Tutto compreso - Confessioni di un escort Parte 1-4
By Vanessa Salt
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Tutto compreso - Confessioni di un escort Parte 1-4 - Vanessa Salt
Tutto compreso - Confessioni di un escort Parte 1-4
Cover image: Shutterstock
Copyright © 2021 Vanessa Salt and LUST, an imprint of SAGA Egmont, Copenhagen
All rights reserved
ISBN: 9788726783452
E-book edition, 2021
Format: EPUB 2.0
All rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
Tutto compreso - Confessioni di un escort
Parte I
Puoi chiamarmi Liam
.
Porgo la mano alla persona in piedi davanti a me mentre lo studio attentamente con lo sguardo. Scruto il suo volto, ovviamente, ma faccio anche caso ai vestiti che indossa e alla sua postura. È una mia abitudine. Nella mia professione, è quella la chiave per la sopravvivenza.
L’uomo nota come lo sto guardando e fa una faccia contrita. Poi mi porge la mano. È come se non avesse ancora deciso se vuole farlo oppure no.
Alexander
.
Pare che abbia fatto uno sforzo per rendersi presentabile per il nostro incontro. I suoi capelli grigi sono incerati e pettinati ordinatamente verso destra, la riga una decina di centimetri sopra l’orecchio sinistro. Le basette corte sono leggermente più scure dei capelli e rivelano il colore che i suoi capelli dovevano avere prima di ingrigirsi. A parte le basette, non ha barba né baffi; è ben rasato e idratato. Ha gli occhi grigi. Sembra che si sia rifatto le sopracciglia, non c’è un solo pelo fuori posto; le sopracciglia mettono in risalto i suoi occhi penetranti mentre il naso è sottile, con narici dalla forma perfetta che si muovono un po’ quando parla.
Il movimento delle sue narici attira la mia attenzione verso la bocca. È la parte del suo viso che trovo più affascinante, con quelle labbra sottili che ora si stanno leggermente schiudendo, probabilmente perché sta per continuare spiegarmi la situazione. Gli angoli della bocca sono lievemente girati all’insù, ma il dettaglio che trovo più attraente è la perfezione del suo arco di Cupido che porta il labbro verso l’alto, attenuando il suo aspetto altrimenti molto serio e in qualche misura anche perfido. Quello sguardo da Prendo quello che voglio e me ne fotto di te. Lo vedo quando preme le labbra. Lo vedo in quel sorriso che non raggiunge mai davvero i suoi occhi.
L’ho visto tante volte e ho imparato che quando ferisci i sentimenti di un narcisista, la cosa migliore che puoi fare è scappare a gambe levate. Sono certo che Alexander sia un tipo così. Mi ricorda anche qualcuno, qualcuno che è famoso e allo stesso tempo non lo è affatto, qualcuno che non ama avere l’attenzione su di sé ma è costretto a stare sotto i riflettori. Probabilmente di qui a un minuto mi verrà in mente chi.
Lui si prepara a riprendere il discorso e si pulisce il palmo della mano sull’abito grigio. La stessa mano con cui ha appena stretto la mia. Con ogni probabilità sono l’unico a fare caso a queste cose. Nell’altra mano tiene un portatile e una cartellina di qualche genere.
Salve, entriamo?
Alexander fa un gesto verso la porta del caffè.
Possiamo continuare il discorso qui dentro
.
Siamo in una strada di Stoccolma, ai confini del quartiere di Östermalm. Si trova vicino a Vasastan e al centro città; è una zona che conosco bene. Alexander si volta ed entra dalla porta senza aspettare una mia risposta. Ora mi accorgo che ha la giacca un pochino troppo corta e che i jeans sembrano un po’ consumati intorno alla tasca posteriore. Non sono lisi, ma neppure nuovi. Gli stringono intorno alle cosce.
Probabilmente ha bisogno di questo lavoro...
Questo lavoro è solo un extra per me, non ne ho bisogno.
Ma magari potrei fare qualche giorno in più in Giamaica questa primavera...
Certo
dico piuttosto forte alle sue spalle.
Pagate voi
.
Non m’importa se mi sente.
***
Come ho detto...
Inizia Alexander, seduto in poltrona con un bicchiere di vino rosso e un piatto di polpette della casa davanti. Io mi metto comodo sul divano, ho ricavato così il mio spazio nel caffè sovraffollato. Ho ordinato due bicchieri di champagne. Non ho bisogno di altro.
Lui sposta le posate, mettendo forchetta e coltello in posizioni ben precise ai lati del piatto, e continua: ...Abbiamo intenzione di pagarla per questo
.
Poi guarda i miei due bicchieri e accenna un sorriso.
Sì, ci abbiamo messo un po’ a trovare un accordo
.
Bevo un sorso di Pol Roger e alzo lo sguardo verso uno dei lampadari a finti cristalli che diffondono una luce fioca nel locale. Ripenso a quanto ero sospettoso la prima volta che abbiamo parlato al telefono.
Vain Magazine Sweden
aveva detto. La rivista di lifestyle con la passione per l’estremo. Per chi vive la vita come se non ci fosse un domani, e per chi vorrebbe vivere così
.
A quel punto stavo per buttargli giù il telefono in faccia, ma poi mi aveva detto che aveva ottenuto il mio numero da una mia grande fan. È così che funziona la mia professione; si basa esclusivamente sulle raccomandazioni personali, e nient’altro.
Il mio editor ha voluto pensarci per un po’. Lei è piuttosto caro
.
Sta ancora evitando il contatto visivo. Taglia le polpette in due metà perfette e separa nel piatto il purè di patate dalla salsa e dai mirtilli rossi.
Nessun pasticcio, qui.
