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Terre spettrali: Scandalo e dopocena (Un Casper a quattro zampe — Libro 5)
Terre spettrali: Scandalo e dopocena (Un Casper a quattro zampe — Libro 5)
Terre spettrali: Scandalo e dopocena (Un Casper a quattro zampe — Libro 5)
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Terre spettrali: Scandalo e dopocena (Un Casper a quattro zampe — Libro 5)

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About this ebook

“Il romanzo – o lettura da spiaggia – perfetto, ma con una differenza: il suo entusiasmo e le bellissime descrizioni offrono un’attenzione inaspettata alla complessità non solo dell’amore che evolve, ma allo sviluppo delle menti stesse. È un piacevole consiglio per gli amanti del genere romantico che cercano il tocco di una maggiore complessità nelle loro letture.”
--Midwest Book Review (Ora e per sempre)

TERRE SPETTRALI: SCANDALO E DOPOCENA è il quinto libro della nuova affascinante serie di gialli dell’autrice bestseller Sophie Love, scrittrice della serie La locanda di Sunset Harbor, un bestseller numero uno #1 con oltre 200 recensioni a cinque stelle.

Marie Fortune, 39 anni, toelettatrice per cani di grande successo a Boston, si lascia alle spalle una vita stressante e si dirige in una piccola cittadina sulla costa del Maine per crearsi una nuova vita. Rimane impegnata nella ristrutturazione di una vecchia casa storica lasciatale dalla prozia, decidendo di darle una nuova vita in qualità di B&B. Però c’è una cosa che non avrebbe mai potuto prevedere: la casa è stregata. Due cose, a dire il vero: la sua prozia le ha lasciato anche un cane, ed è decisamente ben lungi dall’essere un cane normale.

Marie viene ingaggiata per liberare un grande e caratteristico hotel in una città vicina: un lavoro di una portata assolutamente inedita per lei. Proprio mentre si sta chiedendo se ha finalmente trovato l'anima gemella, scopre che il sindaco locale ha in mente di riqualificare tutto il centro città e, già che c'è, di far chiudere il suo bed-and-breakfast. A complicare le cose arriva anche un omicidio, per il quale viene Marie incastrata. In questa lotta su più fronti per la sopravvivenza, riuscirà Marie a sgomberare i fantasmi, non andare in galera e tenere in vita il suo bed-and-breakfast?

Un giallo leggero e accattivante, pieno zeppo di mistero, amore, fantasmi, viaggi, animali e cibo che ruota attorno a una piccola cittadina e a un B&B bisognoso di ristrutturazione. Ti catturerà il cuore: TERRE SPETTRALI: VENDETTA E CENA è un giallo che sarà impossibile smettere di leggere e che ti costringerà a sfogliare le sue pagine (e a ridere a crepapelle) fino a notte fonda.

“Il romanticismo è lì, ma non in maniera eccessiva. Onore all’autrice per questo stupefacente inizio di una serie che promette di rivelarsi molto interessante.”
--Books and Movies Reviews (Ora e per sempre)
LanguageItaliano
PublisherSophie Love
Release dateJul 9, 2021
ISBN9781094346267
Terre spettrali: Scandalo e dopocena (Un Casper a quattro zampe — Libro 5)

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    Terre spettrali - Sophie Love

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    T E R R E   S P E T T R A L I :

    S C A N D A L O

    E

    D O P O C E N A

    (UN CASPER A QUATTRO ZAMPE — LIBRO 5)

    S O P H I E   L O V E

    Sophie Love

    Sophie Love è l'autrice di bestseller come la serie romantica LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR, composta da otto libri, e la commedia romantica LE CRONACHE DELL'AMORE, che comprende cinque libri. La sua nuova serie TERRE SPETTRALI, comprendente (al momento) tre libri, è un cozy mystery: un giallo soft, di piacevole lettura.

    Non esitate a visitare il sito Web di Sophie www.sophieloveauthor.com e scriverle un'e-mail, o iscrivetevi alla mailing list per ricevere e-book omaggio, per ricevere aggiornati, e restare in contatto!

