Tavola Rotonda Post-Razionalista
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Book preview
Tavola Rotonda Post-Razionalista - A cura di Adele De Pascale
PRESENTAZIONE: GIOVANNI CUTOLO
Buongiorno a tutti, è un onore per me aprire questa tavola rotonda post-razionalista, organizzata da Accademia Post-Razionalista, a due anni dall’ultimo incontro che abbiamo fatto ad Ancona ospitati nella Clinica Universitaria da Bernardo Nardi.
Dalla scomparsa di Guidano, avvenuta a Buenos Aires nel 1999, ogni anno, a partire dal 2000 ci siamo riuniti alternativamente all’Università di Ancona e a quella di Siena con Mario Reda, insieme con altri incontri a Roma, per discutere e approfondire i concetti e le pratiche del post-razionalismo.
Il post-razionalismo non è una tecnica psicoterapeutica, forse lo possiamo definire un modello o un approccio, a me piace definirlo una visione del mondo
, una modalità di organizzare la conoscenza dei fenomeni umani e di conseguenza anche la psicoterapia.
Vittorio Guidano è stato un pioniere della ricerca sulla psicoterapia, nel creare nuovi modi di avvicinarsi alla persona, sia che fosse il paziente/cliente, senza distinzione tra i livelli di patologia, sia che fosse una persona normale, generativa. Uno dei suoi punti di partenza è che non esiste una frattura tra normalità/nevrosi/psicosi, ma una continuità. Noi facciamo esperienza della realtà in una maniera che è ‘unica’ e irripetibile per ogni singolo individuo. Allo stesso modo cerchiamo di conoscere, dare forma e ordine a questa esperienza con modalità altrettanto personali che utilizzano il linguaggio e le altre forme di significazione. In questa continua ricerca nasce quello che egli ha chiamato il significato personale
che è il punto di partenza, e di arrivo, per una terapia fondata sulla relazione, sull’affidamento, quella che Bowlby e Mary Ainsworth hanno chiamato base sicura
.
Nell’ultimo quarto del XX secolo, Guidano è partito dal comportamentismo per approdare rapidamente al cognitivismo e proporre una visione sistemica e processuale del Sé e della terapia, sposando le teorie evoluzioniste del genere umano, quelle evolutive dello sviluppo infantile (infant research), le teorie dei sistemi complessi, integrando lo sviluppo cognitivo con quello emotivo in una sintesi felice. Conoscenza e amore sono le due strade che procedono insieme nello sviluppo ontogenetico e in quello filogenetico.
Uno degli insegnamenti di Vittorio, e una delle cose che egli era capace di fare, è stato quello di sviluppare un pensiero che abbracciava ambiti di vita e discipline che non si erano mai parlate e tradurle in una pratica chiara e trasmissibile. Pensare complesso e agire semplice. Una modalità che si evince facilmente nella lettura dei suoi testi quelli scritti (La Complessità del Sé, 1987; Il sé nel suo divenire, 1991) e in quelli orali (La psicoterapia tra arte e scienza, 2008, a cura di Cutolo). Un tentativo di sintesi tra queste due modalità abbiamo cercato di farlo Adele De Pascale ed io nell’ultimo libro La struttura narrativa dell’esperienza umana. Un’ipotesi esplicativa della psicosi, di cui è uscito il primo dei tre volumi: L’evoluzione dal cervello al Self, 2019, nel quale abbiamo unito la parte orale delle sue ultime lezioni, con gli appunti che dovevano servire per completare il suo ultimo libro interrotto dalla sua morte.
Oggi, a quasi 22 anni dalla sua scomparsa, il movimento postrazionalista assomiglia a un fiume carsico disperso in molti rivoli e correnti, che non si sono connessi in una direzione unica. Un fenomeno che assomiglia alla distinzione che Guidano fa, all’inizio della sua concettualizzazione, tra conoscenza tacita, che segue un ordine spontaneo, imprevedibile e non organizzabile, e conoscenza esplicita o esplicata, che come dicono von Hayek e Polanyi, può dare conto soltanto di una piccola parte della prima, quella tacita, che è molto più ampia e inconoscibile.
C’è tuttavia un’unitarietà nel movimento post-razionalista, che viene mantenuta anche grazie a questi incontri che facciamo ogni anno e che speriamo riprenderanno in forme nuove. Oggi non abbiamo qui tutti gli esponenti del postrazionalismo, ma, credo, molti di quelli che hanno dato dei contributi significativi.
