Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Historia minima - Vol. III: 2013 - 2014
Historia minima - Vol. III: 2013 - 2014
Historia minima - Vol. III: 2013 - 2014
Ebook399 pages4 hours

Historia minima - Vol. III: 2013 - 2014

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Questi libri sono un utile strumento per chi ha interesse a comprendere il presente. Troppo spesso ci si dimentica di un passato, anche recente,  che da interessi di parte viene troppo spesso modificato, stravolto, a volte oscurato. E’ una piccola storia dei mali di un Paese, messo alle strette da una crisi che ha evidenziato il suo ritardo strutturale, politico ed economico. L’Autore ha la capacità di vedere, con occhio disincantato e di attento polemista, uomini e vicende, passioni e frustrazioni, di una società discontinua, in preda ai deliri di una politica sostanzialmente fine a sè stessa. In questo primo volume sono raccontati fatti e misfatti dal 2013 al 2014. Nella speranza di incoraggiare una rinnovata coscienza civile, critica ma anche propositiva, l’invito a riprendere in mano la storia: una “Historia Minima”! “Chi controlla il presente, controlla il passato. Chi controlla il passato, controlla il futuro!” (G.Orwell)
 
LanguageItaliano
Release dateApr 14, 2021
ISBN9788831381635
Historia minima - Vol. III: 2013 - 2014

Read more from Stelio W. Venceslai

Related to Historia minima - Vol. III

Related ebooks

Politics For You

View More

Related articles

Reviews for Historia minima - Vol. III

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Historia minima - Vol. III - Stelio W. Venceslai

    bianco

    Curriculum dell’autrice della copertina

    Margherita Rosito è nata a Sondrio e, dopo brevi e intense esperienze teatrali, si orienta verso le arti figurative, dapprima come autodidatta e, poi, nel 2001, quando si trasferisce a Roma, studiando privatamente disegno e pittura ed esponendo le sue prime opere. Negli ultimi cinque anni ha realizzato copertine per libri e riviste e ha partecipato a numerose mostre collettive, nazionali e internazionali.

    In particolare, si ricordano una mini personale a Torino nel 2016 e una personale, nel settembre 2018, presso il Chiostro degli Agostiniani a Bracciano, sul tema " Donne tra mythos e storia ".

    Membro dell’Accademia Templare di Roma, ha ricevuto diversi riconoscimenti in selezioni nazionali e internazionali tra cui quello per l’opera " La Rosa Mistica , al Premio Apollo dionisiaco 2015 (manifestazione artistica patrocinata dal Comune di Roma), il Premio grande maestro 2016 (a cura della rivista Effetto Arte), con l’individuazione da parte di Paolo Levi quale artista su cui investire (selezione D.O.C.- 2016) e un Diploma d’onore al Premio internazionale Michelangelo Buonarroti, nel 2018, con menzione d’encomio per l’opera Iside incarnata: Cleopatra ".

    Di lei si sono occupati positivamente diversi critici d’arte, come Vittorio Sgarbi, Paolo Levi, Fulvia Minetti Giovanni Papi etc.).

    Riferimenti: secret72.mr@gmail.com

    In Copertina: Arcano Zero-Il Matto" © Margherita Rosito -Acrilico su tela 40x60 cm.

    Introduzione dell’Autore

    La copertina di questo terzo volume di raccolta di articoli rappresenta una nota figura dei Tarocchi: il Matto, né altra figura potrebbe meglio rappresentare simbolicamente il biennio in questione.

    La divinazione tramite i Tarocchi è arte antichissima e più che millenaria. Non si può razionalmente credervi, ma nel corso del tempo si è talmente arricchita di simboli e di storie da essere, per molti, una specie di bibbia laica per la predizione del futuro. Se davvero così fosse, le sorti del nostro Paese potrebbero essere tranquillamente affidate ai tarocchi. Non è detto che le cose andrebbero poi peggio.

