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Terre spettrali: Disastro e dessert (Un Casper a quattro zampe — Libro 6)
Terre spettrali: Disastro e dessert (Un Casper a quattro zampe — Libro 6)
Terre spettrali: Disastro e dessert (Un Casper a quattro zampe — Libro 6)
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Terre spettrali: Disastro e dessert (Un Casper a quattro zampe — Libro 6)

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About this ebook

“Il romanzo – o lettura da spiaggia – perfetto, ma con una differenza: il suo entusiasmo e le bellissime descrizioni offrono un’attenzione inaspettata alla complessità non solo dell’amore che evolve, ma allo sviluppo delle menti stesse. È un piacevole consiglio per gli amanti del genere romantico che cercano il tocco di una maggiore complessità nelle loro letture.”
--Midwest Book Review (Ora e per sempre)

TERRE SPETTRALI: DISASTRO E DESSERT è il sesto – e ultimo! – libro della nuova affascinante serie di gialli dell'autrice bestseller Sophie Love, scrittrice della serie La locanda di Sunset Harbor, un bestseller numero uno #1 con oltre 200 recensioni a cinque stelle.

Marie Fortune, 39 anni, toelettatrice per cani di grande successo a Boston, si lascia alle spalle una vita stressante e si dirige in una piccola cittadina sulla costa del Maine per crearsi una nuova vita. Rimane impegnata nella ristrutturazione di una vecchia casa storica lasciatale dalla prozia, decidendo di darle una nuova vita in qualità di B&B. Però c’è una cosa che non avrebbe mai potuto prevedere: la casa è stregata. Due cose, a dire il vero: la sua prozia le ha lasciato anche un cane, ed è decisamente ben lungi dall’essere un cane normale.

Nell'episodio finale della serie, è il futuro stesso di Marie a ritrovarsi in bilico quando un omicidio viene commesso nei pressi della sua proprietà, e lei è costretta a risolverlo per non rimanere immischiata nel caso. E la situazione sembra persino peggiorare con il coinvolgimento della proprietaria del bed-and-breakfast rivale.

Come se non fosse abbastanza, con questo episodio finale trovano finalmente risposta molte domande: riuscirà Marie a ritrovare sua madre? E cosa succederà tra loro due? Marie sceglierà Robbie? Oppure Brendan? Riuscirà finalmente ad accettare il suo dono, senza l'aiuto di Boo? E deciderà di restare a Port Bliss e portare avanti il suo bed-and-breakfast, o sarà costretta a lasciare questa piccola città diventata ormai tutta la sua vita?

Un giallo leggero e accattivante, pieno zeppo di mistero, amore, fantasmi, viaggi, animali e cibo che ruota attorno a una piccola cittadina e a un B&B bisognoso di ristrutturazione. Ti catturerà il cuore: TERRE SPETTRALI: VENDETTA E CENA è un giallo che sarà impossibile smettere di leggere e che ti costringerà a sfogliare le sue pagine (e a ridere a crepapelle) fino a notte fonda.

“Il romanticismo è lì, ma non in maniera eccessiva. Onore all’autrice per questo stupefacente inizio di una serie che promette di rivelarsi molto interessante.”
--Books and Movies Reviews (Ora e per sempre)

Non dimenticate di dare un'occhiata all'altra serie di gialli soft di Sophie Love, I GIALLI DELLA CURIOSA LIBRERIA, e al suo primo volume, UNA PAGINA FATALE, un bestseller con oltre 50 recensioni a cinque stelle!
LanguageItaliano
PublisherSophie Love
Release dateAug 25, 2021
ISBN9781094352640
Terre spettrali: Disastro e dessert (Un Casper a quattro zampe — Libro 6)

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    Terre spettrali - Sophie Love

    cover.jpg

    T E R R E   S P E T T R A L I :

    D I S A S T R O

    E

    D E S S E R T

    (UN CASPER A QUATTRO ZAMPE — LIBRO 6)

    S O P H I E   L O V E

    Sophie Love

    Sophie Love è l'autrice di bestseller come la serie romantica LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR, composta da otto libri, e la commedia romantica LE CRONACHE DELL'AMORE, che comprende cinque libri. La sua nuova serie TERRE SPETTRALI, comprendente (al momento) tre libri, è un cozy mystery: un giallo soft, di piacevole lettura.

