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Lettera aperta sul futuro del mondo del lavoro in Italia: dal classico lavoro in presenza al fenomeno dello smartworking
Lettera aperta sul futuro del mondo del lavoro in Italia: dal classico lavoro in presenza al fenomeno dello smartworking
Lettera aperta sul futuro del mondo del lavoro in Italia: dal classico lavoro in presenza al fenomeno dello smartworking
Ebook101 pages37 minutes

Lettera aperta sul futuro del mondo del lavoro in Italia: dal classico lavoro in presenza al fenomeno dello smartworking

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About this ebook

In questa lettera aperta sul futuro del lavoro si analizza la
profonda  trasformazione culturale aperta dalla crescita dello smartworking nella vita  delle imprese e delle organizzazioni.
Il processo di cambiamento farà emergere nuovi modelli di leadership per garantire un futuro in cui le persone saranno sempre più protagoniste.
Il modello ibrido con presenza e assenza dal luogo classico di lavoro imporrà una cura della relazione fondata su nuovi stili di gestione.
Non è noto dove questa evoluzione porterà , ma è importante riflettere e capire da subito i temi strategici per affrontare questo cammino.
LanguageItaliano
Release dateOct 6, 2021
ISBN9791220853927
Lettera aperta sul futuro del mondo del lavoro in Italia: dal classico lavoro in presenza al fenomeno dello smartworking

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    Lettera aperta sul futuro del mondo del lavoro in Italia - Tommaso Stratta

    Tommaso Stratta

    Lettera aperta sul futuro del mondo del lavoro in Italia

    dal classico lavoro in presenza al fenomeno dello smartwokring

    UUID: 97a93217-35b1-48c1-b76c-65b8bd7d3b44

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    Premessa

    INTRODUZIONE

    CAPITOLO I - Mondo del lavoro in Italia: dal classico lavoro in presenza al fenomeno dello smart working

    1.1 Le origini

    1.1.1 Tra occupazione e disoccupazione (dagli anni ’60 ad oggi)

    1.2 Come le aziende sono cambiate nel tempo

    1.2.1 I modelli tradizionali

    1.2.2 L’era dell’e-commerce

    1.2.3 Tra crisi e nuove visioni: l’era della New Normal

    1.3 Nuovi approcci lavorativi: il fenomeno dello smart working

    1.3.1 Definizione di smart working

    1.3.2 Le origini e principali differenze tra telelavoro e smart working

    1.3.2.1 Definizione e breve storia del tele working

    1.3.2.2 Le differenze

    1.3.3 Gli effetti dello smart working (vantaggi e svantaggi

    CAPITOLO II - Impatto del Covid-19 nel mercato del lavoro

    2.1 Lo smart working prima e dopo il Covid

    2.1.1 Parole agli esperti: lo smart working, due facce di una stessa medaglia

    2.2 Covid-19 e settori in crisi

    2.2.1 Imprese fallite e crisi in tutto il mondo

    2.2.2 Ricorso al Chapter 11

    2.2.3 L’assurdo caso della birra Corona

    2.2.4 L’importanza delle medie e piccole imprese in Europa

    2.3 Covid-19 e settori in crescita

    2.3.1 La crescita esponenziale dell’e-commerce

    2.3.2 Caso Enel

    2.4 Nuove professionalità emergenti

    2.4.1 Alle porte della Quarta Rivoluzione Industriale

    2.4.2 Uno sguardo al futuro: Holotron, l’esoscheletro che ci farà camminare nella realtà virtuale

    CAPITOLO III - I business case

    3.1 Francesco Starace racconta i nuovi orizzonti Enel e del nuovo futuro

    3.1.1 Breve biografia

    3.1.2 L’intervista

    3.2 Fabio Fregi e la via verso un futuro in remoto

    3.2.1 Breve biografia

    3.2.3 L’intervista:

    3.3 Gianluca Perin per un futuro ibrido

    3.3.1 Breve biografia

    3.3.2 L’intervista:

    3.4 Il questionario quantitativo:

    3.4.1 Il questionario proposto

    3.4.2 Le risposte ottenute

    Conlcusione

    BIBLIOGRAFIA

    Alla mia famiglia

    e alle persone che

    mi sono state vicine

    Premessa

    di Roberto Baldassari

    Era il 14 febbraio 2008, mi trovavo alla Sala Stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi.

    Con me c’erano l’allora Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Cesare Damiano e la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso per la presentazione della conferenza internazionale europea " Flessibili, non precari " organizzata per il 15 e 16 febbraio a Torino.

    Il mio compito era quello di illustrare i principali risultati della ricerca condotta a supporto di tale iniziativa [1] .

    Il principale obiettivo della ricerca era quello di verificare gli atteggiamenti e i giudizi dei giovani italiani sia sulla situazione di fatto riguardante il lavoro giovanile in Italia che sulla normativa, verificando una serie di elementi tra cui:

    •il tipo di lavoro e le sue caratteristiche (per i disoccupati, il tipo di lavoro cercato e da quanto tempo);

    •la soddisfazione nei confronti del lavoro attuale e la coerenza nei confronti degli studi effettuati;

    •i lavori svolti in passato;

    •il vissuto della precarietà;

    •la conoscenza delle norme attuali;

    •la conoscenza in particolare delle norme che stabiliscono il precariato;

    •la conoscenza del concetto di " flexicurity " e il gradimento;

    •le aspettative nei confronti di nuove norme o regolamentazione del mercato;

    •le aspettative nei confronti di nuovi provvedimenti per favorire il lavoro giovanile.

    Il precariato, da un punto di vista motivazionale, appariva come un termine che raccoglie i mali della situazione dell’occupazione giovanile in Italia. E non si tratta di un’etichetta vuota: le critiche sono nella maggioranza dei casi puntuali, circostanziate, vissute sulla propria pelle e valutate con intelligenza.

    In termini qualitativi il concetto di flexicurity [2] (flessibilità e sicurezza) nel mondo del lavoro era noto solo attraverso lo studio universitario in merito ma nessuno ne era venuto a conoscenza attraverso altre vie. A livello quantitativo si confermava una non conoscenza (84%) generalizzata del modello.

    I criteri sui quali si basa il meccanismo della flexicurity apparivano decisamente molto lontani dall’esperienza italiana:

    •da un lato era immediato il riferimento all’incapacità italiana di stare alle regole: l’Italia avrebbe un difetto strutturale in tal senso e si tenderebbe ad abusare del sussidio;

    •l’aspetto che disorientava maggiormente era il fatto che la flexicurity veniva percepita come assenza di garanzie per i lavoratori, estrema mobilità, vantaggio senza compromessi dell’azienda sul lavoratore.

    Sono passati oltre dieci anni da quei sei minuti e cinquanta secondi dedicati alla mia presentazione alla Presidenza e, mai come in questo ultimo anno e mezzo, è salito alla ribalta un modello lavorativo che in parte muove i passi proprio dalla flexicurity ovvero lo Smart Working.

    Per il Ministero del Lavoro

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