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Adulterio fatale: Harmony History
Adulterio fatale: Harmony History
Adulterio fatale: Harmony History
Ebook218 pages3 hours

Adulterio fatale: Harmony History

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About this ebook

Jennifer, marchesa di Wroxam, ricompare nella vita del marito Julian dopo essere fuggita da Londra otto anni prima. Lui l'accoglie con ovvio risentimento, ma non può fare a meno di notare quanto sia cambiata: la giovanissima sposa che era stata colta in flagrante adulterio con l'aitante Geoffrey è diventata una donna bella, sicura di sé e assolutamente irreprensibile. Come reagirà il gelido marchese al fascino travolgente della moglie e alla scoperta di aver avuto da lei un figlio?
LanguageItaliano
Release dateApr 9, 2021
ISBN9788830528031
Adulterio fatale: Harmony History
Author

Anne Ashley

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Adulterio fatale - Anne Ashley

    Copertina. «Adulterio fatale» di Ashley Anne

    Immagine di copertina:

    Graziella Reggio Sarno

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Reluctant Marchioness

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2002 Anne Ashley

    Traduzione di Leonora Sioli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-803-1

    Frontespizio. «Adulterio fatale» di Ashley Anne

    1

    Affacciata alla finestra del salotto lady Carstairs si guardava attorno distrattamente, quando d’un tratto la sua attenzione fu catturata dall’arrivo di una sontuosa carrozza. Ne discese una donna elegante che, dopo pochi passi, rimase immobile a fissare smarrita la casa di fronte a lei.

    «Santo cielo!» esclamò lady Carstairs. «È forse successo qualcosa di grave agli Stapleford, Serena? Non mi pare di aver sentito nulla al riguardo.»

    Sua figlia, immersa nelle sue letture, diede un’occhiata frettolosa alla carrozza. «Non vi preoccupate, il fatto che la signora porti un abito nero non significa che sia in lutto. A molte donne piace quel colore, di questi tempi» rispose in tono quasi infastidito.

    Lady Carstairs trovava davvero irritante l’atteggiamento saccente della figlia maggiore, ma questa volta non si lasciò azzittire.

    Con un tocco di malizia, ribatté prontamente: «Hai ragione come sempre, mia cara. E magari sapresti anche spiegarmi per quale motivo la signora nasconde il volto dietro un velo nero? Forse per non essere riconosciuta? Del resto, poverina, chi potrebbe mai biasimarla? Quell’odioso marchese di Wroxam non sarà di certo felice di riceverla, chiunque lei sia».

    Serena sorrise divertita. Sua madre, infatti, non perdeva occasione di denigrare quel nobile che non l’aveva mai degnata della minima considerazione. «Sono ormai anni che vi sento dire cattiverie sul conto di lord Wroxam, e probabilmente avrete le vostre ragioni. Devo però ammettere che, le poche volte che mi è capitato di incontrarlo, si è sempre comportato in modo esemplare, nonostante la sua pessima fama.»

    «Già» affermò lady Carstairs indispettita, «ormai vorrà salvaguardare quel briciolo di rispettabilità che gli è rimasta. Non puoi nemmeno immaginare le voci che corrono sulla misteriosa scomparsa della sua giovane sposa...»

    «Le conosco molto bene, cara mamma.» L’espressione pacata di Serena si fece repentinamente accigliata. «Tuttavia non ho mai creduto, neppure per un istante, che possa essere stato lui a ucciderla.»

    «No? E potrei sapere perché?» la interruppe sdegnata la madre. «Sei forse tanto in confidenza con quell’uomo da poter affermare che è innocente?»

    «Che cosa dite? Certamente no. Non ricordo di avergli mai rivolto la parola» rispose Serena con tranquillità, «e sento di poter affermare con certezza che lui non sa neppure della mia esistenza. Tuttavia, da quanto ho appreso sul suo conto in questi anni, mi sembra una persona brillante ed equilibrata, per nulla eccentrica o incline alle follie. Per questo mi chiedo perché mai abbia preso in moglie lady Audley, se non era ciò che desiderava. Non posso credere che sia stato per denaro, visto che era uno degli uomini più facoltosi della città già prima di sposare la figlia del duca di Chard.»

    «Devo ammettere che c’è del vero in ciò che dici» riconobbe, per quanto controvoglia, lady Carstairs.

    «E quale motivo avrebbe avuto per ucciderla e nasconderne poi la morte? Forse per unirsi a un’altra donna? Non sarebbe stato allora più logico rendere nota la scomparsa della marchesa, invece di tacerla?»

