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La Uiltec al tempo della pandemia: Gli editoriali di "Industri@moci" dal 2020 al 2021
La Uiltec al tempo della pandemia: Gli editoriali di "Industri@moci" dal 2020 al 2021
La Uiltec al tempo della pandemia: Gli editoriali di "Industri@moci" dal 2020 al 2021
Ebook144 pages1 hour

La Uiltec al tempo della pandemia: Gli editoriali di "Industri@moci" dal 2020 al 2021

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La Uiltec raccontata attraverso gli editoriali scritti dal suo leader, Paolo Pirani, in tempo di pandemia, all'interno del mensile
"Industri@moci", capaci di descrivere il Paese analizzando il contesto nazionale, la specificità industriale, le iniziative da intraprendere in ambito economico, i risultati determinati dal punto di vista sindacale. Il tutto mentre l'Italia era caratterizzata da provvedimenti legislativi che scandivano il perdurare di un’emergenza sanitaria in vigore tuttora.
Eppure, gli scritti di Paolo Pirani, che del periodico in questione è da sempre il direttore responsabile, hanno ogni volta espresso la capacità di aprire porte e finestre del palazzo sindacale per far entrare l’aria della vita che gira intorno.

Un tempo caratterizzato dall’imperversare del contagio virale, ma anche il rapporto che lega il mondo sindacale a persone, imprese, associazioni.

Nelle pagine che seguiranno i lettori coglieranno il susseguirsi di quanto è accaduto nell’ultimo biennio, a partire dai disagi, dolori e complicazioni, tutte conseguenti alla nuova crisi economica.

LanguageItaliano
Release dateOct 21, 2021
ISBN9788832104479
La Uiltec al tempo della pandemia: Gli editoriali di "Industri@moci" dal 2020 al 2021
Author

Paolo Pirani

Paolo Pirani è segretario generale della Uiltec e direttore responsabile del mensile INDUSTRIAMOCI". Dirigente sindacale, giornalista, docente di relazioni industriali, è stato Segretario confederale della UIL con delega alla Contrattazione.

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    La Uiltec al tempo della pandemia - Paolo Pirani

    © Arcadia edizioni

    I edizione, ottobre 2021

    Isbn 9788832104479

    È vietata la copia e la pubblicazione, totale o parziale, del materiale se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta dell’editore e con citazione esplicita della fonte.

    Immagine in copertina:

    Francesco Tomei, 1970 – Cavalleria rusticana (Esposto presso Segreteria generale Uiltec).

    Tutti i diritti riservati.

    Paolo Pirani

    Paolo Pirani è segretario generale della Uiltec e direttore responsabile del mensile Indusri@moci.

    Dirigente sindacale, giornalista, docente di relazioni industriali, è stato Segretario confederale della UIL con delega alla Contrattazione.

    Antonello Di Mario*

    Introduzione

    A testa alta

    Una grande organizzazione sindacale raccontata attraverso gli editoriali scritti dal suo leader nel tempo della pandemia. Per quasi due anni i fondi d’apertura di Industri@moci, il mensile della Uiltec nazionale, hanno descritto il Paese analizzando il contesto nazionale, la specificità industriale, le iniziative da intraprendere in ambito economico, i risultati determinati dal punto di vista sindacale. Il tutto mentre l’Italia era caratterizzata da provvedimenti legislativi che scandivano il perdurare di un’emergenza sanitaria in vigore tuttora.

    Eppure, gli scritti di Paolo Pirani, che del periodico in questione è da sempre il direttore responsabile, hanno ogni volta espresso la capacità di aprire porte e finestre del palazzo sindacale per far entrare l’aria della vita che gira intorno. Un tempo caratterizzato dall’imperversare del contagio virale, ma anche il rapporto che lega il mondo sindacale a persone, imprese, associazioni.

    Nelle pagine che seguiranno i lettori coglieranno il susseguirsi di quanto è accaduto nell’ultimo biennio, a partire dai disagi, dolori e complicazioni, tutte conseguenti alla nuova crisi economica.

    Le famiglie italiane hanno conosciuto difficoltà dovute all’ampliarsi della povertà, percependo sensazioni crescenti di fragilità, insicurezza, frustrazione. E soprattutto una condizione di isolamento dovuta al crollo delle relazioni sociali e personali.

    Gli editoriali di Paolo Pirani dimostrano come il sindacato sia riuscito a reagire, ad alzare la testa, a far uscire dal guado lavoratori e le imprese dove gli stessi lavorano. Insomma, un sindacato che è rimasto accanto, dando sostegno, a chi non aveva più forza e voce. Si è trattato dell’unica azione possibile, dignitosa e coerente per far ritrovare le persone al centro del mondo del lavoro e di quello produttivo, passando al setaccio il tempo trascorso e riuscendo a guardare al futuro attraverso una narrazione precisa, attenta, meticolosa, lungimirante. Un modo di fare giornalismo guardando, subito dopo, al tempo che verrà, ricercando il rispetto della libertà dei singoli e della dignità di ciascuno.

