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1000 motivi per uccidere
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Ebook190 pages2 hours

1000 motivi per uccidere

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About this ebook

L’avvocato Pasquale Bartolucci ha il pallino dei serial killer e della cronaca nera, a saziare la sua fama di storiacce è il gagliardo sacerdote Roberto Molinari, che, in cambio di una colazione offerta, gli racconta volentieri alcune confessioni da lui ascoltate, confessioni di veri omicidi! Così almeno sostiene Roberto, Pasquale però, pur apprezzando le sue novelle, non gli crede, ma storia dopo storia, l’avvocato inizierà ad avere davanti agli occhi i tasselli di uno strano puzzle.
LanguageItaliano
Release dateAug 10, 2021
ISBN9788869632907
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    1000 motivi per uccidere - Ethan Riot

    Ethan Riot

    1000

    MOTIVI PER UCCIDERE

    Elison Publishing

    © 2021 Elison Publishing

    Tutti i diritti sono riservati

    www.elisonpublishing.com

    ISBN 978-88-6963-290-7

    PROLOGO

    Uccidere è una cosa strana, appartiene alla natura, moltissimi esseri viventi devono farlo per mangiare, per imporsi, per difendersi, per sopravvivere in generale. Gli animali ci sembrano barbari quando uccidono, noi lo siamo altrettanto, ma com’è proprio dell’uomo facciamo le cose in grande. Molti animali hanno una forte e istintiva sete di sangue, mentre noi amiamo complicarci la vita, ma in questo caso in positivo, perché se gli animali uccidono ai minimi stimoli, che siano la paura, la rabbia, il desiderio, la ricerca della lotta; l’uomo riesce invece a contenere maggiormente le proprie indoli violente e a cercare vie alternative. Negli anni ci siamo civilizzati sempre più, se in tempi più remoti non ci si facevano troppi problemi a considerare il delitto come soluzione, oggi le persone hanno un’attitudine meno violenta. Ogni epoca, però, ha le sue peculiarità, la nostra è caratterizzata da una forte possibilità di informazione, che ci porta a essere sempre a conoscenza di ogni sviluppo e fatto di cronaca nel mondo, questo ha portato, già da molto tempo, a una forte messa in rilievo di quelle storie in cui l’uomo non disdegna la natura e si macchia le mani di sangue. Complessi casi di cronaca nera, morti misteriose e soprattutto i serial killer, termine coniato nello scorso secolo per indicare individui, spesso altamente insospettabili, che sono recidivi nell’uccidere e lo fanno seguendo motivazioni precise e minuziosi modus operandi. Figure macabre, non esenti però dall’esercitare un certo fascino e dal guadagnarsi un posto nella cultura di massa, sicuramente vi suona almeno un campanello se inizio a fare nomi come Ted Bundy, Roberto Succo, John Wayne Gacy, Il Mostro di Firenze, Zodiac… Hanno tutti guadagnato un posto nella storia grazie alla loro brutalità, ma che siate attratti o meno da queste storie, la fortuna vuole che nel quotidiano non si abbia a che fare con degli assassini. Prendiamo il caso di Pasquale Bartolucci, avvocato penalista con un piccolo studio, a lui stuzzica l’idea di difendere un giorno un vero e proprio serial killer, ma niente da fare. A stuzzicare le fantasie di Pasquale ci sono i racconti di un vecchio sacerdote della sua città, tale Roberto Molinari, che gli racconta spesso di persone che hanno ucciso per i motivi più disparati, che ci hanno preso gusto e hanno avuto finali degni di essere riportati. Roberto gli dice sempre che sono confessioni, che quelle persone le ha conosciute e hanno commesso davvero quei crimini. Pasquale non gli crede, nella sua opinione Roberto è un abile cantastorie e autore mancato; e così ogni domenica, prima della funzione, gli offre la colazione e si trattengono a lungo perché Roberto gli faccia sentire un’altra, sanguinosa, novella, saranno vere oppure no?

    CONFESSIONE 1

    Mi trova bello?

    Interno del bar pasticceria 22.

    Domenica, 8:30 del mattino.

    L’avvocato Bartolucci è un uomo giovane, discretamente bello e anche piuttosto bravo nel suo lavoro; un successo, dice di lui il padre; un buon partito, dicono le ragazze quando lo vedono; un mezzo malato rotto in culo, lo apostrofa invece ogni volta Roberto Molinari, in modo molto poco consono a un prete, ogni volta che Pasquale lo invita a colazione, gli offre bombolone e cappuccino, o qualsiasi cosa piaccia a Roberto, e proprio quando la mattina sembra avviata alla tranquillità, lui chiede La prego, Padre, me ne racconti un’altra. Roberto ha 70 anni, seppur ben portati, potrebbe essere davvero il papà di Pasquale, e di conseguenza gli parla come a un figlio scemo: Perché? Perché?! Tu ora mi devi dire perché un ragazzo della tua età, di bell’aspetto e con i soldi in tasca, anziché andare a fare l’aperitivo con qualche donnina vestita succintamente, vuole passare sempre e dico SEMPRE la domenica mattina a sentire le storie delle mie confessioni più perverse, non credi neanche siano vere!

