Mi Familia: Sposata con la Mafia Vol. 3, #3
By KC Klein
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About this ebook
Essere liberi dalla mafia è complicato...ma lo è anche amare Jack.
Jack e Franki sono al sicuro per ora, ma la Familia non è l'unica cosa che li tiene separati.
La nostra barriera è scritta chiaramente come le parole tatuate sotto la pelle rossa e contusa, lo scolorimento che non ha niente a che fare con i lividi, ma tutto a che fare con l'uomo. Nel leggerle mi si apre una voragine nello stomaco.
Morte prima del Disonore
Giustizia prima della Misericordia
Vendetta prima di Tutto
Chi è quest'uomo? Posso fidarmi di lui? E, in tutta onestà, voglio davvero saperlo?
E così comincia...Leggi l'eccitante conclusione di MI FAMILIA Parte III ORA!
I primi apprezzamenti per Mi Familia, Parte III.
"Mi rifiuto di raccomandare questa lettura, piuttosto vi dico di procurarvi questa serie fenomenale e di darvi da fare per leggerla oggi stesso!"
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Book preview
Mi Familia - KC Klein
MI FAMILIA
PARTE III
KC KLEIN
Traduzione di
CRISTINA BORGOMEO
Edited by
TINA CUCCARO
Klein PublishingINDICE
Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Texas Wide Open
Capitolo 1
Sull’Autrice
Altri libri KC Klein
Nota dell'editore
Babelcube Books
Mi Familia
Autore KC Klein
Copyright © 2021 KC Klein
Tutti i diritti riservati
Distribuito da Babelcube, Inc.
www.babelcube.com
Traduzione di Cristina Borgomeo
Editor Tina Cuccaro
Progetto di copertina © 2021 KC Klein
Babelcube Books
e Babelcube
sono marchi registrati Babelcube Inc.
Vellum flower icon Creato con Vellum
UNO
Gradualmente torno a prendere coscienza della situazione. Sensazioni di pace e un senso di sicurezza mi fanno accoccolare profondamente tra le coperte. Da sotto le palpebre semichiuse, vedo l'alba gettare una tenue luce rosa attraverso le tende bianche, e se ascolto attentamente sento il cinguettio degli uccelli nel giardino sottostante.
Una mano mi sfiora il fianco nudo, e io mi immobilizzo. Diversi pensieri lampeggiano nella mia testa nello stesso momento.
Mano. Nuda. Uomo. Letto.
Scatto a sedere, tirando con me le coperte per nascondere i miei seni nudi.
Il mio respiro è veloce mentre osservo l'uomo sdraiato accanto a me. È a pancia in giù, con le braccia distese davanti, addormentato o in coma. Quando è stata l'ultima volta che ha riposato una notte intera?
Nel sonno, Jack sembra più giovane, molto meno simile al criminale che ho visto ieri sera, e molto più all'uomo che mi ha corrotta con toast francesi e pancetta per farmi finire una bevanda verde, e ne approfitto per studiarlo.
Il sole del primo mattino è gentile con il suo viso, smussando gli angoli e mantenendo nell'ombra alcuni dei lividi e dei tagli. Lunghe ciglia svolazzano sulle sue guance. Ha il naso dritto e spigoloso nonostante il gonfiore, e mi chiedo come se lo sia fatto sistemare quando è salito dal seminterrato. Ha zigomi alti, labbra più piene delle mie.
E finalmente accetto quello che ho negato dalla prima volta che ho posato gli occhi su di lui: Jack è bellissimo. Non bello come un ragazzo carino, ma affilato, dai tratti esotici che dovrebbero essere cesellati nel marmo o dipinti su tela per essere conservati per sempre.
A differenza di me, Jack non si preoccupa del pudore. Ha scalciato via le coperte, o gliele ho tolte io, ed è completamente in mostra affinché io possa rifarmi gli occhi. Ha perso peso da quando l'ho visto in Texas, come se tutto l'eccesso fosse stato bruciato lasciando solo definizione e forza.
I muscoli delle sue gambe sono robusti e ben definiti. I lividi e i tagli non fanno nulla per diminuire il color cappuccino della sua pelle.
In questo momento di quiete, trovo il coraggio che non avrei potuto trovare se fosse stato sveglio. Gli sfioro la schiena con le dita, godendo del contrasto della mia mano bianca contro la ricchezza della sua pelle. Nella mia città natale, una città piccola come le menti che la abitano, so che questo non sarebbe accettato: neri e bianchi insieme. Ma io non penso a lui in quel modo. Per me, lui è solo Jack, e io sono solo Franki, e vorrei che non fosse altro che il semplice colore della pelle a separarci.
Invece, la nostra barriera è scritta chiaramente come le parole tatuate sulla pelle rossa e percossa, lo scolorimento che non ha niente a che fare con i lividi, ma tutto a che fare con l'uomo. Che quando le leggo mi si forma una voragine nello stomaco.
Morte prima del Disonore
Giustizia prima della Misericordia
Vendetta prima di Tutto
Chi è quest’uomo? Posso fidarmi di lui? Voglio davvero saperlo?
Penso alla lunga serie di uomini che mia madre ha frequentato...i perdenti, gli sfruttatori, gli approfittatori...e non ho una bussola. Nessun modello con cui possa mettere Jack a confronto per vedere se è un uomo buono o no.
