Il Consulente: Il Vigilante, #2
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L'amichevole acquisizione della CSS Inc. lascia il dirigente informatico Chris Barry disoccupato, molto ricco e soddisfatto. Ma la pausa è di breve durata... Come risultato del suo coinvolgimento nella recente indagine sul Vigilante, Barry viene avvicinato da Jonathan Addley, capo delle Attività discrete, e invitato a unirsi all'agenzia governativa clandestina. Accettando, assume prontamente il suo primo incarico sotto le spoglie di un consulente informatico, per indagare sui possibili collegamenti tra un'impresa di importazione locale e l'omicidio del suo direttore deli sistemi informatici. Quando scopre che l'azienda viene utilizzata per il traffico di stupefacenti, la sua copertura salta e le cose si fanno personali, spronandolo a dimostrare che assassini, signori della droga, bande di motociclisti e rapitori non possono competere con Il Consulente...
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Il Consulente - Claude Bouchard
Il consulente
Una storia di
Claude Bouchard
Prologo – Martedì, 7 Gennaio, 1997
Chi cazzo è?
chiese la voce all’altro capo del filo.
Non importa chi sono,
rispose George, con la voce che era appena un sussurro. Ascolta. Quality Imports. Capito? È tutto ciò che posso dire. Quality Imports.
Mise velocemente giù il ricevitore e rimase al buio nel suo ufficio, respirando profondamente, cercando di non vomitare dal nervosismo. Dopo qualche secondo i suoi tremori si calmarono e lo stomaco smise di stargli sottosopra. Sapeva che era pericoloso, ma era anche la cosa giusta da fare.
Si alzò e cominciò a fare avanti e indietro, continuando a calmarsi con dei bei respiri profondi. Iniziò a sentirsi ridicolo e provò a rilassarsi. Non c’era motivo di preoccuparsi, si disse, era da solo. Ad ogni modo, nessuno sospettava minimamente che lui sapesse delle cose.
Sentendosi meglio, raccolse la sua ventiquattrore e lasciò l’ufficio, dirigendosi verso l’ingresso principale. Mentre attraversava la porta che l’avrebbe condotto al magazzino, si fermò.
Doveva controllare di nuovo. Sapeva che era sciocco perché aveva già visto quello che doveva vedere, ma si sentiva come attirato da qualcosa di invisibile, una potente calamita. Mise giù la ventiquattrore e, dopo un attimo di esitazione, aprì la porta.
Il magazzino era buio, ma i suoi occhi si erano già adattati da un po’ all’assenza di luce. Raggiunse rapidamente l’area di scarico sul retro, dove un’ora prima aveva visto le casse.
Mentre afferrava il piede di porco usato in precedenza e iniziava a forzare il coperchio della prima cassa di legno, avvertì l’adrenalina tornargli in circolo.
Quella volta si aprì più facilmente e lo spostò di lato accanto alla scaffalatura. Anche se ora sapeva cosa aspettarsi, lo stomaco gli si annodò di nuovo come quando aveva scoperto la cocaina.
O almeno, credeva che fosse cocaina. Il carico veniva dalla Colombia e, a giudicare dalle carte, si sarebbe dovuto trattare di caffè. Anche se non poteva certo essere classificato come un esperto in materia, era certo che il contenuto di quella cassa valesse svariati milioni di dollari.
Mentre osservava ammaliato le file di polverina racchiusa in piccoli sacchetti di plastica, ad un tratto si accesero le luci del magazzino, illuminando in modo abbagliante la stanza.
Buonasera, George,
lo salutò una voce familiare, alle sue spalle.
Si voltò trovandosi di fronte quattro uomini, due dei quali, come lui, erano direttori esecutivi della compagnia. Gli altri due, che riconobbe come magazzinieri, erano armati con quelle che sembravano delle armi automatiche, puntate dritte verso di lui.
Greg... Wayne... Che cosa succede?
chiese nervosamente George, senza riuscire a trovare qualcosa di meglio da dire.