    Scrive Paolo Pirani: "Abbiamo agito per la tutela dei diritti, facendo leva su un senso del dovere che ha reso la nostra comunità ancor più coesa, nonostante il disagio causato dalla diffusione del virus. Ci siamo stati, a testa alta e con le spalle dritte, dimostrando capacità operative, senso decisionale. Azioni responsabili e condivise in ogni dove. Abbiamo rinnovato, come impone la missione sindacale che ci è propria, tanti contratti di lavoro che riguardano i nostri settori di riferimento. Ma abbiamo fatto di più, garantendo salute, prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, azienda per azienda. Lo abbiamo scritto e ripetuto più volte: per noi una commessa non vale una vita. Su questo giusto presupposto abbiamo lavorato per attuare il dialogo fondamentale tra parti sociali e governo, arrivando alla firma dei protocolli di sicurezza tra noi, Confindustria e l’Esecutivo. Si tratta di testi che andranno aggiornati e rivisti periodicamente, mantenendo l’equilibrio con gli altri provvedimenti governativi che sono in itinere o che dovranno aggiungersi ai precedenti. Siamo stati la forza propulsiva per l’attuazione di normative inerenti il blocco dei licenziamenti e la proroga degli ammortizzatori sociali. Abbiamo contribuito a favorire intese sulla riorganizzazione del lavoro, sui tempi, sugli orari, sulla condizione sanitaria e su quella ambientale".

    Questo è quanto è stato fatto. Su quel che sarà è evidente un’azione di continuità in linea con quanto finora realizzato. Ciò significa favorire sempre nell’ambito delle relazioni industriali il metodo partecipativo, soprattutto ora che al tempo della pandemia seguirà quello della transizione energetica. Una nuova epoca che dovrà essere ricordata per la mole di investimenti riguardanti riconversioni nei settori dell’energia stessa, dell’acqua, sulle reti di approvvigionamento correlate, sul campo delle infrastrutture materiali ed immateriali a partire dal digitale.

    Ci vuole però un piano industriale basato su scelte precise e condivise. Si tratta di una speranza di vita forte quanto quella relativa alla campagna vaccinale che dovrà realizzarsi compiutamente entro l’anno in corso.

    Sono questi due obiettivi a delineare il tanto lavoro dei mesi che verranno. E gli editoriali raccolti in questo libro ne rappresentano la prospettiva in modo nitido ed incisivo.¹


    1 Responsabile Ufficio Stampa Uiltec

    Gennaio 2020

    Andare sempre avanti

    Editoriale

    All’inizio di questo 2020 è davvero difficile fare previsioni. Ovidio però sosteneva che va gettato sempre il vostro amo: nello stagno in cui meno te lo aspetti troverai un pesce. Insomma, la migliore aspettativa da coltivare è quella che ti conduce a guardare avanti.

    Ed è quello che dobbiamo fare. Il nostro Paese arriva da due anni di sostanziale stagnazione non va dimenticato. E se restiamo alle stime più recenti la crescita nel 2020 non farà certo fare salti di gioia a nessuno. Anzi, secondo l’Ocse il nostro Pil si attesterebbe allo 0,4%, ovvero il peggior esito fra i Paesi più sviluppati. E saremmo ancora una volta fanalino di coda in una Europa la cui crescita sarebbe comunque modesta con uno striminzito 1,1%. Altre stime sono leggermente più… generose come quella dell’Istat che ci colloca allo 0,6%, comunque sempre la metà di quello che avverrebbe nel Vecchio continente.

    I motivi sono evidenti ed ancora una volta sommano ragioni internazionali e quelle, ben più cospicue, interne alla nostra economia.

    Dovremo fare i conti con la Brexit, con il persistente protezionismo, con le grandi incertezze dovute alle tensioni nel mondo. Tutto questo ovviamente non produce solo rallentamento nella attività economica, ma frena gli investimenti e riduce la propensione al rischio. Non è tempo di commesse perché sono troppe le variabili in circolazione.

    Anche sul piano della finanza mondiale gli esperti vanno molto cauti e la ragione prevalente riguarda il fatto che le buone performance delle borse sono più il frutto di interventi straordinari delle Banche centrali con l’immissione continua di liquidità che una vera e propria evoluzione positiva delle economie reali. La Fed, ad esempio, ha immesso nel sistema finanziario circa 400 miliardi di dollari di liquidità per dare stabilità. Ma quanto potrà durare questo orientamento? E se guardiamo all’Europa ci si accorge facilmente che l’azione di Draghi alla Bce ha sostenuto l’euro a dispetto dei vari sovranismi, ma inevitabilmente lascia alla Lagarde una eredità non facile: continuare nella politica accomandante che ha evita gelate economiche in una Europa priva di vere locomotive per le difficoltà sopravvente in Germania.

    Ed allora ci si rifugia negli interrogativi. Il primo è quello più scontato: come andrà a finire la guerra commerciale fra Usa e Cina. I rischi di recessione più volte paventati a livello mondiale ma mai emersi davvero si paleseranno o invece lasceranno il posto ad una nuova stagione di crescita? L’inflazione, specie quella negli Stati Uniti che viaggia oltre il 2%, inciderà o meno sulle scelte delle Banche centrali e dei Governi? Ma nell’attesa di capirne un po’ di più è assai saggio guardare dentro casa nostra, alla nostra economia ed alla tenuta sociale del Paese.

    Se volessimo indicare una qualche priorità verrebbe da dire che un ruolo importante dovrebbe averlo la tutela del nostro capitale umano, vale a dire il futuro dei nostri giovani e la interruzione

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