La Logistica come acceleratore dello sviluppo economico
By AAVV
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Per parlare ad una moltitudine occorre un testo che sia in grado di filtrare e far intravedere le possibilità di crescita economica che potrebbero derivare da una buona attività logistica tout court. È soprattutto su quest'ultimo aspetto che questo volume ha deciso di porre attenzione.
Un volume che non è né un manuale di economia, né l’ennesimo prontuario di istruzioni per coloro che si occupano di import-export, ma che si preoccupa di preparare il terreno affinché economisti, politici e tecnici del settore possano in futuro avanzare proposte serie e fattibili per individuare una via di ripresa di cui l’Italia ha tremendamente necessità.
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La Logistica come acceleratore dello sviluppo economico - AAVV
La logistica come acceleratore dello sviluppo economico
© Arcadia edizioni
I edizione, novembre 2017
Isbn 978-88-943733-5-6
È vietata la copia e la pubblicazione,
totale o parziale, del materiale
se non a fronte di esplicita
autorizzazione scritta dell’editore
e con citazione esplicita della fonte.
Tutti i diritti riservati.
INTRODUZIONE
Non passa giornata in cui, aprendo un giornale, non si legga della crisi economica che in questo ultimo scorcio di nuovo millennio attanaglia l’Occidente. Parallelamente, si leggono analisi catastrofiche su quello che potrebbe essere il futuro delle nazioni del mondo che stanno subendo questa gravissima recessione.
Come se ciò non bastasse, ad aggravare la stato d’ansia che predomina sul piano collettivo vi è la situazione, incontrollabile, dei flussi migratori. Porre insieme questi due fattori, sul piano giornalistico e, più in generale, della comunicazione massmediatica, incute profondo sgomento in tutti.
Di rado capita di leggere articoli, saggi in riviste specialistiche o trascrizioni di brillanti relazioni tenute in qualche conferenza che, invece di registrare ansia e irrimediabilità, propongono una soluzione ad una situazione obiettivamente poco piacevole. Quelle poche che vi sono, visto il loro esiguo numero, passano inosservate o cadono nel dimenticatoio. Ciò che, per noi che scriviamo, rappresenta un male.
È pur vero che i problemi vi sono. Ma, ragionando in termini hegeliani, se ogni ostacolo in sé possiede la modalità per essere superato e lasciarselo alle spalle, perché non provare a sfruttare questa situazione critica, a livello mondiale, per riflettere su quali soluzioni adottare in vista di un possibile miglioramento?
In tal senso, molti giornalisti negli anni hanno ripetutamente parlato del turismo come possibilità concreta di introiti economici che potrebbero dare all’Italia una buona spinta per uscire dalla crisi. Indubbiamente, il suolo patrio ha un tale numero di musei, opere d’arte e monumenti che, se ben utilizzati, potrebbero costituire un ottimo motivo di ripresa economica.
Ma l’Italia è anche un paese dove vi è un massiccio via vai di merci in entrata e in uscita. Si pensi ai prodotti che importiamo dall’Unione Europea – alimentari e non – e agli altri innumerevoli articoli merceologici di ogni genere (sia a livello privato che per quelle attività che, a loro volta, le rivenderanno a futuri clienti). Tutto questo costituisce un aspetto di non poco conto, per l’economia interna nazionale, che trascurare non è affatto un bene: anzi.
Di cosa stiamo parlando esattamente? Di quello che, in termini tecnici, corrisponde al nome di logistica. O, per dirla in termini più semplici e a tutti accessibili: di quell’attività che consente ad un’industria e ai suoi prodotti, grazie ad un certo tipo di organizzazione razionale, di raggiungere gli acquirenti in maniera tale da offrire un servizio il più possibile efficiente ed economico. Di tale possibile risoluzione per risolvere il problema della crisi finanziaria e produttiva, non solo nazionale, giornali e mass-media si guardano bene dal parlarne.
È pur vero che questo argomento è ancora ad appannaggio o di specialisti del settore, o di economisti che se ne occupano seppur marginalmente. Trovare qualcuno che decida di seguire il settore logistico da vicino è raro. Per sua professione, l’operatore della carta stampata deve stare sul pezzo
, come suol dirsi, e parlare di import-export non costituisce una notizia che desti interesse nei lettori. Trascurare del tutto questo argomento è, però, ugualmente errato.
Tra gli estremi dello specialismo e della totale indifferenza, vi è un immenso territorio mediano attualmente vuoto e che ancora attende di essere riempito. È ciò che ci siamo proposti scrivendo questo libro.
È pur vero, come diceva il noto slavista – ingiustamente dimenticato, oggi – Angelo Maria Ripellino, che le introduzioni servono a tracciare bilanci di un lavoro svolto, ma sono utili anche per chiarire i metodi utilizzati per adempiere un certo compito, evidenziandone i contorni entro cui ci si è orientati.
La bibliografia specifica sulla logistica è estesissima, tecnicissima e tremendamente noiosa. Di quest’ultimo aspetto non ci si può crucciare, specie se si pone attenzione a chi sono indirizzati i testi da noi consultati: agli specialisti del settore. Sono, per lo più, manuali che descrivono procedure e modalità di come portare a termine un buon processo logistico.
Testi consimili sono utilissimi, ma di scarso interesse per avviare una riflessione sul rapporto che intercorre fra logistica ed economia. Di quest’ultimo, nella bibliografia consultata, poco se ne parla se non per niente. Solo ad un lettore con profondo senso critico si può chiedere di trarne qualcosa. Ma per parlare ad una numerosa moltitudine ci vuole ben altro. Occorre, a nostro avviso, un testo che sia in grado di filtrare e far intravedere le possibilità di crescita economica che potrebbero derivare da una buona attività logistica tout court.
