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Timone d'Atene
Timone d'Atene
Timone d'Atene
Ebook164 pages1 hour

Timone d'Atene

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About this ebook

Una tra le più complesse tragedie shakespeariane, "Timone d'Atene" lega insieme denaro, adulazione e ingratitudine umana. Le vicende narrate sono quelle di Timone, ricco ateniese con la fama da scialacquatore, circondato di falsi amici che sperano di ottenere un po' delle sue ricchezze.Una volta travolto dai debiti, Timone si ritrova ad affrontare l'ipocrisia degli ateniesi, sordi alle sue richieste d'aiuto, insensibili alla miseria e devoti soltanto al denaro. Similmente ai protagonisti di "Re Lear", "Amleto" e "Otello", Timone resta impresso per le ciniche invettive contro la cupidigia e l'egoismo degli uomini, tanto da essere considerato uno dei drammi più significativi di Shakespeare.-
LanguageItaliano
PublisherSAGA Egmont
Release dateAug 27, 2021
ISBN9788726900453
Timone d'Atene
Author

William Shakespeare

William Shakespeare was born in April 1564 in the town of Stratford-upon-Avon, on England’s Avon River. When he was eighteen, he married Anne Hathaway. The couple had three children—an older daughter Susanna and twins, Judith and Hamnet. Hamnet, Shakespeare’s only son, died in childhood. The bulk of Shakespeare’s working life was spent in the theater world of London, where he established himself professionally by the early 1590s. He enjoyed success not only as a playwright and poet, but also as an actor and shareholder in an acting company. Although some think that sometime between 1610 and 1613 Shakespeare retired from the theater and returned home to Stratford, where he died in 1616, others believe that he may have continued to work in London until close to his death.

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    Timone d'Atene - William Shakespeare

    Timone d'Atene

    Translated by Diego Angeli

    Original title: Timon of Athens

    Original language: English

    Cover image: Shutterstock

    Copyright © 1623, 2021 SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788726900453

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.

    www.sagaegmont.com

    Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com

    DRAMATIS PERSONӔ.

    TIMONE, nobile ateniese.

    LUCILIO signori e lusingatori di Timone.

    LUCULLO signori e lusingatori di Timone.

    SEMPRONIO signori e lusingatori di Timone.

    VENTIDIO, uno dei falsi amici di Timone.

    ALCIBIADE, generale ateniese.

    APEMANTO, filosofo.

    FLAVIO, intendente di Timone.

    UN POETA.

    UN MERCANTE.

    UN PITTORE.

    UN GIOIELLIERE.

    UN VECCHIO ATENIESE.

    FLAMINIO servi di Timone.

    SERVILIO servi di Timone.

    LUCILIO servi di Timone.

    CAFIS servi dei creditori di Timone.

    FILOTO servi dei creditori di Timone.

    TITO servi dei creditori di Timone.

    ORTENSIO servi dei creditori di Timone.

    Un PAGGIO, un PAZZO, tre STRANIERI.

    FRINIA amanti di Alcibiade.

    TIMANDRA amanti di Alcibiade.

    CUPIDO e le AMAZZONI nella Pantomima.

    Signori, Senatori, Soldati, Banditi e Servi.

    Scena.

    In Atene e nei boschi vicini ad Atene.

    ATTO PRIMO.

    SCENA PRIMA.

    Atene. Una stanza nella casa di Timone.

    Entrano Il Pittore, Il Poeta, Il Mercante, Il Gioielliere ed altri da altre parti .

    Il Poeta.

    Buon dì, signore.

    Il Pittore.

    Son lieto che stiate

    bene.

    Il Poeta.

    Non vi ho veduto da gran tempo.

    Come va il mondo?

    Il Pittore.

    Si consuma, intanto

    che cresce.

    Il Poeta.

    Già: si sa. Ma non vi è qualche

    novità rara, qualche strana cosa

    la cui varietà non abbia esempi?

    Cercate un po’....

    Magìa della larghezza!

    È il tuo poter che questi spirti tutti

    ha radunato qui. Conosco questo

    mercante.

    Il Pittore.

    Io li conosco tutti e due:

    quell’ altro è un gioielliere.

    Il Mercante.

    Oh è un assai degno

    signore!

    Il Gioielliere.

    Questo è certo.

    Il Mercante.

    Un uomo senza

    pari, che — si può dir — vive soltanto

    per una sua bontà senza confini

    e infaticata. Un uom superiore.

    Il Gioielliere.

    Ho qui un gioiello....

    Il Mercante.

    Oh di grazia, lasciatemi vedere.

    È per messer Timone?

    Il Gioielliere.

    S’egli voglia

    pagarne il prezzo. In quanto a questo poi....

    Il Poeta

    declamando.

