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Gesti sacri: Lo yoga di Gesù Cristo e Maria Maddalena: 9 mudra per l’ascensione spirituale
Gesti sacri: Lo yoga di Gesù Cristo e Maria Maddalena: 9 mudra per l’ascensione spirituale
Gesti sacri: Lo yoga di Gesù Cristo e Maria Maddalena: 9 mudra per l’ascensione spirituale
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Gesti sacri: Lo yoga di Gesù Cristo e Maria Maddalena: 9 mudra per l’ascensione spirituale

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About this ebook

In un racconto intimo che è anche manuale perché l’esperienza avviene attraverso le mani, vengono condivisi nove mudra nati da una spontanea e profonda connessione a Gesù Cristo e Maria Maddalena. I Gesti Sacri® aiutano a guarire le ferite legate a condizionamenti ereditati, attraverso il perdono e senza giudizio, riportando alla propria matrice divina. Allineano chakra e corpi energetici mobilitando la kundalini e riconnettono al gioioso bambino interiore armonizzando l’energia maschile e femminile dentro di sé. Collegati alla geometria sacra, agli “abitanti delle stelle” e alla guida amorevole degli Arcangeli, essi aumentano la frequenza vibrazionale e favoriscono il passaggio dal fare all’essere, fondamentale nel percorso di ascensione verso un genere umano evoluto: collegandosi al Cielo e abbracciando ogni esperienza sulla Terra, si lascia andare il passato riportandolo all’amore incondizionato del qui e ora, consapevoli del proprio potenziale co-creativo.
LanguageItaliano
Release dateApr 27, 2021
ISBN9788863656008
Gesti sacri: Lo yoga di Gesù Cristo e Maria Maddalena: 9 mudra per l’ascensione spirituale

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    Gesti sacri - Stefania Cunsolo

    L’ORIGINE DEI GESTI SACRI®

    Da una storia personale allo yoga di Gesù Cristo e Maria Maddalena che insegnano l’Amore

    I Gesti Sacri® funzionano nella consapevolezza di essere una specifica vibrazione che sceglie di risuonare su frequenze divine e di essere quindi canali d’amore. Questa pratica mette in connessione con quel sé divino che è infinito e, in questa vibrazione più elevata, riallinea ciò che è in noi separato e duale.

    Si tratta di un clic, richiede pochi minuti purché impiegati con intenzione e dedizione, perché quando siamo davvero in noi stessi tutto avviene all’istante, rispetto ai cicli che si ripetono ossessivamente nel fare, persino quando applichiamo tecniche di vario tipo attraverso cui tentiamo di stare bene. Non si finisce mai di lavorare su di sé, è vero, ma non è detto che bisogna passare anni su una tematica che ci appesantisce: è più sensato aprirsi a quella connessione a se stessi e dunque alla guarigione. I Gesti Sacri® favoriscono quel clic, quel portare al cuore e lì sciogliere ogni volta un nodo che ci stringe.

    Quando si parla di guarigione, si intende qui questo ritrovato completamento in sé: quando ciò avviene, anche il corpo non ha più bisogno di inviare messaggi – attraverso dolore e malattie – che invitano a compiere un riequilibrio, a ritrovare quell’unione che è amore. È ovvio che i risultati si manifestano nel mondo fisico con il tempo che esso richiede, che il corpo e i sensi richiedono. Però la guarigione avviene davvero in quell’allineamento istantaneo. I Gesti Sacri® non fanno null’altro che lasciare libera di essere se stessa la persona che li forma, muovendo e focalizzando l’energia lì dove più serve in modo intelligente.

    L’unione, che si manifesta in un’esperienza di amore totale e incondizionato per tutto ciò che siamo, è il presupposto della vera guarigione. E la bellezza di questa presa di coscienza è che avviene con pochi gesti, se ci apriamo con piena fiducia e disponibilità a ricevere come coppe del divino e a lasciare risplendere la luce che siamo.

