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Salvata dallo sceicco
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Ebook149 pages1 hour

Salvata dallo sceicco

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About this ebook

La fama di implacabile playboy precede lo sceicco Kalen Nuri. È per questo che Keira Gordon diffida delle sue attenzioni, tanto inattese quanto eccitanti. Lei infatti non vuole essere una delle Iinnumerevoli amanti di Kalen, ma l'unica signora del suo cuore. Osa quindi rifiutare di concedersi a lui...
LanguageItaliano
Release dateMay 10, 2021
ISBN9788830528918
Salvata dallo sceicco
Author

Jane Porter

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Salvata dallo sceicco - Jane Porter

    Copertina. «Salvata dallo sceicco» di Porter Jane

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sheikh’s Virgin

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2005 Jane Porter-Gaskins

    Traduzione di Elisabetta Ungaro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-891-8

    Frontespizio. «Salvata dallo sceicco» di Porter Jane

    Prologo

    Costringere una donna a sposarsi?

    Rapirla dalla sua casa, al di là dell’Oceano Atlantico, tenerla isolata dalla sua famiglia e dagli amici, per sottrarla al volere di suo padre che aveva deciso di darla in moglie a un uomo di venti anni più vecchio? Lo sceicco Kalen Tarq Nuri aveva sentito di peggio.

    Vuotò il bicchiere di Martini e lo spinse da parte, con le sopracciglia aggrottate sugli occhi decisi.

    Era a New York, dove aveva concluso un’acquisizione importante, che sulla carta sembrava impossibile.

    Lo sceicco Nuri otteneva sempre quello che voleva. I rotocalchi si erano occupati spesso dei suoi successi negli affari e con le donne.

    Kalen era un uomo affascinante, dai lucidi capelli neri e dai lineamenti decisi, che vestiva all’europea pur mantenendo un animo arabo.

    In quel momento, si sentì di nuovo pronto per la caccia.

    Come i superbi esemplari di falchi, che allevava in mezzo al deserto, nel regno del Baraka, Kalen Nuri aveva l’istinto del predatore.

    C’erano cose peggiori che forzare una giovane donna a sposarsi contro la sua volontà.

    C’erano il tradimento, il tentato omicidio, gli intrighi di palazzo. E la rivelazione di un complotto per assassinare il sultano del Baraka, fratello di Kalen, e i suoi figlioletti.

    La mascella dello sceicco Kalen Nuri si irrigidì, e il suo volto divenne una maschera di rabbia. Nessuno doveva toccare la sua famiglia, nessuno poteva permettersi di sfiorare con un dito Malik o i bambini. Nessuno. Neppure Omar Al-Issidri, il braccio destro di suo fratello Malik.

    Kalen aveva saputo che Omar aveva grossi piani per consolidare il proprio potere nel Baraka, facendo sposare la sua unica figlia ad Ahmed Abizhaid, un fondamentalista radicale, ostile al sultano.

    Omar era pericoloso perché debole, Ahmed perché violento. Quei due messi insieme diventavano una minaccia.

    Kalen aveva messo in guardia il sultano. Purtroppo il Sultano Malik, l’onesto, onorevole, nobile Malik, si rifiutava di credere che il suo braccio destro Omar Al-Issidri tramasse alle sue spalle.

    Kalen si guardò intorno con lo sguardo attento. Per abitudine, non abbassava mai la guardia. Strinse il bicchiere con dita nervose. Il matrimonio fra la ventitreenne Keira Al-Issidri e il pericoloso Ahmed Abizhaid non si doveva fare. Era un legame rischioso, un’alleanza che poteva servire ad Ahmed su un piatto d’argento la rispettabilità e l’accesso privato a Palazzo. Da quella posizione, attentare alla vita del Sultano diventava molto più facile.

    Kalen Nuri voleva impedire quelle nozze a tutti i costi. Il suo piano prevedeva di tenere la giovane figlia di Omar Al-Issidri lontana dal Baraka. Qualcosa non aveva funzionato. Secondo le sue informazioni, Keira Al-Issidri la sera seguente avrebbe preso un aereo per raggiungere suo padre e unirsi in matrimonio con l’infido Abizhaid.

    A quel punto, Kalen Nuri aveva deciso di intervenire di persona. Date le circostanze, non aveva scelta.

    Costringere una donna a sposarsi...

    Se la donna era giovane e bella, come Keira Al-Issidri, la cosa avrebbe anche potuto rivelarsi un’esperienza piacevole.

    1

    «Non se ne parla neanche. Non lo sposerò, padre» dichiarò Keira Gordon, stringendo il ricevitore con forza. «È impossibile.»

    Omar Al-Issidri, suo padre, fece un breve sbuffo impaziente.

    «A ventitré anni, tu sei ancora zitella, ecco che cosa è impossibile! Sei la vergogna della nostra famiglia, Keira!»

    Lei sapeva che nel Baraka, un piccolo regno dell’Africa del Nord, con montagne dalle sfumature rosate e deserti con sabbia colore dell’oro, le donne giravano coperte dal velo e si sposavano molto presto, per proteggere la propria reputazione. Lei non si era mai sentita una di loro. Purtroppo non si sentiva neppure inglese, anche se aveva trascorso la maggior parte della sua vita a Manchester con la madre, un’intellettuale dalle idee molto aperte.

    «Ahmed Abizhaid è un uomo importante, Keira. Influente, pieno di potere...»

    «Non mi importa.»

    Dall’altra parte della linea, seguì un pesante silenzio.

    «Figlia mia, devi capire che è di estrema importanza per tutti noi. Tu devi sposarti. Lui ha scelto te. Dovresti sentirti lusingata.»

