La Fabbrica dei Malati: Come l’industria farmaceutica crea milioni di malati
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“Il modello di business dell’industria farmaceutica è basato proprio sull’allargamento della sfera delle malattie: il marketing creativo serve ad ampliare il bacino di clienti, convincendo chi è probabilmente sano a ritenersi almeno moderatamente malato”. Allen Frances, medico psichiatra.
La commercializzazione della malattia è l’arte raffinata di vendere malanni, un modo efficace per spacciare farmaci ed esami che portano a profitti enormi.
Tale commercializzazione richiede una regia ben precisa, degli attori principali, secondari e molte comparse. Le aziende farmaceutiche (registi e produttori) devono per forza di cose coinvolgere i medici (attori protagonisti) per prescrivere le ricette, devono coinvolgere i ricercatori (attori non protagonisti) che inventano veri e propri nuovi disturbi, i gruppi di pazienti e/o famigliari di malati (comparse) che richiedono a gran voce un supplemento di terapia, e infine i pazienti veri e propri che richiedono tali farmaci perché convinti di essere malati (spettatori incoscienti).
Lo scopo del presente lavoro è di svelare la trama e la sceneggiatura di questo documentario, visto e vissuto ogni anno da centinaia di milioni di persone… Soltanto se si conosce esattamente come lavora il Sistema si è in grado di difendersi.
Le persone prive di una corretta e completa informazione finiranno tutte, chi prima chi dopo, stritolate dalla macchina infernale del marketing farmaceutico è solo questione di tempo.
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Book preview
La Fabbrica dei Malati - Marcello Pamio
Introduzione
«La scienza medica è un’impresa industriale gestita e
controllata da produttori (medici, ospedali, laboratori farmaceutici)
che incoraggiano la diffusione di procedimenti d’avanguardia
costosi e complicati,e riducono così il malato e i suoi familiari
allo stato di docili clienti».
IVAN ILLICH
Il grande Leone russo, al secolo Lev Tolstoj, non poteva sapere che a diversi anni dalla scomparsa del protagonista del suo racconto La morte di Ivan Il’ič, nel quale affronta i temi della morte e della medicalizzazione della vita, un altro Ivan Illich (1926-2002) avrebbe cercato di metterci in guardia dall’espropriazione della salute perpetrata dalla classe medica.
Così Claudia Grazia Vismara in un interessante articolo, "Se la diagnosi è la malattia più diffusa"¹, ci introduce all’opera più importante di Illich, Nemesi medica, scritta nel 1976.
Il grande filosofo e pedagogista austriaco descrive tale espropriazione come diretta conseguenza dell’operare di una classe medica «diventata una grave minaccia per la salute».
Medicalizzare l’esistenza significa trasformare qualcosa che normalmente fa parte della natura umana in un processo passibile di trattamento medico. Illich sapeva in anticipo che la medicalizzazione della salute, vale a dire l’assunzione totale della vita sotto l’egida della medicina scientifica, poteva contribuire da una parte a prevenire qualche male, producendone però uno di portata epocale: una percezione totale di precarietà fisica.
La conferma della fondatezza dell’ipotesi di Illich è sotto gli occhi di tutti: persone che vivono in un perenne stato di preoccupazione e malessere inerenti alla salute, nonostante la società medica più progredita della storia.
Neppure la mente fervida e futuristica di Illich poteva però prevedere quello che l’industria farmaceutica sarebbe riuscita a realizzare: trasformare centinaia di milioni di persone oggettivamente sane in malati da drogare. Possiamo così concordare con quanto detto da Allen Frances, medico e psichiatra:
«Il modello di business dell’industria farmaceutica è basato proprio sull’allargamento della sfera delle malattie: il marketing creativo serve ad ampliare il bacino di clienti, convincendo chi è probabilmente sano a ritenersi almeno moderatamente malato»².
La dott.ssa Marcia Angell, invece, conosce benissimo tale strategia (anche perché ha diretto per molti anni il «New England Journal of Medicine», una delle riviste mediche più prestigiose del mondo):
«Il mercato più grande per i farmaci è la gente sana. […]
L’obiettivo delle lobbies è ovviamente vendere il maggior numero di farmaci a gente sana o con piccolissimi e insignificanti disturbi. Per fare questo le aziende vendono più la malattia che il farmaco. Se riescono a convincere le persone sane che queste hanno una malattia che va curata, allora riescono a creare un blockbuster, cioè un farmaco che vale 1 miliardo di dollari di prescrizioni»³.
La commercializzazione della malattia è l’arte raffinata di vendere malanni, un modo efficace per spacciare farmaci ed esami che portano a profitti enormi.
Tale commercializzazione richiede una regia ben precisa, degli attori principali, secondari e molte comparse.
Le aziende farmaceutiche (registi e produttori) devono per forza di cose coinvolgere i medici (attori protagonisti) per prescrivere le ricette, devono coinvolgere i ricercatori (attori non protagonisti) che inventano veri e propri nuovi disturbi, i gruppi di pazienti e/o famigliari di malati (comparse) che richiedono a gran voce un supplemento di terapia, e infine i pazienti veri e propri che richiedono tali farmaci perché convinti di essere malati (spettatori incoscienti).
Lo scopo del presente lavoro è di svelare la trama e la sceneggiatura di questo documentario, visto e vissuto ogni anno da centinaia di milioni di persone…
Soltanto se si conosce esattamente come lavora il Sistema si è in grado di difendersi.
Le persone prive di una corretta e completa informazione finiranno tutte, chi prima chi dopo, stritolate dalla macchina infernale del marketing farmaceutico.
È solo questione di tempo.