    LO YOGA HA APERTO LA VIA

    Tra le discipline che oggi pratico e insegno, la prima che ho incontrato è stata lo yoga, e con lo yoga questo strumento di cui vi parlo ha qualcosa in comune.

    Ho iniziato a sperimentare Hatha Yoga quando ero nei miei vent’anni e, sin dalla prima lezione, mi accadevano episodi a cui assistevo senza dar troppa importanza: vedevo simboli in meditazione, colori e forme, e il mio corpo riusciva facilmente a stare in equilibrio e ad essere flessibile senza alcun tipo di allenamento precedente. Dopo alcuni anni ho scoperto il kundalini yoga e poco dopo ho scelto di insegnarlo: la combinazione di asana, pranayama, mudra, mantra e meditazione ha un’efficacia rapida e portentosa. La pratica di questo stile di yoga ha costituito una pietra miliare nel mio percorso, guarendo molte insicurezze e aumentando il mio senso del sé. Il kundalini yoga è chiamato anche yoga della consapevolezza.

    Quel poco di storia e filosofia che ho appreso al corso insegnanti o sui libri non mi fa sentire in diritto di asserire che conosco lo yoga. Le sue radici affondano millenni fa in un contesto lontano dal mondo occidentale in cui oggi lo abbiamo assimilato. Mi pongo con estrema umiltà al cospetto di questi insegnamenti e, con rispetto, li consegno ad altre persone.

    Quello che mi ha sempre spinto, nel relazionarmi ad antiche discipline così come alle esperienze mistiche spontanee, è il mio cuore. Non saprei come altro dirlo. Ho l’assoluta certezza che questi incontri dell’anima accadano in virtù di una pura connessione che parte dalla propria innocenza e trasparenza.

    Seppure quindi non abbia le competenze, se non quelle limitate agli studi che mi hanno certificato come insegnante di kundalini yoga o con altri mirabolanti titoli acquisiti nel tempo, da sempre sento profondamente una spinta più grande e autentica che mi fa vibrare e prescinde dalle conoscenze, da ciò che ho imparato.

    La parola yoga significa unione e questo è ciò che negli anni ho sempre ricercato, e che ritengo chiunque ricerchi ogni giorno, più o meno consapevolmente. Quando ci sentiamo felici e appagati a prescindere dalle circostanze, quel senso di unione è attivo; quando siamo preda delle emozioni che definiamo negative, siamo invece disconnessi dalla nostra consapevolezza, dal nostro Sé più alto, che ci consentirebbe invece di osservare ogni emozione e le nostre ombre e ferite, senza rinnegarle o combatterle, bensì integrandole.

    Tutti desideriamo sentirci amati, ma spesso siamo noi stessi a non amarci, non ci sentiamo abbastanza, rincorriamo obiettivi senza soffermarci su ciò che davvero vogliamo, facciamo di tutto il più delle volte mossi dalla paura.

    DAL FARE ALL’ESSERE: LE FERITE SONO PARTE DEL PERCORSO DI GUARIGIONE

    Quando ero piccola, come tutti i bambini volevo essere amata e accettata: purtroppo è difficile che i piccoli vengano sostenuti nella loro libertà di essere. I genitori, per quanto in buona fede, tendono a trasmettere un’idea di giusto e sbagliato, identificando il bambino con il suo comportamento. In effetti, però, quella libertà di essere viene negata molto presto. Essere bambini bravi o cattivi, ogni tipo di giudizio e di relazione condizionata, ci porta da adulti a comportarci ancora secondo quegli schemi che abbiamo imparato e a manifestare ogni emozione relativa alle ferite ancora aperte: desiderio di approvazione, insicurezza, bassa autostima, rabbia, paura di essere rifiutati o abbandonati, vittimismo, prepotenza, ecc. In altre parole, un senso di separazione ci domina, allontanandoci da quel nucleo, da quell’essenza che è la nostra anima, l’elemento indivisibile, infinito e senza tempo. Quel tempo che ci è stato negato da piccoli e da adulti ci neghiamo, quel bambino dimenticato e sperduto vanno ritrovati. La felicità non è altro che questa completezza, questo essere, contrariamente a ciò che nella società di oggi si continua a fare, accumulando gratificazione da fonti esterne che non sono quella reale, quella della propria verità. È una scelta di leggerezza e può avvenire con dolcezza in un attimo, senza bisogno di metodi dolorosi ed esperienze pesanti prolungate.