    La signora Carstairs, un po’ a malincuore, si trovò di nuovo costretta a concordare, e annuì.

    «So bene che in tutti questi anni gli sono state attribuite numerose amanti, ma non si è più risposato, e non ha mai permesso a nessuna donna di avvicinarsi né alla sua tenuta di Wroxam Park né alla sua dimora londinese.» Guardando verso la piazza, Serena concluse: «Chissà se quella signora riuscirà a farsi accogliere in casa Stapleford?».

    In effetti, qualche minuto più tardi, fu alquanto imbarazzante per Thomas, il cameriere, trovarsi di fronte la misteriosa ospite. Sapeva bene che il marchese non gradiva che una donna fosse ammessa nella sua residenza.

    Questa signora, però, aveva un aspetto così distinto e raffinato... Inoltre, era lì soltanto per consegnare una lettera.

    Se l’avesse fatta entrare, concluse, la sua presenza di certo non avrebbe infastidito Wroxam.

    «C’è qualche problema?» domandò una severa voce maschile.

    Il giovane servitore sussultò, colto di sorpresa, ma fu sollevato dall’arrivo del maggiordomo e gli lasciò con piacere l’ardua decisione.

    Una rapida occhiata permise a Slocombe di notare l’eleganza della donna, particolare che, tuttavia, non lo intenerì affatto. «Signora, il marchese al momento non è in casa. Vi suggerisco quindi di tornare domani, quando Sua Signoria sarà di ritorno, se lo reputate opportuno» affermò irremovibile.

    «No, non lo reputo affatto opportuno, caro Slocombe. Già una volta mi hai impedito di entrare in questa casa e non ti permetterò di mandarmi via anche adesso. Per favore, lasciami passare» concluse la visitatrice in tono pacato ma sicuro.

    Il maggiordomo restò senza parole mentre quella voce gli riportava alla mente un’ondata di ricordi lontani. Un brivido lo attraversò da capo a piedi bloccandogli qualsiasi reazione.

    Esterrefatto, chiuse la porta, poi si voltò per scrutare la donna, la cui figura snella campeggiava minacciosa in mezzo all’anticamera. Mentre si sforzava di riconoscere i lineamenti nascosti sotto il velo nero, una crescente preoccupazione si impossessò di lui.

    «Signora, vi... vi prego di dirmi il vostro nome e il mo... motivo che vi ha portata qui» balbettò.

    Dopo un istante di silenzio, la misteriosa dama si scoprì il volto. «Credo che tu sappia molto bene chi sono, Slocombe.»

    Thomas, che nel frattempo era rimasto in disparte a osservare la scena, a quel gesto sobbalzò: non fu il viso della donna a sconvolgerlo, quanto piuttosto l’espressione smarrita del maggiordomo.

    «Mi... milady, siete proprio voi...» mormorò con un filo di voce Slocombe.

    «Già» rispose lei senza batter ciglio. «E, come sai, non conosco molto bene questa casa. Ti sarei grata, quindi, se potessi accompagnarmi in biblioteca, dove sicuramente troverò tutto ciò che mi occorre per scrivere un breve messaggio al marchese.»

    Il maggiordomo obbedì istintivamente. Poi, appena raggiunsero la biblioteca, rimase ammaliato dal sorriso che si disegnò sulle labbra della donna.

    «Sì» sussurrò lei sedendosi allo scrittoio, «è proprio come l’avevo sempre immaginata.»

    Non disse altro, ma prese carta e penna e, senza tentennamenti, avendo ben chiaro ciò che intendeva comunicare al padrone di casa, scrisse di getto, firmò e infine sigillò la lettera.

    «Caro Slocombe, non mi sono mai permessa di darti un ordine, ma per una volta concedimi di farlo. Ti affido questo messaggio, che dovrai consegnare al tuo padrone non appena sarà di ritorno.»

    «Sarà fatto, milady» assicurò premuroso il maggiordomo e, prima che lei se ne andasse, azzardò: «Milady, vorrei...».

    La donna si voltò fissandolo con occhi di ghiaccio e, imperturbabile, lo interruppe. «I rimpianti, come le colpe, lasciano dietro di sé enormi ombre... non è vero? Non importa ciò che vorremmo dire o fare per rimediare, ormai è troppo tardi. È inutile affannarsi per tentare di cambiare il passato; né tu né io possiamo farlo, caro Slocombe. Ti auguro una buona giornata, arrivederci.»