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    Copyright © 2021 di Sophie Love. Tutti i diritti riservati. Salvo per quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo e-book è disponibile solo per fruizione personale. Questo e-book non può essere rivenduto né donato ad altri. Se vuole condividerlo con altre persone, è pregato di aggiungerne un’ulteriore copia per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo e-book senza aver provveduto all’acquisto, o se l’acquisto non è stato effettuato per suo uso personale, è pregato di restituirlo e acquistare la sua copia. La ringraziamo del rispetto che dimostra nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Chokchai Daoruang, utilizzata con il permesso di Shutterstock.com.

    I LIBRI DI SOPHIE LOVE

    I GIALLI DELLA CURIOSA LIBRERIA

    UN POSTO STREGATO: UNA PAGINA FATALE (Libro #1)

    UN POSTRO STREGATO: UN MANOSCRITTO DA OMICIDIO (Libro #2)

    UN POSTO STREGATO: UNA PAGINA PERICOLOSA (Libro #3)

    UN CASPER A QUATTRO ZAMPE

    TERRE SPETTRALI: OMICIDIO E COLAZIONE (Libro #1)

    TERRE SPETTRALI: MORTE E BRUNCH (Libro #2)

    TERRE SPETTRALI: RANCORE E PRANZO (Libro #3)

    TERRE SPETTRALI: VENDETTA E CENA (Libro #4)

    TERRE SPETTRALI: SCANDALO E DOPOCENA (Libro #5)

    LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR

    ORA E PER SEMPRE (Libro #1)

    SEMPRE E PER SEMPRE (Libro #2)

    SEMPRE CON TE (Libro #3)

    SE SOLO PER SEMPRE (Libro #4)

    PER SEMPRE E OLTRE (Libro #5)

    PER SEMPRE, PIÙ UNO (Libro #6)

    PER TE, PER SEMPRE (Libro #7)

    NATALE PER SEMPRE (Libro #8)

    LE CRONACHE DELL’AMORE

    UN AMORE COME IL NOSTRO (Libro #1)

    UN AMORE COME QUELLO (Libro #2)

    UNA AMORE COME IL LORO (Libro #3)

    UNA AMORE COSI’ GRANDE (Libro #4)

    UN AMORE COME IL VOSTRO (Libro #5)

    SOMMARIO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRÉ

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    CAPITOLO TRENTADUE

    CAPITOLO TRENTATRÉ

    CAPITOLO TRENTAQUATTRO

    CAPITOLO UNO

    Un'altra stanza segreta era stata scoperta a June Manor grazie a Benjamin e alla sua squadra di operai. Marie sapeva che avrebbe dovuto essere più stupita ma, sin da quando vi ci si era trasferita, quella casa era stato un susseguirsi ininterrotto di sorprese. Dopotutto, anche una camera nascosta e parzialmente sepolta era quasi qualcosa di ordinario, che faceva il paio con la stanza segreta del primo piano, con il fantasma della prozia e con tutte le altre stramberie a cui la villa l'aveva abituata. Mentre osservava dall'alto la porta della parete di fondo della stanza qualche metro più in basso, Marie si avvicinò al margine della fossa.

    No, no, disse Benjamin. Scendo io. È un bel salto da fare.

    Marie sapeva che era meglio lasciar fare a Benjamin, ma era troppo ammaliata dal mistero di quella scoperta. Esaminò con lo sguardo i margini della buca scavata dalla ruspa e vide, sul lato opposto, il bordo superiore del muro di mattoni della stanza. La cima della parete, che era stata danneggiata dalla scavatrice, si trovava circa cinquanta centimetri più in basso rispetto al livello del suolo. Era facile accedervi. Quanto al salto da compiere dopo… beh, ci avrebbe pensato quando lo avrebbe fatto.

    Non preoccuparti, fece Marie, muovendosi verso il lato opposto della fossa.