Beh,
rispose Wayne, il Direttore delle Operazioni della compagnia. A quanto pare quello che succede è che Georgie non si fa i dannati cazzi suoi. A te che sembra, coglione?
Ascolta,
supplicò George, tornando a tremare. Quello che voi ragazzi fate nel vostro tempo libero non è affare mio. Lasciatemi andare e giuro che non dirò niente a nessuno. Lo giuro.
Ne sei sicuro, Georgie?
chiese Wayne, sorridendogli. Non posso lasciarti andare se non sono sicuro tu stia dicendo il vero.
Lo giuro, Wayne,
promise George, sudando da ogni poro sul suo corpo. Non dirò una parola. Cazzo, mi licenzierò anche se è quello che vuoi. Da domani non mi faccio nemmeno più vedere.
Wayne lo fissò per qualche istante, sovrappensiero, prima di tirar fuori una pistola con silenziatore dall’interno della sua giacca.
Su questo hai ragione, amico,
ghignò, prima di sparare quattro colpi.
Era assolutamente necessario?
piagnucolò Greg, Direttore delle Finanze, mentre il corpo di George cadeva al suolo.
Greg, ci sono volte in cui mi chiedo perché diavolo ti ho coinvolto in tutto questo,
sospirò Wayne, esasperato. Che cosa avremmo dovuto fare? Credere a questo demente e lasciarlo andare? Ti conviene metterti a pregare che non ne abbia parlato con nessuno."
Voltandosi verso uno degli altri due, proseguì. Mettete la sua macchina sul retro e portatelo via da qui. Lasciatelo in un brutto quartiere da qualche parte. Con un po’ di fortuna, la polizia penserà che si tratti di una rapina finita male.
Credi che abbia parlato con qualcuno?
chiese nervosamente Greg, mentre osservava il cadavere che veniva trascinato via.
Non può averlo scoperto da molto, quindi ne dubito,
rispose Wayne con la sua solita arroganza. Ma se l’ha fatto, sono sicuro che riusciranno a capire che gli conviene tenere la bocca chiusa.
Capitolo 1 – Mercoledì, 8 Gennaio, 1997
Walter Olson firmò l’ultima pagina dello spesso plico di cartacce legali e lo fece scivolare sul tavolo da conferenze verso Chris Barry.
Anche se conosceva a memoria il suo contenuto, Chris si prese diversi minuti per controllare un’ultima volta quell’accordo, poi firmò a sua volta.
L’affare era fatto. La CompuCorp era ora la maggiore azionista della CSS Inc., avendo acquistato le quote di Walter Olson e Chris Barry.
Fondata da Walter Olson circa un venticinque anni prima, la raison d’etre
originale della CSS era stata l’offrire sicurezza e servizi investigativi alle grosse comunità di business.
Nove anni prima, durante un periodo difficile, Chris Barry, ormai Vice-Presidente Esecutivo e Responsabile Operazioni, si era unito alla compagnia ed era rapidamente divenuto un leader nel settore di sicurezza computer. La compagnia era stata quotata in borsa tre anni prima e da allora aveva continuato ad espandersi. Gli introiti dello scorso allo avevano superato i tre miliardi e le previsioni per l’anno corrente erano di un rialzo del quindici percento.
Una parte delle quote era quella di Walter, che deteneva il quaranta percento, con ogni azione attualmente quotata a circa sedici dollari e mezzo. Oltre il generoso stipendio e altre comodità, nel corso degli anni Walter aveva dato a Chris diverse quote azionarie, come ricompensa per il suo contributo al successo della compagnia. Al giorno d’oggi, equivaleva ad un venti percento del totale.
Avendo compiuto sessant’anni l’anno prima, Walter aveva deciso che era ora di ritirarsi. Per assicurarsi una pensione serena, Walter aveva ritenuto necessario uscire completamente dal mondo del business ed investire in mezzi a reddito fisso, eliminando così lo stress della volatilità delle azioni bancarie.