    Da bambina avevo questa enorme sensibilità di cui non solo non sapevo cosa fare, ma che trovavo spesso anche scomoda. Mi sentivo spesso lontana da ciò che appassionava i miei coetanei, perciò provavo un senso di solitudine in cui stavo bene ma che al contempo cercavo di colmare. Da un lato volevo essere riconosciuta, dall’altro non volevo essere speciale, perché faceva troppa paura assumersi la responsabilità della mia forza, delle capacità del mio cuore.

    Per molti anni ho impiegato tanta energia per farmi accettare, per sentirmi parte di un gruppo o benvoluta dalle figure autorevoli che riconoscevo dalla visuale ristretta delle mie ferite. Nella prima fase della giovinezza, ho imparato a limitare la manifestazione dei miei punti di forza, immergendomi nei mondi degli altri senza dare voce al mio. Da più grande, ho iniziato ad accorgermi di quante persone vedessero in me ciò che io stessa avevo messo da parte per paura di essere me stessa. Era una sensazione gradevole, iniziavo a vedermi e quindi a creare relazioni più autentiche. Tuttavia avevo ancora molte paure con cui fare i conti e tanto giudizio e severità nei miei confronti.

    Leggevo le persone con facilità, percepivo chiaramente più di quanto fosse visibile agli occhi, gli angeli mi erano vicini, facevo sogni premonitori: niente di tutto questo era da me vissuto appieno, accolto con amore. Le mie ferite mi tenevano tra la paura del giudizio da un lato e il desiderio di riconoscimento dall’altro. Per anni quindi mi sono nascosta dietro ai miei genitori, riproducendo il modello di figlia perbene e responsabile; dietro alla mia più cara amica e al suo percorso a contatto con il pubblico, senza amare e dunque abbracciare il mio, più intimo e apparentemente fuori dal mondo; dietro ai gruppi di amici e familiari, vestendo il ruolo che mi veniva attribuito e rifuggendo il mio diventare adulta, perché io stessa proiettavo le mie ombre per farmi amare. Non ero proprio abituata ad esprimermi davvero per chi ero, in tutte le parti di me; mi dispiacevano le definizioni, le catalogazioni, le etichette, eppure me le lasciavo mettere addosso perché io stessa le ricercavo per non uscire da una zona comfort. Mi nascondevo nel mio guscio, attirando la reclusione in gabbie dorate molto comode.

    Tutto questo era necessario per rendermi conto di come fossi una bambina ferita che urlava di volere essere amata e, al tempo stesso, continuava a nascondersi dietro ciò che la faceva sentire al sicuro ma in effetti la privava della propria verità, della forza di seguire il proprio cammino invece di incarnare un ruolo che di volta in volta le veniva dato.

    LUCE E OMBRA: L’UNO E LE SINCRONICITÀ DELL’AMORE INCONDIZIONATO

    Quando sono diventata mamma mi è cambiata la vita, come spesso si sente dire in relazione alla maternità. Vedere questa creatura innocente crescere, assorbire le informazioni e le emozioni, formare il proprio carattere, mi ha ricordato cosa significhi essere quel bambino. Come vogliamo essere amati, come cerchiamo risposte all’esterno, come la sensibilità non sia una condanna e, anzi, se nutrita lasciando la libertà di essere, sia una grazia e una forza per crescere.