    La vita politica italiana, densa di eventi, nel quadro delle tensioni internazionali del periodo, osservata dall’esterno, mi sembra un po’ folle. Di qui l’idea del Matto. Gli analisti del futuro definiranno certamente questo periodo in modi diversi: l’epoca di Letta o dei Pentastellati, oppure, su un piano più generale, il ritorno in auge di Celestino V , il Papa del gran rifiuto, al momento della rinuncia al soglio pontificale di Papa Ratzinger , oppure della nascita del Califfato islamico, anche se questo accostamento può sembrare del tutto incongruo e gratuito.

    Nel cercare una logica nelle azioni umane ci si sperde in un labirinto di supposizioni e, in conclusione, si finisce per dubitare di tutte. A cercarla nella politica italiana, poi, si perde solo del tempo. Il cronista può raccontare dei fatti, cogliere gli spunti più evidenti di un evento, cercare di interpretarlo con quel buon senso che, troppo spesso, nel dibattito delle opposte fazioni, sembra smarrito.

    C’è stata, comunque, una vistosa accelerazione dei tempi e dei mutamenti. Scorrendo queste pagine si ha la sensazione che siano trascorsi decenni dagli accadimenti e dalle polemiche che sono stati oggetto di commento e che le passioni che agitavano allora gli addetti ai lavori siano non solo spente ma, addirittura, incomprensibili.

    La generalizzazione delle comunicazioni, con l’avvento della rete globale che ha reso il mondo più piccolo, anche se più informato, non ha contratto solo lo spazio ma anche il tempo, che è stato consumato sempre più velocemente, lasciando vuoti di memoria importanti e, spesso, impedendo la riflessione sui mutamenti in corso.

    In realtà, questi mutamenti non sono stati prodotti dall’uomo ma sono stati affannosamente inseguiti, rincorrendo sempre più chimere, tanto inusitate quanto inappropriate nell’era della digitalizzazione. La corsa collettiva verso il benessere si è progressivamente arrestata. La crisi finanziaria globale ha ridotto molte speranze di sviluppo e le illusioni su un mondo migliore. Allo stesso tempo, ha suscitato la necessità di un cambiamento, non importa se in meglio o in peggio ma, comunque, purché fosse tale.

    Accelerazione e irriflessione, assieme, sono state la caratteristica di questi anni, favorite da un’impotenza occidentale in genere ed europea in particolare, come, forse non era mai accaduto in passato.

    La Siria e l’Ucraina sono state, nel quadrante degli interessi europei, i casi più emblematici delle contraddizioni e delle incapacità delle Potenze occidentali, almeno apparentemente, sempre prese alla sprovvista dai fatti del mondo.

    In questo periodo comincia la parabola infausta di Renzi , si prolunga il mandato di Napolitano , va declinando la stella di Obama . Quanto alle questioni italiane, nulla di nuovo, se non l’ascesa dei Pentastellati. Le cose scritte ieri, purtroppo, sono ancora attuali.

    Nella rilevazione critica dei fatti sono stato aiutato da alcuni amici, consapevoli del valore di un contributo di riflessione e di critica comuni. A loro va il mio doveroso ringraziamento.

    Le Idi di Marzo della Reoubblica

    16/01/2013

    Alle Idi di Marzo uccideremo la Repubblica. Lo faremo con 180 simboli di carta straccia, espressione di una sciagurata protesta, e di tre gruppi di lestofanti. I nuovi simboli sono l’espressione dell’impotenza politica nella quale si trovano gli Italiani, divisi in tre gruppi, l’essenza d’una casta mafiosa che strozza il Paese.

    Nessuno di essi vuole fare politica come vorrebbe la maggioranza dei cittadini. Cercano un posto nella lista elettorale, aspirano ad acquisire o a mantenere i loro privilegi, si riciclano con sigle di comodo, non intendono governare, ma solo partecipare al grande banchetto. Durerà poco o molto, non importa. Tanto, ci saranno pur sempre per loro un privilegio, una pensione, un titolo.

    La farsa continua nel peggio, alimentata dagli imbecilli delle televisioni che cercano il colpo grosso, la botta di share , la visibilità di chi, almeno apparentemente, non trema davanti ai potenti di turno.

