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Il bambino che sognava di cambiare il mondo (una monetina alla volta)
Il bambino che sognava di cambiare il mondo (una monetina alla volta)
Il bambino che sognava di cambiare il mondo (una monetina alla volta)
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Il bambino che sognava di cambiare il mondo (una monetina alla volta)

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Il libro racconta la storia di grande ispirazione, di Giuseppe

Cicorella, leader italiano N.1 nel Real Estate negli Stati Uniti. Figlio

di contadini, sin da bambino ha ben chiari suoi sogni, decisamente

ambiziosi e diversi da quelli degli altri. Nato in Puglia, Giuseppe già

da bambino si cimenta in qualsiasi tipo di attività dimostrando grande

attitudine per gli affari. Ancora non maggiorenne si trasferisce a

Milano e da lì l'approccio al settore immobiliare che diventerà la sua

passione più grande. Dopo inizi difficili, il duro lavoro gli permette

in pochi anni di diventare proprietario dell'agenzia stessa e di altre

11 in tutta Italia. Svolge l'imprenditoria in Italia per oltre 25 anni

ma non è felice come vorrebbe. Decide di trasferirsi negli Stati Uniti

ed è qui che comincia la sua ascesa nel Real Estate americano, prima in

Florida e poi in Ohio. Giuseppe passando dal vivere l'esperienza di

dormire in auto per poi finalmente diventare milionario, ci dimostra che

tutto è possibile nella nostra vita, ma solo se noi lo desideriamo con

tutto noi stessi. Una storia incredibile che ti insegnerà cosa significa

avere successo e come se ce l'ha fatta lui, puoi ottenerlo anche tu.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateApr 27, 2021
ISBN9791220329323
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    Il bambino che sognava di cambiare il mondo (una monetina alla volta) - Giuseppe Cicorella

    CAPITOLO 1

    COME TUTTO EBBE INIZIO

    Non è da dove vieni.

    È dove stai andando che conta.

    (Ella Fitzgerald)

    Ebbene sì. Voglio raccontarti la mia storia.

    Il mio nome è Giuseppe Cicorella, un eterno bambino che ha sempre avuto in mente grandi cose e che sognava di cambiare il mondo.

    Sono nato in un piccolo paesino della Puglia, precisamente a Conversano, in provincia di Bari, da una famiglia davvero molto umile di padre e madre contadini.

    Immagina che vivevamo in cinque in un garage dove di giorno veniva messo il tavolo sul quale mangiavamo con un fornello appoggiato sul lavandino e la sera, per far rientrare l'Ape Car a tre ruote che mio padre utilizzava per andare in campagna, dovevamo spostare tutto e far diventare la casa un garage. Noi dormivamo nella stanza accanto adibita a camera da letto. Io e mio fratello minore abbiamo dormito fino a quando avevamo 3-4 anni nel letto matrimoniale insieme a mio padre e mia madre, mentre mia sorella dormiva su un divano nella stanzetta adiacente che di giorno diventava un salotto.

    Essendo io il figlio maschio più grande e non potendomi permettere vestiti nuovi, dovevo indossare quelli dei miei cugini fin quando, una volta che cominciavano a starmi stretti, dovevo poi passarli a mio fratello.

    Nonostante questa umile condizione non ci siamo mai lamentati di niente perché, anche se non possedevamo tanti soldi, avevamo con noi tutte le cose più importanti per essere felici insieme. Insomma, faccio parte di quelle persone che sono nate in un periodo storico in cui si riusciva ad essere felici anche con poco.

    Ogni giorno da bambino mangiavo una merendina a metà mattina e nel pomeriggio con pane, pomodoro, olio e sale e, se volevo il dolce, preparavo pane bagnato e zucchero. Il poco denaro che avevamo veniva utilizzato soltanto per le cose davvero indispensabili.

    Mio padre era sempre pronto a darmi insegnamenti e la sua semplicità lo rendeva una guida ai miei occhi dal quale imparare e crescere in qualsiasi cosa facessi. Sento di essere stato davvero fortunato. Sai bene che non siamo noi a scegliere i nostri genitori e avere una figura come la sua al mio fianco era un vero dono del cielo.