    Non esitate a visitare il sito Web di Sophie www.sophieloveauthor.com e scriverle un'e-mail, o iscrivetevi alla mailing list per ricevere e-book omaggio, per ricevere aggiornati, e restare in contatto!

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    Copyright © 2021 di Sophie Love. Tutti i diritti riservati. Salvo per quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo e-book è disponibile solo per fruizione personale. Questo e-book non può essere rivenduto né donato ad altri. Se vuole condividerlo con altre persone, è pregato di aggiungerne un’ulteriore copia per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo e-book senza aver provveduto all’acquisto, o se l’acquisto non è stato effettuato per suo uso personale, è pregato di restituirlo e acquistare la sua copia. La ringraziamo del rispetto che dimostra nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Late Night Rabbit, utilizzata con il permesso di Shutterstock.com.

    I LIBRI DI SOPHIE LOVE

    I GIALLI DELLA CURIOSA LIBRERIA

    UN POSTO STREGATO: UNA PAGINA FATALE (Libro #1)

    UN POSTRO STREGATO: UN MANOSCRITTO DA OMICIDIO (Libro #2)

    UN POSTO STREGATO: UNA PAGINA PERICOLOSA (Libro #3)

    UN CASPER A QUATTRO ZAMPE

    TERRE SPETTRALI: OMICIDIO E COLAZIONE (Libro #1)

    TERRE SPETTRALI: MORTE E BRUNCH (Libro #2)

    TERRE SPETTRALI: RANCORE E PRANZO (Libro #3)

    TERRE SPETTRALI: VENDETTA E CENA (Libro #4)

    TERRE SPETTRALI: SCANDALO E DOPOCENA (Libro #5)

    TERRE SPETTRALI: DISASTRO E DESSERT (Libro #6)

    LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR

    ORA E PER SEMPRE (Libro #1)

    SEMPRE E PER SEMPRE (Libro #2)

    SEMPRE CON TE (Libro #3)

    SE SOLO PER SEMPRE (Libro #4)

    PER SEMPRE E OLTRE (Libro #5)

    PER SEMPRE, PIÙ UNO (Libro #6)

    PER TE, PER SEMPRE (Libro #7)

    NATALE PER SEMPRE (Libro #8)

    LE CRONACHE DELL’AMORE

    UN AMORE COME IL NOSTRO (Libro #1)

    UN AMORE COME QUELLO (Libro #2)

    UNA AMORE COME IL LORO (Libro #3)

    UNA AMORE COSI’ GRANDE (Libro #4)

    UN AMORE COME IL VOSTRO (Libro #5)

    SOMMARIO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRÉ

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    CAPITOLO TRENTADUE

    EPILOGO

    CAPITOLO UNO

    Torna a casa.

    Era questo che aveva scritto Marie in risposta alla cartolina di sua madre, arrivata a June Manor diverse settimane prima. L'aveva inviata senza nemmeno sapere se la sua errabonda madre l'avrebbe ricevuta. L'avesse anche letta, Abigail Fortune non aveva modo di sapere che a scrivere era stata sua figlia, e non la zia June.

    Torna a casa. Sembrava così poetico e patetico allo stesso tempo. Ma ora che, sulla soglia dell'ingresso della villa, Marie si ritrovava occhi negli occhi con una madre che non vedeva da più di trent'anni, quelle parole sembravano cariche di un peso quasi insostenibile.

    Mamma? fece Marie.

    Abigail Fortune inclinò lievemente la testa, e subito i suoi occhi si colmarono di lacrime. Marie? Dio mio, Marie, sei tu?

