Death Economy
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Società e scienze sociali - saggio (64 pagine) - Una testimonianza importante e ideologicamente potente, una canzone che viene tenuta fuori da ogni playlist globale in un mondo che esce dalla pandemia e trova gli attori iperliberisti agguerriti in modo ancora più atroce, affamato, crudele.
Una collana che si propone come contenitore atipico, una scatola non allineata al pensare comune, alla sensibilità corrente, al modo e all’estetica che in questo scorcio temporale domina il mondo con orrende ombre politicoeconomiche che si allungano su esso. E che si apre con la riedizione di un saggio di Alan D. Altieri di dieci anni fa, ideologico, lucido, tagliente, che è senza mezzi termini di parte, ma che per questo è in grado di sciogliere le illusioni di un mondo iperliberista che fa del profitto, del guadagno infinito, dello sfruttamento delle risorse vegetali, minerali, antropiche e animali l’unica sua vera bandiera, che sventola all’impossibile vento della crescita infinita.
Alan D. Altieri, classe 1952, servizio militare assolto, ingegnere meccanico, fin da Città oscura (1981), suo romanzo d'esordio, è considerato l'inventore del “thriller apocalittico” Italian-style. Narratore, sceneggiatore, traduttore, editor, Altieri ha al suo attivo oltre venti romanzi e decine di racconti e articoli. Tra i suoi libri, la monumentale Trilogia di Magdeburg, la Pentalogia di Los Angeles e la serie “Sniper.” Tra le sue traduzioni, Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, l'epopea fantasy di George R.R. Martin diventata un cult mondiale. Per saperne di più su Alan D. Altieri e sul suo lavoro si possono consultare la voce su Wikipedia e la pagina su Facebook. Per Delos Digital ha pubblicato Cold Zero e Dark Zero. È scomparso nel 2017, lasciando un vuoto incolmabile.
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Book preview
Death Economy - Alan D. Altieri
Introduzione
Sandro Battisti
Parlare di Sergio Altieri, della sua formidabile capacità narrativa, dell’instancabile opera editoriale di cui si è reso protagonista e delle sue convinzioni personali, sociali e quindi politiche, è un dovere prima ancora che un piacere. Un dovere perché l’acume che ha dimostrato nella sua lunga carriera letteraria è un unicum, qualcosa che è non solo raro ma introvabile nel mondo del fantastico italiano; e ciò ne costituisce, automaticamente, anche il piacere, soprattutto perché Sergio era una persona in grado di ascoltare e aiutare chiunque si fosse connesso con la sua simpatia, con il suo essere granitico, un fratello più grande sempre in grado di ascoltare, di dare il suggerimento giusto, di regalare la sua parola su un progetto e disponibile a farsi in quattro affinché tu potessi realizzare la tua visione.
Sergio ha lasciato un abisso di ricordi e rimpianti in tutti quelli che lo hanno conosciuto; Sergio è stato in grado di unire il fandom, gli autori, gli editori, gli amici e pure i nemici, che ideologicamente ci sono stati ma che poi non hanno potuto fare a meno di riconoscerne il suo immenso valore. Sergio ci manca, è inutile girarci intorno, e se penso che sono solo tre anni che è andato via mi sembra di stare in mezzo a un’interminabile traversata del deserto, sotto un sole cocente e assalti dei beduini che non danno tregua.
Ed ecco allora farsi avanti il senso della riedizione di un suo saggio di dieci anni fa, ideologico, lucido, tagliente, che è senza mezzi termini di parte, ma che per questo è in grado di sciogliere le illusioni di un mondo iperliberista che fa del profitto, del guadagno infinito, dello sfruttamento delle risorse vegetali, minerali, antropiche e animali l’unica sua vera bandiera, che sventola all’impossibile vento della crescita infinita.
Sergio l’ha detto a lettere grandi così che quella crescita non è possibile, che è una truffa, un crimine; che il mondo dell’alta finanza, delle multinazionali e di ciò che è collegato alle fluttuazioni libere di monete e valori monetari inesistenti è il kernel dell’inganno mondiale: è l’iperliberismo cui tutto il mondo aderisce, ormai, dal 9 novembre ’89, quando il Muro di Berlino crollò. Intendiamoci, non che il comunismo fosse la panacea, la soluzione a tutti i mali, semplicemente era l’antagonista di un sistema economico ora rimasto da solo, feroce come solo l’umanità sa essere e che la trascende, forse la ispira.
Queste pagine che scrollerete sul vostro reader uscirono già su CarmillaOnLine ed è merito degli eredi di Altieri, di Valerio Evangelisti e di Alessio Lazzati se ora potete leggerle organizzate in un volume, perché grazie a loro sono riuscito a rendere libro una testimonianza importante e ideologicamente potente, in grado di far cantare una canzone che viene tenuta fuori da ogni playlist globale e che ognuno di noi dovrebbe invece intonare a squarciagola perché, vi sia chiaro ciò, il mondo che esce dalla pandemia trova gli attori iperliberisti agguerriti in modo ancora più atroce, affamato, crudele: sono pronti a fare di tutto affinché sia sradicata qualsiasi resistenza ideologica al loro universo senza regole in cui il misfatto in nome del profitto, del business e del Mercato possa essere l’unico motivo di vita biologica. Il mondo dopo la pandemia vuole recuperare i miliardi – finti – bruciati dalla stasi forzata del mercato e vuole decuplicarli; le cifre vuote di questo mercato globale, cumuli di valuta inesistenti perché impossibile che sulla Terra esista il valore monetario attribuito alla totalità delle merci disponibili, sono ben espresse dallo scritto di Sergio che seguirà queste poche righe, ed è compito di tutti noi rifletterci per cogliere ogni implicazione di un sistema che ci ha già portato ben oltre il baratro di un abisso distopico, che forse solo Huxley aveva colto appieno in tutte le sue implicazioni.
Un’ultima parola sulla collana di Delos Digital che nasce con questa riedizione di Sergio Altieri.
non-aligned objects sarà – ed è già – un contenitore atipico, non solo narrativo o saggistico, ma complesso nel suo intrecciarsi di espressività e con la vocazione a essere una scatola non allineata al pensare comune, alla sensibilità corrente, al modo e all’estetica che in questo scorcio temporale domina il mondo del Fantastico, con orrende ombre politicoeconomiche che si allungano su esso. La necessità di creare voci dissonanti nel panorama letterario italiano di genere è, quindi, un'urgenza politica prima ancora che culturale. L'idea di un cross-over letterario, il più deflagrante possibile è l'icona, l'ologramma guida di questa collana, oggetti non allineati sia dal punto di vista puramente letterario, di appartenenza al genere, sia dal punto di vista sociopolitico.
L’attitudine di non-aligned objects può allora avere l’iconografia di un punk dal volto gonfio e livido di rabbia, dominato dalla volontà di scardinare un mondo finto ma non per questo meno oppressivo. Ma i punk, ahimè, non ci sono più, o non sono più quelli di quarantacinque anni fa, è rimasta viva però quella voglia Dada di destrutturare il nostro universo, per cui v’invito a rimanere in ascolto su questo canale editoriale per essere non allineati e dotati di una peculiare sensibilità, per trovare una visione della SF, del