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San Jeiunio compatrono di Gerace
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San Jeiunio compatrono di Gerace
Ebook86 pages51 minutes

San Jeiunio compatrono di Gerace

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About this ebook

Un saggio storico su una figura emblematica e ormai dimenticata, altamente connotativa dell'universo spirituale e religioso del sud Italia.

Si era quasi completamente persa la memoria di Giovanni il Digiunatore di Gerace, detto San Jeiunio, e la stessa grotta situata in Contrada Ropolà era ormai un rifugio per le bestie selvatiche o utilizzata da pastori come riparo di fortuna per il gregge: un luogo di devozione del monachesimo a Gerace che si è corso il rischio di smarrire, assieme alla stessa storia di San Jeiunio che là nell'anno 1000 circa vi dimorò.

La breve ricerca ha riportato alla luce la preziosa impronta del tempo bizantino, ma soprattutto ha ridato vita all'illustre Santo italo-greco della nostra Calabria, raccogliendo in una sorta di piccola antologia gli scritti che lo ricordano e gli eventi che hanno portato alla rivalutazione e valorizzazione del Santo, compatrono di Gerace.

LanguageItaliano
Release dateJan 30, 2019
ISBN9788869345357
San Jeiunio compatrono di Gerace
Author

Lina Furfaro

Lina Furfaro, insegnante, nel tempo libero si dedica alla ricerca storica negli archivi. Ha pubblicato: Gerace - Il Monastero di Sant'Anna (1998); Giuditta Levato - La contadina di Calabricata (2012); Testimone l’orizzonte (2015); Biografia di un caporale Vincenzo Forti (2017).

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    San Jeiunio compatrono di Gerace - Lina Furfaro

    Lina Furfaro

    San Jeiunio compatrono di Gerace

    in collaborazione con Lucia Cusato

    Storia

    © Bibliotheka Edizioni

    Via Val d’Aosta 18, 00141 Roma

    tel: +39 06.86390279

    info@bibliotheka.it

    www.bibliotheka.it

    I edizione, febbraio 2019

    Isbn libro 9788869345340

    Isbn ebook 9788869345357

    È vietata la copia e la pubblicazione, totale o parziale,

    del materiale se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta

    dell’editore e con citazione esplicita della fonte.

    Tutti i diritti sono riservati.

    In copertina: Icona di San Jeiunio, Gerace,

    nella Chiesa ortodossa di San Giovanni Crisostomo

    (S. Giovannello), santuario ortodosso panitalico

    Progetto grafico: Eureka3 S.r.l.

    www.eureka3.it

    Lina Furfaro

    Lina Furfaro, insegnante, nel tempo libero si dedica alla ricerca storica negli archivi.

    Queste le sue pubblicazioni: Gerace - Il Monastero di Sant’Anna, Corab, 1998 Gioiosa Jonica (RC); Gocce, Pellegrini Ed., 2006, Cosenza; nel 2009 La maestra Tita, Pellegrini Ed. Cosenza; Giuditta Levato - La contadina di Calabricata, Falco Ed., 2012, Cosenza (1° Premio Lett. "A. Proviero - Città di Trenta" 2012); Cuccioli & Cuccioli, Falco Ed., Cosenza, 2013; Testimone l’orizzonte (scritta a quattro mani con R. Gatta), Falco Ed., Cosenza, 2015; Diario 1916-1918 Ferruzzano (A.N.I.M.I.), Brumar Ed., Bovalino, (RC) 2016; Biografia di un caporale Vincenzo Forti, Brumar Ed., Bovalino, (RC) 2017.

    Sito ufficiale: www.linafurfaro.it

    Misticità

    E poi guardando bene dall’ombra

    vidi l’albero e le sue foglie,

    le gemme e i fiori

    e ne sentii il profumo.

    Nello spazio l’armonia si espanse.

    Osservai ancora il tramonto

    e la notte era adorna di astri

    e tra lo scrosciar della risacca

    la luce filtrava in lontananza,

    poi ancora l’aurora e l’alba:

    in sintonia, lentamente

    l’ordine rapì il tempo

    e affiorò la fede.

    Lina Furfaro

    Presentazione

    L’idea di scrivere su San Jeiunio è stata geniale e al tempo stesso doverosa. Geniale perché, a tutt’oggi, non esiste una pubblicazione che abbia affrontato la vita e le opere di questo santo, né era stata tentata una ricerca specifica. Doverosa perché, essendo San Jeiunio uno dei quattro protettori della città, con l’Immacolata, patrona principale, da molto tempo la sua memoria si era così affievolita che appena si conosceva il nome, per lo più legato all’agionimo del rilievo roccioso nei pressi di Gerace, dove è ubicata la sua grotta eremitica.

    Un evento provvidenziale ha fatto sì che il suo nome, la sua memoria e il suo culto oggi siano ritornati a vivere. Di questo evento dirò da qui a poco.

    Intanto intendo ringraziare Lucia Cusato che ha avuto questa brillante idea e Lina Furfaro che si è cimentata nella ricerca non facile per via della scarsezza dei documenti.

    Il tutto ebbe inizio il 23 novembre del 1992, domenica. Mi trovavo alla messa nella cattedrale di Gerace quando, a funzione conclusa, scorsi da lontano, tra le antiche colonne, un monaco dai lunghi capelli e un signore in abiti borghesi. Mi avvicinai e riconobbi in uno dei due il professore Giorgio Barone Adesi, insigne cattedratico di diritto, conoscitore della cultura cristiana orientale, legato alla chiesa ortodossa, mio amico.

    Nel vedermi i suoi occhi si vivacizzarono e, ringraziando il Signore per questo incontro, mi presentò il monaco che gli stava accanto. Si chiamava Kosmas Papapetrou, giovane monaco eremita del Monte Athos. Nel presentarmelo disse che era venuto in Calabria per visitare i luoghi dove nel Medioevo vissero molti santi monaci, si riferiva chiaramente ai numerosissimi monasteri dei monaci italo-greci il cui ricordo è ancora vivo sul Monte Athos, ma ahimè, la memoria storica è quasi cancellata in questa terra di Calabria.

    Ci recammo nella vicina chiesetta di San Giovannello, che era il katholicon del distrutto monastero italo-greco di San Giovanni Crisostomo. La chiesetta, che presenta le caratteristiche dell’architettura medievale, da diverse decine di anni non era visitabile perché dopo il restauro degli anni ’60 venne ridotta a deposito di marmi e frammenti lapidei della vicina chiesa di San Francesco.

    Appena entrati il volto di P. Kosmas si trasfigurò, estrasse dalla tasca una immaginetta (piccola icona) di San Giovanni Crisostomo e intonò in greco un troparion (un breve inno monastico). Finito il canto, rivolgendosi a me, disse: «Questo troparion si cantava in questa chiesa mille anni fa e in tutte le chiese di Calabria, ah come sarebbe bello per me se potessi ritornare in questa chiesa!»

    Notai la sottigliezza nel dire ritornare e non venire come se lui fosse già stato in questa chiesa, quasi da considerare la sua

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