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26 Giorni
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La storia di Jean Luc Dupuy, cinquantenne scrittore francese, che si trova a seguire le tracce di un vecchio libro esoterico , che lo portera` al di la dell'oceano,dove fara` la conoscenza di misteriose figure . New York e` lo scenario di questo racconto che porta il protagonista a misurarsi con le proprie paure. Un viaggio attraverso i dolo

LanguageItaliano
Release dateNov 20, 2017
ISBN9781947488083
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    26 Giorni - F. Guzzardi

    I

    Parte I

    1

    New York

    Quando atterrai al JFK International Airport, ero stanco e provato dal viaggio e forse anche dalle notti insonni che avevo trascorso, la confusione dell’aeroporto rimbombava ovattata intorno a me stordendomi ancora di più. Mi infilai in un taxi, grato del silenzio rilassante che ne percepii all’interno, e mi feci portare a destinazione. Avevo affittato una stanza presso una casa privata che mi aveva raccomandato Richard e lentamente percorsi i pochi metri che mi separavano dal cancello d’entrata della casa,. Mi ritrovai in un giardino lussureggiante, con splendide piante puntigliosamente curate. Un uomo saluto` gentilmente al mio passaggio, dandomi il benvenuto con un sorriso mentre restava immerso nel suo curare delle piante fiorite.

    Mi ricevette una donna sorridente, più o meno sulla cinquantina, grossomodo della mia età.

    Tu devi essere il signor Jean Luc Dupuy, il famoso scrittore! Disse con entusiasmo la donna facendomi accomodare nell’ingresso e presentandosi con il nome di Marilyn.

    Si, sono io ma non credevo di essere così famoso specialmente qui da voi, negli USA!

    In effetti alcuni amici comuni mi hanno parlato di te mi sorrise con calore prego, ti faccio vedere la tua stanza, noterai che di questi tempi non ho molte persone. D’altra parte ne ricevo poche, preferisco non avere molta gente in giro!

    Mi condusse su un pianerottolo e mi indicò quale delle due porte presenti dava l’accesso alla mia stanza mentre io ero rapito dalla splendida veduta sul Central Park che si intravedeva dal balcone. La donna aprì la porta della stanza che mi aveva assegnato e mi augurò un buon soggiorno mentre si allontanava.

    Chi occupa l’altra stanza? Domandai distrattamente.

    È la stanza di Angela, ma non c’è mai, non la disturberà! Rispose lei alzando le spalle con noncuranza.

    Bene, credo che farò una doccia calda prima di andare a fare un giro in città!

    La donna si allontanò discreta, chiusi la porta, una volta rimasto solo, tirai fuori dalla valigia il necessario che avevo portato con me per la permanenza, e lo riposi ordinatamente in un piccolo armadio situato all’entrata della stanza e in una cassettiera di fronte al letto. Sul comodino c’erano un bouquet di fiori freschi profumati, una bottiglia di Cointreau con due bicchierini di cristallo scolpito ed una lettera con un breve messaggio di benvenuto.

    A poco a poco si introduceva nel mio spirito il dubbio che fossi nel posto sbagliato, in fondo non avevo nessuna prova materiale di un qualsiasi legame tra quel che scriveva Speek e la città di New York, se non la sensazione dell’esistenza di un reseau di personalità invisibili che lo avevano circondato. Di chi era la voce che mi aveva guidato fino a New York? Presi il telefono per chiamare Richard ma il segnale che sentii indicava che le linee erano intasate. Cominciai ad annotare su di un quaderno i pensieri che affollavano la mia mente, sarebbe stato il diario delle mie giornate newyorkesi.

    Mentre scrivevo di getto, un pensiero laterale corse subito a mio figlio, che si trovava dall’altra parte dell’oceano. Percepivo con dolore il fallimento dell’attività che sarebbe dovuta essere quella più importante della mia vita: essere un padre e una guida affettiva per lui.

    Avrei dato qualunque cosa per ricucire lo strappo che ci aveva allontanati, rimediare alle mie assenze ed ai vuoti della sua vita. Forse avrei ancora potuto riavvolgere il nastro e avere una seconda possibilità, cancellare tutto?

    Le difficoltà che incontriamo nella comprensione degli altri e soprattutto di noi stessi, quelle con cui ci confrontiamo ogni giorno, non intaccano la necessità innata di conoscenza che possediamo. È forse questo bisogno congenito che ci spinge sempre a mantenere il cammino sul filo della consapevolezza attuando esercizi da equilibrista ridicoli ed inutili?

    Mi venne in mente il libro e lo tirai fuori dalla valigia per metterlo sul comodino alla mia destra, un gesto che mi metteva tranquillità, il segnalibro era inserito a pagina 59, capitolo secondo .

    ²⁶ Days {II, ⁵⁹}

    L’ignoranza consiste nel non riconoscere o comprendere il pensiero divino, il principio creatore nella sua relazione con l’uomo. Possiamo avere tutte le conoscenze intellettuali e tutta l’esperienza possibile delle cose del mondo, ciò nonostante, se non sappiamo riconoscere che il Cristo è la sostanza vivente di Dio, che nutre l’essere interiore, ci mostriamo grossolanamente ignoranti del fattore più importante che governa la vita.

    C’è dell’incoscienza nel domandare ad un padre ideale e perfetto, di guarire una malattia o sollevarci da un peccato. La malattia è la conseguenza del peccato ed il perdono o l’accettazione è la sua guarigione. La malattia non è una punizione che arriva dal cielo ma l’equazione della non conoscenza dell’Io più profondo. L’uomo sa che la spiritualità è il solo luogo dove può incontrare Dio e che il divino è la vera via di tutti gli uomini.

    Gli ideali che percepiamo nella vita degli altri, potrebbero prendere radici solide nella nostra stessa vita e, conformemente alla legge divina, moltiplicarsi attraverso la loro stessa specie.

    Fintanto che crederemo alla forza del peccato, ed alla realtà dei suoi effetti, la nostra stessa vita sarà dominata dalla punizione dei peccati.

    Se riuscissimo a rispondere a tutti i pensieri dissonanti con pensieri governati dalla giustizia, prepareremmo il terreno spirituale per una grande semina. Il perdono avrebbe dunque svolto una grande missione, avrebbe liberato prima la causa e di conseguenza l’effetto perché, dietro al piano della legge del perdono, esiste un amore profondo e splendente fondato su un principio.

    Questo principio può essere chiamato desiderio di donare e di donarsi, solo per il piacere di farlo, senza l’idea di una eventuale ricompensa se non l’approvazione di una legge divina:

    Questo è il figlio prediletto in cui ripongo le mie aspettative.

    Qualcuno bussò alla porta e, in un attimo, come per magia ripresero coscienza le mie attività primordiali legate al cibo ed alla stanchezza dovute al lungo viaggio. Quando aprii la porta, un uomo mi porse un vassoio con del cibo e delle bevande, sorrise cordiale ed io ricambiai con la stessa gentilezza, più un paio di dollari in tips .

    Cercai di rillasarmi dopo il pasto consumato a meta`, bevendo il caffè pensai che in fondo ci si abitua a tutto, o ci si adatta, e la ragione per cui a volte non lo facciamo è per vendetta contro qualcuno o qualcosa. Allora anche un caffè americano può assumere il suo pieno senso nel contesto di una vita.

    Mi apprestai a scendere nel salone principale pronto per uscire. Marylin fu sorpresa di vedermi già fuori dalla stanza dopo un così lungo viaggio, ed io risposi che avevo in programma una mostra fotografica di un giovane promettente, avevo voglia di camminare tra gente nuova e dentro nuovi

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