    Palesemente preoccupato, Benjamin la seguì. Marie notò che tre manovali stavano osservando la scena con apprensione. La scoperta di quella stanza segreta sembrava aver elettrizzato tutti. Era una semplice cantina? O forse una distilleria clandestina? O magari una sorta di nascondiglio dove June aveva celato reperti inestimabili? Le possibilità erano infinite.

    Raggiunto il lato opposto della fossa, Marie si inginocchiò. Fedele alla parola data, Benjamin era lì per aiutarla. Marie si voltò e iniziò a calarsi dentro la buca, mentre Benjamin l'aiutava a scendere tenendole stretti i polsi. Marie scalciò nel vuoto fino a che le suole delle sue scarpe non toccarono il bordo superiore del muro. Quando fu al sicuro, si raddrizzò finché non fu in piedi, poi alzò lo sguardo verso Benjamin.

    Okay, disse. Puoi mollare la presa adesso.

    Con riluttanza, lui obbedì. Marie subito balzò verso il basso. Il salto non fu terribile come si era aspettata: non fu particolarmente rischioso, a parte per il lieve impatto sulle caviglie. Atterrata in piedi sul pavimento di cemento, guardò nuovamente Benjamin e alzò entrambi i pollici.

    Oh cielo, fai attenzione là sotto, si raccomandò Benjamin. Se io…

    Fu però interrotto da un'altra voce familiare, dal tono per niente contento. Era Posey, che attraversando il cortile urlò: Marie Fortune, santi numi, cosa diavolo stai facendo?

    Esploro, replicò Marie ridendo.

    Era vero. Lì in piedi al centro di quella stanza che era rimasta sepolta per chissà quanti anni, si sentiva come un'esploratrice o un'archeologa. I suoi occhi si mossero immediatamente in direzione della porta di mattoni dinanzi a lei. Si prese un po' di tempo per studiare le scaffalature di legno fissate alla parete. Dal ciglio della fossa le erano sembrate portabottiglie, ma ora che le vedeva da vicino le parevano più simili a una libreria fai-da-te o a una specie di strano casellario. Ogni piccolo spazio era vuoto, fatta eccezione per la polvere che negli anni si era accumulata fino a formare uno spesso strato. Il vecchio baule appoggiato alla parete più lontana sembrava riservare il più grande mistero della stanza, ma quando Marie lo ispezionò non fu sorpresa nello scoprire che era chiuso a chiave.

    Si concentrò di nuovo sulla porta, e gettò un'occhiata a Posey e Benjamin prima di muovere la mano verso il pomello. Entrambi la fissavano, sulle spine. Marie approfittò di quel tacito incoraggiamento per afferrare la maniglia e girarla. Ma l'entusiasmo si smorzò quando il pomello girò solo di un quarto.

    La porta era chiusa a chiave. Ovviamente.

    Eppure… Marie guardò in alto verso Benjamin, incuriosita. Non sono mai stata un asso a orientarmi, iniziò. Ma questo muro e questa porta dovrebbero essere piuttosto vicini a dove finisce il seminterrato della villa, giusto?

    Benjamin scrutò June Manor, rimase un momento a riflettere, poi annuì. Alle sue spalle, Posey sgranò gli occhi e subito iniziò a correre sgangheratamente verso la casa. Nell'attesa, Marie fece un secondo tentativo con la porta. Sapeva, naturalmente, che era chiusa a chiave, ma semplicemente le piaceva la sensazione di tenere tra le mani qualcosa di così vecchio e inutilizzato. Era quasi come se quel pomello stesse cercando di raccontarle una storia, forse quella di tutte le mani che lo avevano toccato in passato. Era possibile che lei fosse la prima persona a toccarlo da cinquant'anni a quella parte, o forse anche di più.

    Si chiese, oziosamente, se sua madre lo avesse mai toccato. Era mai stata in quella stanza? Non fu sorpresa dal fatto che le era venuta in mente sua madre; sin da quando aveva trovato la cartolina inviata a June, il pensiero di lei sembrava non volersi schiodare dalla mente.