    Padre, non è molto cristiano invitarmi ad andare a donne.

    Non dovrei neanche raccontare le confessioni, eppure…

    La prego Padre, le prendo una crema caffè.

    Che Dio fulmini chi ti ha raccontato che sono peccatore di gola. Va bene, hai vinto tu, anche stamattina questo povero vecchio rievocherà le storie che già lo tormentano la notte, quindi impara almeno a chiamarmi Roberto. Ora fammi pensare… Sì, ci fu quel ragazzo, quello con poca autostima e tanta abilità col coltello…

    Racconti Rober… Ehm, Padre.

    Allora non mi sbagliavo, tu lo fai apposta… Comunque sia la sua è una storia particolare… Risale a tanti anni fa, Pasquale, quando ancora i miei capelli erano neri e di queste storie ne avevo sentite ben poche, tutte di fuggitivi, questa fu la prima a essere particolare, anzitutto perché chi me la raccontò era di qui, non farò il suo nome perché potresti averlo conosciuto, è morto non così tanto tempo fa…

    Non fa mai il nome e… Così mi spaventa…

    E qui veniamo alla seconda ragione, questa storia mi inquietò particolarmente…

    Pasquale prende entusiasta un sorso del suo caffellatte e sgrana i suoi occhi grigio ghiaccio come fosse un bimbo che si prepara alla fiaba di un genitore. Roberto, come di consueto, si chiede se quel ragazzo abbia tutte le rotelle apposto, poi prosegue: Comunque, venne un giorno un uomo, poco più anziano di me, non lo conoscevo e non feci tanto caso al suo aspetto, almeno finché egli non mi fece una domanda che mi obbligò a guardare attraverso la grata del confessionale…

    Che domanda?

    "Lei per caso mi trova bello? Il nostro dialogo iniziò così…"

    §§§

    Lei per caso mi trova bello, padre? A questa domanda, il giovane Don Roberto rimase un po’ interdetto, Non vedo come questo…

    Vede padre, io non lo so se sono bello… Non ho mai avuto la possibilità di capire cosa sia, la bellezza dico…

    Vedi, da credente ti posso dire che conta più la bellezza dell’animo che quella esteriore…

    Ma il mio animo è nero padre, sono un peccatore. disse lui con una serietà che quasi celava malizia; padre Molinari non si scompose: Tutti lo siamo, ma quanto sarebbe grave il peccato che avresti commesso?

    Anche se Roberto non lo vide, l’uomo arcuò metà della bocca in un sorriso quasi da maschera: Ho ucciso padre, ho ucciso per soddisfare la mia curiosità.

    Roberto fece uno sforzo immane a non muoversi; sorprendentemente, non era la prima situazione simile per lui, ma quello che gli stava vicino era un assassino e non poteva mostrarsi agitato. Deglutì un po’ di saliva senza dare nell’occhio e proseguì come fosse una normale confessione, sperando che la voce non gli tremasse: "Questo è molto grave… Ma esattamente, che intendi con ucciso per curiosità?"

    Gliel’ho detto, padre, io voglio conoscere la bellezza, da sempre. Vede, quand’ero ancora un pargolo, i miei genitori erano sempre di cattivo umore e mi insultavano spesso, principalmente dicevano che non sarebbero potuti essere più sfortunati ad aver avuto un figlio orrendo e difettoso come me…

    Difettoso? pensò Don Roberto senza porgere domanda, il confessato intanto proseguiva il suo racconto: Un giorno tornai casa da scuola, la scuola era un altro posto brutto, era più difficile per me e i compagni, non erano affatto gentili, stessa cosa i maestri, dicevano che anche se non ero un ritardato non ero normale e non potevano perdere tempo dietro di me. Comunque tornato a casa cercai mio padre, lo chiamai a gran voce, ma niente, temetti che alla fine se la fosse svignata, urlai il suo nome per tutta la casa, finché da una stanza non udì mia madre piangere. Entrai mesto e lei mi scorticò il viso con le unghie, giacché l’avevo disturbata, appresi così che mio padre era sì partito, ma per l’alto dei cieli.

    Una vera tragedia. commentò il Don, NON HO FINITO. Lo sgridò lui, "Mi faccia prima concludere. Vede, padre, le tragedie sono fatalità, un uomo che si impicca in casa propria non è una fatalità, soprattutto se ti avvisa, perché vede, un’altra cosa che il mio papà diceva sempre era, Quanto sarebbe bello farla finita… Bello, pensai io… Forse la bellezza si collegava alla morte, pensai… Così feci un esperimento, con molta fatica cercai dove mia madre teneva i guanti da cucina e i coltelli e mi intrufolai in camera sua, sa, io sono sempre stato silenzioso, calmo e silenzioso come una casa durante un black-out, non che per me faccia particolare differenza."

    Don Roberto iniziava ad avere un sospetto, ma gli mancava il coraggio di incrociare lo sguardo con l’assassino.