    Quando ero bambino, in seguito all'ennesima vicenda in cui presi iniziativa per vendere oggetti usati con una bancarella allestita fuori da casa mia, alcuni passanti criticarono aspramente ciò nei confronti di mia madre, la quale mi sgridò bruscamente e mi vietò di farlo in seguito. Mi padre, tornando il pomeriggio da lavoro e vedendomi così abbattuto mi chiese cosa fosse accaduto, invitandomi ad andare con lui a concimare in campagna passando per il Lago di Sassano, un laghetto artificiale a Conversano pieno di pesci rossi che io catturavo con la mia retina per poi poterli rivendere. Una volta lì, mentre mio padre prendeva dell'acqua, vedendo che non riuscivo a lasciar andare via la mia tristezza mi chiese ancora una volta cos'è che mi facesse star male ed io gli spiegai che non capivo perché ogni volta che prendevo iniziativa in qualsiasi cosa attiravo sempre tante critiche. Mentre i giudizi da parte di persone che non conoscevo non mi sfioravano nemmeno, a ferirmi erano proprio le critiche di familiari e conoscenti.

    Mio padre, così come ogni volta che mi insegnava qualcosa di nuovo, mi disse: Falla e non aver paura di sbagliare perché ogni volta che la ripeterai ti verrà sempre meglio! Solo chi non fa mai nulla non sbaglia mai nella vita. Ricordati che il fallimento è un passaggio fondamentale per imparare cose nuove e crescere. Stai tranquillo e non stare a pensare a quello che gli altri diranno di te, perché chi fa non ha tempo di criticare… giudica gli altri solo chi non fa mai niente nella vita!.

    Per spiegarti meglio che persona straordinaria fosse mio padre voglio condividere con te un altro particolare episodio successo molti anni or sono che custodisco molto gelosamente. Un giorno, sempre mentre eravamo al lago, mi chiamò vicino a sé e mi disse: Senti questo rumore? Cos'è secondo te?. Ascoltai e sorridendo gli risposi un cavallo che tira un carretto!. Bravo, ma il carretto è vuoto o pieno secondo te?, disse lui. lo, sorridendo ancora una volta, dissi E come faccio io a saperlo? È impossibile!. Ascolta bene invece…, insistette. lo non riuscì a capire e mi arresi alla domanda. La sua risposta finale fu /l carretto è vuoto.

    Puoi immaginare il mio stupore nel vedere confermate le sue parole all'arrivo del carretto vuoto trainato dal cavallo. Come facevi a saperlo?, dissi sorpreso.

    Lui mi spiegò il motivo con una voce pacata e paterna : Sapevo che era vuoto per il tantissimo rumore che faceva e questo perché non aderisce a terreno. Al contrario, quando il carretto è pieno e pesante si tiene fermo sulla terra ed è quindi più silenzioso.

    Poi continuò così Vedi Giuseppe, questo accade anche con le persone. Quando qualcuno è vuoto e non ha mai realizzato nulla nella vita fa tantissimo rumore, ovvero parla sempre e si vanta continuamente di quello che dice di fare. Le persone che invece fanno tantissime cose per davvero o ne realizzano di grandiose, sono lì in silenzio perché lasciano parlare al loro posto i risultati che hanno ottenuto. Questo episodio con mio padre si rivelò importantissimo per me e condiziona la mia esistenza tutt'oggi. Soprattutto da quel momento in poi ho capito che c'è una differenza fondamentale tra sentire e ascoltare ed ho imparato a riconoscerla.

    Da allora sento le persone che ritengo vuote e che non possono aggiungere nulla al mio cammino. Ciò che loro dicono entra letteralmente da un orecchio ed io lo lascio uscire dall'altro.

    Ascolto invece molto attentamente chi ha fatto o fa tanto nella vita, indipendentemente dai risultati ottenuti, perché sono certo che avrà qualcosa da insegnarmi ed aggiungerà valore al mio cammino, permettendo a me di fare lo stesso con il loro. In questo secondo caso per me ascoltare significa avere la capacità di filtrare le informazioni che mi arrivano e dare importanza a ciò che conta davvero, analizzando le parole degli altri per capire se siano vere o meno, utili o inefficaci.

    In principio per imparare ho sempre ascoltato in silenzio i maestri che ho incontrato nella mia strada verso il successo, senza mai interromperli. Ho sempre fatto tantissimo senza ricercare la perfezione o avere paura dei fallimenti, perché non esiste crescita senza cadute, sconfitte ed errori. Oggi non ho più voglia di perdere tempo, quindi quando parlo con una persona e mi rendo conto che è vuota la interrompo gentilmente e gli dico che non mi interessa, che sono impegnato e che preferisco usare il mio tempo per fare ciò che mi rende felice.

