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Canto del Sacrificio
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Ebook74 pages1 hour

Canto del Sacrificio

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L’inizio di un conflitto che cambierà due mondi…

Canto del Sacrificio

Quando Ordaefus, Sacerdote del Canto degli Elvayn, scopre che il suo popolo può acquisire una nuova e incredibile abilità, suo fratello, Mahaelal, crede che questa nuova strada sia sbagliata, anzi sia proprio un affronto alle stesse fondamenta della civiltà Elvayn.

Quando la guerra scoppia, entrambi i fratelli devono fare una scelta: combattere per proteggere quello in cui credono o arrendersi e scambiare la libertà con la sottomissione?

Quale scelta rimane, se tutte portano alla distruzione e alla morte?

LanguageItaliano
Release dateSep 17, 2021
ISBN9781667413730
Canto del Sacrificio

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    Book preview

    Canto del Sacrificio - Dave-Brendon de Burgh

    Libri dell’autore:

    The Mahaelian Chronicle:

    Book One – Betrayal’s Shadow

    Book Two – Conviction’s Pain

    **In preparazione: Book Three – Redemption’s Price

    The Mahaelian Chronicle Tales:

    A Song of Sacrifice

    A Song of Conflict

    Anthologies:

    AfroSF – Science Fiction by African Writers

    A Forest of Dreams

    African Monsters

    Tales from the Lake – Volume 3

    This Twisted Earth – Volume 1

    The 3rd Spectral Book of Horror Stories

    Bloody Parchment: Blue Honey and The Valley of Shadow

    Recensioni:

    «Dave-Brendon de Burgh distrugge l’idea che il momento di innovazione dell’epic fantasy sia iniziato e finito con George R.R. Martin. Betrayal’s Shadow è un’opera di narrativa intelligente, potentemente originale che richiama i nostri scrittori migliori e va avanti con la propria voce. Si spera che attragga l’ampio pubblico che merita.» Zachary Jernigan, autore di No Return e Shower of Stones.

    «Ricorda il mondo di Malazan in termini di profondità e complessità.» John Gwynne, autore di Malice, Valour e Ruin.

    Canto del Sacrificio

    Delle ombre iniziarono a oscurare la bolla di raggi intorno a Ordaefus. Dei rami neri, simili a fulmini lenti, si estendevano e poi si univano, finché lui non fu inghiottito dall’Oscurità.

    Ma tutto durò solo un fugace momento.  

    Anche se il Trasferimento sembrava istantaneo, almeno a chi osservava, Ordaefus sentiva la paura crescergli dentro, come un animale che sente di essere inseguito. Ordaefus sapeva che tutti i Cantori provavano quella trepidazione, anche se nessuno lo ammetteva. Persino gli Artieri rimanevano in silenzio, quando qualcuno menzionava l’Oscurità.  Nessuno era stato in grado di provare l’esistenza del non luogo, ma tutti coloro che si erano trasportati con il Canto da un luogo all’altro avevano sentito una pressione insistente, simile alla sensazione di essere osservati ma incapaci di trovare l’osservatore.

    Comparvero delle scintille che si misero intorno a lui, come un sudario fatto di cielo notturno trafitto dalle stelle. Ordaefus si concentrò sul suo Canto, mantenendo la voce stabile e forte mentre combatteva l’istinto, come un prurito improvviso, di tacere e ascoltare qualcosa che doveva essersi sicuramente accucciato nelle vicinanze.

    La luce cominciò a diffondersi e ad allargarsi, sanguinando nell’Oscurità e divorandola.

    Ordaefus sentì il suo battito accelerare: il suo Canto divenne leggermente più forte...  

    E poi quei raggi svanirono, e Ordaefus si ritrovò in un cerchio, uno dei tanti al di fuori delle guglie graziosamente tortuose di Mathra’umaen.

    Casa! Dopo settimane di visite nelle altre città del Patto, era finalmente tornato a casa.

    L’aria, speziata con i profumi dell’erba piuma, appena fatta sbocciare, e della carne ergoi arrostita, soffiava sulla sua fronte scoperta. Ordaefus liberò le mani, poi le alzò con i palmi aperti mentre il suo contingente personale di Guardie del Coro si fece avanti nel cerchio.

    «Pace!» mormorò Ordaefus, sentendo sollevarsi dalle sue spalle il peso del trasferimento attraverso l’Oscurità. Le guardie annuirono, gli voltarono le spalle e aprirono le braccia velocemente verso l’esterno, in modo che l’impugnatura del Bastone del Canto di ogni guardia toccasse quella del Bastone vicino, producendo così un’unica nota acuta. Intorno al gruppo, l’aria luccicava, mentre uno scudo trasparente sovrastava la scena. Per un attimo, della polvere si sollevò, come dopo un soffio, dal terreno entrato in contatto con la parte intorno al cerchio.

    Ordaefus sospirò in segno di accettazione: era il Sacerdote del Canto di Mathra’umaen. La Guardia del Coro non gli avrebbe mai permesso di andare in giro senza scudo: doveva rientrare in città, al sicuro.

    E certamente non gliel’avrebbe permesso con gli Artieri di Mahaelal in giro.

    Ordaefus sapeva che, una volta rientrato nelle stanze che condivideva con lei, Sorhael gli avrebbe rivolto parole dure. Sorhael aveva preso sul serio il proprio ruolo di Cantrice di Guerra, e amava Ordaefus. Lui non poté fare a meno di sorridere, quando si rese conto di essere appena sfuggito a un’imboscata degli Artieri per cadere in una situazione probabilmente più pericolosa.

    Ordaefus abbassò le mani lungo i fianchi. La traccia che l’Oscurità gli aveva lasciato nell’animo era ormai quasi del tutto scomparsa: «Sono pronto!»

    Mathra’umaen era una delle sole quattordici grandi Città dell’Anima ancora in possesso dei Cantori, legata al Patto dell’Equilibrio. Agli occhi di Ordaefus, era la città più bella.

    Migliaia di cicli lunari prima, la pianura su cui la città fioriva era stata una vasta foresta di Alberi dell’Anima. Gli alberi senzienti si ergevano in massa e in file da un orizzonte all’altro. Mentre conversavano con echi melodici, i loro canti di vita filtravano di nuovo nel terreno che li aveva fatti nascere eoni prima.

    A quel tempo gli Elvayn, molto più semplici e felici, Ordaefus non poteva fare a meno di pensare così, avevano appena iniziato a scoprire come maneggiare l’energia.

    Gli Alberi dell’Anima avevano accolto con piacere questi minuscoli esseri. Sapevano che la loro capacità di manipolare le energie del mondo era un dono pericoloso, ma confidavano nel fatto che gli Elvayn avrebbero usato il loro potere con responsabilità.

    Fu quella relazione, nelle successive decine di millenni, che portò alla fondazione della prima città di Elvayn: gli Alberi dell’Anima avevano dato agli Elvayn il permesso di trasformare i propri corpi privi di anima in strutture e forme, fatte di pietra dell’anima, che divennero Mathra’umaen.

    Ordaefus e la sua Guardia del Coro si avvicinavano alla città: ventidue paia di piedi nudi che facevano a malapena un suono su quella

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