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Dossier Isabella Morra - Poetessa del XVI secolo: Storia di una fanciulla assassinata
Dossier Isabella Morra - Poetessa del XVI secolo: Storia di una fanciulla assassinata
Dossier Isabella Morra - Poetessa del XVI secolo: Storia di una fanciulla assassinata
Ebook138 pages1 hour

Dossier Isabella Morra - Poetessa del XVI secolo: Storia di una fanciulla assassinata

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About this ebook

Gli scritti di Isabella Morra, riflettono il valore mediatico della Poesia stessa, che entra a far parte della linfa appartenente ad una natura troppo ricca, tanto da essere predestinata a causa del suo eccesso intatto e virginale, allo stupro e al saccheggio della sua essenza.

Isabella confida che i posteri non la ricordino soltanto come fanciulla uccisa, pregandoli invece di non dimenticare i suoi lavori, le sue poesie scritte nella sofferenza di adolescente privata del padre, unico punto di riferimento in una terra amara.

È nel primo sonetto, più che in altri, che si avverte la necessità di essere ricordata come poetessa, poiché, come sostiene, è la Poesia a mantenere in vita il poeta stesso.

E, come sempre sostengo, si tratta di un riscatto di notorietà in forza della scrittura, ovvero della Poesia, unico "ponte" tra il Poeta e il Lettore.

Il Dossier Isabella Morra vuole essere un ritratto della giovane poetessa del XVI sec. la cui storia non andrebbe dimenticata, soprattutto in seguito alla proclamazione internazionale di Matera Capitale Europea della Cultura.

Passo questo “testimone” a chi, dopo di me, scriverà di Isabella Morra, figlia della Basilicata.

LanguageItaliano
Release dateApr 19, 2019
ISBN9788869344909
Dossier Isabella Morra - Poetessa del XVI secolo: Storia di una fanciulla assassinata
Author

Giuseppe Lorin

Attore, poeta, regista, critico letterario, conduttore e giornalista, ha studiato all'Accademia Nazionale d'Arten Drammatica "Silvio D’Amico". Ha pubblicato, tra gli altri, Da Monteverde al mare (2013); Roma, i segreti degli antichi luoghi (2016), Transtiberim (Bibliotheka 2018), Cistiberim - Umbilicus Urbis Romae e Cistiberim - Il potere e l'ambizione (Bibliotheka, 2020). 

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    Dossier Isabella Morra - Poetessa del XVI secolo - Giuseppe Lorin

    Giuseppe Lorin

    Dossier Isabella Morra.

    Poetessa del XVI secolo

    Storia di una fanciulla assassinata

    Storia

    © Bibliotheka Edizioni

    Via Val d’Aosta 18, 00141 Roma

    tel: +39 06.86390279

    info@bibliotheka.it

    www.bibliotheka.it

    I edizione, Aprile 2019

    Isbn 9788869344893

    e-Isbn 9788869344909

    È vietata la copia e la pubblicazione, totale o parziale,

    del materiale se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta

    dell’editore e con citazione esplicita della fonte.

    Tutti i diritti sono riservati.

    In copertina: Pier Francesco Foschi, Portrait of a Lady ca. 1530 - 1535 - Oil on panel. 101 x 79 cm

    Progetto grafico e disegno di copertina:

    Riccardo Brozzolo

    www.eureka3.it

    Giuseppe lorin

    Attore, poeta, regista, romanziere, critico letterario, autore, conduttore e giornalista, Giuseppe Lorin dopo aver studiato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, si è specializzato all’International Film Institute of London con Richard Attenborough.

    Laureato in Psicologia all’Università di Roma La Sapienza, si è specializzato in Pubblicità e Marketing presso l’Università Luigi Bocconi di Milano.

    È docente di Interpretazione con il Metodo Mimesico e Dizione interpretativa.

    È giornalista pubblicista e collabora con varie testate giornalistiche online e cartacee.

    Ha vinto diversi premi e riconoscimenti. Ha pubblicato: Manuale di dizione (Nicola Pesce, 2009); Da Monteverde al mare (David and Matthaus, 2013); Tra le argille del tempo, (David and Matthaus, 2015); Roma, i segreti degli antichi luoghi (David and Matthaus, 2016); Roma, la verità violata (Alter Ego, 2017); Transtiberim - Trastevere, il mondo dell’oltretomba (Bibliotheka edizioni, 2018). Attualmente sta scrivendo: Cistiberim, Umbilicus Urbis Romae, il potere e l’ambizione.

    Informazioni più dettagliate e aggiornate al link: www.giuseppelorin.blogspot.it

    Prefazione

    Quando le parole di poesia nascono sostanziate dal calore dell’anima, da forti emozioni, da passioni alte e profonde, dal turbinio interiore delle inquietudini e dal dolore autentico, neppure col passare dei secoli perdono la loro freschezza, la capacità di arrivare al lettore coinvolgendolo, chiedendo complicità, ritornando ad essere vita.

    Se così non fosse, ormai lo vado ripetendo come un ritornello nei convegni, nelle scuole, nelle presentazioni di libri, negli incontri tra amici, sarebbero appena parole di documento, registrazione di eventi o di qualcos’altro che con la poesia non ha nulla a che vedere.