Nel citato documentario Inventori di malattie
, si racconta inoltre:
«Oggi che le leggi della finanza e del profitto hanno invaso ogni ambito della vita umana, anche la salute – bene primario per eccellenza – è divenuta luogo di grandi poteri e di enormi affari. Il malato oggi non è più uomo, ma consumatore. È un grande business».
Questo è un fenomeno che ha un nome preciso: Disease mongering, ovvero la commercializzazione delle malattie.
Il Disease mongering riguarda la definizione di malattia, e portato agli estremi si traduce nella creazione di nuove malattie. In pratica consiste nel prendere delle normalissime sensazioni ed esperienze delle persone e definirle malattie.
Il mercato della malattia
Nel 1976 il presidente della casa farmaceutica statunitense Merck, Henry Gadsden (1911-1980), aveva un sogno molto inquietante. Un sogno forse impossibile per l’epoca. Un sogno divenuto oggi realtà! Disse: «Il mio sogno è fare farmaci per persone sane…».
Sempre più persone oggettivamente sane, oggi, prendono farmaci perché credono di essere malate: sono state convinte di esserlo.
Come questo sia potuto accadere verrà trattato nel presente lavoro, prima però di iniziare è necessario fornire alcuni tasselli importanti che aiuteranno alla comprensione generale del quadro.
Le case farmaceutiche non soddisfatte di imbottire di droghe sempre più adulti, da alcuni anni hanno iniziato a prendere di mira i più piccoli e indifesi: i bambini. E per essere sicuri iniziano prima della gravidanza, a partire dal concepimento…
Un bambino che entra nelle loro diaboliche maglie sarà un ottimo cliente per tutta la vita. Inducendo possibilmente una lunga ma tanto malaticcia vita, che dal punto di vista economico comporta un mercato illimitato.
Le previsioni ufficiali dicono che entro il 2016 le case farmaceutiche perderanno circa 140 miliardi di dollari a causa della scadenza di numerosi brevetti.
Quando un brevetto scade, il principio attivo può essere rimesso in commercio da altre aziende come farmaco generico, a un prezzo molto inferiore (minimo il 20% del prezzo del prodotto di marca).
Come faranno le lobbies del farmaco a colmare questo buco?
Per prima cosa effettuano il cambio di vestito
.
In pratica, prendono il farmaco che sta per scadere, lo rinominano, gli cambiano la confezione, la forma e il colore e anche l’indicazione terapeutica. Il gioco è fatto.
Questo è quanto avvenuto per Prozac.
Quando il brevetto stava per scadere, la Eli Lilly cambiò il nome del principio attivo, modificò perfino il colore, da verde divenne rosa e nacque così il Sarafem.
La nuova pasticca (col medesimo principio attivo del Prozac) viene prescritta per una nuovissima malattia inventata, il Disturbo disforico premestruale. Quindi oggi molte donne stanno prendendo per tale disturbo il principio attivo del Prozac, anche se ha un altro vestito…
Moltissime persone stanno assumendo inconsapevolmente un farmaco psichiatrico rietichettato, riconfezionato e prescritto per una malattia completamente diversa. Ecco qualche esempio: Zyban della GSK prescritto per smettere di fumare è in realtà l’antidepressivo Wellbutrin; lo Yentreve della Eli Lilly per l’incontinenza urinaria altro non è che il Cymbalta, uno psicofarmaco per depressione e ansietà…
Oltre al cambio di vestito le lobbies creano nuovi mercati fabbricando nuove malattie che richiederanno sempre più esami e sempre più farmaci.
Qualcuno pensa che le case farmaceutiche stiano lavorando per la salute delle persone? Niente di più lontano dalla verità e la tabella poco più avanti farà un po’ di chiarezza!
Nel mondo la malattia rappresenta un mercato che vale migliaia di miliardi di euro ogni anno, più delle guerre, e viene gestito da società per azioni totalmente prive di scrupoli a cui interessano solamente i profitti e non la salute delle persone.
Nel 1980 succede qualcosa di molto importante per la comprensione del quadro generale.
Il Congresso statunitense vara quell’anno la Bayh-Dole Act, una legge che permette alle università di brevettare i risultati delle proprie ricerche scientifiche finanziate con denaro pubblico per poi cedere il brevetto alle case farmaceutiche in cambio di royalties. Con questa legge le industrie di tutto il mondo non devono più investire nella ricerca per mettere a punto nuovi farmaci e si possono occupare solo della parte tecnica, ovvero la produzione del farmaco. È stato proprio grazie a questa legge che le case farmaceutiche hanno potuto spostare agilmente il loro investimento dalla ricerca al marketing.
E lo hanno fatto senza pensarci troppo.
Se la missione di un’azienda farmaceutica fosse veramente la salute umana, se i loro intenti fossero quelli di trovare una cura funzionante per le malattie, tali aziende dovrebbero investire soldi nella R&D (Research & Development, Ricerca e sviluppo
).
Ecco cosa dicono i dati ufficiali pubblicati dal Center for Public Integrity nel 2005:
Investimenti "Big Pharma"⁴
Come vediamo bene nella tabella, le prime dieci industrie farmaceutiche al mondo spendono mediamente oltre 90 miliardi di dollari all’anno in marketing: più del doppio rispetto a quanto spendono per il settore Ricerca e Sviluppo!
Per marketing si intende pubblicità diretta nei media (carta stampata, televisione e radio), strategie commerciali per corrompere e/o convincere i medici (regali, premi, viaggi, convention, congressi, cellulari, penne, ecc.) a prescrivere i loro prodotti e/o esami.
Investire soldi in ricerca e sviluppo è importantissimo perché equivale a innovazioni tecnologiche, ricerca e sviluppo di nuovi strumenti, migliori e sempre più efficaci prodotti, ecc.
Il marketing è pubblicità spudorata e in