    Essere madre mi ha messo da subito a confronto con le mie ombre. Mio figlio mi ha insegnato e continua a insegnarmi molto. I bambini, naturalmente connessi alla Fonte, fanno da specchio alle emozioni degli adulti, riportando ciò che noi non abbiamo ancora risolto: le ferite e le ombre non ancora guarite e integrate. Ci sfidano allora con quel che impropriamente chiamiamo capricci, quando in effetti ci invitano a portare l’attenzione verso noi stessi. Ci fanno diventare pazzi, non riusciamo proprio a capire dove sbagliamo; inizia allora a venir fuori ciò che, nella comunicazione nonviolenta (anche detta empatica) sviluppata dallo psicologo Marshall Rosenberg¹, viene definito sciacallo. A differenza della giraffa, il cui linguaggio non è giudicante e piuttosto accoglie e si esprime con empatia senza pretese, realizzando così relazioni gioiose, lo sciacallo valuta e svaluta se stesso e gli altri. Succede per esempio quando ti dici di essere il genitore peggiore del mondo oppure pensi che sia il bambino ad essere sbagliato o ad avere qualcosa che non va, un problema da risolvere, e lo definisci in base al giudizio. Ecco, se siete genitori e vi è successo almeno una volta di giudicarvi o giudicare vostro figlio, quello è l’inizio di una potenziale evoluzione: diventare amici di quello sciacallo è il primo passo.

    È un’occasione preziosa per scoprire, finalmente, che l’amore è più forte del giudizio, se solo ci concediamo di guarire: dove c’è luce c’è anche ombra, è un fatto; ma è quella stessa dualità che ci porta ad essere Uno, a trasformare paure, sensi di colpa, rabbia e frustrazioni di ogni tipo, in amore incondizionato. Quando ci liberiamo delle condizioni, smettiamo di avere pretese e aspettative e ci permettiamo di fiorire nel nostro pieno potere, conciliando tutti quei pezzettini sparsi che finalmente si ricompongono in un insieme.

    Dopo qualche tempo, ho iniziato a rendermi conto di come quelle ombre si attivassero proprio grazie alle relazioni familiari e, pian piano, ci ho lavorato (e continuo a lavorarci su strati ogni volta differenti che affiorano nei tempi divini). Ho compreso come ciò che non accettiamo di noi stessi diventi il nemico numero uno, quando invece è un potenziale luminoso da portare nel mondo.

    Così come in altri episodi della mia vita, anche relativamente alla nascita di mio figlio gli angeli si sono fatti sentire. O meglio, dovrei dire, io mi sono permessa di ascoltare, invece di continuare a ignorare i loro messaggi e la loro presenza, che è continua e aspetta solo che noi la accogliamo. Ho ricevuto il messaggio della nascita di mio figlio Michele in un sogno premonitore, una decina di giorni prima della data in cui aspettavo il ciclo. Abitavo negli Stati Uniti e, quella mattina, mi sono alzata e sono corsa fuori a comprare un test di gravidanza che, pochi minuti dopo, avrebbe confermato la notizia.

    È stato in quel periodo che ho iniziato a leggere libri sugli angeli, a prestare più ascolto, a non ignorare più i segni da parte di questi esseri di luce, non solo angeli ma anche tante altre presenze luminose e piene d’amore con le quali avrei finalmente accettato di comunicare attraverso quella predisposizione che sin da piccola faceva parte di me. La mia gravidanza è stata magica, piena di meraviglie, e la nascita di mio figlio – mentre dall’altra parte del mondo, contemporaneamente, lasciava il mondo terreno mia nonna – è stata un’esperienza d’amore e sincronicità incredibili.

    Dopo poco tempo, tornata in Italia con la mia famiglia, vengo a sapere di un seminario tenuto da una nota insegnante esperta di angeli. Sono molto grata a lei e a quel periodo della mia vita, perché è a partire da questo incontro che ho permesso a me stessa di accogliere quell’amore che da sempre avevo sentito e ricevuto. Da lei ho appreso tecniche specifiche che coinvolgono l’energia angelica e di molti altri esseri di luce. Ho deciso allora di accogliere quei segni e messaggi che continuavano ad arrivarmi da queste altissime frequenze che mi spingevano a portare nel mondo il mio contributo.