    Dov’è la politica che interessa il Paese? A sinistra, al posto dei Prodi e dei Bertinotti di un tempo, ci sono Bersani e Vendola . Cos’è cambiato? Solo qualche casacca, come il Tabacci , che da destra passò al Centro e ora alla sinistra, assieme a qualcun altro.

    Cosa vuole il PD? Non c’è nessuna idea, nessuna proposta. Solo governare. È dai tempi di De Gasperi che la sinistra vuole sedersi al potere. Non c’è mai riuscita, tranne con la breve e inutile presenza di D’Alema . Ricordate il povero Occhetto , che parlava d’una gioiosa macchina da guerra e finì tra le macerie? Bersani , che dopo la vittoria su Renzi aveva in pugno la vittoria, farà la stessa fine. Forse vincerà, ma con un pugno di mosche in mano.

    Al centro, cloaca di tutti i miasmi radicali democristi e conservatori, solo l’idea di avere un ruolo dà spazio alle velleità di Casini , l’uomo nuovo di tutte le bandiere. È da trentott’anni che fa l’uomo nuovo, l’ago della bilancia.

    Si sono accoppiati con Montezemolo e Fini , hanno per leader Monti , un altro uomo nuovo, sono conservator-progressisti. Che significa? Cosa c’è da conservare di questa Repubblica marcescente? Al massimo le lapidi dei Costituenti.

    Monti ci ha affamato e ha distrutto le speranze d’una ripresa. Il nostro debito pubblico è aumentato ancora di 24 miliardi, lo spread è sceso ma la gente fa la fame, i consumi sono al livello più basso del dopoguerra, le pensioni sono miserabili, tranne per alcuni (ma i privilegi non si toccano!), 45.000 imprese hanno chiuso i battenti, la disoccupazione sale, chiude la Richard Ginori, 5.000 operai FIAT, a Melfi, vanno in cassa integrazione straordinaria, l’Alitalia è in vendita, l’Ilva è una tragedia che non si sa da che parte affrontare. Vogliamo continuare? Monti, come leader del centro, e Montezemolo , come suo ispiratore sottobanco, sono l’espressione di tutto ciò che è stato deleterio per il Paese: i cosiddetti poteri forti. Monti ha una grande credibilità internazionale. Lo vogliono in Europa. Se lo tenessero.

    La destra è un disastro che si regge sulle spalle di Berlusconi . Il meglio del peggio? C’è da vedere. È un uomo di coraggio e da spettacolo. Ma tutto lì. Tra gli infiniti errori commessi quando era al potere, primo fra tutti, è stato quello di non aver governato lo Stato, pur avendo la maggioranza assoluta. Poteva cambiare tutto. Ha pensato soltanto a se stesso. Non dimentichiamolo.

    Ora si presenta vantando che sopprimerà l’IMU sulla prima casa. L’IMU è stata un’idea sciagurata che affosserà Monti e tutti coloro che l’hanno voluta. Tutti, perché l’hanno votata compatti. a destra, a sinistra e al centro. Berlusconi dice che vi è stato costretto, perché altrimenti cadeva il Governo! Adesso, fanno marcia indietro, anche il PD. Come se governare fosse la festa di Halloween: scherzetto e dolcetto, tangente e ricatto.

    Molti, forse, voteranno Berlusconi perché propone di sopprimere l’IMU. Ma è una magra rivalsa. Anche lui l’ha voluta. Stupisce che tanta gente gli dia credito e che uno share di ascolti superiore al normale gli guadagni dei consensi. Se la politica è spettacolo, andiamo al botteghino. A ben vedere, questa è solo una tragica commedia con attori fasulli.

    Se questa gente scendesse in piazza, se andasse per le strade, dove ci sono le serrande dei negozi abbassate, se andasse nei supermercati che sono semi vuoti, se parlasse con il muratore, la badante, il tassinaro, l’impiegato, un ragazzotto qualunque in cerca di lavoro e a casa da mamma, forse si renderebbe conto del disagio profondo in cui vivono tutti, senza soldi, con un presente difficile e un futuro incerto ma, soprattutto, senza speranze. Davvero si crede che questo sia il meno peggio?