    Non sapendo che cosa le sarebbe potuto uscire di bocca, Marie si limitò semplicemente ad annuire. Sua madre entrò, andando ad abbracciarla. La prima reazione di Marie fu quella di allontanarsi, di porre della distanza tra sé e la donna che aveva abbandonato lei e suo padre, che non si era mai scomodata a cercare di ritrovarla o sapere dove abitasse. Per un momento, le sembrò quasi di abbracciare una perfetta estranea. Dopotutto, l'unico motivo per cui sua madre si trovava lì in quel momento era perché aveva inviato una cartolina a June e, in tutta evidenza, pensava che fosse stata la zia a scriverle quelle tre semplici parole di risposta.

    Santo cielo, pensò Marie. Non sa nemmeno che June è morta…

    Poi però Marie cedette gradualmente. Era da quando aveva dodici anni, ossia quando sua madre era uscita dalla sua vita, che la fortissima nostalgia per lo spettro distante di Abigail non l'aveva mai abbandonata. Quando ricambiò l'abbraccio, ebbe la netta impressione di vivere un momento strano e particolare. Era come se un cerchio si fosse chiuso, come se un libro fosse stato terminato e un altro immediatamente cominciato. Malgrado questa sensazione, tuttavia, c'era una parte di sé che continuava a soffrire. Aveva atteso così a lungo chiedendosi se quel momento sarebbe mai arrivato, e adesso che stava accadendo era ancora arrabbiata. Ne fu sorpresa.

    Marie, balbettò sua madre sciogliendo l'abbraccio e guardando sua figlia negli occhi per la prima volta in quasi tre decenni. Cosa ci fai qui? Sei venuta a trovare zia June?

    Più o meno, rispose Marie, guardinga. "Cosa ci fai tu qui?"

    Beh, avevo mandato una cartolina a June e lei ha risposto con un messaggio molto breve e semplice, e questo non è da June. Diceva semplicemente di tornare a casa. ʿC'è qualcosa che non vaʾ, mi sono detta, e poi… e poi eccoti qui. Rimase in silenzio per un attimo, dopodiché guardò dentro casa per la prima volta, gettando uno sguardo alle spalle di Marie. Va tutto bene qui?

    Non proprio il momento ideale per parlare con tua madre per la prima volta in trent'anni, pensò Marie. Ma sapeva che era necessario. Come se avesse avvertito una grande tristezza nell'aria, Boo raggiunse la porta al piccolo trotto; negli ultimi sei o sette mesi quel cane era diventato per Marie ciò che aveva di più vicino a un membro della famiglia, e sembrava esserne consapevole.

    Entra, mamma, la invitò. Allungò il braccio per prenderla per mano, e rimase stupita di aver compiuto quel gesto. Ho molte cose da raccontarti.

    ***

    La mezz'ora che seguì fu per Marie triste, gioiosa, e un po' surreale. Si ritrovò a essere seduta nella stessa stanza in cui un tempo se ne stava a sognare a occhi aperti mentre sua madre e la zia June ridevano e si raccontavano gli ultimi pettegolezzi. Solo che adesso c'era lei nella poltrona della zia June, mentre sua madre le sedeva di fronte. E anche se la prozia non c'era, la sua presenza era più che palpabile. Non ci volle molto prima che venisse formulata la domanda più tremenda. Udirla dalla bocca di sua madre fu come sentire uno sparo nella stanza.

    Allora, dov'è June? chiese Abigail.

    Mamma… Non so come dirtelo. È… beh, zia June è morta.

    La gioia sul volto della madre si dileguò piano, tanto che non era ancora svanita del tutto quando iniziarono ad affiorare le lacrime. Abigail portò una mano davanti alla bocca ed emise un lieve rantolo. Marie intanto, non sapendo come la madre avrebbe preso quella notizia, se ne stava rigida in poltrona.

    Come? riuscì finalmente a dire Abigail.

    Marie parlò scandendo le parole, volendo dare a sua madre il tempo di capire e al tempo stesso elaborare il tutto. Le parlò della chiamata fattale dallo sceriffo Miles (all'epoca ancora vicesceriffo) e delle notizie che le aveva comunicato il legale della zia June quando era arrivata in città per il funerale. Nonostante le molte lacrime versate durante il racconto, Abigail riuscì a mantenere il controllo.