La sua unica preoccupazione era stata la reazione che avrebbe potuto avere Chris alla notizia. Avevano lavorato insieme quasi per un decennio e durante quegli anni avevano stretto un forte legame.
Chris, però, con sorpresa di Walter aveva pienamente appoggiato la sua decisione, suggerendo che anche lui si trovava ad un punto di svolta nella sua vita e che desiderava godersela assieme a sua moglie, Sandy.
La CSS era stata avvicinata più volte nel corso degli ultimi anni con opportunità di fusione, e quando si era sparsa la voce che la compagnia era in vendita erano iniziate ad arrivare le proposte.
Consapevole del valore attuale e potenziale della compagnia, la CompuCorp aveva fatto l’offerta migliore, offrendo agli investitori della CSS ventotto milioni di dollari per quota, in contanti. Walter e Chris avevano accettato ed erano ora entrambi molto più benestanti.
Sicuro di non voler cambiare idea, Chris?
chiese Jeff Sanders, CEO della CompuCorp. Con Walter fuori dai giochi, potresti davvero far crescere la CSS,
aggiunse, sorridendo.
Nah,
rispose Chris, senza esitare, scuotendo la testa. Apprezzo la fiducia ma è Walter quello che ha costruito questa compagnia. Io ho solo dato una mano negli ultimi anni. Adesso lui ha deciso di voltare pagina e, francamente, avendo lavorato accanto a lui per quasi dieci anni, mi sento meritevole di una bella pausa.
Per caso voi due bastardi volete che lasci la stanza, così da poter continuare la vostra conversazione?
fece Walter, arrabbiato per finta, ora più ricco di quattrocento settanta milioni di dollari.
No, resta,
ghignò Chris. Sono un riccone del cazzo adesso e tu non sei più il mio capo. Credo sia ora che tu ascolti cosa ne penso davvero di te.
Stronzetto ingrato,
ridacchiò Walter, ponendo fine a quello scambio giocoso.
Beh, Chris, se cambi idea fammelo sapere,
disse Sanders. Possiamo certamente trovare un posto per te, nella nostra organizzazione.
Grazie,
rispose Chris. Ma preferisco andare in pensione a trentacinque anni, sono sicuro che io e mia moglie ci troveremo qualcosa da fare.
****
Chris smise di raccogliere i documenti sulla scrivania di fronte a sé ed attraversò l’uscio dello spazioso ufficio adiacente.
Walter, che era già seduto in una delle comode poltroncine in pelle, a sorseggiare Chivas, alzò lo sguardo quando Chris fece il suo ingresso.
Sei sicuro di volerlo, ragazzo?
gli chiese, in dubbio sulla sua decisione.
Amico, a marzo compirò trentacinque anni,
rispose pazientemente Chris. Ho appena firmato un contratto che metterà sul mio conto la bellezza di cinquecento sessanta milioni di dollari. È un margine di profitto di circa duecento trentacinque milioni con uno sforzo minimo, se non nullo. Sì, è quello che voglio.
E adesso che cosa farai?
insistette Walter, non ancora convinto.
Tanto per cominciare,
rise Chris. Mi farò una bella dormita. Poi farò un sacco di volte l’amore con mia moglie, attività che amiamo entrambi, viaggerò, curerò il mio giardino, farò le parole crociate, leggerò e dipingerò. Cazzo, magari mi metterò anche a scrivere un libro. È una cosa che ho sempre voluto fare.
E dopo aver fatto tutto questo,
insistette Walter. Che cosa farai, se dovessi annoiarti?
Tu ti preoccupi troppo, Walter,
ridacchiò Chris, facendo spallucce con aria esasperata. Dopo tutto ciò, se dovessi davvero annoiarmi, mi troverò qualcosa da fare. Sai, da indipendente. Diventerò un Consulente.
Capitolo 2 – Martedì, 9 Gennaio, 1997
Impiegato dal governo nell’Ufficio di Sicurezza, il titolo ufficiale di Jonathan Addley era Direttore di Relazioni con la Polizia e, nonostante dedicasse a tale titolo una piccola parte del suo tempo, non si trattava del suo reale impiego.
