Comunicare con sè stessi e con gli altri: Strumenti e Strategie per Risolvere Situazioni Critiche
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Book preview
Comunicare con sè stessi e con gli altri - Antonio Pipio
partire!
I.
CHE COS’È LA COMUNICAZIONE?
«Sembra così banale, ma nelle relazioni, si deve comunicare.»
Peter Krause
1. LO STATO ATTUALE DELLA COMUNICAZIONE
Viviamo oramai in un’era ove il web, i social e i media hanno cambiato il modo di comunicare. Il linguaggio si è modificato per adattarsi allo spazio e ai tempi di queste nuove forme di comunicazione. Ora le relazioni possono essere costruite «in un clic», mentre ciò una decina di anni fa era impensabile. Ora un individuo può vedere, sentire e apprezzare persone, luoghi e situazioni anche senza essere presente. Questo ci porta spesso a presentare un’identità tale da piacere agli altri ma che non sempre ci rispecchia davvero.
Questa nuova forma di comunicazione – cosiddetta virtuale – sposta l’attenzione sull’apparire a discapito dell’essere, dando rilevanza sempre più ai « mi piace» piuttosto che al contenuto che intendiamo comunicare. Purtroppo ormai i social dettano le regole della nuova comunicazione asettica, spesso priva di un reale interlocutore.
Questo nuovo modo di relazionarsi crea gradualmente nelle persone una perdita di quella che è la motivazione e la ricerca dei dettagli, caratteristiche che sono uniche e specifiche della comunicazione one to one, in presenza fisica e/o telefonica.
La caratteristica principale della comunicazione deve invece essere l’emozione, perché essa è l’elemento attraverso il quale raggiungiamo davvero il cuore delle altre persone; elemento che oggi lascia spazio a una patologica pigrizia e alla possibilità di comunicare con gli altri senza esporsi emotivamente.
Detto in altri termini, oggi siamo sempre più circondati da emotività e sempre meno da emozioni, sempre più connessi virtualmente e sempre meno in relazione.
Pian piano quella capacità di comunicare con gli altri attraverso i sensi viene a mancare poiché sul web non serve. La riflessione su questo storico cambiamento di stile comunicativo ci deve far riflettere.
Credo che si debba ritornare alla centralità della persona se si vuole ambire a essere eccellenti comunicatori e ottimi leader.
Per fare ciò ci si deve nuovamente rimettere in gioco, cercando il giusto equilibrio tra la «nuova era comunicativa web» e quella tradizionale delle esperienze dirette, del confronto one to one del mondo reale: solo così potremo sperare di evolverci e di produrre un cambiamento comunicativo basato sull’esperienza.
2. COMUNICARE NON È INFORMARE
Molte persone pensano che comunicare significhi parlare e che il parlare – ovvero la semplice trasmissione di informazioni – sia un valido veicolo per far passare un messaggio. Tuttavia la comunicazione si distingue dalla mera informazione perché, a differenza di quest’ultima, prevede tre importanti presupposti:
l’utilizzo di tutti i canali comunicativi, ovvero il verbale (e le sue sfumature para-verbali) e il linguaggio del corpo non verbale;
l’utilizzo di tutti i canali sensoriali di raccolta dati (visivo, uditivo e cinestesico, che approfondiremo in seguito) atti a raccogliere informazione dal ricevente;
la ricezione di un feedback (ossia una risposta) da parte del soggetto a cui la comunicazione è stata diretta.
La risposta non deve essere per forza verbale. Essa può anche essere un gesto, un’occhiata, una pausa riflessiva di silenzio, ecc. Per esempio, quando leggiamo un testo scritto, ascoltiamo la radio o guardiamo la televisione, molto spesso riceviamo semplici informazioni, perché tendenzialmente le persone che scrivono o che parlano non hanno l’obiettivo di percepire le nostre reazioni (presupposto 2), o di ricevere messaggi di risposta da parte nostra (presupposto 3).
Quando invece parliamo con un amico o con una persona, abbiamo l’obiettivo di intavolare un dialogo che ha come principio lo scambio di parole, di battute, di emozioni, di occhiate e risate, di gesti con il viso, ecc. Tali messaggi inviati e ricevuti sono la base di un rapporto cosiddetto comunicativo.
La comunicazione per essere considerata tale implica una relazione e un messaggio bidirezionale, cioè input e output tra due soggetti: l’ emittente – ovvero colui che emette il messaggio – e il ricevente, cioè colui che lo riceve.