    Suo padre non la stava ascoltando. Del resto, non aveva mai ascoltato nessuna donna, come le aveva raccontato sua madre, che lo aveva lasciato molti anni prima.

    Keira si sfregò la fronte, con un gemito soffocato.

    «Io vivo a Dallas, ormai» provò ancora a spiegare a suo padre. «Qui ho un lavoro e degli amici speciali, che si preoccupano per me...»

    «Ma non un marito.»

    «Non voglio un marito! Mi sembra di avertelo detto.» L’esasperazione le indurì la voce. «Ho finito di studiare da poco. La mia carriera è solamente agli inizi...»

    Omar Al-Issidri non la lasciò finire. «Questo è il risultato dei bei discorsi di tua madre» recriminò. «Non avrei mai dovuto permetterle di portarti via. Dovevo tenerti qui, con me. Lei non è mai stata una brava madre.»

    Keira si morse il labbro, sopraffatta dalla rabbia. I suoi genitori l’avevano sempre usata come strumento per la loro guerra personale. Nessuno dei due si era mai curato dei suoi desideri.

    «Il matrimonio è un onore» disse ancora suo padre. «E un buon matrimonio porterà onore a tutti noi.»

    Non a me, si disse lei, irritata dalla piega che aveva preso la conversazione. Non poteva accontentare suo padre. Anche con uno sforzo, non poteva essere come voleva lui.

    «Mi spiace, per il momento il matrimonio non rientra nei miei programmi» tagliò corto. Gettò una occhiata all’orologio e si accorse di non avere più molto tempo. «Adesso devo andare, o farò tardi al lavoro.»

    «Lavoro? Di domenica mattina?»

    Ecco un’altra cosa che suo padre non sapeva di lei.

    «Credevo che avessi chiuso con il ballo, Keira.»

    «Ho smesso a tredici anni, lo sai» gli ricordò lei in un sibilo. Suo padre l’aveva minacciata di farla tornare per sempre nel Baraka, se Keira avesse continuato le lezioni di danza. E dopo otto anni di esercizi alla sbarra e scarpette con la punta rinforzata, lei aveva dovuto abbandonare il mondo della danza classica, con la morte nel cuore.

    La figlia di Omar Al-Issidri non si mostrerà mai in pubblico in body e calzamaglia.

    Nessun membro dell’altro sesso la toccherà, neppure durante un pas de deux.

    E sua madre, sempre ostinata sulle sue posizioni e ribelle alle richieste del marito, questa volta aveva ceduto.

    Keira sospirò. «Non ho più tempo» mormorò. Si sentiva molto stanca, ma non voleva cedere alle pretese di suo padre. Non era disposta ad allontanarsi da Dallas, dove aveva finalmente trovato la pace.

    Il regno del Baraka l’affascinava per la sua varietà di culture: berbera, beduina, africana ed europea. Nello stesso tempo, la spaventava per la segregazione in cui venivano tenute le donne, private delle libertà più elementari.

    «Keira, non puoi ignorare le tue responsabilità.»

    «Mi spiace, padre, ma non credo nei matrimoni combinati. Non posso accettare, anche se la maggior parte delle ragazze del Baraka lo fa.»

    Suo padre le rispose dopo un lungo silenzio.

    «Ventiquattro ore, Keira. È tutto quello che posso darti.»

    «No.»

    «Non è una richiesta, figlia mia. È un’informazione. Se non ritorni da me di tua spontanea volontà, dovrò farti tornare io.» E riappese.

    Dapprima lei rimase sconcertata. Suo padre non poteva parlare sul serio! Dopo qualche istante, afferrò la borsetta alla cieca e uscì di casa.

    Le mani le tremavano sul volante, mentre guidava con prudenza verso lo stadio, nel traffico domenicale.

    Sposare qualcuno che non conosceva? Un viscido funzionario del regno del Baraka, soltanto perché suo padre voleva così?

    Senza pensarci due volte, si infilò l’auricolare e schiacciò il tasto del cellulare collegato al numero di suo padre.

    «Non posso credere che tu parli sul serio!» lo assalì, non appena lui rispose. «Sono maggiorenne, non puoi trattarmi come un oggetto di tua proprietà! Io non ho mai vissuto nel Baraka, non ci metto piede da sette anni» gli ricordò.

    «Eppure tu appartieni a questa terra, che tu lo voglia o no. Sono stato paziente con te, Keira. Ti ho permesso di finire gli studi negli Stati Uniti. Ma ora è tempo che tu torni a casa.»

    «La mia casa non è nel Baraka!» reagì lei, di scatto, fermandosi a un semaforo che stava per diventare rosso.

    «Sei nata e hai passato la tua infanzia qui» le ricordò Omar Al-Issidri.

    «Solo fino a quattro anni» precisò lei. Anche se era nata ad Atiq, la capitale del Baraka, una cittadina sulla costa con le case dipinte di bianco e le strade strette e tortuose, non apparteneva a quel mondo, che frequentava solo da turista per la visita annuale al padre. «Non tornerò mai» proclamò in inglese. Poi si espresse in arabo, per essere ancora più chiara. «Preferirei morire che tornare lì.»

    Per un lungo momento, suo padre non disse nulla. Poi la sua voce le arrivò attraverso il telefono, ed era una voce gelida come i ghiacci che coprono i laghi del Nord.

    «Stai attenta a quello che ti auguri, Keira. Potresti ottenerlo.»

    E chiuse la comunicazione.

    Omar Al-Issidri non sarebbe stato felice di sapere come sua figlia passava il tempo libero.

    Lo sceicco Kalen Nuri guardò la fila di belle ragazze in calzoncini bianchi, canottiera aderente e stivali al ginocchio, che si muovevano in sincronia al ritmo della banda musicale, nell’intervallo della partita di baseball.

    Eccola là,

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