    Taluni pensano che dietro tutto ciò ci sia un complotto internazionale dell’alta finanza e di altri interessi occulti per distruggere il Paese. Non lo credo. Che se ne farebbero di un’Italia povera e in declino? Dietro ci siamo solo noi, che per decenni abbiamo tollerato che tutto questo accadesse.

    La Repubblica è alla fine. Non facciamoci illusioni. Votare è un dovere civico, ma presuppone un sistema di libertà. Siamo solo liberi di scegliere il tipo di corda con la quale impiccarci. Nessuno di questi figuri merita più la nostra fiducia. Questa gente deve essere ridotta in un ghetto, isolata, come se fossero degli appestati. Hanno fatto troppi danni per essere ancora credibili.

    Il governo che ne verrà fuori durerà pochissimo. Si andrà a nuove elezioni o a un colpo di Stato. Perché non si parla di quello che sta succedendo in Grecia o di ciò che potrà accadere in Spagna? Perché non conviene, e non è bene che gli Italiani possano prenderne esempio.

    Occorre prepararsi a questi eventi. Occorre lanciare un grande movimento politico di rinascita del Paese, affrontare seriamente il rilancio delle imprese: meno soldi e più esenzioni, la ristrutturazione dello Stato: meno autonomie e più efficienza, la riforma dei partiti e dei sindacati nel rispetto delle leggi, la libertà di usare il nostro denaro, la cancellazione dei privilegi, l’ottenimento d’una giustizia reale, per tutti, compresi i carcerati, una fiscalità equa e possibile e una sanità che non lasci morire negli androni d’un ospedale.

    Non votate. Lasciateli soli. Diffondete queste idee e diamoci da fare.

    Il male del Mali, l'Azawad

    19/01/2013

    Il malessere africano, dopo infiniti conflitti locali, politici, religiosi e tribali, sta finalmente esplodendo sul piano internazionale. Finalmente, perché più bolliva nella pentola, maggiore sarebbe stata l’esplosione.

    Dell’Africa, in Europa, e comunque in Italia, si ha un’idea piuttosto confusa. Si sa che esiste, talvolta ci si va in viaggio, alcuni ci lavorano, molti contribuiscono ad alleviare la disperazione dei suoi abitanti. Ma cos’è, realmente, l’Africa? Un continente di 54 Stati, con oltre un miliardo di abitanti, centinaia di lingue (solo in Nigeria se ne parlano più di 60!) oltre quelle dei colonizzatori, con centinaia di etnie diverse.

    Questo continente, grosso modo, va diviso in tre parti: l’Africa del nord, l’Africa anglofona (a destra, guardando la carta geografica), l’Africa francofona (a sinistra, sull’Atlantico), con due vistose eccezioni: l’Etiopia ed il Sud Africa.

    Nel nord, dominato dalle invasioni arabe che si sono stratificate sulle popolazioni esistenti, si è musulmani (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Sudan). Nell’est anglofono, l’islamismo è molto diffuso ma convive con altre religioni (animismo, induismo, cristianesimo). Nell’ovest francofono è dominante l’islamismo, con molte presenze cristiane, nelle loro varie confessioni. L’Etiopia è cristiano-copta, da tempo immemorabile (e molti sono i Copti che vivono in Egitto). In Sudafrica predomina il mondo cattolico protestante ma anche l’induismo con tracce d’islamismo. Angola e Mozambico risentono della forte impronta cattolica impressa loro dalla dominazione portoghese.

    Politicamente, l’unico Stato che è sempre rimasto indipendente è l’Etiopia. Tutti gli altri, in buona parte, sono il frutto della decolonizzazione.

    Questa è avvenuta tracciando frontiere per Stati mai esistiti, scavalcando o accorpando etnie diverse, solo seguendo gli antichi confini delle colonie inglesi e francesi. Questi Stati, a più di mezzo secolo dalla decolonizzazione, ancora traballano. Le loro élites sono sanguinarie e corrotte, la loro democrazia formale consiste in dittature a vita temperate da colpi di Stato, i loro partiti sono il travestimento politico delle varie etnie in continuo contrasto fra loro. Il razzismo, in Africa, è una realtà sanguinosa di cui non si ha la più pallida idea in Occidente.

