H. P. Lovecraft – Storie di Paura vol IV
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About this ebook
H.P. Lovecraft
Renowned as one of the great horror-writers of all time, H.P. Lovecraft was born in 1890 and lived most of his life in Providence, Rhode Island. Among his many classic horror stories, many of which were published in book form only after his death in 1937, are ‘At the Mountains of Madness and Other Novels of Terror’ (1964), ‘Dagon and Other Macabre Tales’ (1965), and ‘The Horror in the Museum and Other Revisions’ (1970).
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H. P. Lovecraft – Storie di Paura vol IV - H.P. Lovecraft
H. P. Lovecraft – Storie di Paura vol IV
Translated by Librinpillole
Original title: H. P. Lovecraft – Storie di Paura vol IV
Original language: English
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright © -, 2021 H. P. Lovecraft and SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN:9788726886900
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
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Finché tutti i mari...
L'uomo giaceva sulla sommità erosa della parete di roccia e guardava a valle, in lontananza. Così disteso poteva vedere a gran distanza ma nel panorama avvizzito non c'era nulla che si muovesse. Niente agitava la pianura sabbiosa, rena disintegrata di fiumi da molto tempo asciutti nel cui solco, un tempo, eran corse le acque della giovane terra. C'era ben poco verde in quel mondo arrivato alla fine ultimo stadio della lunga presenza umana sul pianeta. Per innumerevoli cicli siccità e tempeste di sabbia avevano sconvolto le terre. Alberi e piante avevano ceduto il posto a piccoli arbusti contorti che erano riusciti a durare grazie alla loro resistenza; poi anch'essi erano periti davanti a una marea assassina di erbe selvatiche e vegetazione elastica robusta, dall'evoluzione misteriosa.
Il calore in aumento man mano che la Terra si avvicinava al sole essiccava e uccideva tutto con raggi spietati. Non era stato un cambiamento improvviso: secoli e secoli erano passati prima che si potesse avvertire la differenza. E in quelle prime età l'adattabile forma dell'uomo aveva seguito la lenta mutazione e si era plasmata in modo da resistere al surriscaldamento dell'atmosfera. Poi era venuto il giorno in cui gli uomini non avevano più potuto sopportare le citta roventi salvo che con grande malessere, ed era cominciato un esodo graduale, lento ma costante. Città e centri abitati vicini all'equatore, naturalmente, erano stati i primi ad essere lasciati ma poi erano venute le altre. L'uomo, piegato ed esausto non era più in grado di lottare con il calore che aumentava spietato. Ormai lo aveva ferito mortalmente, e l'evoluzione era troppo lenta per modellare il suo corpo e aiutarlo a resistere.
Ma le grandi città dell'equatore non vennero subito abbandonate al ragno e allo scorpione. Nei primi anni molti rimasero dov'erano, inventando bizzarri scudi e tute protettive contro il caldo e la terribile secchezza dell'aria. Questi impavidi schermarono alcuni edifici contro il sole che bruciava ogni cosa e realizzarono rifugi che erano veri e propri mondi in miniatura, dove le tute protettive non erano necessarie. Inventarono soluzioni meravigliose e per un pezzo gli uomini resistettero nelle torri arrugginite, sperando di poter sopravvivere nelle antiche terre fino a quando il fuoco non si fosse estinto. Perché molti non credevano a quello che dicevano gli astronomi e aspettavano che il mondo più dolce di una volta riprendesse il sopravvento. Ma un giorno gli uomini di Dath inviarono segnali dalla nuova città di Niyara all'antichissima capitale Yuanario e dai pochi che vi erano rimasti non giunse risposta. E quando un gruppo di esploratori raggiunse la millenaria città di torri unite da ponti, trovò solo il silenzio. Non c'era nemmeno l'orrore della corruzione, perché i rettili che si nutrivano di carogne erano stati veloci.
Solo allora la gente si rese conto appieno che le città erano perdute, che bisognava abbandonarle una volta per tutte alla natura. I coloni delle terre calde fuggirono dai loro coraggiosi avamposti, e fra le alte mura di basalto di mille città deserte regnò il silenzio più completo. Delle folle brulicanti e delle mille attività del passato non restava più niente. Sullo sfondo del deserto che le piogge non bagnavano mai si stagliavano le torri coperte d'incrostazioni delle case abbandonate, fabbriche e strutture d'ogni genere, che riflettevano l'accecante bagliore del sole e cuocevano nel caldo sempre più insopportabile.
Tuttavia, molte terre erano sfuggite alla distruzione del fuoco e i profughi furono presto assorbiti nella vita di un nuovo mondo. Per secoli le attività prosperarono miracolosamente altrove, e le città che biancheggiavano all'equatore, abbandonate, furono quasi dimenticate e divennero il centro di fantastiche leggende. Pochi pensavano alle torri spettrali, in rovina... ai mucchi di mura cadenti, strade invase dai cacti, sinistramente silenziose e abbandonate...
Vennero guerre lunghe e fratricide, ma i tempi di pace furono maggiori. Sempre il sole gigantesco aumentava il suo splendore, perché la Terra continuava ad avvicinarsi al feroce genitore. Era come se il pianeta volesse tornare alla fonte da cui si era staccato, miliardi di anni prima, per un accidente dello sviluppo cosmico.
Dopo un certo tempo il deserto cominciò ad avanzare