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Messo a tacere da un incantesimo (Un giallo intimo e leggero di Lacey Doyle–Libro 7)
Messo a tacere da un incantesimo (Un giallo intimo e leggero di Lacey Doyle–Libro 7)
Messo a tacere da un incantesimo (Un giallo intimo e leggero di Lacey Doyle–Libro 7)
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Messo a tacere da un incantesimo (Un giallo intimo e leggero di Lacey Doyle–Libro 7)

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About this ebook

"Molto piacevole. Consiglio caldamente questo libro a tutti i lettori che sanno apprezzare un giallo ben scritto, con qualche svolta e una trama intelligente. Non resterete delusi. Un modo eccellente di trascorrere un freddo fine settimana!"
--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (parlando di Assassinio in villa)

MESSO A TACERE DA UN INCANTESIMO (UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DI LACEY DOYLE – LIBRO 7) è il settimo libro di una nuova affascinante serie di gialli che inizia con ASSASSINIO IN VILLA (Libro #1), un Bestseller numero #1 con oltre 100 recensioni a 5 stelle, e scaricabile gratuitamente!

Lacey Doyle, 39 anni e divorziata da poco, ha fatto un drastico cambiamento: ha lasciato la sua vita frenetica a New York e si è stabilita in una pittoresca cittadina di mare in Inghilterra: Wilfordshire.

Con Halloween alle porte, Lacey ha il colpo di fortuna di ricevere un raro libro antico, perfetto per la sua asta paurosa, ormai vicina. Ma dopo che il libro viene venduto a un acquirente, il misterioso oggetto svanisce nel nulla prima che lei possa consegnarlo. Ancora più strano, pure l’acquirente, a sua volta misterioso, è scomparso, fino a che il suo corpo non viene ritrovato morto.

Con la sua reputazione in ballo, Lacey si trova a lottare per la sua vita per salvare il suo lavoro e anche la sua reputazione. E per risolvere il mistero, con l’aiuto del suo adorato cane.

INCASTRATO DA UN FALSO (Libro #8) e CATASTROFE IN UN MONASTERO (Libro #9) sono disponibili per pre-ordinazioni!
LanguageItaliano
PublisherFiona Grace
Release dateMay 12, 2021
ISBN9781094342511
Messo a tacere da un incantesimo (Un giallo intimo e leggero di Lacey Doyle–Libro 7)

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    Messo a tacere da un incantesimo (Un giallo intimo e leggero di Lacey Doyle–Libro 7) - Fiona Grace

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    MESSO A TACERE

    DA UN INCANTESIMO

    (UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DI LACEY DOYLE—LIBRO SETTE)

    FIONA GRACE

    VERSIONE ITALIANA

    A CURA DI

    ANNALISA LOVAT

    Fiona Grace

    L’autrice esordiente Fiona Grace ha scritto la serie UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DI LACEY DOYLE, che comprende nove libri (e altri in arrivo); la serie UN GIALLO INTIMO TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); la serie I GIALLI DI UNA DUBBIOSA STREGA, che comprende tre libri (e altri in arrivo); e la serie I GIALLI DELLA PASTICCERIA SULLA SPIAGGIA, che comprende sei libri (e altri in arrivo).

    Fiona sarebbe molto felice di restare in contatto con te! Visita quindi il suo sito internet, www.fionagraceauthor.com, per ricevere e-book gratuiti, restare aggiornato sulle ultime uscite e non perdere nessuna notizia.

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    Copyright © 2020 Fiona Grace. Tutti i diritti riservati. Ad eccezione di quanto consentito dalla legge sul diritto d’autore degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte della presente pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né archiviata in un database o un sistema di recupero senza previa autorizzazione dell'autore. La licenza di questo ebook è concessa solo ad uso personale. Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone. Se si desidera condividere questo libro con un'altra persona, si prega di acquistare una copia aggiuntiva per ciascun destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato, oppure senza che qualcuno lo abbia acquistato per voi, siete pregati di restituire questa copia e acquistarne un'altra. Vi ringraziamo per il rispetto nei confronti del duro lavoro dell'autore. Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, attività commerciali, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono il prodotto dell'immaginazione dell'autore, oppure sono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza a persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Il Copyright dell'immagine di copertina Helen Hotson, concesso su licenza di Shutterstock.com.

