Platonopoli
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Book preview
Platonopoli - Fabrizio Bartoli
Bibliografia
Copertina
… C on il loro aiuto (l’Imperatore Gallieno e Salonina) Plotino avrebbe voluto restaurare una città della Campania, andata in rovina, in cui, datole il nome di Platonopoli, avrebbe voluto ritirarsi con i suoi compagni e discepoli, osservando le leggi platoniche
.
(Porfirio – Vita Plotini, XII)
Premessa
Ho sempre ritenuto che, quando si vuole trasmettere un insegnamento Tradizionale occorre semplicemente di portare in evidenza qualcosa di già detto, tenendo conto, nei commenti e nelle riflessioni, del linguaggio e delle abitudini espressive del momento. Sappiamo che la parola Tradizione
deriva da " tra-duco , condurre attraverso una Tradizione-insegnamento che si trasmette dalla notte dai tempi. Il mio intento è quello di contribuire a portare in evidenza insegnamenti Tradizionali; lo spirito è quello ricordato da Newton quando ha affermato in una lettera a Hooke (1676):
Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di Giganti . Giovanni di Salisbury attribuiva al suo Maestro Bernardo di Chartres (1070 - 1130 d.C.), ambedue appartenuti alla famosa scuola filosofica platonica di Chartres, questa frase:
Diceva Bernardo che noi siamo nani sulle spalle di Giganti, così possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della nostra vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei Giganti" .
Siamo quindi nani
, ma se riusciamo a salire sulle spalle dei Giganti che ci hanno preceduto, cioè avvalerci dei loro insegnamenti, potremo allargare la nostra visione e vedere più lontano.
Questo è il mio intento ed il mio augurio che estendo a tutti i lettori.
Fabrizio Bartoli
Introduzione
Platonopoli è una città ideale di filosofi, governata secondo le leggi di Platone, che doveva sorgere in Campania, probabilmente vicino all’antica Vescia, tra Napoli e Gaeta.
Il progetto di questa città fu proposto dal filosofo neoplatonico Plotino (205 – 270 d.C.), come ricorda il suo discepolo Porfirio nel suo scritto La vita di Plotino
.
In questo saggio vengono raccolte le poche testimonianze e commenti relativi alla mancata fondazione di Platonopoli, ma anche le notizie delle altre città ideali, alcune forse realizzate nella remota antichità, altre invece pensate e proposte senza mai essere costruite. Ricordiamo Atlantide, Adocentyn ed Eliopoli nell’antico Egitto, la Repubblica di Platone, e, in tempi più recenti, " L’Utopia di Tommaso Moro,
La città del sole di Tommaso Campanella,
La nuova Atlantide " di Francesco Bacone, ecc…
Ci siamo chiesti se questo mito della città ideale, che nel passato è stata considerata anche una possibilità reale da realizzare, sia pensabile al giorno di oggi.
Una città dei filosofi governata secondo le leggi suggerite da Platone potrebbe essere una proposta seria da prendere in considerazione ?
La maggior parte delle persone risponderà che è un utopia, vagheggiata da filosofi e pensatori fin dai tempi antichi e che non si potrà mai realizzare. Vorrei però ricordare che un grande filosofo come Platone per tre volte venne in Italia a Siracusa, per tentare di costituire una Repubblica-città ideale, lo stesso Plotino poi, 600 anni più tardi, tentò realmente di fondare in Campania Platonopoli ed aveva persuaso l’Imperatore Gallieno della opportunità di realizzarla.
Platone nella sua Repubblica era convinto che questa città – stato ideale fosse già stata creata in passato ed anche che potrà essere realizzata in futuro, ecco il brano ( Repubblica VI, 499):
Sia pertanto ai filosofi perfetti questa necessità di governare lo Stato ... lo Stato (città) descritto ci fu, c'è e ci sarà, ogni volta che questa Musa della filosofia abbia la città in suo potere
.
Dunque se un Vero filosofo, che ha realizzato la saggezza, sarà chiamato a guidare uno stato, una comunità, una città, allora la città ideale potrà essere realizzata. Credo che questo pensiero sia sempre valido, oggi più che mai.
La città dei filosofi, per ora ideale ed utopica, forse un giorno si realizzerà.
Plotino e la sua Platonopoli
Plotino
Plotino, filosofo neoplatonico, nato in Egitto a Licopoli intorno al 204 d.C., secondo il racconto del suo discepolo Porfirio (vita di Plotino), si mostrò sempre persona di altissime qualità morali e spirituali. Studiò ad Alessandria d’Egitto e si ritenne soddisfatto solo quando assistette alle lezioni di Ammonio Sacca, fu però influenzato anche dalle opere di Alessandro di Afrodisia, di Numenio di Apamea , e da vari filosofi stoici.
Dopo i 36 anni viaggiò in oriente per apprendere gli insegnamenti filosofici persiani ed indiani, e intorno ai 40 anni andò a Roma, dove passò la maggior parte degli anni successivi.