3. MOLTI MODI DI EMETTERE UN MESSAGGIO
Vi sono molteplici modi di emettere un messaggio, tra i più comuni abbiamo:
la comunicazione «uno a uno»;
la comunicazione «uno a molti»;
la comunicazione con se stessi.
Nella prima modalità di comunicazione il modo di condurre il messaggio è mirato e centrato esclusivamente sull’interlocutore, allo scopo di scoprire ciò che può motivarlo al fine di influenzarlo ovvero di «condurlo in guida» (tema che affronteremo in seguito).
In questo caso l’emittente ha la necessità di carpire ogni possibile elemento utile a costruire un dialogo il più possibile efficace e diretto allo scopo prefisso.
Nella comunicazione «uno a molti» (platea, riunioni, ecc.) l’emittente pone invece l’attenzione sulla costruzione di un’efficace dialettica, allo scopo di catturare l’attenzione del maggior numero di persone, di persuaderle e di condurle alla comprensione del messaggio, basandosi più sull’abilità dialettica e meno sulla lettura delle caratteristiche di ogni singolo interlocutore.
La comunicazione con se stessi, infine, si basa sull’ascolto del proprio dialogo interno e delle ricadute che esso ha, a livello emozionale, sul nostro corpo.
Dialogando con noi stessi possiamo realizzare una sorta di dissociazione che – se siamo consapevoli e abituati all’introspezione – ci può aiutare ad auto-motivarci, a spingerci verso la comprensione di ciò che va o di ciò che non va, e quindi al cambiamento personale.
4. I FATTORI COSTITUTIVI DELLA COMUNICAZIONE
In questo paragrafo definiamo le basi del processo comunicativo, di quanto sia centrale il ruolo dell'interpretazione, di come la comunicazione non sia altro che una parte, seppur importantissima, di una più ampia dinamica relazionale.
Per chi si accosta per la prima volta a questi temi si tratta di una lettura necessaria per comprendere meglio i capitoli successivi. Tra i tanti fattori indispensabili che costituiscono la comunicazione, ne ho individuati cinque che a mio avviso hanno un particolare impatto nell’efficacia della comunicazione.
Ambiente,
Scopo,
Linguaggio,
Feedback,
Atteggiamento.
L’ambiente
L’ambiente nel quale la comunicazione avviene ha molta importanza non solo per ciò che riguarda i fattori fisici più facilmente riconoscibili, che favoriscono o disturbano la trasmissione e la ricezione dei messaggi (rumore, situazione di disagio fisico per gli interlocutori, presenza di non interessati all’oggetto dello specifico rapporto interpersonale, ecc.), ma anche per ciò che concerne lo spazio cosiddetto personale.
Per spazio personale intendo lo spazio attorno all'individuo, misurabile in termini di distanza e di posizione ottimale per ottenere una comunicazione interpersonale efficace e confortevole.
Distanza e posizione variano a seconda dei costumi e delle abitudini, del tipo di situazione, di interazione sociale e vengono particolarmente curate in situazioni preordinate di comunicazione (posizione dell'intervistatore/intervistato nel colloquio di selezione, disposizione dei tavoli nelle aule di formazione o nelle situazioni di riunione).
Per la comunicazione interpersonale che si sviluppa all'interno dei contesti di lavoro, assume una notevole importanza l'ambiente psicosociale, inteso come contesto culturale e socio organizzativo che può predeterminare i confini e i vincoli di tipo qualitativo e quantitativo nelle relazioni tra gli individui. Sono evidenti a questo proposito i riferimenti a situazioni di autorità istituzionalmente determinata (es. capo/dipendente) oppure di dipendenza psicologica (differenza di livello di istruzione, di ceto sociale, di status).
Lo scopo
Lo scopo di una persona che manda il messaggio, prima ancora di tradurre la propria idea in parole, è determinato dalla motivazione che lo spinge a esprimersi ed esporsi. Questi motivi spiegano e colorano il messaggio che verrà trasmesso determinandone quindi una buona comprensione da parte della persona che lo riceve. Vi è altresì la necessità di una percezione relativamente chiara degli scopi ricercati dall'emittente e un’accettazione di questi scopi; in altre parole, occorre che il ricevente condivida, almeno in parte, gli obiettivi, i motivi o che si siano creati i presupposti all’ascolto, come vedremo meglio nei capitoli a