Jack il gabbiano che non voleva volare
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Book preview
Jack il gabbiano che non voleva volare - Massimo Bartilomo
Una mattina di un giorno d'estate,
in un campo di aviazione...
La voce dello speaker risuonava, forte, nell'aria tersa del mattino.
Tutti quanti i partecipanti all'evento tenevano il becco all'insù, per vedere le evoluzioni dei più veloci e spericolati gabbiani che fossero mai esistiti nel mondo.
Mancava solamente il pezzo forte, quello per cui tutti erano giunti fin lì, ed ora la tensione era cresciuta a dismisura, ma, dopo tanta attesa, quel momento era arrivato.
"...ed ecco a voi finalmente, la pattuglia acrobatica delle forze militari gabbianesche, le famose Nine Arrows!
Vi ricordo che i nove protagonisti delle evoluzioni sono agli ordini di Kurt e Magdalene Sparrow.
Protagonisti da anni sui più svariati palcoscenici delle evoluzioni aeree, oggi Kurt e Magdelene volano nei cieli di casa!
Ecco a voi i due protagonisti che stanno per effettuare il loro cavallo di battaglia, la doppia messa in rovescio incrociata, vi ricordo che è una delle più pericolose manovre aeree che siano mai state ideate...
Ancora qualche attimo e i nostri campioni...
Nooooo!!!!!!!!
Jack e Magdalene si sono scontrati in volo!!! Incredibile...è tutto un groviglio di piume che stanno precipitando al suolo...
Questo, signore e signori, è uno dei momenti più bui di tutta la storia dell'aviazione...."
Jack si svegliò all'improvviso, le piume intrise di sudore ed il cuore che batteva all'impazzata.
Ancora quel sogno... quel maledetto sogno che non mi abbandona mai!
Pensò fra sé e sé.
Il ricordo di quegli istanti tragici, dove aveva perso entrambi i genitori lo perseguitavano da anni e lui che era rimasto immobile, lui che si guardava attorno, stordito e non capiva, o forse solamente perché non voleva capire ed accettare qualche cosa più grande di lui.
E si alternavano come in un film, i volti degli altri gabbiani, stretti intorno a lui che piangevano, spaventati per l'accaduto, e lo guardavano dispiaciuti...senza sapere cosa dire.
Ma per quanti anni ancora dovrò avere questi incubi???
Si chiese Jack guardando l'ora...le due e mezzo! Un'altra nottata triste.
Pensò, alzandosi dal letto comodo e caldo per andare in cucina a bere un goccio d'acqua.
Sapeva già che non si sarebbe addormentato facilmente.
Aprì il frigorifero per prendere la bottiglia di acqua fresca, cercando di fare il meno rumore possibile...
"Jack sei tu???? Ancora sveglio???
Hai avuto ancora una volta il tuo incubo?"
Sentì la voce della nonna che proveniva dalla sua camera, la nonna che lo aveva cresciuto in tutti quegli anni.
Tranquilla nonna, torna a dormire...avevo solo sete!
Le mentì spudoratamente, chiudendo la porta del frigorifero, sedendosi al tavolo, guardando nel nulla.
Tutte le notti così...
Jack chiudendo gli occhi, rivide ancora una volta nella mente, quei momenti.
Stava assistendo allo spettacolo acrobatico come faceva sempre quando i genitori erano in zona.
La nonna non voleva perdere neanche una esibizione della figlia di cui andava molto orgogliosa e portava chiaramente sempre con sé il suo nipotino.
Ma quando lo speaker dette in diretta la notizia girò lo sguardo angosciato al nipote, con le prime lacrime che le scendevano dagli occhi fino ad un momento prima felici.
"Ed io che non capivo quello che stava succedendo...
Io che avevo ancora un mezzo sorriso sul viso.
Io che non mi volevo rendere conto di quello che stava succedendo in quel momento..."
E poi le lacrime e gli abbracci frenetici delle persone lì presenti.
Tutta quella gente che mi guardava piena di compassione...ed io che ancora non capivo!
O non accettavo.
Forse ero troppo giovane... o forse tutto quello che stava accadendo era semplicemente troppo grande per me.
Questi erano i suoi pensieri, i pensieri che sentiva sulla pelle e nella mente da tempo.
Quelli di prima dell'incidente erano stati gli anni felici, quelli che ricordava volentieri, gli anni nei quali un giovane gabbiano si aspetta di vivere sempre.
Sereno, in compagnia dei suoi genitori che gli insegnano a volare, a compiere evoluzioni sempre più difficili.
A fare il gabbiano insomma.
Prepararsi a sfrecciare presto lontano dal suo nido, nel cielo azzurro, dove, da sempre, apparteneva.
Ed invece eccolo ancora qua, alle soglie della piena maturità, a vivere a casa della vecchia nonna mezza suonata che lo aveva cresciuto con tanto amore, è vero, ma che non faceva altro che ricordargli della fine della figlia e che si faceva giurare ogni giorno dal nipote che non avrebbe fatto la stessa fine...
E lui, da allora, aveva smesso di fare la sola cosa per cui un gabbiano era nato....volare!
Lui non volava infatti.
Aveva smesso di farlo subito dopo l'incidente dei suoi genitori e mai più aveva staccato le zampe dal suolo.
Non ne era capace, non ce la faceva.
Qualche cosa dentro di lui glielo impediva, nonostante i suoi genitori gli avessero insegnato a volare appena uscito dal guscio.
E quindi lui trascorreva la sua vita a piedi.
A piedi era andato a scuola, a piedi seguiva, per quanto possibile, gli amici nelle scorribande adolescenziali.
Amici che però, dopo un po' di tempo chiaramente, lo avevano lasciato da parte, impennandosi fieri del loro volo, per partire alla caccia delle gabbianelle che volavano alte anche loro.
E lui camminava con quella