È soprattutto su quest’ultimo aspetto che abbiamo deciso di porre attenzione. A noi non interessava scrivere né un manuale di economia, né l’ennesimo prontuario di istruzioni per coloro che si occupano di import-export. Ci siamo preoccupati di preparare il terreno affinché economisti, politici e tecnici del settore possano in futuro avanzare proposte serie e fattibili per individuare una via di ripresa di cui l’Italia ha tremendamente necessità.
Contrariamente ai volumi da noi letti, vagliati e postillati, noi abbiamo deciso di adottare una visione interdisciplinare. Il perché di questa decisione, lo si scoprirà nel capitolo in cui si cercherà di definire in termini generali il campo della logistica.
Ascendere un ideale Monte Ventoso dalla cui cima si può abbracciare una certa totalità, può costituire un male o un bene? Per noi che scriviamo, indubitabilmente un bene. Ma tale nostra impostazione è conseguente anche all’accezione da noi conferita al termine economia, direttamente mutuata da Niccolò Branca – Presidente delle distillerie omonime – e che nelle pagine seguenti specificheremo. Finché si intenderà quello economico come un mondo dominato in via prepotente ed esclusiva dai numeri, ben poco si riuscirà a concludere. E molto difficilmente si potranno individuare ideali soluzioni per uscire dalla crisi.
Ma se a tale accezione sterile di economia, tutta fatta di cifre dati e percentuali, se ne sostituisse una in cui è l’uomo ad avere la preminenza, cosa accadrebbe?
Porre l’individuo al centro dei numeri non è un’operazione originale. Prima di noi, eminenti studiosi (Paolo Zellini tra tutti) lo hanno fatto aprendo spazi di pensiero e riflessione altrimenti inimmaginabili. Ma neppure si può dire sia un’impostazione così scontata. Per gli economisti, l’essere umano altro non è che il destinatario di cifre e percentuali di fronte alle quali è impossibile opporre resistenza o reagire in qualsivoglia maniera.
Noi, al contrario, sosteniamo che tutto questo ha sì importanza, ma tanto quanto l’uomo. Anche il più sterile dato deve tornare a possedere una dimensione umana, e non così algida come si è indotti a pensare.
Parrà un paradosso, ma a tale conclusione siamo giunti grazie alla preparazione per questo volume. E l’abbiamo mutuata e abbracciata in pieno osservando e apprendendo quanto variegata sia l’accezione di logistica che ai più, inevitabilmente, sfugge.
Qualche malizioso lettore potrebbe avanzare l’obiezione che in un mondo globale va da sé che il settore logistico debba rappresentare un perno fondamentale su cui orientare una politica economica. L’ideale lettore avrebbe ragione se ciò fosse vero. In Italia, soprattutto, ci troviamo di fronte ad una serie di difficoltà che rendono il settore da noi trattato poco adatto a rappresentare una valida possibilità di crescita.
Tali ostacoli sono rappresentati dal mondo dei trasporti. Sono i più evidenti ma non gli unici. A questi, andrebbero aggiunti anche quelli che includeremo nel vasto universo delle procedure che rivestono non poca importanza per il contesto logistico. Parleremo anche di questo.
Alcune ultime considerazioni sul volume che il benevolo lettore si sta accingendo a leggere (a meno che già non lo abbia gettato dalla finestra). Noi non avanzeremo alcuna prospettiva nuova riguardo alla logistica. Ci sono validi specialisti in grado di farlo, e rispetto alla loro competenza la nostra non è che una briciola. Quelle che seguiranno potrebbero maliziosamente definirsi, in termini gramsciani, brevi cenni sull’universo. Non pretendiamo che possano tornare utili a qualcuno. Quello che intendiamo fare è avanzare una serie di problematiche riflessioni. Ad altri spetterà il compito di sciogliere i nodi da noi evidenziati.
Ci potranno accusare che non è questa una ricerca propriamente scientifica? Niente affatto. Non sempre, al termine di uno studio, si giunge a certezze inequivocabili. Spesso ci si può trovare con molte più incertezze rispetto al momento in cui si è iniziata la ricerca. Evidenziare questo grumo di dubbi non è dichiarare fallimento, bensì aver sottolineato come in ambito scientifico sia pressoché impossibile acquisire risultati fissi in eterno. Se ciò fosse, non vi sarebbe più ricerca, e noi avremmo potuto impiegare meglio il nostro tempo facendo una salutare passeggiata piuttosto che leggere i noiosi volumi che compongono la vasta bibliografia sulla logistica.
Il fatto che le pagine che seguono possano scardinare alcune convinzioni e dare l’opportunità di aprire nuove prospettive, per noi dilettantisti dell’argomento è un grande risultato. Era esattamente ciò che ci siamo proposti all’inizio del lavoro.
L’augurio è che di questi dubbi e di queste riserve se ne possa fare tesoro. Nel senso di qualcosa che possa essere aspramente criticato ed emendato. Non tutti ne saranno fin da subito consapevoli, ma è proprio grazie a questa attività di acerrima opposizione che la ricerca può compiere passi in avanti. Non solo nell’ambito della logistica, ma in ogni settore dell’umana conoscenza.
LOGISTICA ED ECONOMIA
I numeri ci circondano e non possiamo fare niente per liberarcene. Giornalisti, uomini politici, pensatori e ultimamente anche intellettuali alle cui parole