    Ha lasciato a me la casa, spiegò Marie. E non appena mi ci sono trasferita… beh, la mia vita è stata piuttosto sconvolta.

    Dunque… questa casa è tua adesso?

    Sì. L'ho convertita in un bed-and-breakfast.

    L'espressione di entusiasmo e di orgoglio sul viso di sua madre fu qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere. Nel silenzio meravigliato che seguì, Posey arrivò discretamente nella stanza, senza fare domande né commenti; servì semplicemente del tè alle due donne per poi tornare in sala da pranzo. Marie intuì che la cuoca stava tenendo d'occhio la situazione, forse per assicurarsi che nessun ospite irrompesse per caso a disturbare la conversazione. Anche Posey, pensò Marie, era in qualche modo diventata qualcosa di molto simile a una persona di famiglia. E lo stesso si poteva dire di Rebeka.

    Forse, si disse mentre Boo era accucciato ai suoi piedi e Posey chiacchierava a bassa voce con un ospite in cucina, ho una famiglia più grande di quanto pensassi.

    Come vanno gli affari? chiese Abigail, asciugandosi le lacrime. Marie era sicura che più tardi ci sarebbero state altre domande su June, ma per il momento pareva che sua madre volesse cambiare argomento, scegliendone uno più allegro. O forse stava tentando di eludere il fatto che June era morta e che lei era lontana e non l'aveva nemmeno saputo.

    Molto bene, rispose Marie. Non è sempre stato così, ma… beh, è una storia piuttosto lunga.

    Abigail annuì, si guardò tutt'intorno e bevve un sorso di tè, prima di fissare nuovamente Marie negli occhi. Sarò sincera, disse, cercando di trattenere le lacrime. "Come sorpresa di Natale, avere questa notizia di June è davvero tremendo, ma… vedere te è il più bel regalo che avessi mai potuto ricevere."

    No, mamma, non farlo, disse Marie. Le parole le uscirono di bocca prima che potesse impedirglielo. Guardò sua madre, ora in piedi a destra dell'albero di Natale che lei e Robbie avevano portato in casa circa una settimana prima. La sua mente avrebbe voluto andare a Robbie e concentrarsi su come lo aveva liquidato la sera prima, ma tutto il suo cervello si ritrovava invece impantanato a pensare a sua madre. Le sembrava che la propria vita era stata messa sottosopra e ora doveva decidere se voleva di nuovo raddrizzarla.

    Non fare cosa? chiese Abigail.

    Fingere che ti sono mancata… che sei felice di vedermi.

    Ma lo sono! rispose quasi urlando. Marie fu sorpresa nel vedere il viso di sua madre sinceramente addolorato, e si senti anche un po' in colpa.

    Te ne sei andata, mamma, l'accusò. Pure lei ora era in piedi, anche se non si era nemmeno accorta di essersi alzata. "Hai lasciato me e papà, e quando papà è morto, ti ho a malapena intravista al suo funerale. E non ho mai avuto tue notizie. Non sapevo neppure se fossi viva o morta… non fino a quando sono venuta qui."

    Qui? domandò Abigail.

    Ho trovato alcune delle tue cartoline. Zia June le conservava e… Lì si fermò, il cuore ancora indeciso tra la rabbia, la riconciliazione e la tristezza. In quel momento sembrava volersi aggrappare a tutti quei sentimenti, e per Marie era semplicemente troppo da sopportare. "Sai cosa? No. Non posso occuparmi di questo con te adesso. Non risponderò alle tue domande. Ne ho fin troppe io per te."

    Okay, dimmele allora…

    Perché lo hai fatto? la interruppe Marie.

    La risposta facile è che sono stata egoista. Ma esiste anche una risposta più complessa. E non so se la potrai capire.

    Una risposta più complessa che ti ha portata a viaggiare per il mondo? obiettò Marie. A me pare che volessi semplicemente scappare dalle responsabilità che comporta l'avere una famiglia, per andare a spassartela in una vita di avventure. Immagino che un marito e una figlia dovessero esserti d'impiccio, eh?

