Blockchain & agrifood
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All’interno di questa rete, la condivisione delle informazioni è una condizione essenziale per attuare un coordinamento pieno delle attività tra i diversi attori e garantire la costituzione di un ecosistema ben strutturato e interconnesso.
Se si guarda, tuttavia, al contesto agroalimentare italiano, il risultato è quello di un sistema ancora costruito e gestito sulla base di una mera logica di filiera, nella quale i dati di conformità nonché la documentazione alimentare (es. sicurezza, provenienza dei prodotti) sono spesso archiviati su database cartacei o privati. La sicurezza alimentare può trarre molteplici vantaggi dalla tecnologia blockchain (Esmaeili et al., 2020)
Sulla base di tali premesse, il presente report ha l’obiettivo di fornire un’analisi puntuale e dettagliata delle principali esperienze di sviluppo di soluzioni blockchain in ambito agroalimentare.
Al fine di comprendere al meglio lo scenario che si sta delineando in Italia, l’Osservatorio IBNO (Italian Blockchain National Observatory) indaga sulle evoluzioni del fenomeno blockchain nel settore agroalimentare, attraverso una metodologia di ricerca basata sull’analisi di casi studio reali, e attraverso un confronto con esperienze internazionali.
Nella seconda metà del 2020 è stata condotta un’analisi qualitativa su un campione di 30 imprese operanti nel business agroalimentare. A conclusione della prima fase di interviste e sulla base dei risultati emersi, è stata sviluppata un’analisi in profondità di 10 case nazionali e 5 case internazionali finalizzata a individuare best practices.
Autori:
Adriana Carotenuto
Erica Del Vacchio
Tiziana Russo Spena
Cristina mele
Coordinatori IBNO:
Cristina Mele
Tiziana Russo Spena
Luigi Di Benedetto
Pietro Azzara
Jessica Maria Rota
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Blockchain & agrifood - Cristina Mele
OVERVIEW
L’innovazione digitale è una leva strategica per il settore agroalimentare italiano, in grado di garantire maggiore competitività a tutta la filiera, dalla produzione in campo alla distribuzione alimentare. Adottando una prospettiva ecosistemica, è possibile individuare un’ampia varietà di attori coinvolti, ivi inclusi i soggetti economici che garantiscono il trasporto e la logistica, i fornitori di mezzi tecnici per l’agricoltura e di beni strumentali, gli addetti alla promozione e alla pubblicità etc. All’interno di questa rete, la condivisione delle informazioni è una condizione essenziale per attuare un coordinamento pieno delle attività tra i diversi attori e garantire la costituzione di un ecosistema ben strutturato e interconnesso.
Le connessioni all’interno dell’ecosistema emergono anche con riferimento al più recente tema della sostenibilità della filiera agroalimentare. Da un lato, gli impatti ambientali e il consumo delle risorse causati dall’attività agro alimentare e, dall’altro, il contributo generale al benessere e alla qualità della vita stanno assumendo una crescente importanza a livello sia nazionale che internazionale (Malak-Rawlikowska et al., 2019).
Gli ecosistemi agroalimentari possono svolgere un ruolo strategico nella promozione dello sviluppo economico territoriale e offrire al consumatore un prodotto di qualità, sicuro per la salute e distribuito in modo efficace e capillare. Le imprese sono sempre più attente alla qualità e alla sicurezza della loro produzione non solo quali driver della politica commerciale e di comunicazione, ma come orientamento strategico, in una logica integrata di rete e di rinnovamento nei modelli di business (Malak-Rawlikowska et al., 2019). Gli obiettivi della sostenibilità sono, infatti, quelli di assicurare l’integrità del prodotto e combattere l’insicurezza alimentare, sviluppare sistemi di produzione e consumo responsabili in grado di rispondere a logiche competitive che integrino obiettivi di profitto con obiettivi sociali e ambientali, nonché di investire in infrastrutture più efficienti e promuovere processi di produzione innovativi.
Secondo tale prospettiva, un modello di business sostenibile crea vantaggio competitivo attraverso la co-creazione di valore con i consumatori e gli altri partners e, contestualmente, lo sviluppo dell’impresa e della collettività. (Alreshidi, 2019; Malak-Rawlikowska, et al. 2019).
La creazione e la vitalità di questo ecosistema non possono prescindere dallo sviluppo e dall’implementazione delle nuove tecnologie digitali e cognitive, soprattutto quelle legate all’utilizzo di intelligenza artificiale, all’Internet of Things, nonché alle soluzioni basate sulla sicurezza e l’integrità dei dati (Ajena, 2018).
Nei sistemi interconnessi e interdipendenti, i dati e le informazioni rappresentano, infatti, il valore principale di ogni scambio in quanto ogni transazione, fornitura di servizi o comunicazione comporta un trasferimento di dati. Le decisioni data-based richiedono trasparenza, responsabilità e verificabilità, e, per questi motivi, i dati devono essere garantiti, verificabili e a prova di manomissione. La blockchain è una tecnologia distributed ledger che offre soluzioni per soddisfare queste esigenze (Tripoli & Schmidhuber. 2018, Wang et al., 2019).