Era invece responsabile di una piccola divisione d’elite, di cui pochi erano a conoscenza. Anche se non aveva un nome ufficiale, era talvolta chiamato Attività Discrete e collaborava strettamente con organizzazioni simili di altri paesi. Lo scopo di questa rete di connessioni era quello di assicurare la sicurezza e il benessere dei cittadini di tale paese.
Così facendo, la Attività Discrete era aperta a risolvere i problemi su ogni livello e spesso si occupava di questioni che avrebbe normalmente trattato la polizia, la provinciale o addirittura i federali. In effetti, capitava spesso che tali autorità stessero già indagando sulle attività criminali a cui era solito provvedere il gruppo clandestino. Tuttavia, quando questo gruppo restava coinvolto raramente venivano avvertite le autorità competenti.
Lo staff del team canadese consisteva in appena una manciata di persone, scelte accuratamente da Jonathan. Nessuna di loro, tuttavia, era sul libro paga del governo, almeno non come civili a stipendio. Più che altro, erano persone che venivano pagate dal governo quando venivano richiesti i loro servizi di consulenza.
I loro compiti richiedevano solitamente grandi livelli di discrezione, così come azioni difficilmente conciliabili con l’operato delle forze dell’ordine.
Ogni membro del team sapeva che, nel caso qualcosa fosse andato storto, il governo non sarebbe venuto in loro soccorso perché avrebbe voluto dire ammettere l’esistenza di quella rete. Erano da soli, ma i loro sforzi e i rischi venivano profumatamente ricompensati.
Anche se Jonathan non reclutava spesso nuovi membri, restava in costante allerta per dei possibili candidati, una comodità piuttosto rara nel suo lavoro. Terminò di leggere il file confidenziale Christopher Barry
e si rilassò sulla sua poltrona, ricordando di come fosse venuto a conoscenza di quella nuova potenziale recluta.
Era un mattina inoltrata di fine Settembre dell’anno precedente e lui sedeva nell’ufficio del suo amico e alleato Nick Sharp, il Direttore della Polizia Regia della provincia del Quebec. Nick era una delle poche persone a conoscenza delle attività illecite di Jonathan e i due si erano occasionalmente aiutati in più di un’occasione.
Mentre chiacchieravano, la loro conversazione venne interrotta da una bussata alla porta.
Scusate l’interruzione, Capo,
annunciò Arty, uno degli ufficiali di Nick, entrando e chiudendosi la porta alle spalle. Ho una signora qui fuori che insiste per parlare col capo.
A che riguardo?
chiese Nick.
Non vuole dirlo,
fece Arty, sollevando le spalle. Dice solo di avere qualcosa di vitale importanza da discutere con la persona al comando.
Di vitale importanza?
sbuffò Nick. Secondo te è una matta?
Era capitato che più di un pazzoide si presentasse in ufficio per rivelare informazioni su spie nemiche, grandi schemi o alieni provenienti da altri pianeti.
No,
Arty scosse la testa. Veste bene, è attraente, un pizzico agitata, ma non credo pazza.
E va bene,
sospirò Nick. Falla entrare.
Mentre Arty lasciava la stanza, Jonathan si alzò ma Nick gli fece cenno di riaccomodarsi.
Resta,
gli suggerì. Giusto in caso si tratti di una pazza, potrò contare sulla tua protezione. Seriamente, sei un ufficiale del governo e puoi ascoltare ciò che vuole dire. E poi speravo che mi offrissi il pranzo, perciò resta.
Mentre Jonathan rideva e tornava ad accomodarsi, la porta si aprì di nuovo e fecero il loro ingresso Arty e una donna attraente, sui trenta. Sembrava parecchio agitata, a tradire il suo nervosismo erano soprattutto il suo sorriso asciutto ed i suoi rapidi movimenti nervosi.
I due uomini si alzarono quando entrò nell’ufficio.