    Abigail annuì, distogliendo lo sguardo. Mi sa che me lo merito. Però no… il mio scopo principale non era vivere una vita meravigliosa pensando che tu e tuo padre non me l'avreste consentito. Dovevo…

    Qui si fermò, e Marie percepì che c'era qualcosa che la tormentava. Non stava semplicemente cercando le parole giuste; era come se stesse faticosamente decidendo se dire o no ciò che aveva in mente. Alla fine decise di dirlo. E quando lo fece, non riuscendo a guardare Marie negli occhi, spostò lo sguardo verso l'albero di Natale, come se un addobbo in particolare avesse attirato la sua attenzione.

    Dovevo scoprire alcune cose di me stessa, concluse infine.

    Non farmi venire il voltastomaco, sbottò Marie. "Avevi bisogno di viaggiare per il mondo per trent'anni per trovare te stessa?"

    No, niente del genere. Non in questo senso poetico e mellifluo. No. C'era qualcosa con cui dovevo venire a patti, e… cielo, non lo so.

    Marie pensò a quelle cartoline, alla semplice risposta Torna a casa che aveva inviato. Si pentì di averla spedita. Eppure c'era una piccola parte di sé a cui sua madre mancava ancora terribilmente, e che provava ancora la stessa disperazione di quando era ragazzina.

    Sai cosa, mamma, disse. Ho passato trent'anni senza di te. E penso di poter passare i prossimi trenta nello stesso modo. Quindi forse dovresti…

    Aspetta, la interruppe Abigail. Un momento. Da quanto tempo vivi qui?

    Marie alzò gli occhi al cielo per quella domanda insolente. Quasi sette mesi ormai.

    Abigail scrutò sua figlia quasi con circospezione, poi guardò la stanza tutt'attorno. Anzi, non si limitò al soggiorno, ma gettò lo sguardo anche verso il corridoio, la sala da pranzo e la sala contigua.

    Quindi immagino che ormai lo sappia, giusto?

    Sapere cosa? domandò Marie, irritata.

    Per la prima volta da quando Marie le aveva accennato del decesso della zia June, Abigail Fortune sorrise. Era un sorriso sottile, che faceva risaltare i suoi lineamenti. La faceva anche apparire come il tipo di donna bravissima a mantenere dei segreti.

    Non vorrai mica dirmi che in sette mesi non hai ancora visto nessun fantasma?

    Marie non sapeva cosa dire o pensare. La prima cosa che le venne in mente fu che sua madre le stava mentendo. Sicuramente doveva aver sentito qualcuna delle storie della zia June sulla casa e stava tentando di giocare con le sue emozioni. Allo stesso tempo, però, ripensò ai diari che aveva trovato nella stanza segreta del piano di sopra. Sua madre veniva menzionata più volte in quei quaderni, in cui le storie di fantasmi abbondavano.

    Marie?

    Marie trasalì, come se fosse stata svegliata di soprassalto. Si chiese da quanto tempo era immersa nei pensieri. Sua madre la stava ancora scrutando con sguardo interrogatorio.

    Marie… ce l'hai anche tu?

    Avere cosa? chiese lei, a bassa voce e con tono tranquillo, come se conoscesse la risposta, prima ancora che sua madre la pronunciasse.

    Non lo so, fece Abigail. "Immagino si possa definire un dono. Anche se dono forse è una parola un po' strana, ma non saprei in che altro modo chiamarlo. Ma quello che voglio dire è… anche tu li puoi sentire, vero? I morti?"

    Marie fu scioccata nel ritrovarsi ad annuire a quella domanda. Mentre muoveva il capo, gli occhi di sua madre iniziarono a traboccare di lacrime. "Li puoi… li puoi vedere? Riesci a interagire con loro?"

