Il Guardiano del Faro
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Book preview
Il Guardiano del Faro - Laprovitera Andrea
Sommario
Capitolo 1 Partenze
Capitolo 2 Riccardo
Capitolo 3 Mio Padre
Capitolo 4 L’uomo del faro
Capitolo 5 Un uomo buono
Capitolo 6 Antoine di Saint-Exupéry
Capitolo 7 Margherita
Capitolo 8 Fine della notte
ai miei figli Riccardo e Lorenzo, sempre e ovunque
I miei sogni finirono un mattino
F. M. Dostoevskij
Capitolo 1
Partenze
La strada saliva e scendeva di continuo seguendo un percorso fatto di curve tortuose e brevi rettilinei, il tutto immerso nella vegetazione brulla e un po’ selvaggia tipica della natura del luogo. Andrea si chiedeva se le strade potessero avere una fine, lui abituato a viaggiare sempre munito del suo navigatore satellitare, si era ritrovato, per esigenza di lavoro, a percorrere stretti vermi d’asfalto destinati a terminare nell’oceano. Si trovava nel distretto di Finisterre, nella Francia nord-occidentale, il luogo chiamato Bretagna sede di foreste, misteri e quanto altro può alimentare la penna di uno scrittore romantico. Il clima atlantico cambiava rapidamente, veloci piogge si susseguivano a rapide schiarite, la gente del posto non ci faceva nemmeno caso, l’ombrello da queste parti, era una cosa riservata solo ai turisti. E Andrea poteva sembrare agli occhi degli indigeni locali sia un viaggiatore, sia altro. Aveva finito da molto tempo l’università, specializzazione in beni culturali poi grazie all’Erasmus aveva studiato a Parigi dove si era fermato forse più del dovuto. Tornato in Italia aveva completato la sua tesi sperimentale sui Fari nel mondo
e aveva riposto quella pergamena nel cassetto come i tanti sogni che aveva quando era piccolo. La Francia però, gli era rimasta nel cuore, anche perché era per un quarto transalpino essendo suo nonno, da parte di mamma, un Bretone di Saint Malò, mica una cosa qualunque. Quella è la cittadina che ha dato i natali a Chateaubriand quello che scriveva frasi del tipo mia madre mi inflisse la vita
per dimostrare tutta la sua fatica di vivere in un mondo che non lo comprendeva. Bisogna tenere presente che Saint Malò è una città corsara dove gli abitanti si ritengono di una specie a parte e in passato hanno dichiarato guerra anche alla stessa Francia per avere la propria indipendenza. Non sono gente qualunque quelli nati da quelle parti e Andrea, per un quarto di discendenza, si sentiva un po’ speciale o almeno, era quello che gli piaceva credere. Dopo la laurea aveva iniziato a inviare i curricula in giro, sia in Italia che all’estero, un po’ perché avrebbe voluto usare la sua competenza nel lavoro, un po’ perché sentiva di doverlo anche ai propri genitori che si erano fatti in quattro per farlo studiare. Perso tra i concorsi pubblici per un posto a cui si partecipava in mille, Andrea aveva cercato qualche lavoretto per tirare avanti quando, con un colpo di fortuna inaspettato, aveva vinto un bando comunale per un posto di archivista alla biblioteca cittadina. Incarico rinnovato più volte, sei mesi per sei mesi e il tempo era passato. Fidanzato dai tempi del liceo con Cristina, da qualche anno erano andati a vivere insieme, una piccola casa che però a loro bastava, almeno per il momento. A volte si era ritrovato a valutare la sua vita, se era soddisfacente oppure no, ma erano momenti passeggeri, in fondo c’era chi se la passava peggio… sulla soglia dei quaranta, era forse troppo presto per fare bilanci. Proprio per quello la busta che gli arrivò a casa lo colse di sorpresa e lui era uno che odiava le sorprese. Cristina glielo diceva spesso che era troppo posato e riflessivo, doveva essere più dinamico e flessibile altrimenti si sarebbe ingrigito come certe giornate piovose. Mica era una qualunque Cristina, forse era Bretone anche lei pensava certe volte Andrea specialmente quando litigavano. Successe proprio in un periodo particolarmente difficile tra lui e Cristina, le discussioni erano diventate sempre più spesso litigi e i litigi veri drammi, insomma in casa c’era sempre più burrasca. Lei si inalberava per tutto, anche per le cose più semplici, lui le rinfacciava di essere una che non sapeva cosa volesse dalla vita al che lei ribatteva che quello che voleva lo sapeva bene, una famiglia. Andrea da quell’orecchio sembrava non sentire bene, perché sviava sempre l’argomento in qualche maniera e si beccava di continuo epiteti tipo immaturo
, non cresciuto
e altre varie cose non piacevoli. Un giorno era tornato a casa dalla biblioteca e aveva trovato due cose che avevano turbato il suo umore appena varcata la porta di casa, lo sguardo accusatorio di Cristina, una costante nelle ultime settimane e quella busta appoggiata sul tavolo con un timbro francese. Guardò Cristina, poi la busta quindi, dopo aver soppesato le due cose, scelse di affrontare prima la lettera. Strappò il bordo e si mise a leggere in silenzio. Rimase fermo, immobile per un tempo che non seppe quantificare, poi si mise seduto, davanti alla televisione spenta e rilesse, lentamente, la lettera. Un incarico temporaneo,