Questo è il capo Sharp, Signora,
annunciò Arty prima di lasciare la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Come và, Signorina...?
chiese Nick, sorridendole mentre le porgeva la mano.
Signora,
lo corresse lei, con una certa insicurezza. Non ricambiò la sua stretta di mano. Signora Denver.
Per qualche motivo, quel nome suonava vagamente familiare.
Beh, Signora Denver, io sono Nick Sharp e questo è Jonathan Addley,
disse Nick, tornando seduto. Il Signor Addley fa parte dell’Ufficio del Ministro della Difesa. Prego, si accomodi.
Mentre si sedeva lentamente sulla poltroncina, lei lanciò un’occhiata sospettosa a Jonathan e disse, Deve proprio restare qui?
Mi era stato detto che voleva parlare con qualcuno di alto grado,
rispose Nick , con un sorriso serio. Il Signor Addley è piuttosto in alto nella catena di comando. Non ha niente di cui preoccuparsi.
Okay,
rispose lei, esitante. Voglio solo essere sicura delle persone a cui ne parlo.
Comprensibile,
rispose Nick con calma, chiedendosi se avesse tutte le rotelle a posto. Ora, come posso aiutarla Signora Denver?
Lei fissò entrambi gli uomini, chiaramente insicura, poi prese un gran respiro e parlò.
Prima di dire qualunque cosa, voglio che mi promettiate l’immunità e, se necessario, la protezione.
Immunità e protezione da che cosa?
chiese Nick, con curiosità crescente.
Ciò che ho da dire riguarda un grosso caso di omicidi a Montreal, risolto un paio di mesi fa,
rispose lei, esitando prima di aggiungere, l’assassino è ancora in circolazione.
Nick si piegò leggermente in avanti. Denver; quel nome diventava sempre più familiare, anche se non riusciva ancora a capirne il perché. Forse quella donna non era pazza.
Quale assassino, Signora,
chiese.
Immunità e protezione,
insistette lei, un pochino più sicura. Poi parlerò.
Nick lanciò un’occhiata a Jonathan, che annuì leggermente. Anche lui era curioso di sentire che cosa avrebbe detto quella donna.
Ok, Signora Denver,
acconsentì Nick. Presumo lei non sia colpevole di qualche orribile crimine e, secondo tale ipotesi, asseconderò la sua richiesta. Tuttavia, fino a quando non ci dirà di più non posso prometterle niente di più specifico.
Io non ho fatto niente di male,
spiegò lei, nervosamente. I-il mio defunto marito però faceva alcune cose con i computer, cose di cui ero a conoscenza. Le mie colpe si limitano a questo.
Beh, non sembra poi così grave,
la rassicurò Nick. Sono sicuro di poter fare finta di niente, in cambio di preziose informazioni su un omicidio.
Omicidi,
lo corresse lei. D’accordo, mi fiderò di voi gentiluomini. Francamente, non ho niente da perdere, nessun posto dove andare e sono terribilmente spaventata.
Lei prese un respiro profondo per calmarsi e si gettò. Conoscete il caso del Vigilante?
Denver... Carl Denver... Nick finalmente ricordò. Due mesi prima, Carl Denver si era suicidato dopo essere stato messo alle strette dalla polizia. Per sette mesi, il Vigilante aveva agito nell’area di Montreal, uccidendo svariati criminali che l’avevano scampata grazie a qualche cavillo, o che le autorità non erano mai riuscite a beccare. Le vittime erano state circa trenta, prima che la polizia risalisse a Denver.
Da quel che ricordava Nick, le prove di quel caso erano schiaccianti. Denver era il Vigilante ed era morto. Sua moglie era scomparsa il giorno della sua morte.
Lei è la Signora Carl Denver?
disse Nick, osservando la donna di fronte a lui.
Sì,
rispose orgogliosamente lei. E mio marito era innocente. Carl non ha mai fatto del male a nessuno. Odiava la violenza.
Signora Denver, capisco che possa essere difficile per lei accettarlo,
insistette Nick, scettico. "Ma da quel che so sul caso del Vigilante, le