D'Annunzio
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D'Annunzio - Boris Bertolini
D'Annunzio
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright © 2021 Boris Bertolini and SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788726970104
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
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1. La sua Nascita e la Famiglia
Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da Francesco Paolo Rapagnetta D’Annunzio e Luisa De Benedictis. Il padre aggiunge il cognome D’Annunzio al proprio, dopo essere stato adottato da suo zio Antonio D’Annunzio.
Gabriele è il terzo di cinque figli; con le sorelle ha un legame duraturo e affettuoso, mentre il rapporto con il fratello Antonio si interrompe bruscamente quando quest’ultimo, intrapresa la carriera di direttore d’orchestra ed emigrato negli USA, perde tutti i propri averi a causa della crisi ed inizia a chiedere sempre più soldi a Gabriele.
Questi inizialmente lo aiuta ma poi, stanti le continue pressanti richieste, decide di troncare ogni rapporto con il fratello d’oltre oceano. Sin dall’infanzia, essendo il primo maschio nato dopo due sorelle, Gabriele è ovviamente il preferito, il cocco
di casa. E’ molto legato in modo particolare alla madre, di cui ricorda, ogni volta che può, l’amore e la devozione che ella prova per lui; da lei ha di certo ereditato la sensibilità ed il gusto per l’estetica. Dal padre, invece, ha ricevuto il senso dell’arditezza, il temperamento passionale e sempre pronto ad accendersi per un nonnulla, l’irrefrenabile passione per il gentil sesso ed una notevole disinvoltura nell’indebitarsi, in special modo se motivo dei debiti sono la bella vita e le belle donne, non necessariamente in quest’ordine.
2. Gli studi
Dopo aver trascorso l’infanzia a Pescara, all’età di 11 anni si trasferisce a Prato, ove entra nel Regio Collegio Cicognini, dal quale uscirà solo al compimento degli studi. Egli viene definito dai suoi insegnanti come uno studente dotato di notevole ingegno, seriamente impegnato nello studio e nel costruirsi gran fama e reputazione e, in generale, più maturo dei suoi compagni e coetanei. Da parte sua, il giovane Gabriele non nasconde le proprie idee in merito ed il piacere che gli dà il potere che esercita sui suoi compagni:
«Mi piace la lode, mi piace la gloria, mi piace la vita […] Ero diventato ormai consapevole del mio potere, sapevo ormai di poter trascinare in qualunque luogo, in qualunque ora, tutta la mia compagnia alle più folli insubordinazioni.»
Appaiono per la prima volta, dunque, quelle doti carismatiche che l’accompagneranno per tutto il resto dei suoi giorni e di cui egli saprà sempre approfittare, attirandosi il consenso e l’ammirazione sia di singoli che delle masse. Sempre da studente, non si fa neppure scrupolo di sfoggiare ambizione e sfrontatezza: mentre sta ancora frequentando il Collegio Cicognini, scrive a Giosuè Carducci, che peraltro egli considera il suo idolo letterario supremo nonché fonte e modello di ispirazione, per parlargli di sé e dei suoi propositi artistici, arrivando perfino a chiedere il permesso di inviargli alcune sue poesie. Bisogna ricordare che, a quel tempo, il poeta toscano è considerato unanimemente il Vate
, ovverosia il sommo poeta, quasi sacro
data la sua grandezza e, pertanto, praticamente inavvicinabile.
«Io le parlo co’l cuore su le labbra, e sento dentro di me una commozione strana e vivissima, e mi trema la mano nel vergar queste righe. Io voglio seguire le sue orme: voglio anch’io combattere coraggiosamente per questa scuola che chiamano nuova, e che è destinata a vedere trionfi ben diversi da quelli della chiesa e della scuola di Manzoni; anch’io mi sento nel cervello una scintilla di genio battagliero, che mi scuote tutte le fibre, e mi mette nell’anima una smania tormentosa di gloria e di pugne; anch’io voglio consacrare all’arte vera i baleni più fulgidi del mio ingegno, le forze più potenti della mia vita, i palpiti più santi del mio cuore, i miei sogni d’oro, le mie aspirazioni giovanili, le tremende amarezze, le gioie supreme… E voglio combattere al suo fianco, o Poeta! Ma dove mi trasporta l’ardore? Mi perdoni Signore, e pensi che ho sedici anni e