    Tutto è da un’unica Fonte e possiamo scegliere di collegarci ad essa per portare la nostra luce nel mondo. C’è un’evoluzione in corso, non si arresta mai, e chi se ne accorge ha la responsabilità e il diritto di scegliere di essere un canale di quella luce. Ciascuno di noi ha una sua voce e può portare a suo modo, risuonando con la propria vibrazione, quel collegamento alla Fonte.

    NON SOLO ANGELI: I MESSAGGI DEGLI ESSERI DI LUCE PER L’EVOLUZIONE DELL’ESSERE UMANO

    Le informazioni mi arrivavano continuamente dagli angeli ma anche dalle guide, dai maestri, dalle figure del divino femminile. Ho appreso, nel corso di queste connessioni, anche messaggi da coloro che si presentano come abitanti delle stelle. Ho riscoperto una relazione importante con coloro che avevo ignorato per lunghi anni, per via del depistaggio attuato dalla mia mente che ci vedeva la tanto per me limitante religione. Quando, invece, non solo sin da piccola mi hanno seguito con particolare amore, ma ho scoperto essermi proprio familiari. Parlo di Gesù Cristo e Maria Maddalena: di quest’ultima non avevo mai sentito parlare se non nei termini riduttivi e discriminanti a lungo tempo comunicati dalla Chiesa che più di recente l’ha invece rivalutata; e facevo coincidere Gesù con tutta la noia, gli obblighi, la scolarizzazione religiosa che mi avevano fatto scappare a gambe levate. Avevo ridotto questa meravigliosa figura a un personaggio dei libri che, nonostante la sua forte presenza amorevole durante la mia infanzia, associavo alle ore di religione a scuola o a tutte quelle contraddizioni della Chiesa che mi avevano allontanato.

    Solo una rinascita mi avrebbe riavvicinato, ed è stato Amore. Mi sono permessa finalmente di ascoltare, ricevere, accettarmi come sono. Il loro messaggio, la loro energia, la loro umanità e divinità mi erano così vicini che il mio cuore si espandeva sempre di più. Ho compreso perché Gesù è il Cristo e, soprattutto, che non è una figura lontana come avevo percepito da chi insegna precetti e comportamenti. Lui è qualcuno che ci insegna l’Amore e siamo tutti in grado di sentirlo dentro di noi, così come ciascuno di noi ha in sé la possibilità di abbracciare la coscienza cristica, l’amore incondizionato. Maria Maddalena insegna come incarnare quell’amore, come coppe del divino. Questo è il presupposto per un’evoluzione del genere umano, per un ritorno alla sacralità che siamo, esseri dalle potenzialità infinite.

    Mi seguivano da sempre, eppure ho accolto i loro messaggi spontaneamente solo quando mi sono data il permesso. Dai loro insegnamenti ho percepito come i Gesti Sacri® avessero un’origine antica, unendo lo yoga ad altre pratiche di consapevolezza applicate nell’antico Egitto, dagli abitanti delle stelle, dallo stesso Gesù Cristo e da Maria Maddalena, e poi anche dalla loro figlia Sara Tamar, la cui energia ha risuonato particolarmente con me nel portare nel mondo questo strumento. L’energia cristica di guarigione è fortissima in questi gesti che uniscono la sapienza della tecnologia yoga all’amore incondizionato che loro insegnavano.

    Pur essendo una pratica così antica, si è rivelata super attuale: io stessa, mamma e donna le cui giornate spesso volavano tra mille attività, ho avuto modo di riallinearmi ogni giorno attraverso questi mudra che – di volta in volta – crescevano in numero, si accompagnavano a parole in una lingua che non conoscevo e a simboli sacri che

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