generazioni che hanno preceduto la nostra, come nei regimi totalitari del Novecento i responsabili della propaganda si siano serviti della musica per ottenere dal popolo un’adesione incondizionata 35. Prima della radio e del grammofono, lo stesso compito veniva affidato alla musica dal vivo nelle parate militari, nei canti liturgici e processionali, ogni epoca ha avuto le sue musiche di regime. Anche una musica apparentemente disimpegnata può diventare strumento per la manipolazione delle coscienze e del comportamento, l’analisi motivazionale e la ricerca di mercato hanno dimostrato che una musica di sottofondo, tenuta a volume molto basso, nei centri commerciali, favorisce nel cliente la predisposizione all’acquisto 36. L’uso manipolatorio delle arti in generale richiede però un investimento per la continua riconferma del contenuto ingiuntivo. Quando la pressione della propaganda si allenta, cambia anche il senso che noi diamo a quella stessa musica e l’ascoltiamo con uno spirito diverso. La musica insegna processi mentali, non solo pratiche strumentali. Per liberare la mente dalla manipolazione attraverso la musica, bisogna conoscere la musica".

    La danza

    Noi ricordiamo con tutto il corpo. Una

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