    LIBRI DI FIONA GRACE

    UN GIALLO CON CANI E GATTI

    UNA VILLA IN SICILIA: OMICIDIO ALL’OLIO DI OLIVA (Libro #1)

    I GIALLI DELLA PASTICCERIA SULLA SPIAGGIA

    LA PASTICCERIA SULLA SPIAGGIA: UN CUPCAKE ASSASSINO (Libro #1)

    I GIALLI DI UNA DUBBIOSA STREGA

    SCETTICA A SALEM: UN EVENTO DELITTUOSO (Libro #1)

    UN MISTERO AVVOLGENTE TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA

    INVECCHIATO PER UN OMICIDIO (Libro #1)

    INVECCHIATO PER LA MORTE (Libro #2)

    INVECCHIATO PER IL CAOS (Libro #3)

    UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DI LACEY DOYLE

    ASSASSINIO IN VILLA (Libro #1)

    UNA MORTE E UN CANE (Libro #2)

    I CINQUE DEL SALOTTO (Libro #3)

    UN VISITA PREOCCUPANTE (Libro #4)

    UCCISO CON UN BACIO (Libro #5)

    IL DIPINTO DELLA MORTE (Libro #6)

    MESSO A TACERE DA UN INCANTESIMO (Libro #7)

    INDICE

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRÉ

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    EPILOGO

    CAPITOLO UNO

    Lacey si strofinò gli occhi affaticati e guardò la sua infinta lista delle cose da fare.

    Chi avrebbe mai potuto immaginare che un modesto matrimonio avesse bisogno di così tanti preparativi?

    Fino ad ora aveva deciso il tema – romanticismo rustico – e una paletta di colori che andava dall’avorio al grigio. Aveva scelto i fiori – orchidee, rose bianche e ortensie secche – di cui ora si stava occupando appieno Gina. Ma la scelta di tovaglie immacolate o in iuta per i tavoli del banchetto la stava mettendo in difficoltà.

    Giuro che la mia lista delle cose da fare si sta moltiplicando, mormorò tra sé e sé, infilandosi una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.

    Ovviamente non era la prima volta che andava all’altare. In effetti non lo era neanche per Tom. A causa dei loro passati, erano stati entrambi molto sicuri di non volere niente di elaborato questa volta, eppure sembrava esserci lo stesso un sacco di roba da decidere. Decisioni che sarebbero state infinitamente più facili da prendere, se Lacey avesse esplicitato il tacito punto interrogativo di suo padre.

    Lanciò un’occhiata alla busta che aveva ricevuto da parte sua, la risposta al suo invito di matrimonio. Erano passate settimane dall’arrivo della lettera, e lei non aveva ancora trovato il coraggio di aprirla. Proprio come le era capitato con ogni singolo passo nella sua ricerca del padre nascosto, la paura di Lacey era il suo blocco più grande. Venire a sapere la verità sul suo abbandono, dopo tutti quegli anni, le causava più ansia di quanta non ne generassero tutte le sue riflessioni. Almeno nella sua mente poteva vederselo come una spia, piuttosto che come un uomo che aveva voltato le spalle ai suoi doveri genitoriali.

    Da quando la lettera era arrivata, Lacey aveva continuato a ripetersi che l’avrebbe aperta l’indomani. Ma questo domani continuava a essere rimandato di giorno in giorno. Non sopportava il pensiero che rifiutasse il suo invito e non si presentasse ad accompagnarla verso l’altare, eludendo un momento di svolta nella sua vita, proprio come aveva disertato anche il matrimonio con David.

    Quindi la busta era rimasta chiusa, in attesa, in modo che Lacey potesse mantenere quel piccolo barlume di speranza che lui sarebbe stato presente alla celebrazione.

    In quella, udì qualcuno che bussava leggermente alla porta. Ruotò sulla sua sedia da ufficio. Avanti.

    La porta si aprì di qualche centimetro e un bicchierino di caffè take-away emerse dalla fessura.

    Macchiato con latte aromatizzato alla zucca? chiese la voce di Gina.

    Lacey sorrise alla generosità dell’amica. Grazie!

    Ma nell’istante successivo, si fece subito sospettosa. Gina in genere le comprava delle cose solo per renderla preventivamente di buonumore.

    Cos’hai combinato? le chiese, indirizzando la domanda alla mano che stringeva il bicchierino.

    La porta si aprì del tutto, e l’anziana signora apparve davanti a lei. Indossava un lungo abito di cotone marrone e un grembiule bianco con corpetto stringato, il tutto completato da un fiocco un po’ frou-frou in cima alla testa. Da sotto le pieghe della gonna sbucavano delle scarpe a punta in pelle scamosciata. Stava indossando un costume.

