Timone d'Atene
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About this ebook
William Shakespeare
William Shakespeare was born in April 1564 in the town of Stratford-upon-Avon, on England’s Avon River. When he was eighteen, he married Anne Hathaway. The couple had three children—an older daughter Susanna and twins, Judith and Hamnet. Hamnet, Shakespeare’s only son, died in childhood. The bulk of Shakespeare’s working life was spent in the theater world of London, where he established himself professionally by the early 1590s. He enjoyed success not only as a playwright and poet, but also as an actor and shareholder in an acting company. Although some think that sometime between 1610 and 1613 Shakespeare retired from the theater and returned home to Stratford, where he died in 1616, others believe that he may have continued to work in London until close to his death.
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Book preview
Timone d'Atene - William Shakespeare
Timone d'Atene
Translated by Diego Angeli
Original title: Timon of Athens
Original language: English
Cover image: Shutterstock
Copyright © 1623, 2021 SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788726900453
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
This work is republished as a historical document. It contains contemporary use of language.
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Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com
DRAMATIS PERSONӔ.
TIMONE, nobile ateniese.
LUCILIO signori e lusingatori di Timone.
LUCULLO signori e lusingatori di Timone.
SEMPRONIO signori e lusingatori di Timone.
VENTIDIO, uno dei falsi amici di Timone.
ALCIBIADE, generale ateniese.
APEMANTO, filosofo.
FLAVIO, intendente di Timone.
UN POETA.
UN MERCANTE.
UN PITTORE.
UN GIOIELLIERE.
UN VECCHIO ATENIESE.
FLAMINIO servi di Timone.
SERVILIO servi di Timone.
LUCILIO servi di Timone.
CAFIS servi dei creditori di Timone.
FILOTO servi dei creditori di Timone.
TITO servi dei creditori di Timone.
ORTENSIO servi dei creditori di Timone.
Un PAGGIO, un PAZZO, tre STRANIERI.
FRINIA amanti di Alcibiade.
TIMANDRA amanti di Alcibiade.
CUPIDO e le AMAZZONI nella Pantomima.
Signori, Senatori, Soldati, Banditi e Servi.
Scena.
In Atene e nei boschi vicini ad Atene.
ATTO PRIMO.
SCENA PRIMA.
Atene. Una stanza nella casa di Timone.
Entrano Il Pittore, Il Poeta, Il Mercante, Il Gioielliere ed altri da altre parti .
Il Poeta.
Buon dì, signore.
Il Pittore.
Son lieto che stiate
bene.
Il Poeta.
Non vi ho veduto da gran tempo.
Come va il mondo?
Il Pittore.
Si consuma, intanto
che cresce.
Il Poeta.
Già: si sa. Ma non vi è qualche
novità rara, qualche strana cosa
la cui varietà non abbia esempi?
Cercate un po’....
Magìa della larghezza!
È il tuo poter che questi spirti tutti
ha radunato qui. Conosco questo
mercante.
Il Pittore.
Io li conosco tutti e due:
quell’ altro è un gioielliere.
Il Mercante.
Oh è un assai degno
signore!
Il Gioielliere.
Questo è certo.
Il Mercante.
Un uomo senza
pari, che — si può dir — vive soltanto
per una sua bontà senza confini
e infaticata. Un uom superiore.
Il Gioielliere.
Ho qui un gioiello....
Il Mercante.
Oh di grazia, lasciatemi vedere.
È per messer Timone?
Il Gioielliere.
S’egli voglia
pagarne il prezzo. In quanto a questo poi....
Il Poeta
declamando.
"Quando esaltiam per un compenso il male
la gloria dei più bei versi si oscura
sol consacrati a celebrare il bene.... „
Il Mercante
esaminando il gioiello.
Di buona forma.
Il Gioielliere.
E ricco, anche. Guardate
che acqua!
Il Pittore.
Siete assorto nella dedica
di un’opera a quel gran signore?
Il Poeta.
Lieve
cosa sfuggita alla mia fantasia.
