Fantasmi
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Dobbiamo imparare a mettere in discussione le informazioni che riceviamo dai nostri sensi e a cercare spiegazioni ragionevoli e realistiche, ma siamo poi così certi che i nostri sensi e il nostro cervello ci ingannino sempre?
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Fantasmi - Fulvio Gagliardi
Fulvio Gagliardi
FANTASMI
Elison Publishing
© 2021 Elison Publishing
Tutti i diritti sono riservati
www.elisonpublishing.com
ISBN 9788869632785
LO SPECCHIO DELL’IMPERATORE
Fumiaki era venuto a conoscenza dell’esistenza di uno strano specchio nel sito sacro Ise Grand Shrine dedicato alla dea del sole Amaterasu e comunemente chiamato Jingū.
Il tempio era costruito da solidi tronchi di cipresso e situato poco più a sud del centro dell’isola. Gli unici autorizzati ad entrare in quella costruzione erano i familiari dell’imperatore oltre che naturalmente l’imperatore Mutsuhito e gli alti sacerdoti del Giappone. La notizia gliela aveva raccontata in gran segreto un suo amico, raccomandando di non rivelare a nessuno la faccenda perché nessuno avrebbe dovuto sapere di quella cosa. Si era nell’anno 1885 e il potere imperiale non ammetteva che i sudditi potessero ficcare il naso
nelle faccende di palazzo.
Nella stretta cerchia di coloro che erano ammessi ad entrare, quel luogo era conosciuto con il nome di casa del sacro specchio
. Nessun cittadino giapponese sapeva cosa ci fosse in quel tempio, né a cosa potesse servire quel luogo sacro.
Si raccontava che ogni venti anni lì c’era uno strano andirivieni di costruttori e carri ricolmi di materiale che entravano e uscivano da quel luogo.
Analoga strana attività avveniva in un altro sacro sito lontano circa 6 chilometri dal primo, chiamato Toyouke Daijingū
, o più comunemente Gekū, dedicato a Toyouke-Ōmikami dio dell’agricoltura e dell’industria.
Le strane attività avvenivano in parallelo nei due luoghi e i due gruppi di costruttori non comunicavano mai tra loro così che nessuno avrebbe potuto vedere tutto tranne la famiglia imperiale e i sommi sacerdoti.
Poi, altra faccenda molto strana, i costruttori coinvolti in quelle misteriose attività venivano cambiati ogni volta, ogni venti anni, dopo di che di essi non si sapeva più nulla.
Si narra che questi luoghi sacri fossero stati costruiti duemila anni prima per esplicita volontà della dea Amaterasu e ogni volta ricostruiti da zero così da essere sempre nuovi, pur conservando lo stesso identico aspetto, col rispetto di tutti i particolari.
Fumiaki sapeva che non avrebbe dovuto interessarsi più di tanto di quella misteriosa faccenda, ma la storia di quello specchio lo incuriosiva troppo, così decise che avrebbe dovuto indagare e sfidare la possibile ira di Mutsuhito nel caso fosse stato scoperto. Fumiaki abitava non molto lontano da Jingu e così decise di provare quella stessa notte.
Per fortuna era una notte senza luna, con il cielo coperto di nubi, così da potersi confondere nell’oscurità, almeno così sperava Fumiaki.
Attraversò guardingo il piccolo ponte che portava a quel sacro sito e, appena dall’altra parte, si nascose tra i rami di gelso per osservare la zona e vedere se per caso ci fossero soldati a guardia di quel posto.
L’ispezione parve rassicurarlo: sulla sinistra una piccola foresta di alti alberi, poco più in là al centro di una radura si ergeva un bellissimo sakura, rigoglioso ciliegio, proprio di fronte al sacro tempio, oggetto della morbosa curiosità di Fumiaki.
Di soldati neanche l’ombra.
img1.jpgSi avvicinò lentamente al sacro tempio, sempre guardandosi intorno, finché non giunse a ridosso delle pareti di solido cipresso.
Fumiaki aveva pensato di poter sbirciare all’interno senza tentare di entrare nel tempio, ma rimase deluso: non esisteva alcuna apertura in quelle pareti di legno.