    Lacey gemette. Halloween si stava avvicinando rapidamente, e lei non era mai stata una grande amante della festa. La cittadina di Wilfordshire, dove lei ora viveva, in Inghilterra, invece, sembrava esserne completamente ossessionata. Gina in particolare sembrava pensare che fosse la cosa migliore al mondo. Erano settimane ormai che chiedeva a Lacey quando avrebbe potuto mettersi in maschera. A Lacey era sembrato di trovarsi in una gara di tiro alla fune con un bambino, piuttosto che con una sessantenne.

    Gina, ne abbiamo già parlato, disse alla sua dipendente e migliore amica.

    Lo so, lo so! la interruppe subito Gina, prima che Lacey potesse aggiungere altro. Niente costumi fino ad Halloween. Ma ci sono decorazioni dappertutto nella via principale, e tutti in città di stanno travestendo.

    Entrò nell’ufficio e le piazzò il caffè sotto il naso, socchiudendo gli occhi per vedere se quell’offerta avrebbe funzionato come gustosa forma scuse.

    Lacey socchiuse gli occhi. Sconfitta, prese il bicchierino di cartone dalle mani di Gina. Il delizioso profumo di zenzero le invase le narici.

    Allora, cosa saresti? chiese, osservando il costume di Gina con attenzione. Una specie di paesana?

    Sono Violet Jourdemayne! esclamò Gina, come se il nome fosse cosa ovvia anche per Lacey.

    Chi? le chiese.

    Dietro alla montatura rossa dei suoi occhiali, Gina sgranò gli occhi. Solo la strega più famosa di Wilfordshire!

    Ma prima di avere una possibilità di spiegare di più, la porta dell’ufficio si spalancò del tutto. Boudicca, il pastore inglese di Gina, l’aveva spinta e ora stava entrando trotterellando. Aveva sulla testa un paio di cornetti rossi da diavolo.

    Oh, Gina, la ammonì Lacey.

    Che c’è? rispose Gina. Adora travestirsi. Vero, Bou?

    Boudicca fece un giro completo dell’ufficio di Lacey, come se stesse eseguendo una sfilata.

    E poi, aggiunse la donna, speravo che, vedendo il costume di Boudicca, fossi più propensa a lasciarmi tenere il mio. Sorrise speranzosa.

    Le corna da diavolo starebbero bene a lei, pensò Lacey mestamente. L’amica stava usando la stessa tattica in cui era bravissimo suo nipote di New York: implorare perdono, piuttosto che chiedere il permesso.

    Non è che mi venga esattamente data scelta, disse Lacey. Non è che possa mandarti a casa a cambiarti, adesso, no?

    Gina saltellò entusiasta da un piede all’altro, trionfante. Lacey ruotò gli occhi al cielo con fare affettuoso.

    Ottimo, esclamò Gina. "Perché ho questo per te. Porse a Lacey un paio di occhiali neri, attaccati a una parrucca da Albert Einstein. E queste per Chester!" Le mostrò un paio di antenne da alieno.

    Ora ti stai spingendo troppo in là, disse Lacey, passando al suo atteggiamento da capo per mettere fine alla questione. Adesso pianto i piedi a terra. Traccio la linea di confine. Io non mi travesto. E non intendo lasciarti mascherare neanche Chester. Non è un giocattolo.

    Da dove si trovava sulla soglia, Gina fece il broncio. Ma Lacey annuì risoluta. A volte le era difficile comportarsi da capo, soprattutto dato che la sua principale dipendente era la sua migliore amica, quindi rivolse la propria attenzione al suo caffè macchiato, in modo da evitare l’espressione desolata di Gina. Lo zenzero eseguì una danza tra le sue papille gustative.

    Figurarsi se non potevo essere più fortunata: finire nell’unica cittadina del Regno Unito che prende Halloween più seriamente degli americani, disse ironicamente. Rabbrividì al ricordo di tutte le pacchiane feste di Halloween che aveva dovuto sorbirsi a New York, più che altro per istigazione di sua sorella. Naomi era veramente abile nel trovare gli eventi più kitsch.

    A Wilfordshire ci soni stati davvero un sacco di famosi processi alle streghe, le spiegò Gina. Più che in qualsiasi altra città dell’Inghilterra. Le prime esecuzioni sono avvenute qui.

    Che orrore.

    Ecco perché è una parte così importante della nostra storia, continuò Gina.

    Quindi è per questo che sei vestita da strega? chiese Lacey, mentre sorseggiava il caffè. Una sorta di omaggio?

    Gina si gonfiò, orgogliosa. Violet Jourdemayne è la strega più famosa da queste parti. Fu accusata di far ammalare i bambini ed è stata impiccata a una quercia in mezzo a un campo a Ippledean. Dopo la sua morte, i bambini hanno continuato a stare male, quindi la gente del villaggio ha ipotizzato che lei stesse infestando l’albero, e gli hanno dato fuoco. Sembra che sia rimasto in fiamme per una settimana.