    Ora era Marie a piangere a dirotto, senza nemmeno capire esattamente perché. Tutto ciò di cui era sicura era che sua madre stava avanzando verso di lei, le gote rigate di pianto. Non sembrava triste, anzi, era quasi felice. Per qualche ragione che Marie non riusciva a comprendere, desiderò che sua madre la stringesse di nuovo. Appena due minuti prima, voleva invece che se ne andasse da lì. Cos'era accaduto nel frattempo? Qualcosa era stato messo in moto da quell'accenno ai fantasmi… dall'accenno a un dono.

    Non me lo sarei mai immaginata… disse Abigail. E pensare che ho passato tanti anni a cercare risposte, e per tutto questo tempo quelle risposte erano qui, con te.

    CAPITOLO DUE

    Il peso di quella conversazione era troppo grande da sostenere per quella sala così piccola. Anzi, a Marie parve addirittura soffocante tenere quei discorsi là dentro, in casa. Era strano, ma le sembrava quasi che stessero facendo pettegolezzi su una persona presente lì con loro nella stessa stanza. Ciascuna asciugando le proprie lacrime, Marie e Abigail Fortune presero entrambe un thermos di caffè, s'infagottarono e uscirono dalla villa.

    Fu così che Marie finì a trascorrere la mattina della vigilia di Natale sulla gelida spiaggia di Port Bliss. Il freddo era pungente, ma non inaffrontabile. Mentre le onde ghiacciate s'infrangevano sulla riva, Marie sentiva le sue guance diventare sempre più rosse per il gelo; eppure le sembrava che avrebbe potuto rimanere lì per sempre. La lotta dell'oceano contro il freddo sembrava quasi surreale, come del resto lo era stata l'intera mattinata fino ad allora. Con sua madre accanto e il caffè caldo tra le mani, iniziarono a erompere segreti da un forziere rimasto chiuso per quasi trent'anni.

    È stata la tua prozia June ad aprirmi gli occhi e farmi scoprire che avevo il dono, spiegò Abigail. Avevo circa quattordici anni e, come potrai immaginare, tua nonna non gradiva per niente che June mi raccontasse tutte quelle storie di paura. Ricordo però una notte durante il mio secondo anno di università alla New York University. Mentre tornavo a casa a piedi da una festa, attraversando la hall di un dormitorio, ho visto due uomini a una finestra. Erano trasparenti, e uno di loro aveva del sangue sulla faccia. Sapevo che erano fantasmi. Avevo già visto degli spettri, ma quelli erano diversi. Mi sono sentita attratta come da una sorta di calamita. Mi sembrava che chiedessero aiuto. La cosa mi ha terrorizzata, così il giorno dopo ho preso il primo autobus. Sono rimasta con June per qualche giorno, e lei mi ha aiutato a chiarire tutto.

    Allora ce l'hai da quando eri bambina? chiese Marie.

    "Credo di sì. Voglio dire, tutti i bambini hanno qualche amico immaginario, ma io davvero vedevo persone che gli altri non potevano vedere. In genere accadeva in posti piccoli e tranquilli, ma ogni tanto poteva succedere anche per strada. Una volta addirittura, avevo otto o nove anni, ne ho visto uno dentro a un cinema."

    Marie cercò di assorbire tutto, sforzandosi di crederci. Molte cose somigliavano tanto a ciò che aveva letto nei diari di June. E anche se era straordinario, e inquietante, che sua madre possedesse il suo stesso dono, ciò non bastava ancora a dare risposta alle domande più importanti. Non sapeva dire se sua madre stesse cercando di usare quella circostanza (ammesso che fosse la verità) proprio per eludere quelle altre domande.

    Okay, allora, diciamo che ti credo, fece Marie. In che modo tutto questo c'entra con il fatto che hai abbandonato la tua famiglia?

    Abigail scrutò l'oceano e bevve un sorso di caffè. Il modo in cui il vento gelido le frustava i capelli ricordò a Marie la zia June.

    Tuo padre sapeva delle mie capacità, ma non so se mi abbia mai creduta, spiegò lei. "Non è mai stato scortese o cattivo con me. Anzi, era uno degli uomini più gentili che abbia mai conosciuto, e mi ha addolorato lasciarlo. Ma

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