    Cli altri siamo noi dice una canzone famosa e questo sottolinea ancora una volta come gli altri si infastidiscono di ciò che vorrebbero fare loro quando invece viene fatto e realizzato da qualcun altro, giudicando negativamente chi ha il coraggio di agire e chi ha poi inevitabilmente risultati.

    Ad ogni modo come hai potuto capire le mie origini sono molto umili e ne custodisco un caro ricordo, soprattutto perché mi rendono estremamente orgoglioso, in quanto mi hanno reso la persona grata che sono oggi sempre pronta a porgere la mano a chi ne ha bisogno.

    Mio padre mi diceva sempre: Sono certo che nella vita che realizzerai grandi cose perché ogni volta che devi fare qualcosa di nuovo non dici mai che non la sai fare anche se non l'hai mai messa in pratica, ma ti metti subito all'opera per trovare una soluzione. Sono sicuro che questo è il miglior approccio che puoi avere per realizzare quello che vuoi nella tua vita. Promettimi solo una cosa Giuseppe… non dimenticare mai le tue origini.

    lo a 2 anni mentre sogno di cambiare il mondo

    Il garage oggi, la casa dove sono cresciuto

    Il camino che usava mia madre per cucinare

    CAPITOLO 2

    L’ARTE DI GUADAGNARE

    "Ora non è il momento di pensare a quello che non hai.

    Pensa a quello che puoi fare con quello che hai."

    (Ernest Hemingway)

    Tutti noi abbiamo in mente un episodio della nostra vita di cui ricordiamo ogni dettaglio e che ci porta a comprendere alcune cose in modo improvviso. Gli americani lo definiscono Aha! moment.

    Ricordo perfettamente l'attimo in cui ho fatto click e ho trasformato una sconfitta in un'opportunità che ha cambiato per sempre il mio modo di pensare.

    Alla tenerissima età di 5 anni, mia madre mi portò una mattina al mercato del paese e, alla mia richiesta di acquistare del cioccolato, mi rispose: No, non te lo compro! Non ci serve il cioccolato: vai a lavorare, guadagna dei soldi e comprati quello che vuoi dopo aver messo da parte una monetina alla volta.

    La sua negazione, che ad alcuni potrebbe sembrare banale anche se un po' severa, non fu per me un limite, anzi, mise in moto il mio cervello! Infatti, nonostante mia madre non avesse ricevuto da piccola un'istruzione adeguata, in quel momento mi diede una grande lezione: ogni cosa ha un prezzo e per ottenerla devi essere disposto a dare qualcosa in cambio.

    Le sue parole cambiarono tutto quello che sarebbe stato il percorso della mia vita.

    Da allora mi proposi per qualsiasi genere di lavoretto. Andavo in campagna con mio padre per aiutarlo oppure mi offrivo volontario nei lavoretti con i miei nonni, ad esempio per portare loro la spesa, per aiutare mia nonna Anna a far rientrare le galline nel pollaio per evitare che di notte arrivasse qualche volpe di campagna e se le mangiasse, per poi raccogliere le loro uova. Con le uova che raccoglievo andavo dal vicini di casa di mia nonna e bussavo alle porte chiedendo se volevano comprarle. Mia nonna mi ripagava con delle monetine ma io le chiedevo di essere ripagato con altre uova poiché sapevo che se le avessi rivendute al mio vicinato avrei guadagnato molto di più.

    Questo genere di lavori mi permetteva di guadagnare qualche centesimo che custodivo gelosamente in una vecchia scatola di metallo per cioccolatini che chiamavo la mia banca.

    Mio padre è sempre stato molto entusiasta del mio spirito d'iniziativa e di questa mia voglia di darmi sempre da fare. Ebbi sempre a cuore di accompagnarlo in campagna per dargli una mano e per imparare a lavorare e guadagnare soldi per comprarmi ciò che desideravo, come quel pezzo di cioccolato. Insomma volevo essere indipendente, parola molto inflazionata, che per me voleva semplicemente dire comprare tutto quello che volevo.

    Ogni giorno quindi non facevo altro che chiedere ai miei nonni, a mio padre e a chiunque incontrassi, cosa potevo fare per lavorare e guadagnare qualche soldo. Ero aperto a qualsiasi opportunità, anche quella che potesse permettermi di racimolare pochi spicci.

    Comprai il mio primo salvadanaio per mettere da parte i soldi che guadagnavo. Era di vetro perché mi piaceva l'idea di vederli aumentare ogni giorno.