Avrebbe dovuto cercare di entrare oppure rinunciare all’impresa.
Decise di andare fino in fondo, avrebbe in qualche modo forzato l’ingresso e … accada quel che accada!
Saliti una decina di gradini giunse al piccolo ingresso e con sua grande meraviglia notò che la porta non era chiusa, non aveva neanche una serratura. Evidentemente i sommi sacerdoti e l’imperatore si sentivano sicuri che nessuno avrebbe osato entrare nel tempio.
Il locale all’interno non era proprio buio come ci si sarebbe aspettato che fosse, una leggera luminescenza blu vibrava misteriosamente nella stanza.
In fondo, di fronte all’ingresso, troneggiava il misterioso specchio di cui Fumiaki aveva sentito parlare dal suo amico. Pareva che la fonte della luminescenza fosse proprio lì, nello specchio.
img2.jpgFumiaki tremando leggermente si avvicinò allo specchio e subito accadde una cosa incredibile: apparve l’imperatore che guardando con aria di severo rimprovero Fumiaki gli disse che quello stesso giorno l’avrebbe punito per il suo inqualificabile comportamento.
Fumiaki era ora terrorizzato per l’impossibile apparizione e per la minaccia di punizione ricevuta da quel fantasma, perché di fantasma certamente si doveva trattare.
Lentamente l’immagine minacciosa di Mutsuhito divenne sempre più evanescente e gradatamente ne apparve un’altra che Fumiaki non conosceva: disse che era Yoshihito il prossimo imperatore che avrebbe sostituito Mutsuhito nel 1912 … poi l’immagine sfumò e apparve Hirohito.
Questo imperatore avrebbe regnato a partire dal 1926, come il nuovo fantasma ebbe a dire, e avrebbe assistito ad una tremenda catastrofe del proprio paese: bombe di inimmaginabile potenza distruttiva avrebbero istantaneamente ucciso centinaia di migliaia di persone in due città giapponesi.
Fumiaki, terrorizzato com’era, non comprese le parole di quest’ultimo fantasma, forse neanche le udì, mentre le immagini si succedevano l’una all’altra … finché ipnotizzato dallo specchio egli si avvicinò ancora più e ne venne completamente risucchiato.
Di Fumiaki non se ne seppe più nulla, era definitivamente scomparso.
Probabilmente gli alti sacerdoti tramite lo specchio ebbero a conoscere la fine del povero Fumiaki, perché decisero di nascondere lo specchio in altro luogo e sostituirlo con uno simile ma innocuo, senza quelle caratteristiche misteriose, così da evitare in futuro il ripetersi di fatti analoghi.
Da allora in poi il sito non venne più vietato ai poveri mortali e ancor oggi lunghe file di turisti vanno a visitarlo, curiosi forse per quella leggenda che narra dell’anima di un povero sventurato intrappolato nello specchio per l’eternità.
IL MISTERO DI QUELLA CHIESA
C’erano parecchie storie strane che si raccontavano su una chiesa della località di Disen, a nord est di Oslo. Così strane da sembrare incredibili, forse solo leggenda senza alcun fondamento di verità.
Per questi motivi quella chiesa talvolta attraeva alcuni sparuti turisti che andavano via delusi per aver visto solo alcune rovine di un vecchio edificio.
Erlend aveva qualche giorno libero dal suo lavoro di insegnante in una scuola di Oslo e stava pensando di utilizzarlo per un piccolo giro nei dintorni, tanto per ricaricare le sue energie prima di riprendere il lavoro.
Aveva letto qualche storia di quella chiesa, così pensò di andare in quei luoghi per curiosità e vedere se qualcosa di quelle storie potesse corrispondere a verità, anche se era convinto che fossero solo vecchie inutili leggende.
Il sito era solo a qualche decina di minuti di distanza da Oslo e così, presa la sua vecchia Volvo, si diresse verso Disen.
La chiesa era lì, mezza diroccata, e si poteva notare di lontano l’altare principale il cui soffitto era puntellato da pali impolverati e in abbandono da chissà quanto tempo.