Se si guarda, tuttavia, al contesto agroalimentare italiano il risultato è quello di un sistema ancora costruito e gestito sulla base di una mera logica di filiera, nella quale i dati di conformità nonché la documentazione alimentare (es. sicurezza, provenienza dei prodotti) sono spesso archiviati su database cartacei o privati. In un tale contesto sono elevati i rischi di possibili manomissioni o perdita di dati e sono particolarmente difficili i processi di controllo periodico della veridicità e delle certificazioni associate ai prodotti o ai processi, affidate spesso ancora esclusivamente all’ispezione di autorità terze (Trienekens et al., 2012, Aung, et al., 2014).
La sicurezza alimentare può trarre molteplici vantaggi dalla tecnologia blockchain (Esmaeili et al., 2020). Quest’ultima può abilitare una molteplicità di applicazioni permettendo agli attori dell’intero ecosistema di automatizzare l’elaborazione delle transazioni e delle certificazioni tramite l’utilizzo di sistemi decentralizzati, gestire il rapporto con gli enti certificatori e facilitarne il relativo accesso all’interno dei dati presenti nel registro distribuito e, infine, migliorare la tracciabilità e la visibilità dei prodotti all’interno della catena di fornitura.
Se da un lato inizia a manifestarsi un crescente interesse verso la tecnologia blockchain, alimentato anche dal fervente dibattito sulla stampa e la pubblicistica specializzata, dall’altro, non emerge ancora una piena convergenza, tra ricercatori e practitioners, relativamente alla reale portata e agli effetti della blockchain e delle tecnologie DLT (Distributed Ledger Technology) nel business agroalimentare.
L’interesse è soprattutto rivolto a comprendere le opportunità e i vantaggi che queste tecnologie sono in grado di generare in termini economici, sociali e di sostenibilità e di individuare le criticità che le imprese agroalimentari devono affrontare per la loro implementazione.
Sulla base di tali premesse, il presente report ha l’obiettivo di fornire un’analisi puntuale e dettagliata delle principali esperienze di sviluppo di soluzioni blockchain in ambito agroalimentare. Al fine di comprendere al meglio lo scenario che si sta delineando in Italia, l’Osservatorio IBNO (Italian Blockchain National Observatory) indaga sulle evoluzioni del fenomeno blockchain nel settore agroalimentare, attraverso una metodologia di ricerca basata sull’analisi di casi studio reali, e attraverso un confronto con esperienze internazionali.
La ricerca fornisce un approfondimento sullo stato dell’arte della blockchain nel settore agroalimentare in una prospettiva ecosistemica, che permette di approfondire il fenomeno dal punto di vista dei diversi attori (produttori, users, providers di tecnologia, ecc) e di analizzare in profondità impatti e criticità.
LA FILIERA
Il business agroalimentare, altamente strategico per l’economia nazionale, si presenta come ambito di applicazione elettivo per lo sviluppo di nuovi investimenti, agevolati anche dai recenti programmi di sviluppo promossi in ambito europeo. L’Italia, con un valore aggiunto dell’agricoltura pari a 31,8 miliardi di euro correnti, nel 2019 si colloca al primo posto della classifica dei paesi europei (ISTAT, Report maggio 2020 sulla base dei dati del 2019).
La continua crescita dei fabbisogni alimentari mondiali, la necessità di mantenere bassi i prezzi degli alimenti senza comprometterne la qualità nutrizionale e la sicurezza, la riduzione della superficie disponibile, l’esigenza di coltivare anche in zone nettamente sfavorevoli spingono le imprese a trovare nuove soluzioni che siano in grado di affrontare queste nuove sfide senza compromettere le capacità competitive. Le filiere agroalimentari assumono, infatti, caratteristiche di crescente complessità dovute non solo alla molteplicità e varietà degli attori e delle competenze in esse coinvolte ma anche dalla crescente internazionalizzazione dei mercati e dalla forte diffusione delle diverse tecnologie digitali. Ai produttori di materie prime (agricoltori, pescatori, allevatori ecc..) e agli operatori impegnati nelle attività di trasformazione produttiva (industria alimentare) e di distribuzione-commercializzazione (intermediari del commercio all’ingrosso, GDO, dettaglianti specializzati, ristorazione collettiva, ecc…) si associano una molteplicità di altri attori che forniscono risorse e servizi indispensabili per l’operatività e lo sviluppo dei processi produttivi principali (fornitori di impianti e macchinari, di componenti e prepararti per l’industria alimentare e di packaging, operatori logistici e fornitori di servizi consulenziali e altri servizi, ecc.). Le relazioni tra questi attori necessitano di essere finalizzate al miglioramento dei processi secondo una logica sistemica e di generazione di valore integrato. In un siffatto contesto anche i consumatori finali e le istituzioni pubbliche locali e nazionali assumono un ruolo fondamentale per facilitare o ostacolare lo sviluppo e la crescita dell’intero sistema.
Il modello organizzativo dell’ecosistema e la logica della coopetition ad esso riferibile (cfr. fig.1) si innestano su