    Con queste parole si allontanò, lasciando il maggiordomo in preda a tormentosi rimorsi.

    Disperato, Slocombe si prese la testa fra le mani: non sapeva come comportarsi, ma era certo che, dopo il ritorno della signora, in casa Stapleford nulla sarebbe stato più come prima.

    Un’ora più tardi, l’enigmatica dama era di ritorno nella sua accogliente dimora.

    Ebbe appena il tempo di rilassarsi accomodandosi sulla sedia vicino alla finestra del salotto, quando la porta si spalancò e una giovane donna fece il suo ingresso.

    «Oh, Mary! Entra, ti prego» l’accolse l’elegante signora con calore.

    L’altra si accomodò, e dopo averla osservata per un istante, affermò: «Cara Jenny, avete un bell’aspetto, nonostante tutto».

    «In effetti, la visita al marchese non è stata penosa come credevo, ma... solo perché lui non c’era.»

    «Dov’era?» domandò Mary.

    «Non lo so, a dire il vero non l’ho neanche chiesto a Slocombe. Lui sì che è un perfetto maggiordomo!» fu il commento, accompagnato da un sorriso allusivo. «Credo di averlo messo abbastanza in difficoltà presentandomi senza essere invitata. Sarebbe stato troppo pretendere che mi dicesse anche dov’era il suo padrone.»

    «Signora, a mio parere voi siete troppo educata. Io glielo avrei domandato, a costo di farlo sprofondare dalla vergogna.»

    «Cara Mary, mi sembri esageratamente dura con il povero Slocombe. Dovrei essere in collera con lui per avermi cacciata di casa, qualche anno fa, ma so che lo ha fatto solo per obbedire agli ordini del marchese; e sicuramente era convinto che i miei zii si sarebbero presi cura di me... i miei adorati zii...»

    Si alzò di scatto e, dopo aver letto alcuni appunti che aveva lasciato sullo scrittoio, annunciò con enfasi: «Questa sera si terrà il ballo dei Chard. Credo sia giunto il momento che lady Jennifer Audley Stapleford, marchesa di Wroxam, renda noto a tutti il suo ritorno. Chissà come reagirà mio zio nel rivedermi, e se ricorderà di avermi voltato le spalle quando ero rimasta senza un tetto».

    Mary ascoltava imbambolata le parole della giovane padrona e ripensava al giorno ormai lontano in cui l’aveva incontrata, mentre vagava spaventata e sola per le strade della città. Com’era cambiata da allora... «Siete davvero convinta di aver preso la decisione giusta, Jenny? Ho la sensazione che sarebbe stato meglio per tutti se foste rimasta in Irlanda. Se non altro lì eravate al sicuro.»

    «Lo sono anche qui» la rassicurò lei senza indugio. «Come ti ho già spiegato, mio zio non mi creerà alcun problema; è un vigliacco, non ne avrebbe proprio il coraggio.»

    «Non mi riferivo a vostro zio, ma a lui... Se sapeste che cosa ho sentito dire sul suo conto...»

    «Sei sempre così sospettosa, Mary!» la incalzò Jennifer. «Il marchese non tornerà prima di domani, quindi non esiste alcuna possibilità che io lo possa incontrare questa sera.»

    «Prima o poi sarete costretta ad affrontarlo.»

    «Lo so, e sono pronta. Non ho paura di lui.»

    Mary era davvero preoccupata e non riuscì a nasconderlo. «Che cosa accadrebbe, tuttavia, se lui dovesse scoprirvi?»

    «Non è possibile» assicurò lei. «Ora però basta con tutte queste angustie, aiutami piuttosto a prepararmi per il ballo.»

    Ma un’espressione di timore le incupì il volto.

    Anche se Jennifer era in città ormai da un mese, nessuno sapeva ancora del suo ritorno, sebbene lei non avesse fatto nulla per nasconderlo.

    Finalmente avrebbe potuto visitare Londra in tutta tranquillità, si era detta, e la curiosità di scoprire i luoghi che per anni avevano popolato la sua immaginazione si era rivelata più forte del timore di essere riconosciuta.

    Proprio durante una delle sue passeggiate lungo le vie più eleganti della città era venuta a conoscenza del ballo dei Chard, evento mondano al quale prendevano parte tutti i membri dell’alta società londinese. Inizialmente, l’idea di parteciparvi non l’aveva allettata. Lei era a Londra soltanto per incontrare suo marito e porre fine al loro disastroso matrimonio. Tuttavia, non vi era alcun motivo per rinunciare ai divertimenti che la città offriva e che in passato le erano stati negati.