    Uh-huh… disse Lacey, non credendo a una parola della storia, se non al fatto che una povera donna era stata presa come capro espiatorio e giustiziata.

    Gina annuì allegramente. Sì. E poi, dalle ceneri è volta fuori una gazza. Lo spirito di Violet continua a vivere. Adesso, ogni volta che vedi una gazza a Ippledean, devi farti il segno della croce.

    Lacey sorrise. Gina non avrebbe avuto molto successo nel suo tentativo di farle piacere quella festa, usando storie macabre come questa.

    Sai… disse Gina. "Tutti gli altri negozi stanno mettendo fuori delle decorazioni.

    Lacey sospirò.

    Ecco cosa succede quando offri un dito, pensò.

    Non credo che dovremmo decorare il negozio, disse alla sua dipendente. Tutta quella roba di plastica non è esattamente nel nostro stile.

    Non intendo quel genere di decorazioni, disse Gina. Pensavo che dovremmo esporre tutte le cose più spaventose. Le bambole in ceramica, per esempio, dovrebbero essere spostate davanti al centro. E la sedia a dondolo mezza rotta? E tutti quei libri rilegati in pelle? Se mi dai il permesso, potrei preparare una vetrina paurosa niente male.

    Non voglio dare alla gente l’impressione che siamo una specie di negozio dell’occulto, ribatté Lacey. Potrebbero restare delusi, una volta resisi conto che qui non abbiamo altro che tazzine antiche e lampade vintage.

    Gina alzò un dito in aria per indicare che ci aveva già pensato. Che è proprio il motivo per cui dovresti andare a fare un giro di rifornimento a Ippledean questo pomeriggio. Ci sono un sacco di negozi di roba di seconda mano: troverai un sacco di fantastiche stramberie. Ti rendi conto che in magazzino non abbiamo un solo animale imbalsamato?

    C’è un buon motivo per questo, disse Lacey rabbrividendo. Gli animali imbalsamati fanno schifo.

    Fanno paura, ribatté Gina. E alla gente piace la roba che fa paura, ad Halloween.

    Lacey ci pensò su. Poteva anche non amare particolarmente Halloween, ma se gli altri adoravano questa festa, sarebbe stata negligente a non assecondarli. E poi aveva troppi preparativi da portare avanti per il matrimonio, per potersene stare qui a blaterare con Gina su una vetrina.

    Va bene, disse. Puoi fare le tue decorazioni.

    Gina tirò un pugno in aria in segno di trionfo. L’aveva avuta vinta su due cose oggi, e il negozio non aveva ancora aperto le porte ai clienti.

    Ma niente di pacchiano, la avvisò Lacey. E voglio che tutto venga tirato via e riportato alla normalità nell’istante in cui inizia novembre. E se metti in testa a Chester quella roba da alieno, ti licenzio.

    Gina annuì allegramente, chiaramente felice di accettare le sue condizioni. Lacey scosse la testa con implicito affetto, mentre l’amica correva fuori dall’ufficio per andare a mettersi al lavoro, il suo cane-diavolo che le trotterellava dietro.

    Finalmente di nuovo sola, Lacey tornò alla sua lista delle cose da fare. Ma ruotando su se stessa, calcolò male la posizione del bicchierino di caffè, che cadde, riversandosi sui suoi jeans.

    Lacey balzò in piedi di scatto, facendo cadere una pila di carte, che si sparpagliarono sul tappeto a terra.

    Perfetto, mormorò.

    Gettò il bicchierino vuoto nel cestino e poi si mise a raccogliere le carte dalla pozza di caffè macchiato. Mentre tirava su i vari fogli, scorse la busta proveniente da suo padre in mezzo ad essi.

    Un’ondata di emozione la pervase, tanto potente da superare il dolore causato dal caffè bollente sulla gamba. Si mise in ginocchio, afferrò la lettera e se la strinse al petto.

    C’è mancato davvero poco, pensò, mentre le lacrime le riempivano gli occhi. Se la lettera fosse stata rovinata dal caffè, lei sarebbe stata infuriata con se stessa.