    Prima di farsi sviare da quei pensieri inquieti, Marie sentì dei rumori dall'altra parte della porta. Ci fu il flebile suono di qualcuno che bussava, poi la voce attutita di Posey. Eppure la cuoca stava parlando al suo solito volume, ovvero ad alta voce.

    Mi senti? chiese Posey attraverso la porta e il muro del seminterrato che si trovava dietro di essa.

    Sì! Vedi una serratura o magari una crepa da qualche parte?

    Dall'altro lato calò il silenzio: Posey stava controllando. Marie cercò di ricordarsi come fosse fatto il seminterrato. Non ci aveva passato molto tempo ma immaginò che, se lì sotto fosse esistito un passaggio segreto, sarebbe stato impossibile trovarlo se non dopo aver perlustrato l'ambiente da cima a fondo.

    No, niente, rispose infine Posey.

    Okay… resta lì. Arrivo tra un secondo.

    Si voltò e guardò verso l'alto in direzione di Benjamin, rendendosi conto che uscire da là sarebbe stato molto più difficile di quanto fosse stato calarsi. Dunque, iniziò, aggrottando la fronte. Due cose. Prima cosa, puoi recuperare una scala per aiutarmi a risalire?

    Certo. E la seconda?

    Quasi l'addolorava chiederlo, anche perché chissà quale sarebbe stato il risultato, ma le uscì di bocca prima di potersi trattenere: Hai una mazza?

    ***

    A quanto pareva, Benjamin ce l'aveva.

    La portò nel seminterrato, tallonato da Marie. Posey stava ancora armeggiando attorno al muro più lontano. Marie vide che aveva spostato un po' di scatoloni e di cestini, per assicurarsi che Benjamin avesse sufficientemente spazio a disposizione. Nei suoi occhi c'era una scintilla di eccitazione, un'emozione che Marie era piuttosto sicura che avrebbe condiviso, se non fosse per il fatto che stava per sfondare la parete del suo seminterrato.

    Sicura, allora? Lo faccio? chiese Benjamin.

    Penso di sì, rispose Marie. Poi lo puoi riparare, casomai?

    Certo, posso montare una porta. Può darsi che debba chiamare un muratore per il telaio, però.

    Chiaramente questo significava una spesa in più, ma le cose ultimamente stavano andando bene. Tra il bed-and-breakfast sempre pieno e la sorprendentemente remunerativa attività di pulizia-fantasmi, finalmente Marie poteva prendere decisioni senza doversi preoccupare del conto in banca.

    Procedi pure, allora.

    Marie e Posey indietreggiarono fino alle scale. Marie si sentì quasi in colpa guardando Benjamin colpire il muro. Era un lavoro più faticoso di quanto avesse pensato. Ci vollero cinque bei colpi di mazza prima che il muro si crepasse, e altri cinque prima che iniziasse a venir giù. Prima che la parete iniziasse a crollare, Benjamin, che accompagnava ogni colpo con una sorta di grugnito, era madido di sudore. Alla fine, dopo sedici colpi (Marie li contò), finalmente comparve la porta della stanza nascosta. Era come se il muro di cemento del seminterrato fosse stato costruito a una quindicina di centimetri dalla porta, per assicurarsi che non fosse condannata a rimanere inaccessibile per sempre.

    Benjamin mollò la mazza, appoggiandola nell'angolo. Il resto è un po' più delicato, disse. Chiamerò i miei ragazzi per pulire un po'. In un modo o nell'altro, tra un paio d'ore avrai un ingresso come si deve per l'altra stanza.

    E poi? chiese Posey.

    Non lo so, rispose Marie. Immagino di non averci pensato poi così bene, vero?

    Hai appena trovato un'altra stanza segreta in una strana casa che ti è stata lasciata da una defunta, osservò Posey. A volte è difficile pensare con chiarezza, in situazioni del genere.