A Roma Plotino fondò la sua scuola neoplatonica alla quale aderirono molti studenti: l'etrusco Amelio, il senatore Castrizio Firmo e Eustochio di Alessandria, un medico che curò Plotino fino alla fine, Zethos, di origine araba, Zotico, critico e poeta, Paolino, un dottore di Scitopoli e Serapione di Alessandria.
Aveva poi altri studenti nel Senato romano, oltre a Castrizio, come Marcello Oronzio, Sabinillo, e Rogaziano.
Tra i suoi studenti si annoveravano anche donne, come Gemina, nella cui casa visse durante la sua residenza a Roma, e la figlia di lei, anch'essa chiamata Gemina, poi Amficlea, moglie di Aristone.
Durante la sua permanenza a Roma si accattivò la simpatia dell’Imperatore Gallieno e della moglie Salonina, i quali furono interessati alla sua filosofia e ai suoi progetti, tra cui quello di realizzare una città dei filosofi, Platonopoli.
Plotino visse i suoi ultimi giorni in una proprietà in Campania, forse situata nei pressi delle antiche terme di Vescia, lasciatagli dall'amico Zethos.
Secondo il racconto di Eustochio, che gli fu accanto al momento del trapasso (270 d.C.), le sue ultime parole furono: «Sforzatevi di restituire il Divino che c'è in voi stessi al Divino nel Tutto».
A proposito di Platonopoli, Porfirio, discepolo di Plotino e suo biografo, aveva scritto (Vita Plotini, XII): " L’imperatore Gallieno e sua moglie Salonina veneravano Plotino ed erano a lui molto affezionati, con il loro aiuto Plotino avrebbe voluto restaurare una città della Campania, andata in rovina, in cui, datole il nome di Platonopoli, avrebbe voluto ritirarsi con i suoi compagni e discepoli, osservando le leggi platoniche. Questo progetto sarebbe anche facilmente riuscito al filosofo, se taluni cortigiani, per invidia, avversione o altro indegno motivo, non vi avessero frapposto ostacolo".
Francesco Adorno nel suo libro " la filosofia antica commenta lo scritto di Porfirio citando Pugliese Carratelli, che nel suo testo
La crisi dell’Impero nell’età di Gallieno, così aveva scritto:
la città dei filosofi nel senso platonico, che Plotino ha ideato, è concepita non come pratica attuazione di uno schema politico, ma come una ‘synoikesis’ di quelli che, veramente filosofi, si sono fatti cittadini della polis. Il progetto di Plotino acquista così un altro significato e può trovare una più soddisfacente soluzione il discusso problema dell’atteggiamento di Plotino verso la politica. L’Alfoldi ha recisamente affermato che nelle Enneadi ricorrono proposizioni circa la vita politica che sono in insanabile contrasto tra di loro. Queste pretese contraddizioni si dissolvono invece, quando si avverta che lo spirito di Plotino è orientato in senso perfettamente platonico e distingue quindi nettamente quanto attiene al sofos (filosofo) e quanto agli altri uomini, lontani e non profondamente animati da quella vera filosofia
che sola, come insegna Platone, conduce alla teoria (contemplazione)".
A sostegno della tesi di Carratelli, Francesco Adorno richiama un brano delle Enneadi di Plotino (II, 9, 9, 77): Egli sa bene che duplice è la vita di quaggiù: l’una per i saggi, l’altra per il volgo; protesa, nei saggi, ad altezze di vette supreme, mentre negli uomini abituali è suscettibile, ancora, alla sua volta di distinzione: l’una memore della virtù, partecipa a un qualche bene; ma la turba degli sciocchi esiste solo, per così dire, come artigiana manuale di ciò che serve al bisogno di superiori
.
Adorno era convinto che, il progetto di Platonopoli resta un ideale, un rifugio, una città di saggi in conversazione, volti, per dirla con Porfirio, alle virtù intellettuali attraverso quelle " catartiche", purificatorie.
Secondo questa tesi, sostenuta anche da Plotino, ci sono profonde differenze tra gli uomini, di cui bisogna tener conto anche per ben organizzare una comunità.
La città dei filosofi dovrebbe quindi essere riservata ai veri filosofi, a coloro che si sono elevati moralmente e, resesi virtuosi, aspirano a contemplare i principi universali e il Sommo Bene, avendo ormai rinunciato ai piaceri materiali del mondo.
Gli altri uomini dovrebbero vivere in un’altra città, con altri obbiettivi, ma dovrebbero permettere ai filosofi una loro vita contemplativa, che prevede una diversa organizzazione sociale.
Plotino afferma addirittura che " gli sciocchi, coloro che non riconoscono la possibilità di una vita superiore, dovrebbero servire gli altri uomini
superiori", ammettendo di fatto classi sociali differenti ed organizzate in modo da accettare questa differenza.
John M. Rist nel suo libro " Eros e Psyche: studi sulla filosofia di Platone, Plotino e Origene " pone un interrogativo: ma come mai Plotino, se era realmente interessato ai monasteri o a scuole filosofiche, riteneva necessario fondare non una scuola, ma una città ?
Rispondendo a questa domanda