    Quella sera, salendo l’imponente scalinata che portava alla sala da ballo, Jennifer provò una strana sensazione di indifferenza. Ripensò a quando, anni addietro, aveva bussato a quella stessa porta, dopo essere stata cacciata di casa dal marchese di Wroxam, e rivide lo sdegno che brillava negli occhi degli zii.

    Chissà quale reazione avrebbero avuto, adesso, di fronte alla sua inattesa apparizione...

    Non sarebbero stati sicuramente felici, ma lei era determinata e non avrebbe permesso loro di mandarla via una seconda volta.

    Quando il maggiordomo annunciò il suo ingresso nell’enorme salone, il conte e la contessa di Chard le stavano proprio di fronte.

    Un brusio improvviso si sparse fra gli invitati, e per Jennifer fu davvero difficile non perdere il controllo di sé.

    Le dita strette con trepidazione sulla stoffa dell’elegante gonna nera, dopo un profondo respiro si diresse con passo sicuro verso lo zio, accompagnata dagli sguardi stupiti dei presenti.

    «Buonasera, caro zio Frederick» esordì, sorridendo dinanzi alla smorfia incredula delineatasi sul volto del conte. Il grande rancore che un tempo aveva provato nei suoi confronti si era ormai affievolito.

    Il conte di Chard era il fratello minore di suo padre, ma fra i due non era mai corso buon sangue.

    Malgrado il legame di parentela, era per lui quasi un’estranea e non poteva quindi biasimarlo del tutto per averle negato il suo aiuto.

    A ciò si aggiungeva la terribile nomea legata al marchese di Wroxam. Si diceva infatti che fosse un uomo spietato. Nessuno in città avrebbe osato opporsi alla sua volontà.

    «Posso immaginare che, dopo tutti questi anni, fatichiate a riconoscermi, caro zio, ma sono proprio la vostra Jennifer.» Senza dargli la possibilità di replicare, si rivolse alla contessa. «Buonasera anche a voi, cara zia, è un piacere rivedervi dopo così tanto tempo. Se la memoria non mi inganna, l’ultima volta che ci siamo viste è stato in occasione del funerale di mio padre.»

    «Sì... avete ragione» disse tentennante la donna osservando con ammirazione l’affascinante nipote.

    L’abito scuro che indossava, in perfetto contrasto con la carnagione pallida e i riccioli fulvi, le conferiva un aspetto particolarmente raffinato.

    «Mi auguro che vorrete perdonarmi per essermi presentata al vostro ricevimento senza invito.»

    «Certamente, cara, non ve ne preoccupate» rispose prontamente la contessa, «siete la benvenuta.»

    Le parole della zia non convinsero affatto Jennifer, che approfittò dell’arrivo di un ospite per allontanarsi dai Chard.

    In pochi istanti fu chiara a tutti l’identità di quella misteriosa giovane vestita di nero. Ammirazione e stupore si mescolavano negli sguardi degli invitati, che la osservavano sbigottiti.

    Jennifer, consapevole di essere al centro dell’attenzione, si fece coraggio e cercò di mascherare il disagio che le insistenti occhiate le suscitavano.

    Se soltanto la sua infanzia fosse stata diversa, pensò. Se non avesse perduto l’adorata madre quando ancora era una bambina, se suo padre si fosse preso cura di lei e delle loro proprietà invece di trascorrere tutto il suo tempo a folleggiare a Londra, se la solitudine non fosse stata la sua unica compagna di giochi... chissà, forse ora sarebbe stata in mezzo a quelle dame e a quei nobiluomini senza sentirsi un’estranea in casa dei suoi stessi zii.

    Quante illusioni erano nate in lei dopo l’incontro con il marchese di Wroxam!

    Aveva soltanto sedici anni quando si erano sposati, e sembrava che quell’unione potesse aprirle tutte le porte dell’alta società e permetterle di uscire finalmente dall’isolamento in cui aveva vissuto sino ad allora. Invece, il lutto per la morte del padre, avvenuta a poche settimane dalla cerimonia, le aveva precluso tutte le occasioni mondane obbligandola a una nuova e più cupa solitudine.

    E purtroppo, a un anno dalle nozze, il matrimonio era già fallito.

    «Che cos’hai detto Serena? Chi è?»

    Una voce stridula interruppe le sue riflessioni, e Jennifer si voltò di scatto.

    Un’anziana signora i cui occhi, socchiusi e vivaci, la fissavano

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