    Si portò la lettera davanti al volto e la fissò con occhi appannati dalle lacrime. Era la prima volta che la osservava così attentamente. Era curiosamente leggera, e la scrittura di suo padre era tremante. Si chiese se fosse stato emozionato mentre scriveva il suo nome. Era il nome che aveva scelto per lei, dopotutto, un nome che aveva aggiunto in calce a ogni biglietto di Natale o compleanno per sette anni, fino a che, un giorno, se n’era andato dalla loro famiglia. Si era commosso mentre scriveva il nome della sua figlia maggiore un’altra volta, dopo così tanto tempo? O il tremore della calligrafia era forse dovuto all’età? Doveva avere più o meno settant’anni adesso. Poteva benissimo aver sviluppato una forma di artrite, come capitava a un sacco di gente, quando invecchiava.

    Il cuore di Lacey iniziò a battere forte. Il fatto che il caffè avesse mancato la busta per un pelo le fece capire chiaramente che non poteva più posticipare quel momento. Più aspettava, più era probabile che la lettera venisse danneggiata, o andasse perduta. Doveva aprirla adesso. Era ora di sapere la verità.

    Il respiro si fece ansimante per l’attesa e il nervosismo. Prima di trovare una scusa per dissuadersi dal farlo, afferrò il tagliacarte dalla scrivania, girò la busta e la aprì con un taglio netto.

    Poi fece un respiro profondo e infilò una mano all’interno.

    La busta era vuota.

    Vuota? pensò Lacey accigliandosi. Ma che diavolo…?

    Non capiva. Cosa significava?

    Esterrefatta, capovolse la busta e la agitò, ipotizzando che suo padre avesse potuto inviarle qualche indizio astratto, come una piuma o un petalo. Ma non ne venne fuori nulla.

    Poi scrutò all’interno, controllando per vedere se qualcosa si fosse incastrato negli angoli. Non c’era proprio niente là dentro.

    Amaramente delusa, Lacey si rese conto che suo padre le aveva inviato una busta vuota. Dopo tutto quel crescendo emotivo, si era trovata con un bel niente tra le mani.

    Si sedette sul pavimento, perplessa e attonita. Dei milioni di risultati che si era immaginata, questo non le era mai passato per la mente.

    Tutte quelle indagini, pensò con frustrazione. Per niente!

    Non poteva farne a meno: si sentiva di nuovo tradita da suo padre.

    Bisognosa di uno orecchio che potesse ascoltarla, Lacey si alzò dal pavimento e andò in cerca di Gina in negozio. Magari l’anziana amica le avrebbe offerto qualche saggia parola di conforto in quel momento di delusione.

    Attraversò il corridoio, tenendo tra le mani la busta vuota, continuando a guardarla come se quella potesse risponderle.

    Ehi, Gina, disse, passando sotto all’arco che dava accesso al negozio. Devo parlarti.

    Alzò lo sguardo, aspettandosi di vedere l’amica, ma rimase impietrita, a bocca aperta, accolta da una scena orripilante…

    Gina aveva ricoperto di decorazioni l’intero negozio.

    Lacey sgranò gli occhi scioccata mentre spostava lo sguardo dai pacchiani scheletri di gomma che penzolavano dal soffitto, alle grosse sagome di ragni attaccate all’interno delle finestre.

    C’erano così tante decorazioni da farle pensare che Gina si fosse messa all’opera nel preciso istante in cui lei si era chiusa nel suo ufficio quella mattina, ben prima di chiedergliene il permesso.

    Quella briccona! pensò Lacey.

    Si infilò la busta nella tasca posteriore dei jeans e attraversò il negozio a grandi passi.

    Gina! gridò.

    Chester, che stava sonnecchiando nel suo solito posto accanto al bancone, si alzò, rizzando le orecchie interessato. Ma a parte il suo cane che la guardava, il grido di Lacey non ricevette in risposta che silenzio.

    Gina! chiamò ancora.

    Chester la guardava incuriosito.

    L’hai vista? gli chiese Lacey.

    Chester le rispose piegando la testa di lato e mugolando sommessamente.

    Lacey ruotò sui tacchi, socchiudendo gli occhi mentre scrutava tra i divanetti e gli armadi, per vedere se riusciva a scorgere i vaporosi capelli grigi dell’amica. Doveva essere andata a nascondersi, ipotizzò Lacey, temendo la sua ira per aver decorato il negozio in maniera così volgare.

    Dove si nasconde? mormorò Lacey sottovoce.

    Attraversò la Vallata del Vintage. Poi, improvvisamente, vide qualcosa che la fece impietrire.

    Un paio di scarpe sbucavano da dietro il lato di una libreria.

    Lacey sussultò. Ma poi pensò a tutte le decorazioni kitsch con cui Gina aveva imbrattato il negozio

    È un manichino… pensò.

    Si diresse comunque da quella parte.

    Ma quando fu abbastanza vicina, si rese conto con

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