    All'età di 9 anni, dopo aver finito la terza elementare, il fratello di mia madre, zio Donato, mi chiese: Giuseppe, visto che hai così tanta voglia di lavorare, perché non vieni ad aiutarmi alla bancarella del mercato di Conversano?. Ovviamente, non me lo feci ripetere due volte. Ero felicissimo del mio nuovo primo vero lavoro! Ricordo benissimo che già dal giorno successivo cominciai ad andare al mercato 2 volte alla settimana, il venerdì a Conversano e il sabato a Castellana Grotte. Aiutavo mio zio Donato alla sua bancarella di f rutta e verdura, alzandomi alle 5 del mattino per preparare tutti i beni agricoli su un lato della sua bancarella che usavo tutto per me. Tengo con me dei bellissimi ricordi di quel periodo.

    La bilancia a piatti era il mio oggetto preferito: immagina che non esistevano le bilance elettroniche come quelle che troviamo adesso, ma avevamo invece delle bilance a due bracci con i due contenitori alle estremità dell'asta dove porre gli oggetti da pesare e i contrappesi. Quindi mettevamo la f rutta sul lato sinistro e nel lato destro l'equivalente del peso in piombo. In tutto ciò ricevevo moltissimi complimenti e affetto dai clienti, per lo più signore, che mi coccolavano continuamente e mi lasciavano piccole mance (in media 50 lire, equivalenti ai 20 centesimi di oggi) quando ad esempio le accompagnavo alla macchina per portare la spesa.

    Zio Donato si fidava molto di me, avendomi insegnato sin da subito come preparare la bancarella con i vari f rutti e le verdure. Immagina che ho ancora oggi la mia prima moneta di 500 lire che mio zio mi diede (un po' come la moneta numero 1 di Paperon de' Paperoni). Ogni cosa di quel lavoro mi faceva impazzire di felicità. Mi sentivo un bambino davvero soddisfatto.

    Questa fu la mia prima vera esperienza di lavoro all'età di 9 anni che andò avanti fino agli 11, quando scattò in me qualcosa di importante. Sentivo improvvisamente la necessità di realizzare qualcosa di mio.

    Mentre pensavo a cosa avrei potuto fare per guadagnare qualche spicciolo in più, mi imbattei in una nuova circostanza.

    Qualche volta la sera andavo con mio padre e con gli agricoltori della zona in una piazza di Conversano per fare due chiacchiere. Lì si incontravano ogni sera i vari paesani per stare insieme e per scambiarsi i lavori. Ascoltavo spesso molte persone che chiedevano di poter mangiare le lumache e gli asparagi. Mi accorsi che queste due cose erano molto ricercate, ma nessuno le vendeva. Chiesi allora a mio padre di istruirmi su come trovare lumache e asparagi e lui, sempre con una grande pazienza nello spiegarmi tutte le cose, mi insegnò come fare (a differenza di mia madre che prima mi strigliava e poi mi spiegava la lezione!).

    Mio padre era una persona straordinaria. Ancora oggi lo definisco il mio angelo custode perché purtroppo è venuto a mancare. Anche se non aveva un titolo di studio era molto saggio ed è stato capace di insegnarmi nella sua semplicità lezioni di vita incredibili.

    Quindi nonostante fossimo spesso esausti per le tante attività della giornata, andavamo in campagna in bici o con l'Ape car per raccogliere gli asparagi e le lumache.

    Tornato a casa con la materia prima preparavo dei mazzi di asparagi e di lumache e convinsi mio zio non solo a farmi partecipare a più mercati di paese con la sua bancarella, ma anche a cedermi una piccola parte della sua bancarella in esclusiva per me. In cambio di ciò io gli proposti anche di potermi ridurre il mio piccolo stipendio. Se quando lavoravo solo per lui guadagnavo circa E2,000 al giorno, grazie a questa mia iniziativa cominciai a guadagnarne circa E 25,000 ogni giorno. Zio Donato era piacevolmente stupito del mio ingegno e della mia voglia di fare, soprattutto dato il fatto che ero solo un bambino. Questa piccola attività tutta mia mi permise di guadagnare addirittura 20/25.000 lire al giorno, che all'epoca erano davvero tanti soldi!

    Iniziai anche a vendere i pesciolini rossi. Nella mia zona costavano circa cinquecento lire ciascuno al mercato, ma io ero capace di vendere un pesce rosso per cento lire perché riuscivo a pescarne un centinaio dal lago di San Vito e di Sassano vicino a casa mia.

    Mi inventavo di tutto e non perdevo nemmeno un'occasione. A 13 anni cominciai ad allestire una bancarella dell'usato fuori

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