Vago tra i ricordi mentre cerco di capirci qualcosa, invece le immagini della scorsa notte attraversano la mia consapevolezza, e sono così sollevata che Jack continui a dormire.
Per tutta la notte mi sono addormentata solo per essere perseguitata da incubi di grandi occhi marroni, colli spezzati e urla soffocate. Ma non appena erano iniziate le immagini, Jack era lì, a sussurrarmi all'orecchio, a far scorrere la sua mano lungo il mio fianco, sui miei seni, tra le mie gambe. Aveva fatto l'amore con me lentamente e dolcemente una volta, e poi focoso e veloce la volta successiva. I miei sogni si erano confusi con il suo viso, il suo tocco, le sue parole, che ancora adesso faccio fatica a ricordare cosa fosse reale e cosa fosse stato una fantasia.
Ti prego Jack, ti prego.
Dimmi cosa vuoi, bellissima. Dimmi come far sparire il dolore.
Immagini di me che muoio sotto di lui, strofinando il mio sedere contro la sua durezza, senza vergogna, senza tristezza, solo con il bisogno di perdermi, di dimenticare, di non sentire altro che lui, e il piacere, e il desiderio.
Immagini di lui che mi stringe, asciugando le mie lacrime con le labbra, muovendosi dentro di me lentamente e con attenzione come se fossi un tesoro nazionale, e sussurrando parole che avrei potuto solo sognare perché Jack non parlava così. Non pensava in quel modo. Non è un uomo che mi sussurra cose tenere all'orecchio per togliermi il senso di colpa. Per farmi sentire meglio.
Mia bellissima e dolce ragazza. Ti tengo io adesso. Non permetterò mai più che ti accada qualcosa. Lascia che mi prenda la colpa. Lasciami portare il tuo dolore.
Se solo potesse.
La vergogna e il senso di colpa che erano stati messi da parte ora tornano di colpo. Sposto le coperte e vedo la macchia di sangue tra le mie cosce e il segno della mia scelta sulle lenzuola.
Un nodo si forma nel mio stomaco e i miei occhi iniziano a bruciare. Rapidamente, mi faccio strada per la stanza a piedi nudi verso il bagno. E con attenzione, con molta attenzione, per non svegliarlo, chiudo la porta e la chiudo a chiave. Apro la doccia al massimo, sapendo che nessuna quantità di acqua calda potrebbe mai sciogliere il pozzo di ghiaccio nel mio stomaco.
Che cosa hai fatto? Che cosa hai fatto?
Chiudo gli occhi e lascio che l'acqua scorra lungo il mio viso, desiderando che le immagini dietro le mie palpebre possano essere lavate via altrettanto facilmente. I peccati che ho commesso si accumulano davanti a me e sembra una pila abbastanza alta da raggiungere il cielo. Tolgo quello di cui posso occuparmi adesso. Gli altri dovranno aspettare. Gli altri dovranno rimanere sepolti finché non mi spezzerò più alla vista.
Invece, esamino quello che ho fatto con Jack ieri sera. Come ho placato la mia coscienza e allentato il mio senso di colpa con il suo corpo. Come ho infranto la mia regola principale, e non solo ho baciato un criminale, un membro a pieno titolo del cartello della droga, ma ho fatto sesso con lui. E sono stata io a gettarmi su di lui.
Ripercorro l'evento a ritroso chiedendomi dove io abbia sbagliato. Qual è stato il primo passo falso che ha rotto il patto che avevo fatto con Dio tanti anni fa? È stata l'imprecazione che ho pronunciato sottovoce guardando mia madre barcollare nella roulotte ubriaca e distrutta? È stata la gelosia che ho provato per il completo di lino di Juanita o la forte fitta di invidia per la borsa piena di soldi? È stato quando ho messo l'Elixir nel drink di Roberto o quando ho mentito a Esperanza, dicendole che sarebbe andato tutto bene mentre la mandavo a morire nella fossa dei leoni?
O quando mi sono innamorata di Jack? Quando ho abbandonato tutti gli altri...compreso il mio Dio...per lui?
Smorzo il singhiozzo che mi contorce le viscere e scivolo giù lungo la porta di vetro della doccia. Cosa sono diventata? Cosa sono diventata?
E sento la risposta forte e chiara, come se una voce dal cielo dividesse le nuvole e mi sussurrasse nelle orecchie.
Sei diventata tua madre.
Non ho idea di quanto tempo rimango sotto la doccia, ma la mia pelle è raggrinzita quando alla fine esco e mi asciugo. Mi lavo i capelli e i denti con calma, poi prendo una vestaglia e me la stringo bene prima di uscire dal bagno.
Mi trattengo dal dire una preghiera di gratitudine quando trovo la stanza vuota. Dio non vuole sentirmi ora. Quelle conversazioni sono finite.
Lavo le mie mutande nel lavandino e, anche se sono sporchi, mi metto i vestiti con cui sono venuta qui. Non posso sopportare di chiedere a Savannah di prendere in prestito altri vestiti, e in questo momento ho disperatamente bisogno di qualcosa di familiare.
Dopo di che non sono sicura di cosa fare. Vado a cercare la colazione? Rintraccio Jack e gli chiedo di organizzare un passaggio per tornare negli Stati Uniti? Rimango qui a nascondermi? La nausea nello