    Marie sapeva che quella della cuoca era una battuta, ma c'era un che di macabro in quel commento. Sì, è questa la mia vita adesso, pensò, guardando la vecchia porta di legno attraverso la breccia aperta nel muro di cemento. Ne ho fatta di strada, dai tempi di Pampered Paws…

    Anche se era un pensiero incoraggiante, Marie ci trovò anche un che di rivelatorio. Perché, mentre gettava lo sguardo oltre quel nuovo buco nel muro che conduceva all'ennesima stanza segreta, la Marie Fortune del passato sembrava lontanissima, quasi fosse un'altra persona. E anche se a volte le mancava la vecchia sé stessa, la nuova donna che stava diventando conduceva una vita eccitante, con la casa stregata e tutto il resto. E ora, dopo questa nuova scoperta, chissà cosa aveva ancora in serbo il futuro.

    CAPITOLO DUE

    Mentre Benjamin e i suoi operai iniziavano a riflettere su come costruire un ingresso per la stanza, Marie non poté fare a meno di avventurarcisi di nuovo dentro. Persino ora che c'era aria nuova e fresca a ventilare l'ambiente, le sembrava di sentire ancora l'odore di stantio accumulatosi in lunghi anni. Da un bel pezzo lì sotto non aveva messo piede anima viva, e la stanza stessa, con il suo olezzo, sembrava volerlo comunicare a Marie.

    Esaminò le scaffalature lungo il muro, cercando un indizio qualsiasi per capire a cosa fosse servito quel posto. Qua e là c'erano scalfitture e graffi, ma era impossibile trarre conclusioni di alcun tipo. Ancora una volta quel mobile le ricordò i portabottiglie delle cantine, solo che la disposizione degli scaffali non pareva corrispondere a quella funzione, perché erano tutti connessi tra loro, come un gigantesco alveare.

    Rivolse allora l'attenzione al baule appoggiato alla parete di fondo. Sebbene il suo aspetto fosse piuttosto banale, Marie pensò che, se solo avesse avuto delle finiture in oro e un teschio incastonato, avrebbe potuto assomigliare a uno scrigno da tesoro dei pirati. Al baule era apposto un lucchetto, rinforzato da una serratura dall'aria piuttosto vecchia. Tentò di trascinarlo e si accorse che non era per nulla pesante. Provò allora a sollevarlo di pochi centimetri e a scuoterlo, ma anche così era impossibile farsi un'idea di che cosa potesse contenere.

    Beh, la proprietà è tua e ci sono buone probabilità che questo appartenesse a June, pensò. Ora devi solo decidere se vuoi rompere il lucchetto di un baule chiaramente destinato a rimanere chiuso.

    Questo pensiero le accese una scintilla di eccitazione, ma Marie subito la spense… almeno per il momento. Osservò il baule per un momento e non poté fare a meno di chiedersi se tutto quello facesse parte di un disegno più vasto: la casa, Boo, le stanze segrete, e tutto il resto. Considerata la piega presa dalla sua vita negli ultimi tempi, pensò che non fosse da scartare la possibilità che June avesse in qualche modo architettato tutto. Oppure, e questo sarebbe stato molto più in linea con il personaggio, forse era lei che, chissà come, stava facendo in modo che tutto quello accadesse, da… beh, da ovunque si trovasse al di là di questo mondo.

    Marie sorrise… non solo perché l'idea non le pareva affatto terrificante come avrebbe dovuto sembrarle, ma perché sembrava proprio una cosa che June avrebbe potuto fare.

    Marie?

    Si voltò al suono della voce di Benjamin, il quale si teneva sulla soglia ancora ingombra assieme a due manovali del suo team, tutti chiaramente pronti a mettersi al lavoro per fornire alla stanza un nuovo e più appropriato ingresso.

    Scusa, disse lei. Mi tolgo dai piedi.

    Ma anche dopo essere tornata nel seminterrato di June Manor, non poté fare a meno di gettare un'ultima occhiata dentro quella stanza misteriosa, chiedendosi quale segreto avrebbe potuto rivelare un giorno.