    La poesia senz’anima, senza fiato umano, non esiste. Certo, se l’anima e il fiato umano sono interpretati da finezza culturale, da profonda conoscenza della lingua e delle tecniche compositive, l’amalgama che ne viene fuori è il grido dell’infinito che squarcia i secoli e li pone in un presente perenne, al di là di catalogazioni e primati. Lucrezio e Orazio sono vivi, Dante è vivo, Tasso è vivo… perché i loro versi sono il distillato di molte cose, non semplici progetti culturali, velleità, convinzione che la propria esperienza possa bastare a rendere universale la pagina.

    È viva anche Isabella Morra. Ma vorrei subito specificare che al di là della terribile e molto romanzesca vicenda da lei vissuta, direi perfino macabra, a me ha interessato la sua poesia. Poca, ma bastante a determinare un giudizio che va ben oltre la cronaca nera degli omicidi, ben oltre i fatti della realtà.

    Siamo in un’epoca in cui la poesia d’imitazione è al suo culmine.

    In Francia c’è il caso di Louise Labé (Lione, 1524 circa – Parcieux, 15 febbraio 1566), in cui il petrarchismo è esercitato con maestria – mai poeta fu tanto imitato, saccheggiato, rivoltato e condito in salse diluite fino al ridicolo – ma il pullulare dei poeti che scrivono secondo i canoni del Canzoniere con esiti quasi sempre sordi, manieristici, privi di scatti poetici sono un esercito.

    La Morra, a differenza del padre e del fratello, anch’essi poeti, fuggiti in Francia – si legga lo scritto di Giuseppe Lorin – nelle cadenze del suo petrarchismo fa filtrare l’anima, il suo dolore, la sua disperazione. La maniera non soffoca l’afflato poetico, non lo riduce a stereotipo. Ed è questo il miracolo: da un paese sperduto del sud, al crocevia di tre regioni, Puglia, Basilicata e Calabria, una fanciulla beve dalla luna, dalle stelle, dal sole, dal fiume Sinni il senso di una miracolosa adesione ai fermenti dell’amore, tanto che eros e thanatos miracolosamente si scambiano le identità, perfino le movenze, in versi che restano eterni.

    Se così non fosse stato, non credo che un gigante come Benedetto Croce si sarebbe scomodato a scendere fino a Valsinni per visitare i luoghi della poetessa; non credo che Dominique Fernandez le avrebbe dedicato pagine memorabili nel suo meraviglioso Madre Mediterranea e André Pieyre de Mandiargues avrebbe scritto quel meraviglioso dramma che in modo eccellente sintetizza vita e poesia della fanciulla assassinata. L’interesse non si spegne, si pensi al film di Marta Bifano, al libro di Adele Cambria e a quello di Dacia Maraini.

    Comunque sarebbe troppo lungo l’elenco di studi, di biografie o di opere di teatro dedicate a Isabella. Cito soltanto il testo, forse il più documentato, a firma di Giovanni Caserta, l’illustre storico della Letteratura Lucana, attento come nessun altro a ciò che è accaduto e accade nella sua terra.

    Ci basti sapere che la poesia di Isabella miracolosamente si rinnova, e ogni volta che impatta con qualcuno sgombro da pregiudizi e disposto a entrare nella sua psiche, ad assecondarla, si apre a ventaglio coi profumi di Monte Coppola, con le anse del Sinni, col paesaggio che ha conservato, per fortuna, ombre e forre, architetture naturali e colline, calanchi e dirupi senza modernizzarsi.

    Anche il Castello dei Morra è lì e io non nascondo che quando la prima volta andai a visitarlo ne fui fortemente deluso. Mi aspettavo un maniero ampio, alto, superbo e trovai una specie di roccaforte senza pretese. Ma Isabella non perse la sua statura dentro di me, anzi si stagliò con maggiore forza, si insinuò nel mio cuore fino a farmi innamorare. La sentii fremere anche nel corpo, abbracciarmi, confidarmi i segreti che aveva a lungo tenuto dentro di sé.

    E, come sempre capita in questi casi, cominciò a farmi compagnia, a seguirmi nei miei viaggi. Non meravigliatevi se perfino in Argentina trovai uno studio sulla sua poesia e le traduzioni dei testi.

    Come dicevo, Isabella è viva, così viva che, come vedete, Giuseppe Lorin ne ripropone l’immagine documentandola e arricchendola di testi di poesia scritti per questa occasione da Dacia Maraini, da Corrado Calabrò, da Michela Zanarella, da Vittorio Pavoncello, da Marcella Continanza, da Antonella Radogna e dal sottoscritto. Tre poeti e quattro poetesse, ma non si tratta di un’antologia dedicata a Isabella, in questo caso i testi sarebbero stati centinaia perché le identificazioni con lei sono state incessanti.

    Giuseppe Lorin, sempre attento ai mutamenti in atto nella società letteraria, ha voluto proporre poche voci attuali per rinnovare un’attenzione doverosa verso chi, in nome della poesia, si è sacrificata, sottolineando, con il suo gesto, che non si tratta di una sconfitta della poesia, semmai del contrario. Tanto è vero che il suo interesse nasce durante un viaggio che gli fa incontrare i palpiti di Isabella.

    Giuseppe Lorin ne delinea la vicenda senza forzare la mano, semplicemente, come Isabella desidera. Io la conosco bene e so che approva lo scritto di Lorin. A lei non piace l’enfasi e il barocco, a lei piace che le parole abbiano il peso della cosa che nominano. E Lorin, come tutti gli innamorati, la asseconda. E io non posso che prenderne atto di questa proposta che è, a un tempo, culturale e umana, di quella umanità che la poetessa ha saputo tessere sospirando la Francia, impavida, forte, decisa a confondere la voce del Sinni con la sua, la

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