Abbiamo pensato che 10 minuti possano essere un tempo sufficiente per dare conto della propria esperienza clinica e dei propri ambiti di ricerca che ognuno dei relatori porta avanti.
A questo primo giro d’interventi seguirà un commento dei discussant, infine ognuno dei relatori potrà rispondere o commentare gli interventi dei colleghi, grazie ancora e buon lavoro!
PRESENTAZIONE: ADELE DE PASCALE
Nel ringraziare tutti i partecipanti, che senza indugio hanno aderito numerosi e attivi a questo evento, voglio innanzitutto esplicitare come l’idea di riunirci così sia nata in modo spontaneo ed estemporaneo, devo dire anche con un esito partecipativo inaspettato, forse sollecitato dalle restrizioni del lockdown che tutti stiamo patendo, mentre cercavamo con Gianni e Giulia di immaginare un modo leggero
e facile
di riunirci, confrontarci e scambiarci le idee, come da un paio di anni non riuscivamo a fare.
Abbiamo preferito dare uno spazio piccolo, ma a tutti, e ridurci a una mattinata, piuttosto che occupare un’intera giornata, pensando che sarebbe stato in quel caso pesante e faticoso, visto l’obbligo di collegarci on-line, progettando altresì, come potete vedere, di chiedere a ognuno un breve contributo scritto del suo intervento, perché potesse restare un documento di quest’iniziativa, anche nell’auspicio che possa servire da stimolo a eventi e occasioni future.
L’interesse crescente nei diversi ambiti disciplinari delle scienze del comportamento sul ruolo da dare all’esperienza umana, mantenendosi nei confini della scienza, s’integra con la nostra intenzione di sviluppare e divulgare l’approccio e le metodologie d’intervento post-razionalisti che s’ispirano al medesimo modello sistemico processuale, unitamente al bisogno di utilizzare e sviluppare quanto Vittorio Guidano, nell’ultimo periodo della sua vita, gli anni Novanta, aveva concettualizzato in forma iniziale e incompiuta, in appunti personali e lezioni sparse.
Il suo modello, che mantiene la sua natura fondativa sistemico-processuale (e post-razionalismo vuol dire sempre sistemico processuale), orientato in termini di complessità, unisce accanto all’epistemologia evoluzionista, molti altri filoni di ricerca: la primatologia, la paleoantropologia, lo studio delle emozioni e della regolazione emotiva, la linguistica, la sociologia, la fenomenologia e l’antropologia, l’ermeneutica, la filosofia, il funzionamento dei sistemi sociali e in particolare lo studio e l’intervento sulla famiglia, la psicoterapia e la relazione terapeutica.
È proprio questo sguardo d’insieme, quest’ottica processuale, sistemica, relazionale ad ampio raggio, che il terapeuta deve avere in mente e dalla quale deve essere guidato e ispirato, mentre contestualizza e ricostruisce lo scompenso che si trova ad affrontare, sia questo in un setting individuale che familiare, che noi vogliamo qui sottolineare, aggiornare, divulgare, per approfondirlo tra noi e offrirlo alla formazione dei più giovani.
Grazie e buon lavoro.
MARIO ANTONIO REDA
Medico psichiatra e psicoterapeuta cognitivista,
già P.O. di Psicologia Clinica Università di Siena,
didatta e past-President SITCC
A VOLTE RITORNANO: I FATTORI CURATIVI DELLA PSICOTERAPIA OGGI.
Francesco Mancini e Guyome Rogier, su State of Mind del dicembre 2020, pubblicano un articolo in cui si critica «la tesi che l’alleanza terapeutica sia il fattore curativo comune in tutte le psicoterapie efficaci «e aggiungono che l’alleanza terapeutica «è una condizione necessaria per il successo della terapia e un buon predittore, ma non ci sono prove che sia di per sé curativa». Inoltre si aggiunge che «ci sono candidati più plausibili basati su modelli psicopatologici transdiagnostici» e si cita a proposito che fattori curativi, sarebbero, secondo Fonagy e altri autori, la mentalizzazione e la conseguente fiducia epistemica, e secondo Greenberg e altri, la rivisitazione di esperienze relazionali precoci avverse, attraverso un processo di riconsolidamento che incorpora nuove esperienze emotive (F. Mancini, mailing list SITCC 22,12,2020).
Gli articoli citati come fondamentali ed esemplificativi per questi elementi curativi sono due. Nel primo (Luyten, Campbell,