    Solo il Sudan del Sud, dopo innumerevoli anni di guerriglia, è riuscito a diventare uno Stato, violando il vecchio assetto delle frontiere coloniali.

    Sono Paesi tanto ricchi, in genere, di materie prime (e quindi sfruttati dai grandi oligopoli internazionali) quanto poveri nel tenore di vita che è tra i più bassi del mondo. Le royalties pagate dalle compagnie straniere vanno ad alimentare i fondi privati dei governanti africani o finiscono nei loro forzieri delle Isole Cayman o di Cipro nord o della Svizzera.

    Nel nord sahariano, che è tutt’altro che un vuoto politico, il collasso del regime libico ha fatto rifluire nei Paesi circostanti mercenari armati di tutto punto, anche di armi pesanti, che si sono trasformati in bande di avventurieri (con il rapimento di turisti, cooperanti e occidentali in genere), cui si sono uniti i trafficanti di carne umana (gli immigrati), fanno i corrieri della droga e nobilitano le loro imprese sotto il mantello islamista, più che altro salafita, cominciando con il distruggere le moschee e i luoghi sacri all’islamismo sufi.

    A fronte di questa diffusa invasione di bande islamiche (Jihadisti, Aquim, Al Quaeda, Mujao, Salafiti e MNLA), i governi dell’Africa sahariana sono pressoché impotenti. Già deboli per la fragilità delle loro strutture, come il Niger, o per l’esasperata dittatura dei loro reggitori (Ciad), o per essere di recente usciti da un colpo di Stato, tra l’altro, ancora non ben riuscito (il Mali), l’unico Stato che sembra avere la forza di reprimere questi movimenti è l’Algeria.

    Anche l’Algeria è un Paese fantoccio, che si regge sulla forza dell’esercito e con una dittatura fortemente illiberale, anche se tinta di socialismo islamico-laico. Ma l’Algeria ha le sue tensioni interne, dovute all’insofferenza verso il regime militare, che controlla, in pratica, solo le grandi città e cui sfugge il resto del Paese. Inoltre, il sud dell’Algeria è dominato dall’etnia berbera, cugina dei Tuareg sahariani, che aspirano da secoli a un proprio Stato.

    Per le sue risorse petrolifere e di gas (e, in prospettiva, per i suoi giacimenti di scisti bituminosi), l’Algeria è un Paese troppo importante per l’Occidente. Per questo sta giocando un ruolo piuttosto ambiguo: da un canto finanzia, indirettamente, le bande ribelli, per tenere in piedi un focolaio di tensione e perché, come mussulmani, non possono farne a meno, dall’altro, chiede l’aiuto dell’Occidente, e segnatamente della Francia, per sostenere il suo regime traballante.

    Tutto il Sahara è in ebollizione, perché le etnie tuareg, che al momento della decolonizzazione non sono riuscite a disegnarsi un loro Stato (come per i Kurdi), si sono all’improvviso trovate a essere tutt’altro (Libici, Ciadiani, Nigerini, Burkinabé, Algerini e Maliani). Più volte i Tuareg hanno tentato rivolte, sempre represse nel sangue. Ora, l’irrompere di queste bande armate provenienti dalla Libia dà loro la speranza di rimettere in gioco gli equilibri sahariani e di poter disegnare un loro Stato, l’Azawad, appunto.

    Il Mali è, in questo momento, il principale teatro d’operazioni. Dopo il colpo di Stato del marzo scorso, del capitano Sanogo , l’esercito è rimasto in attesa di cambiamenti che non sono mai avvenuti. Il nord del Paese è nelle mani dei ribelli del deserto, cui arrivano, sembra, corposi finanziamenti dal Qatar, l’astro emergente tra gli Stati del Golfo, che cerca di sostituirsi alla tradizionale egemonia islamica saudiana.