    "Quando esaltiam per un compenso il male

    la gloria dei più bei versi si oscura

    sol consacrati a celebrare il bene.... „

    Il Mercante

    esaminando il gioiello.

    Di buona forma.

    Il Gioielliere.

    E ricco, anche. Guardate

    che acqua!

    Il Pittore.

    Siete assorto nella dedica

    di un’opera a quel gran signore?

    Il Poeta.

    Lieve

    cosa sfuggita alla mia fantasia.

    La nostra poesia simile è a gomma

    che stilla d’onde si nutrisce. Il fuoco

    non sprizza dalla silice che quando

    è percossa: ma questa generosa

    nostra fiamma da sè sola si crea

    e straripa sì come una corrente

    travolgendo ogni ostacolo. Che cosa

    avete là?

    Il Pittore.

    Signore, un quadro. E quando

    uscirà il vostro libro?

    Il Poeta.

    Non appena

    gli sarà presentato. Ma vediamo

    l’opera vostra.

    Il Pittore.

    Un’opera eccellente.

    Il Poeta.

    Già: dipinta con grande maestria.

    Il Pittore.

    Non c’ è male.

    Il Poeta.

    Mirabile! Che grazia

    ha mai questa figura! Par che parli.

    E che intellettual fuoco, risplende

    in questo sguardo! E qual mai finzione

    profonda muove quelle labbra! Il gesto,

    per quanto muto sia, può interpretarla!

    Il Pittore.

    È una copia felice della vita.

    E questo tocco? Non è buono?

    Il Poeta.

    Quasi

    oserei dir che sfida la natura:

    ed in quel tocco l’arte sì compìta

    vive, per voi, più viva della vita.

    Entrano varii Senatori e passano oltre .

    Il Pittore.

    Che seguito mai grande ha quel signore!

    Il Poeta.

    Senatori d’Atene: uomo felice!

    Il Pittore.

    Guardate: eccone ancora.

    Il Poeta.

    Vedete questa folla, questo immenso

    fluttuar di seguaci. Ho nell’abbozzo

    dell’opra mia raffigurato un uomo

    a cui prodiga questo basso mondo

    e carezze ed abbracci con l’ardore

    più generoso: il mio libero stile

    non fissa nulla in special modo, ma

    sopra un aperto mar di cera ondeggia.

    Non occulta malizia inquina un solo

    comma nel corso del mio dir, ma scorre

    a voi d’aquila, ardito e impetuoso

    senza lasciar vestigio.

    Il Pittore.

    Come vi debbo intendere?

    Il Poeta.

    Vi spiego.

    Vedete come ogni classe, ogni sorta

    di gente, dai più frivoli e leggeri

    ai più gravi e più degni i lor servigi

    vanno offrendo al signor Timone: quella

    sua gran fortuna unita a un generoso

    carattere gli avvince e gli soggioga

    ogni sorta di cuori. Sì: dal glabro

    lusingatore a quel tale Apemanto

    cui nulla dà conforto se non solo

    odiar se stesso; e anch’ egli s’inginocchia

    d’ innanzi a lui, tornando a casa ricco

    qual non fu mai, se ottenne un gesto solo

    di Timone.

    Il Pittore.

    Gli ho visti insiem parlare.

    Il Poeta.

    Signore,

    ho figurato la fortuna in trono

    sopra un eccelso colle dilettoso:

    alla base del monte eran raccolte

    le virtù tutte e tutte le nature

    d’ogni sorta che tentan di svelare

    nel sen di questa sfera il loro stato.

    Fra tutti quei di cui gli occhi son fissi

    sulla donna sovrana, un rappresenta

    i tratti di Timon, che la fortuna

    con la sua man d’avorio a sè richiama

    e per questo suo subito favore

    tutti i rivali suoi trasforma in schiavi

    e servitori.

    Il Pittore.

    È concepita a segno.

    Mi sembra che questa fortuna, questo

    trono, questa collina con un uomo

    scelto da un gesto fra le turbe umane

    e che si slancia a testa bassa contro

    la salita scoscesa alla conquista

    di sua felicità, sarebbe espresso

    dall’arte nostra egregiamente.

    Il Poeta.

    È vero;

    ma statemi a sentire fino in fondo.

    Tutti coloro che erano suoi pari

    fino ad ora — e qualcuno anche migliore

    di quel che valga — subito si attaccano

    ai suoi passi, riempiono le sue

    anticamere, versan nel suo orecchio

    murmure preci ed anche le sue staffe

    rendono sacre e sol per mezzo suo

    bevono l’aria libera.

    Il Pittore.

    Davvero!

    E in seguito?

    Il Poeta.

    Allorquando la Fortuna

    per un suo capriccioso cambiamento

    getta giù quel

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