Questo conferma i miei sospetti sulla sua personalità. Poi all’improvviso capisco a chi assomiglia: al marito della Principessa Madeleine di Svezia. Chris. Con quel sorriso imbarazzato.
Bevo un altro sorso e lo fisso. Finalmente mi guarda negli occhi.
Be’, mi è difficile sapere cosa mi riserverà il domani...
Rispondo, facendo del mio meglio per non sembrare infastidito.
Ho afferrato
.
Alexander prende in mano il tovagliolo e pulisce un minuscolo sbaffo di salsa all’angolo della bocca. Lo ripiega con cura e si appoggia allo schienale della poltrona.
Ma cinquemila corone all’ora...
Dalla voce sembra che capisca ma che rifiuti di accettarlo.
Sospiro e svuoto il secondo bicchiere.
Allora, lo facciamo? O no?
Il mio capo vuole farlo
.
Per me è sufficiente. Ha portato i contanti?
Alexander annuisce e apre il portatile. Un MacBook Pro ultimo modello. Se lo possono permettere.
***
Le dispiace se la registro? Così se mi sfugge qualcosa posso andarlo a trascrivere?
Alexander inizia a tirare fuori un registratore tascabile prima che io abbia la possibilità di rispondere.
Non è che qualcuno può sentirci...
Stringo le labbra. Speravo che non lo dicesse. Espiro e con la coda dell’occhio vedo una persona che conosco: è Sophia, una dei gestori del caffè. A volte passeggia tra i clienti, sparecchiando i tavoli e risistemando i biscotti e le tazze.
Ci conosciamo. Molto bene.
E anche lei mi ha visto.
Ho una certa sete
dico. Poi le sorrido e le mostro il bicchiere vuoto, mentre al tempo stesso annuisco per fare cenno ad Alexander che va bene, mi può registrare.
Ecco a te, tesoro
dice Sophia posandomi una mano sulla spalla. Oh, vedo che stai facendo un’intervista
.
Fa l’occhiolino ad Alexander come se fosse un vecchio amico.
Ci conosciamo?
Chiede lui con un sorriso glaciale.
Adesso sì. Desidera dell’altro vino?
No, sono a posto. Non credo che il mio capo apprezzerebbe...
Offre la casa
lo interrompe Sophia. Viene dal Peloponneso. È arrivata in Svezia senza niente, ma poi si è fatta strada; ci ha messo un po’. Abbiamo parecchio in comune, Sophia e io.
***
Vorrebbe dirmi come è iniziato tutto? Cosa le ha fatto scegliere questa... strada, o meglio dire sentiero? Perché non è certo una strada trafficata, quella che lei percorre
.
Alexander beve un sorso cauto dal secondo bicchiere di vino rosso.
Non è il massimo, ma suppongo che Sophia debba pensare anche all’economia del caffè. Il pensiero del vino di Alexander mi fa sembrare ancora più buono il mio Pol Roger. Le minuscole bollicine mi frizzano sul palato e mi solleticano la gola; mi lasciano un pizzicorio al gusto di champagne anche nel naso e lo assaporo per un paio di secondi prima di rispondere.
Si può dire che sia stata questa carriera a scegliere me. Ci sono finito dentro con l’inganno, sono stato convinto, direi. Poi è diventata come una droga. Ho cercato di smettere. Ho provato a studiare, di cercare la casa perfetta, ... anche la compagna perfetta. Tutto quanto. Ma alla fine mi ritrovo sempre più. Adoro il mio lavoro e lo detesto, ma poi un giorno ho capito che non ero il solo ad avere una dipendenza
.
Cosa intende dire?
Chiede Alexander e allunga il braccio sul tavolo per sistemare il microfono sulla mia camicia. Mi sfiora per sbaglio, e la sua mano calda sul mio collo ci fa impietrire un attimo e scambiare un sorriso imbarazzato. Stavolta il suo sorriso sembra un po’ più genuino.
Le mie clienti sono dipendenti. Da me
.
So che sembra patetico. So che c’è molta competizione là fuori e che chiunque abbia abbastanza denaro può essere libero di scegliere. So di sembrare egocentrico ed emotivamente assurdo, di sembrare ancor più narcisista di quanto io sospetti che lo sia Alexander, ma lo dico lo stesso.
Alexander si tira un orecchio e fa una faccia buffa.
Direi che questa dovrà spiegarmela meglio, più avanti. Non sono certo di capire cosa intende. E così, lei è...
Il miglior escort della città, sì
.
Mi appoggio sul divano e allungo le gambe.
Partirò dall’inizio. È semplice. È iniziato tutto quando ho compiuto diciotto anni
.
***
Buon compleanno, Liam!
La chiamo Mia, è una delle migliori amiche di mia madre. Entra in casa e mi abbraccia subito. Ha un buon profumo, un misto di rosa e lavanda; affogo tra le sue braccia. I suoi capelli lunghi e scuri profumano di shampoo e di primavera. Ricordo di averci nascosto la faccia dentro. Di aver inspirato a fondo.
Grazie
.
Non riesco a dire altro, sono un po’ intimidito. È attraente, Mia, con quegli occhioni verdi, gli zigomi alti e una bocca bellissima. Io sto per iniziare il mio ultimo anno di liceo e ho avuto una buona dose di fantasie sul suo conto. Mia è attraente da far schifo, anche per un ragazzo che ha appena compiuto diciotto anni. O forse è proprio per questo che è così sexy.
Mi sta anche aiutando a imparare il francese, due volte alla settimana viene a casa nostra e mi istruisce nella grammatica e nella pronuncia. Si siede sempre molto vicino a me e faccio fatica a non fissarmi sulle sue labbra e sui