    "A quel punto venne la parte facile, tastai il corpo di mia madre in cerca del polso e recisi le vene. Lei ovviamente si svegliò, ma non fu triste, gioì del fatto che le avessi dato ciò che invidiava avesse ottenuto mio padre, per la prima volta mi diede un bacio, sulla fronte, e disse Bravo amore, hai fatto una cosa veramente bella. Misi il coltello nell’altra sua mano e chiamai la polizia, avevo avuto la mia conferma: MORTE significava BELLEZZA. Negli anni seguenti imparai il mestiere del macellaio, non fu facile per me, ma con qualche indicazione non ho problemi. Ebbi così modo di provare tante lame su tante carni, a lavoro e fuori, paesi e città a una certa si fan bui, e io mi sposto tanto bene nelle tenebre. Chiedo sempre ai miei clienti se si considerano belli e se considerano bello me, a chi ha l’audacia di rispondere sì ad entrambe le domande faccio il trattamento di bellezza, porto via una mannaia affilata dal lavoro, mi perdo tra i vicoli e aspetto di averli a portata, quando tutti dormono io sono sveglio e mi basta ricordare un suono o un odore per sapere chi colpire, e colpisco, colpisco forte e in punto di morte, loro conoscono la vera bellezza, diventano più belli loro e io pure. È la prima volta che ne parlo con qualcuno, padre, ne sentivo il bisogno e sono sicuro che almeno finché avrò fiato lei non tradirà il suo abito. Un’ultima cosa, le prometto che indipendentemente dalla risposta non le torcerò un capello, perciò, glielo ripeto, lei mi trova bello, padre?"

    Dopo essere quasi svenuto a sentire quel racconto, Roberto trasalì, prese un coraggio che gli apparteneva più di quanto non desse a vedere ed espresse il suo giudizio senza troppi fronzoli, guardando l’assassino dritto negli occhi, attraverso la grata, quei due occhi che, come aveva già intuito, erano assolutamente immobili e vacui, spenti, perché quell’uomo non vedeva, dalla nascita probabilmente. Signore, a mio modesto giudizio voi non siete una persona di brutto aspetto, chi vi ha detto diversamente si stava probabilmente prendendo gioco di voi, ma come ho detto, l’aspetto non conta; non saprei dire cosa sia la vera bellezza, non saprei dire neanche se esista, ma voi, signore, non la conoscerete mai, perché anche se non lo comprendete, voi non agognate essa, bensì il pure dolore, perché è solo questo che le vostre morti infliggono. La vita non è stata benevola con voi, lo riconosco, forse il signore, nella sua immensa pietà, terra conto di questo, ma io, Roberto Molinari, non me la sento di perdonarvi o giustificarvi e chiedo scusa a Dio se non ci provo neanche. Ora, per favore, uscite da questa chiesa, prima che i fantasmi di cui vi siete fatto carico decidano di infestarla.

    §§§

    Pasquale resta brevemente in silenzio mentre Roberto, a conclusione della sua storia, si porta alla bocca l’ennesimo caffè con la mano un po’ tremante, poi commenta: Tutto qui?

    Roberto va su tutte le furie: Oh, ma figlio mio, tu sei proprio insensibile! Che cazzo significa tutto qui? Ti racconto di un alienato cieco che uccide la madre e prende a coltellate i malcapitati nei vicoli e tu reagisci così?!

    No, guardi padre, non è che la storia fosse da poco, anzi, è solo che per le aspettative che aveva creato mi aspettavo; non lo so… Un infanticida cannibale alla Albert Fish, qualcosa così.

    L’avessi incontrato tu uno così da bambino, ma probabilmente un mezzo depravato come te si sarebbe divertito.

    Suvvia Don, non sia permaloso, la sua era comunque una bella storia, anche se andando avanti la cecità dell’assassino iniziava a essere forse un po’ troppo telefonata.

    E così sei ancora convinto che le mie siano storie, eh? Bah, chi ti capisce è bravo, Bartolucci. Ora devo andare, ci sono possibilità di vederti a messa oggi?

    Zero, io la rispetto, ma sono ateo, lo sa.

    Ma quale ateo, voi avvocati siete fedeli a Satana! Lo deride Molinari con marcata ironia, in modo che non ci sia verso di prenderlo sul serio. Pasquale sorride, si avvolge una sciarpa al collo e se ne va salutando con la mano il prete, ma di spalle, parlando senza guardarlo, Sono qui anche domenica prossima, vi aspetto! Uscendo dal 22 però, a Pasquale viene di colpo in mente un dettaglio, qualche annetto più addietro ricordava fosse morto un macellaio, un tipo schivo e solitario, un macellaio cieco, se non ricordava male, e Pasquale vanta sempre di avere una certa memoria. Avrà preso ispirazione da lui. pensa inizialmente, ma più ci pensa e meno gli sembra una cosa che Roberto farebbe, prova invano a scacciare via quel pensiero, ma ormai il seme del dubbio è piantato: E

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