Erlend non fece in tempo a fermare l’auto che il motore improvvisamente si arrestò con uno strano rumore di ingranaggi … chissà forse il cambio, vista l’età e i chilometri percorsi, aveva esalato l’ultimo respiro. Subito dopo Erlend provò una strana forza che cercava di tenerlo fermo al sedile, come di una strana pressione che voleva impedirgli di scendere dall’auto. Era qualcosa di invisibile e tenace che lo tratteneva. Alquanto impaurito Erlend senza pensarci su fece uno sforzo violento che gli permise di uscire dall’auto.
Lui ormai era fuori e alquanto terrorizzato stava per avviarsi verso la chiesa quando l’autoradio si accese da sola e una musica lugubre prese a suonare, mentre allo stesso tempo tutte le luci della sua Volvo iniziarono a lampeggiare e la serratura dello sportello con un click si chiuse improvvisa.
C’era qualcosa di veramente infernale in quel posto, pensò tremante Erlend mentre quasi strascinando i piedi come un automa si dirigeva verso la chiesa: pareva quasi che camminasse contro la sua volontà.
Giunto all’ingresso di quella piccola cappella rimase, se possibile, ancor più terrorizzato da ciò che si presentò ai suoi occhi.
Coperte dalla polvere degli anni, sulla sinistra vi erano sette vecchie panche di legno e sulla destra altre cinque, ma ciò che era ancor più spettrale era che in quelle panche erano sedute delle strane e impossibili figure umane vestite di bianchi sudari, tutte uguali e tutte immobili rivolte verso l’altare.
img3.jpgUn altro spettro era in piedi sul lato destro e come si accorse di Erlend si volse lentamente verso di lui facendogli segno di tacere mentre con il braccio destro gli indicò qualcosa in alto sull’altare.
Erlend, pur tremante, alzò istintivamente lo sguardo nella direzione indicatagli dallo spettro e, cosa ancor più orribile, vide un sacerdote penzolare a testa in giù appeso al soffitto. Dagli abiti era sicuramente un sacerdote e da come appariva il suo corpo doveva essere stato ucciso e appeso da chissà quanto tempo … ammesso che quanto stava vedendo fosse realtà e non un improvviso sogno dettato dalla suggestione dei racconti che aveva letto su quel luogo.
Un odore di legno bruciato emanava dappertutto, anche se quella chiesa era stata sconsacrata e bruciata da tantissimi anni a motivo delle nefandezze commesse tanti anni addietro in quel luogo: un certo Finkelhagen, un sacerdote che ebbe a violentare alcune sue fedeli nel corso della loro confessione, era stato ucciso e appeso al soffitto della chiesa e due giovani appena sposati dallo stesso Finkelhagen erano stati annegati da costui nel piccolo lago Maridalsvannet che si trovava a pochi minuti d’auto da quel posto.
La gente di Disen infuriata, entrata in massa nella chiesa, aveva preso il prete e lo aveva ucciso impiccandolo al soffitto della chiesa, dopo di che aveva dato fuoco a tutti gli arredi in legno della piccola cappella. Da quel giorno quel luogo venne evitato da tutti e strane, terrificanti leggende, venivano raccontate su di esso.
Tanto strane non dovevano poi essere visto quanto stava appena vedendo Erlend.
Immobilizzato dal terrore Erlend non riusciva a fare alcun movimento, avrebbe voluto fuggire da quel luogo maledetto ma non poteva muoversi, con i muscoli bloccati e man mano sempre più congelati; questa era la sensazione che lui provava: un gelo sempre maggiore stava prendendo possesso di tutte le sue membra.
Pian piano tutti i diafani fantasmi si voltarono verso di lui.
Non avevano volto, o almeno quello era nascosto dal buio del bianco cappuccio che ricopriva la loro testa: un nulla nero nei bianchi sai che indossavano.
Una terrificante nenia iniziò a montare in quella che un tempo era stata una chiesa, il volume di quell’infernale canto cresceva sempre più entrando nella mente di Erlend che ormai non riusciva a pensare più a nulla sopraffatto com’era da quel rumore.
img4.jpgErlend sentiva il suo corpo e il suo spirito ingoiato, succhiato dall’anima infernale di quel luogo e avvolto sempre di più da un bianco sudario come quello dei fantasmi che cantavano quella triste e orribile nenia.
Trasformato ormai