    L’Arabia Saudita ha un re vecchissimo e un erede quasi altrettanto anziano. La leadership saudiana, da sempre legata agli Stati Uniti, è in crisi proprio per questa incertezza sul futuro del Paese.

    Se l’Azawad dovesse consolidarsi, nell’indifferenza dell’Occidente, la sua influenza si estenderebbe rapidamente su tutto il Sahara centrale, coniugando fame e miserie con l’odio per l’Occidente bianco e cristiano, coinvolgendo immediatamente gli Stati dell’area, con le loro riserve metallifere, energetiche e uranifere, Stati militarmente deboli e strategicamente indifendibili. Inoltre, quella grande area di transito per l’immigrazione in Occidente, che è la Libia, sarebbe confortata da questa nuova entità statale islamica, con l’applicazione rigorosa della sharia e la creazione, inevitabile, di campi di addestramento di volontari del terrorismo islamico.

    L’intervento della Francia, peraltro non proporzionato all’entità dell’impegno da affrontare, è il segno di quanto sia sensibile questa area per l’Occidente. La creazione di un nuovo Vietnam, praticamente alle porte di casa, non può che preoccupare tutti e, soprattutto, i regimi nordafricani e centro africani esistenti, prima ancora dell’Europa e dei suoi approvvigionamenti.

    L’Algeria, con il suo esercito aduso alle repressioni violente e puntello del regime, non è di certo sufficiente a contenere la spinta estremista sahariana.

    Il recente massacro ad Amenas, una sperduta località desertica al confine orientale con la Libia, ma importantissimo centro per l’estrazione del gas algerino, ha chiaramente dimostrato i limiti della capacità di ritorsione delle truppe speciali di Algeri.

    La questione è strutturalmente importante perché dalla sua composizione finale deriveranno effetti non trascurabili per tutto il mondo occidentale.

    Sopra la banca la capra canta, sotto la banca la capra paga

    26701/2013

    Nella breve storia governativa di Monti ci sono tre errori fatali:

    a - gli esodati. Si è fatta una legge dimenticando che c’erano 250/300.000 persone che, per varie ragioni, non avevano copertura pensionistica. Nessuno si è dimesso, tutti si sono stracciati le vesti, ma nulla è stato fatto per rimediare a questa dimenticanza. In realtà, si è trattato di semplice ignoranza, imperdonabile. A cose fatte, nessuno ne è stato responsabile, tanto meno il Ministro del Lavoro;

    b - l’IMU, che ha depredato e irritato tutti gli Italiani. Tutti i partiti della coalizione raffazzonata attorno a Monti l’hanno approvata. Adesso, Berlusconi dice che vi è stato costretto (sic!), Monti dice che lui non c’entra ma che, forse, la legge va rivista, Bersani ciancia d’una patrimoniale futura (un’altra!) con la quale rimodellare l’IMU. Nessuno se ne assume la paternità. L’IMU è stata la gemmazione spontanea del governo tecnico;

    c – il Monte dei Paschi di Siena. I 24 miliardi frutto della spoliazione IMU sulla prima casa sono andati a sanare i debiti e gli errori della dirigenza del MPS. Certo, non sono fisicamente gli stessi denari, ma economicamente è come se si fosse detto agli Italiani: il Monte è in difficoltà, pagate per lui.

    Che il sistema bancario italiano non sia una cosa seria, ormai, lo sanno tutti. Basta andare a uno sportello e fare una semplice operazione. Nell’era di Internet e del compute r, per avvalorare un assegno ci vuole almeno una settimana. Per fare un bonifico si paga un semplice clic, come se fosse la cartella di un mutuo, ma per avere un finanziamento occorre fare il camino di Santiago e, molto spesso è negato. Si finanziano solo quelli che sono già in grado di finanziarsi da soli.

    Le banche hanno perduto la loro funzione di raccolta del risparmio, perché la gente non è più in grado di risparmiare. Non esercitano più la loro funzione di erogazione del credito, perché non erogano più crediti. Specie i piccoli e medi imprenditori lo sanno bene.

