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Frammenti di un discorso misogino: Corso accelerato di misoginia
Frammenti di un discorso misogino: Corso accelerato di misoginia
Frammenti di un discorso misogino: Corso accelerato di misoginia
Ebook91 pages45 minutes

Frammenti di un discorso misogino: Corso accelerato di misoginia

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La "misoginia inconscia" può causare saltuari attacchi di una particolare sete: la sete di maschilismo.

Ecco

allora, nei "frammenti" del libro, le fonti a cui abbeverarsi. Molti

frammenti — fulgidi esempi di pensieri misogini— sono opera di

personaggi illustri: scrittori, filosofi, poeti, scienziati,

ecclesiastici, cantautori…

Questi, alcuni fra i vari temi di questo "corso accelerato di misoginia":

*La donna-oggetto nelle canzoni.

*Le donne e il lessico da macelleria ("Bella manza!", "Bella pollastrella!").

*Il maschilismo "obbligatorio per legge".

*Quando si dice "Non è un lavoro per donne".

E se non si volesse, nemmeno per ischerzo, accettare l'idea di un corso di misoginia?

In questo caso i contenuti del libro vanno visti come esempi da cui star lontani.

Anche per il maschilismo, infatti, vale il principio: "Se lo conosci, lo eviti".
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJul 19, 2021
ISBN9791220344135
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    Frammenti di un discorso misogino - Claudio Nutrito

    1 Così è se vi pare

    De­fi­ni­re se qual­co­sa è – o non è – una for­ma di mi­so­gi­nia di­pen­de spes­so da ele­men­ti sog­get­ti­vi.

    Ec­co per­ché que­sto ca­pi­to­lo, che par­la di ta­le sog­get­ti­vi­tà, por­ta un ti­to­lo pi­ran­del­lia­no: Co­sì è se vi pa­re.

    Co­me pri­mo esem­pio di pos­si­bi­le va­lu­ta­zio­ne sog­get­ti­va pren­dia­mo le pa­ro­le di una can­zo­ne de­gli an­ni ’40, Spo­si, do­ve lui si ri­vol­ge co­sì al­la pro­mes­sa spo­sa: C'è una ca­set­ta pic­ci­na sboc­cia­ta tra fior - Do­ve si at­ten­de sol­tan­to che giun­ga l'amor - Co­me una pic­co­la fa­ta tu dar­le vi­ta sa­prai - Del­la ca­set­ta in­can­ta­ta la gio­ia sa­rai…³.

    Il te­sto è per­ce­pi­bi­le in due sen­si op­po­sti:

    Parole misogine che relegano la donna alla cura della casa?

    O omaggio alla sensibilità e al buon gusto di lei (piccola fata) che saprà rendere accogliente la casa?

    Al­tro esem­pio: La don­na è il ca­po­la­vo­ro di Dio, so­prat­tut­to quan­do ha il dia­vo­lo in cor­po.. Che di­re di que­sto afo­ri­sma di Al­phon­se Al­lais?

    Esaltazione della donna sia come creatura divina (capolavoro di Dio), sia per il suo lato fascinoso-sensuale?

    O tipica rappresentazione della donna-oggetto?

    Do­man­da: i due esem­pi te­sté ci­ta­ti so­no espres­sio­ni di mi­so­gi­nia?

    Ri­spo­sta: co­sì è se vi pa­re.

    Galanteria o maschilismo?

    La ga­lan­te­ria è un mo­do di ren­de­re omag­gio al­la don­na con una se­rie di at­ten­zio­ni e pre­mu­re: apri­re la por­ta e far­la pas­sa­re per pri­ma, ap­pog­giar­le il so­pra­bi­to sul­le spal­le, a ta­vo­la riem­pir­le il bic­chie­re ecc. Pic­co­li ge­sti ba­na­li, se vo­le­te, ma ap­prez­za­bi­li. Que­sta è, in sin­te­si, la vi­sio­ne tra­di­zio­na­le del­la ga­lan­te­ria.

    Me c’è an­che chi nel­la ga­lan­te­ria ve­de una for­ma ad­dol­ci­ta di ma­schi­li­smo, un at­teg­gia­men­to dell’uo­mo per ma­ni­fe­sta­re la su­pe­rio­ri­tà sul­la don­na. È il ca­so di Si­mo­ne de Beau­voir che, nel li­bro Il se­con­do ses­so, so­stie­ne che la ga­lan­te­ria è una con­tro­par­ti­ta ere­di­ta­ta dal­le so­cie­tà pa­triar­ca­li per man­te­ne­re la don­na in uno sta­to di as­ser­vi­men­to⁴.

    An­che la ga­lan­te­ria, dun­que, è un’espres­sio­ne del ma­schi­li­smo?

    Ri­spo­sta: co­sì è se vi pa­re.

    La tiritera della provocazione

    La ti­ri­te­ra del­la pro­vo­ca­zio­ne fun­zio­na co­sì: io di­co qual­co­sa di po­li­ti­ca­men­te scor­ret­to su­sci­tan­do un cer­to scal­po­re a cui ri­spon­do pre­ci­san­do che la mia era so­lo una pro­vo­ca­zio­ne. Una pro­vo­ca­zio­ne che ave­va lo sco­po di ri­chia­ma­re l’at­ten­zio­ne su un cer­to te­ma per far­ne emer­ge­re le sue pro­ble­ma­ti­che. 

    In al­tre pa­ro­le la fra­se la mia era una pro­vo­ca­zio­ne vuol di­re Ho det­to la tal co­sa, che pe­rò si­gni­fi­ca il con­tra­rio di quel­lo che ho det­to.

    Sup­po­nia­mo poi che io sia un ar­ti­sta e che, in ta­le ve­ste, ab­bia lan­cia­to la co­sid­det­ta pro­vo­ca­zio­ne, che pe­rò nes­su­no ha in­te­so co­me ta­le. A que­sto pun­to è di ri­go­re as­su­me­re il ruo­lo di ar­ti­sta in­com­pre­so, co­me nell’esem­pio che se­gue.

    Fe­sti­val­bar 1992: Ro­ber­to Vec­chio­ni can­ta Vo­glio una don­na. E co­me la vuo­le que­sta don­na? "Vo­glio una don­na don­na, /don­na don­na /don­na con la gon­na, /gon­na gon­na". E qual è in­ve­ce la don­na che NON vuo­le? … quel­la col cer­vel­lo…quel­la che fa car­rie­ra… quel­la col pi­sel­lo … la bar­ri­ca­die­ra che non c’è mai la se­ra … quel­la che fa il Lea­sing …quel­la che va al Brie­fing. No, non la vuo­le pro­prio una co­sì, una che pen­sa trop­po al­la car­rie­ra men­tre a ca­sa "…ab­bia­mo un ma­re di fi­gli da pu­lir­gli il cu­lo. Che la pian­tas­se un po' di an­dar­se­ne in

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