La nostra poesia simile è a gomma
che stilla d’onde si nutrisce. Il fuoco
non sprizza dalla silice che quando
è percossa: ma questa generosa
nostra fiamma da sè sola si crea
e straripa sì come una corrente
travolgendo ogni ostacolo. Che cosa
avete là?
Il Pittore.
Signore, un quadro. E quando
uscirà il vostro libro?
Il Poeta.
Non appena
gli sarà presentato. Ma vediamo
l’opera vostra.
Il Pittore.
Un’opera eccellente.
Il Poeta.
Già: dipinta con grande maestria.
Il Pittore.
Non c’ è male.
Il Poeta.
Mirabile! Che grazia
ha mai questa figura! Par che parli.
E che intellettual fuoco, risplende
in questo sguardo! E qual mai finzione
profonda muove quelle labbra! Il gesto,
per quanto muto sia, può interpretarla!
Il Pittore.
È una copia felice della vita.
E questo tocco? Non è buono?
Il Poeta.
Quasi
oserei dir che sfida la natura:
ed in quel tocco l’arte sì compìta
vive, per voi, più viva della vita.
Entrano varii Senatori e passano oltre .
Il Pittore.
Che seguito mai grande ha quel signore!
Il Poeta.
Senatori d’Atene: uomo felice!
Il Pittore.
Guardate: eccone ancora.
Il Poeta.
Vedete questa folla, questo immenso
fluttuar di seguaci. Ho nell’abbozzo
dell’opra mia raffigurato un uomo
a cui prodiga questo basso mondo
e carezze ed abbracci con l’ardore
più generoso: il mio libero stile
non fissa nulla in special modo, ma
sopra un aperto mar di cera ondeggia.
Non occulta malizia inquina un solo
comma nel corso del mio dir, ma scorre
a voi d’aquila, ardito e impetuoso
senza lasciar vestigio.
Il Pittore.
Come vi debbo intendere?
Il Poeta.
Vi spiego.
Vedete come ogni classe, ogni sorta
di gente, dai più frivoli e leggeri
ai più gravi e più degni i lor servigi
vanno offrendo al signor Timone: quella
sua gran fortuna unita a un generoso
carattere gli avvince e gli soggioga
ogni sorta di cuori. Sì: dal glabro
lusingatore a quel tale Apemanto
cui nulla dà conforto se non solo
odiar se stesso; e anch’ egli s’inginocchia
d’ innanzi a lui, tornando a casa ricco
qual non fu mai, se ottenne un gesto solo
di Timone.
Il Pittore.
Gli ho visti insiem parlare.
Il Poeta.
Signore,
ho figurato la fortuna in trono
sopra un eccelso colle dilettoso:
alla base del monte eran raccolte
le virtù tutte e tutte le nature
d’ogni sorta che tentan di svelare
nel sen di questa sfera il loro stato.
Fra tutti quei di cui gli occhi son fissi
sulla donna sovrana, un rappresenta
i tratti di Timon, che la fortuna
con la sua man d’avorio a sè richiama
e per questo suo subito favore
tutti i rivali suoi trasforma in schiavi
e servitori.
Il Pittore.
È concepita a segno.
Mi sembra che questa fortuna, questo
trono, questa collina con un uomo
scelto da un gesto fra le turbe umane
e che si slancia a testa bassa contro
la salita scoscesa alla conquista
di sua felicità, sarebbe espresso
dall’arte nostra egregiamente.
Il Poeta.
È vero;
ma statemi a sentire fino in fondo.
Tutti coloro che erano suoi pari
fino ad ora — e qualcuno anche migliore
di quel che valga — subito si attaccano
ai suoi passi, riempiono le sue
anticamere, versan nel suo orecchio
murmure preci ed anche le sue staffe
rendono sacre e sol per mezzo suo
bevono l’aria libera.
Il Pittore.
Davvero!
E in seguito?
Il Poeta.
Allorquando la Fortuna
per un suo capriccioso cambiamento
getta giù quel