W gli haters: Perché combatterli quando possono sostenerti?
By Riccardo Cotumaccio and Timanchetu
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About this ebook
<!--@page { margin: 2cm }P { margin-bottom: 0.21cm }-->Decine di vip cadono ogni mese nelle grinfie dei loro haters: cantanti e attori, politici e giornalisti, talvolta persone comuni colpevoli di un'opinione fuori dal coro.
La risposta è spesso la stessa: condanna pubblica del malcapitato, reo di aver infranto l'innocenza del web o la suscettibilità di qualcuno.
La lettura qui proposta capovolge tale prospettiva e invita a una riflessione: più insulti, maggiore popolarità.
In un oceano virtuale condannato all'inciviltà tanto vale surfare sull'onda di acredine per volgerla a proprio favore e mostrare al mondo come arginare la questione. I mezzi esistono e sono alla portata di tutti, ma vanno comprese le cause del fenomeno che spinge persone, di solito civili nella loro quotidianità, a sbraitare sui social.
Comprenderli non per stanarli ma dialogarci. Se insistono scherzarci. Se ragionano assolverli.
Riccardo Cotumaccio
Nasce a Roma nel 1992. È un giornalista pubblicista e speaker radiofonico. Cresciuto nel mondo dell'etere sportivo capitolino conduce, per il quarto anno consecutivo, la rassegna stampa di Teleradiostereo (92.7 in fm), in televisione su Teleroma56 cura una rubrica all’interno della trasmissione "Al Circo Massimo" e dal 2017 insegna comunicazione radiofonica nei licei italiani grazie alle attività di Laboradio e Mandragola Editrice.
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Book preview
W gli haters - Riccardo Cotumaccio
Riccardo Cotumaccio
W GLI HATERS
Perché combatterli quando possono sostenerti?
© Bibliotheka Edizioni
Piazza Antonio Mancini, 4 – 00196 Roma
tel: (+39) 06. 4543 2424
info@bibliotheka.it
www.bibliotheka.it
I edizione, novembre 2021
e-Isbn 9788869347696
È vietata la copia e la pubblicazione,
totale o parziale, del materiale
se non a fronte di esplicita
autorizzazione scritta dell’editore
e con citazione esplicita della fonte.
Tutti i diritti riservati.
Disegno di copertina: Timanchetu | Vtimanchetu
Progetto grafico: Riccardo Brozzolo
Riccardo Cotumaccio
Nasce a Roma nel 1992. È un giornalista pubblicista e speaker radiofonico.
Cresciuto nel mondo dell’etere sportivo capitolino conduce, per il quarto anno consecutivo, la rassegna stampa di Teleradiostereo (92.7 in fm), in televisione su Teleroma56 cura una rubrica all’interno della trasmissione Al Circo Massimo
e dal 2017 insegna comunicazione radiofonica nei licei italiani grazie alle attività di Laboradio e Mandragola Editrice.
Un manuale anti piagnisteo sulla giungla del web, dove per sopravvivere bisognerebbe solo prendere e prendersi meno sul serio.
A Michela, la mia velocità della luce.
A mamma, papà e Giorgio, il mio sistema solare.
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino da Le città invisibili (Torino, Einaudi 1972)
La fitta sassaiola dell’ingiuria
C’è chi mi vuole folle e chi follemente spera che toppi carriera
Da sera a mattina si ostina
Ficca aghi nella mia bambolina
Mina la via che l’anima mia cammina
Mi pedina
Il fatto è che se sfuggo alla logica tragica è la fine che mi si propina
L’acqua che butti sul mio fuoco diventa benzina
Ogni insulto è manichino per la mia vetrina (ah, ah)
Sappi che la mia dottrina se ne fotte di chi sta dopo e chi prima
Chi mi stima mi istiga a stilare ’sti suoni, ’sti versi e ’sti ca’
Godo se penso all’amaro che mastica
Chi pronostica la fine della mia vitalità
La fitta sassaiola dell’ingiuria, dall’album "?!ˮ, Caparezza, Extra, 2000
Questa storia ha inizio a metà 2018, quando accetto l’offerta di un’emittente radiofonica sportiva abbandonando dopo due anni di stage una diretta concorrente. È un’occasione importante, devo cogliere la palla al balzo. Nell’etere romanista convivono molte realtà e si è soliti dividerle in base a posizioni più o meno critiche nei confronti della dirigenza in capo, chi a favore dell’allora presidenza statunitense e chi contro. Il contesto è quello calcistico ma il meccanismo somiglia a quello dei grandi quotidiani nazionali: scrivi per Repubblica
e sei comunista, lavori per Il Tempo
e sei fascista.
Dopo due settimane di attesa esordisco in diretta timoroso ma emozionato, sono il più giovane dell’intero palinsesto. Ne vado fiero e non vedo l’ora di mettermi in gioco. Ho circa duemila followers su Twitter conquistati grazie alla trasmissione condotta l’anno precedente e al triennio trascorso da inviato per un sito di informazione giallorossa, è una popolarità modesta ma interessante sotto alcuni punti di vista: il seguito è di nicchia, ti conosce bene e nota particolari che verrebbero ignorati da una platea più ampia.
Nel corso delle prime quattro settimane fatico a calarmi nel ruolo dell’opinionista, ho ventisei anni e temo di non possedere la credibilità giusta per esprimere concetti attendibili in una radio piena di giornalisti con trent’anni di storia alle spalle e mezza Europa girata al fianco della squadra.
Timido e in attesa del momento giusto, inizio a scrollare le notifiche sul mio smartphone nella speranza di alimentare la mia mitomania a caccia di elogi o attestati di stima ma inaspettatamente scorgo commenti in cui vengo tacciato di servilismo e prostituzione intellettuale. Sconvolto, cerco di capire. Dove sbaglio? Evito con minuziosa accuratezza di ergermi a grande esperto di calcio e poi sembro l’Emilio Fede di James Pallotta?
Irritato inizio a rispondere giustificandomi: dopo anni di gavetta trascorsi a rincorrere dirigenti e giocatori di Serie A a piedi, in motorino o sui mezzi Atac non ho intenzione alcuna di sembrare corrotto. Io, ex paladino dell’antiberlusconismo militante con il santino di Marco Travaglio nel portafogli, scendo in campo e per diversi mesi inauguro un’aspra battaglia virtuale volta a smentire le accuse di questi figuri. I risultati? Assenti: convincere entità prevenute di essere nel torto è impresa irrealizzabile sul web come nella vita reale.
Mentre inizio a cedere mi rendo conto di quante giornate, fatica ed energie io stia buttando. Ore e ore di rabbia che avrei potuto sfruttare leggendo un libro, scrivendo un format, imparando a cucinare, pulendo la casa, mettendomi a dieta, approfondendo la conoscenza di un’altra lingua o recandomi a fare la spesa. È il 2019 e scelgo di cambiare registro. Vogliono insultarmi? Prego, accomodatevi. Alimentate il mio ego, accolgo la vostra attenzione e la giro a mio favore. Divento intoccabile.
Vantare una cerchia di odiatori del web non è scontato, manca a tanti colleghi che quando mi incontrano chiedono: Ma com’è possibile che ti odino tante persone?
. Non odiano me, al massimo l’emittente che mi stipendia o un altro speaker di riferimento. Non colpiscono me, agiscono perché legati a una radio concorrente. Non arrivano a me, si fermano al tweet triviale e talvolta minaccioso ma poi trovano un muro troppo imponente da valicare.
Divertito, inizio a