    ***

    Per tutto il resto della giornata non poté scacciare il pensiero della stanza da poco scoperta; e non fu d'aiuto il fatto che per diverse ore Benjamin e i suoi uomini furono rumorosamente al lavoro giù in cantina per costruire l'ingresso. Quando andò a letto, il pensiero della stanza, e in particolar modo quello del baule chiuso a chiave, aleggiava ancora nella sua mente. E anche se le congetture sulla stanza la tennero sveglia fino a molto tardi, riuscì comunque a svegliarsi l'indomani mattina sentendosi sorprendentemente riposata.

    Negli ultimi tre giorni era riuscita ancora una volta a scagionarsi nell'ennesimo caso di omicidio e aveva scoperto un altro spazio nascosto dentro June Manor; eppure, per qualche motivo, bevendo il suo consueto caffè del mattino, si sentì piena di energie, più del solito. Mentre mescolava lo zucchero e la panna nella tazza, sentì Benjamin al lavoro al piano di sotto con uno dei suoi uomini. Stavano discutendo sul modo più efficiente di aggiungere un tetto alla stanza, con l'idea di farlo coincidere con un'estensione di qualche tipo al livello del suolo, magari un giardino, oppure una veranda che si diramasse dal nuovo annesso in costruzione. Benjamin era arrivato presto per iniziare a pulire tutto e a fare le riparazioni del caso relative all'ingresso della nuova stanza segreta, per poi dedicarsi alle ultime fasi della nuova sezione di June Manor. Bisognava rimandare quell'ultimo stadio di qualche giorno, disse poi quella mattina a Marie, nell'attesa di capire come fare a proteggere debitamente il nuovo ambiente sotterraneo, e a integrarlo nel piano della villa.

    Marie sorseggiò il caffè e si diresse al piano di sotto, dove trovò Benjamin intento a parlare con uno dei suoi operai. L'altro manovale sembrava impaziente ed eccitato proprio come tutti lo erano stati il giorno precedente. Quando ebbero deciso il da farsi, Benjamin si voltò verso Marie e sorrise.

    Questa è la casa più strana in cui abbia mai lavorato, disse.

    È anche la più strana in cui io abbia mai abitato, ribatté lei. Sospirando, poi, aggiunse: Cosa mi devo aspettare come battuta d'arresto?

    Al massimo un paio di giorni. La cosa prioritaria al momento è costruire un tetto per questa stanza. Ma tutto dovrebbe essere pronto entro la fine dell'anno.

    Sarebbe un meraviglioso regalo di Natale, commentò lei.

    Benjamin sorrise e disse: Allora chiamami Babbo Natale, poi rivolse nuovamente l'attenzione ai suoi operai in attesa di istruzioni.

    Marie tornò al piano di sopra, pensando a Natale. Mancavano soltanto sei settimane, nelle quali cadeva anche il Giorno del Ringraziamento. Attorno al Giorno del Ringraziamento, tuttavia, non era prevista molta animazione: nei giorni prima e in quelli subito dopo la festività, aveva soltanto tre clienti. Con Posey e Rebeka avevano già deciso che avrebbero festeggiato insieme un Giorno del Ringraziamento di basso profilo, e che andava bene così.

    Natale, però… sarebbe stato tutto un altro paio di maniche. Le sembrava che il suo primo Natale a June Manor dovesse essere molto speciale. O, per essere più precisa, le sembrava giusto fare in modo che fosse speciale. Aveva preso la decisione di lasciare il bed-and-breakfast aperto ed erano previsti solo due ospiti tra la vigilia e il 27 dicembre. Eppure la riempiva di eccitazione sapere che avrebbe condiviso il Natale dei suoi clienti. Più ci pensava, più si sentiva sentimentale. Iniziò a pensare alla zia June in casa a Natale, e il pensiero andò a Charles Dickens e ai suoi tre spettri natalizi che infestavano una casa non troppo diversa da June Manor.

    Aveva già pensato a dove avrebbe messo l'albero e a come avrebbe appeso la ghirlanda sul corrimano della scala. Naturalmente questo significava anche che doveva uscire a scegliere e

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