    Adesso, poi, con le nuove norme, non possiamo ritirare i nostri soldi oltre i 1.000 euro se non giustifichiamo a che cosa ci servono. Il bancario deve trasmettere ogni prelievo superiore a questo ammontare all’Agenzia dell’entrate, che potrà controllare perché e per come. Il segreto bancario è sparito ma in compenso, tutti dobbiamo avere un conto in banca, anche i barboni, perché in tal modo si faranno i pagamenti solo con le carte di credito, così da poter controllare tutto.

    Pensate che regalo alle banche, con milioni di nuovi conti correnti!

    Questo è un Paese strano: per via della privacy un amministratore di condominio non può far sapere agli altri condomini che c’è uno che non paga. Tutti noi, però, siamo alla mercé dell’Agenzia delle entrate, con il redditometro in tasca a valore retroattivo! Viva la libertà!

    Che fanno le banche italiane? Poco risparmio, pochissimo credito. Trafficano in titoli, possibilmente tossici, e fanno affari, per così dire, con i politici. Qui non è questione di Banche rosse o bianche o verdi. Le Banche non dovrebbero avere colore. Invece, ce l’hanno e fanno disastri.

    Lasciamo perdere l’IBI, che è per definizione uno strumento di parte, ma la Banca d’Italia, che fa? A sentire il sommo Draghi, la Banca controlla, ma non è un giudice. Il che significa che se scopre una truffa non ha il potere di denunciarla all’Autorità giudiziaria. Par di sognare.

    Il Monte dei Paschi è da un cinquantennio nelle mani della sinistra. A furia di giocare con la politica dei reggitori del progressismo, si è scottato le mani. Ma non importa. Che paghino gli Italiani.

    Pensate, se il Monte fallisse, quanti risparmiatori andrebbero per le peste! Salvare la situazione era indispensabile. Il fatto che siano gli stessi risparmiatori salvati a pagare per gli errori del Banco è solo una misera questioncella di cui non val la pena neppure di parlare. Infatti, il Bersani si è tirato indietro. Lui non sa nulla e non sapeva nulla, come il D’Alema . Tutti ignari. E noi paghiamo.

    Il sistema bancario è in crisi perché non risponde più alle esigenze per le quali dovrebbe funzionare. Una riforma di questo sistema sarebbe assolutamente necessaria, anche perché è da lì che proviene la crisi, in un contesto internazionale in cui i governanti non hanno il coraggio di mettere le mani.

    Ma non c’è peggior sistema di quello d’essere governati dal potere finanziario che, in tal modo, è incontrollabile. Altro che democrazia!

    Monti è l’espressione di questo potere che ora sta cercando di diventare istituzione. Amministratori come piraña in un mare pieno di pesci. E questo ciò che vogliamo che esca dalle prossime elezioni?

    Il vento del Mediterraneo

    30/01/2013

    Quello che sta accadendo sull’altra sponda del Mediterraneo dovrebbe preoccuparci molto di più delle vicende personali di Berlusconi o di Fini . Purtroppo, sembra che nessuno, in fondo se ne preoccupi ed è male.

    Per capire che cosa stia accadendo, alcuni dati preliminari devono essere considerati con molta attenzione.

    Secondo i dati del FMI, nel 2008, la popolazione di questi Paesi (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto) era di circa 180 milioni di abitanti, con un incremento, negli ultimi 30 anni, del 75% (circa 70 milioni). In Egitto e in Marocco vive pressoché la metà di queste persone. La popolazione dei Paesi dell’area islamica dal Mediterraneo all’Iran, con questi tassi crescita, nel 2030, sfiorerà complessivamente i 600 milioni, ben superiore al numero degli abitanti europei.

    La maggior parte di queste popolazioni, a differenza dell’Europa, è caratterizzata dalla massiccia presenza delle nuove generazioni. Non si tratta soltanto di milioni di nuove bocche da sfamare, ma di una pressione che rischia di essere incontrollabile per il lavoro, la promozione sociale e la stabilità di un’area, così vicina e così sensibile.

    Le tensioni tunisine ed egiziane, ma anche algerine ed albanesi, oggi rappresentano non solo qualcosa d’inaspettato, ma anche di profondamente diverso da

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1